Nel tempo in cui i figli di Giacobbe si trasferirono in Egitto, crebbero e divennero un popolo, possiamo affermare che ora Israele non è più solo Giacobbe ma, d'identità dello stesso popolo, che da ora inizia l'epopea della conquista della Terra. Tutto inizia con un faraone che non ha conosciuto Giuseppe e con un Dio che si affaccia a vedere il suo popolo che subisce l'avversione degli Egiziano, una ostilità che si esprime contro la vita dei figli maschi di Israele. Ciò che emerge ci deve essere di guida anche oggi, tempo nel quale occorre custodire e difendere soprattutto l'amore per le persone, specialmente le più indifese e deboli, adesso a prescindere.
domenica 13 luglio 2025
Un segno equivoco nella storia
Nel tempo in cui i figli di Giacobbe si trasferirono in Egitto, crebbero e divennero un popolo, possiamo affermare che ora Israele non è più solo Giacobbe ma, d'identità dello stesso popolo, che da ora inizia l'epopea della conquista della Terra. Tutto inizia con un faraone che non ha conosciuto Giuseppe e con un Dio che si affaccia a vedere il suo popolo che subisce l'avversione degli Egiziano, una ostilità che si esprime contro la vita dei figli maschi di Israele. Ciò che emerge ci deve essere di guida anche oggi, tempo nel quale occorre custodire e difendere soprattutto l'amore per le persone, specialmente le più indifese e deboli, adesso a prescindere.
Chiesa Samaritana e Locanda
Dt 30,10-14 Sal 18 Col 1,15-20 Lc 10,25-37
Una Chiesa Samaritana che cosa significa?
In realtà si tratta semplicemente di essere discepoli di Gesú... alla scuola del maestro!
Con altre parole: Insegnaci, Signore, la prossimità che risolleva e fa vivere,
che sceglie di farsi carico e non vuole mantenere distanze.
Come il Samaritano, possa il nostro sì a te diventare un sì a favore della prossimità, della cura, della fraternità.
Non è Samaritana se non si comprende che per Gesù non è possibile umanamente essere suoi discepoli a prescindere dalla prossimità ...
Una Chiesa Locanda accogliente che cosa significa?
Essere una Chiesa spazio accogliente e di ospitalità, dove sperimentare concretamente l'esito della missione e la fratellanza nella fraternità, che per il Signore non è impresa impossibile. Quello che Dio chiede non è oltre noi stessi, non è oltre le nostre possibilità.
Chiesa locanda non vuol dire che è un albergo ma che è il luogo dove Gesú buon Samaritano porta e fa curare il malcapitato finito nelle mani dei briganti; la locanda è l’immagine di quella Chiesa che accoglie e si prende cura dei malcapitati della storia e del tempo, è l’immagine di una Chiesa dell’ospitalità che vede nel debole e nel malato la carne di quel Cristo che tanto predica e prega.
Essere locanda significa aprirsi alla missionarietà ovunque.
L’esperienza dell’essere accolti e dell’accogliere è uno degli elementi fondamentali della Chiesa.
Oggi le nostre comunità dovrebbero semplicemente crescere ancor di più in questo senso e in questo stile.
sabato 12 luglio 2025
Non tutte le terre sono la "promessa"
Gen 49,29-33; 50,15-26 e Mt 10,24-33
venerdì 11 luglio 2025
San Benedetto
Pr 2,1-9 e Mt 19,27-29
giovedì 10 luglio 2025
Riconciliarsi
Gen 44,18-21.23-29; 45,1-5 e Mt 10,7-15
mercoledì 9 luglio 2025
Una storia umana continuamente ferita
martedì 8 luglio 2025
Da Giacobbe a Israele
Gen 32,23-33 e Mt 9,32-38
lunedì 7 luglio 2025
Di nuovo la promessa ... e tre ...
Gen 28,10-22 e Mt 9,18-26
domenica 6 luglio 2025
Molta messe pochi operai per il regno
Is 66,10-14c; Sal 65; Gal 6,14-18; Lc 10,1-12.17-20
Una tensione: "la messe è tanta ma pochi sono gli operai" ... e ... "È vicino a voi il regno di Dio".È all'interno di questa dinamica che va collocata la realtà del mondo che oggi viviamo. Una messe abbondante e la scarsità di risorse umane necessarie per prendersene cura. In questa abbondanza e scarsità ci siamo noi, c'è la missione della Chiesa; una missione necessaria non perché debba produrre qualcosa; non perché abbia qualcosa da offrire; non perché possa risolvere i problemi dell’umanità; ma perché la missione testimonia dunque che anche lì, proprio lì, il Signore sta venendo. La missione non è primariamente un intervento socio assistenziale o culturale religioso, ma in un modo molto particolare, è il segno, un anticipo di ciò che sta per accadere. Non sarà così importante ciò che fa, ma sarà importante quello che dice e annuncia: la venuta di Cristo nel mondo, la sua presenza. Il regno dei cieli è vicino, è veniente, sta "lievitando" nella storia, dentro l'impasto di questa nostra storia contemporanea: questo, noi testimoni del Vangelo, credenti in Cristo dovremmo, con coraggio annunciare. Lo dovremmo dire a chi non ha più speranza, a chi non vuole più averla, a chi ha chiuso il cuore e rifiuta l’amore. Noi, come i discepoli mandati da Gesù, proprio questo dobbiamo vivere e annunciare. Con uno stile libero e leggero, disarmato e accogliente, occorre ricondurre a Cristo il cuore dei nostri fratelli:
- di fronte alle azioni di forza di uno sterile riarmo e alle prepotenze diplomatiche:
- di fronte alle ingiustizie e alle esclusioni;
- di fronte a chi ha la presunzione di decidere e di condizionare la tua vita e di condurre anche alla morte;
è questa la messe abbondante, dove i discepoli nella loro insufficienza sono oggi chiamati ad annunciare Gesù Cristo.
Dice Papa Leone, forse con uno stile più pacato e certamente meno enfatico di tanti potenti: “Il cuore della Chiesa è straziato per le grida che si levano dai luoghi di guerra, in particolare dall’Ucraina, dall’Iran, da Israele e da Gaza”.
"Non dobbiamo abituarci alla guerra, anzi bisogna respingere come una tentazione il fascino degli armamenti potenti e sofisticati. In realtà poiché nella guerra odierna si fa uso di armi scientifiche di ogni genere, la sua atrocità minaccia di condurre i combattenti a una barbarie di gran lunga superiore a quella dei tempi passati.
Pertanto in nome della dignità umana e del diritto internazionale, ripeto ai responsabili politici ciò che che soleva dire papa Francesco: "La guerra è sempre una sconfitta". E con Pio XII: "Nulla è perduto con la pace tutto può esserlo con la guerra".
Inoltre, “oggi assistiamo, sgomenti, all’uso iniquo della fame come arma di guerra. Affamare una popolazione è un modo molto economico per fare la guerra”.
E ancora: “Risorse finanziarie e tecnologie innovative vengono distolte dall’obiettivo di sradicare la povertà e la fame nel mondo per la produzione e il commercio di armi“.
Ma proprio nella Striscia si stanno moltiplicando episodi di uccisioni di massa di persone che aspettano aiuti alimentari nei centri di distribuzione che hanno spinto funzionari dell’Onu ad accusare Israele di uso della fame come “arma di guerra”, appunto.
I discepoli di Cristo, inviati dal Signore e dalla Chiesa, offrono a tutti, anche se non accolta la pace, i discepoli non giudicano, non accusano, non fanno guerra.
Occorre che ci facciamo custodi e promotori di pace perché non vada perduta, e per poterla offrire in ogni villaggio, città e casa dove entriamo.
Quali sono i nostri villaggi, città e case?
sabato 5 luglio 2025
Eppure la benedizione di Dio passa nell'umano
Gen 27,1-5.15-29 e Mt 9,14-17
venerdì 4 luglio 2025
Di chi è quella terra
Gen 23,1-4.19; 24,1-8.62-67 e Mt 9,9-13
giovedì 3 luglio 2025
Condizioni nuove
Ef 2,19-22 e Gv 20,24-29
mercoledì 2 luglio 2025
Dio ascolta il nostro pianto
Gen 21,5.8-20 e Mt 8,28-34
martedì 1 luglio 2025
Una mano anche oggi
Gen 19,15-29 e Mt 8,23-27