Is 65,17-21 Gv 4,43-54
lunedì 31 marzo 2025
.... non si ricorderà più il passato.
domenica 30 marzo 2025
Figli e figliastri, fratelli e fratellastri.
Gs 5,9-12 Sal 33 2Cor 5,17-21 Lc 15,1-3.11-32
Di solito dopo il Giubileo straordinario della misericordia, in cui più volte abbiamo ripensato al Padre, al suo essere misericordioso e ad essere misericordiosi come lui, ecc ... questo é l'invito del vangelo!
Ma oggi mi viene spontaneo, di fronte anche alla realtà che viviamo, dopo anni di flussi migratori e di profughi morti nel mediterraneo o nella via balcanica; dopo anni di pandemia e di isolamento; dopo anni guerre continue e disumani massacri e di palesi menzogne, ... ecco viene spontaneo pensare ai due fratelli della parabola, a come sono tra loro, a come possono fare esperienza della misericordia, e se potrannomai farla. O se la misericordia resta una possibilità, o una opportunità mancata.
Iniziamo da questa frase del vangelo: "si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: Costui accoglie i peccatori e mangia con loro." Nella parabola siamo tutti davanti a Gesù e alle sue parole.
Mettiamo quindi sotto osservazione scribi e i farisei mormoratori, come pure pubblicani e peccatori gaudenti, i primi rappresentati dal figlio maggiore: sempre così presente, sempre così fedele, giusto e disponibile; i secondi i affidabili, dissoluti e sfuggenti.
La scommessa è essere tutti fratelli ...
Fratelli tutti, la fraternità e l'amicizia sociale sono il presupposto e la via indispensabile per costruire un mondo migliore, più giusto e pacifico.
Su cosa si fonda la fratellanza? Si fonda sull'amore e rispetto per tutti (e fra tutti) e per il creato.
Nella "Fratelli tutti" il Papa sottolinea che nella casa comune viviamo tutti come un'unica famiglia. Questa casa la ritroviamo anche nel vangelo, è la casa del Padre dove un figlio vuole andarsene e l'altro ci vive come garzone. Papa Francesco insegna che la fratellanza è condizione indispensabile per restaurare il mondo e superare i malanni generati dalle varie crisi mondiali: crisi sanitaria, economica, sociale, politica. La Fratellanza è fondamento necessario della pace, perché nessuna opera sarà possibile se le nazioni e i popoli continuano a combattersi; il dialogo, è condizione perché ciascuno trovi la propria completezza nell'altro; il rafforzamento della cooperazione tra nazioni e del no a ogni tipo di guerra; la lotta alla globalizzazione dell'indifferenza e la promozione dell'inclusione sociale.
"Scriveva San Francesco d’Assisi per rivolgersi a tutti i fratelli invitandoli a un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio, mostra 0l’essenziale di una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita.
sabato 29 marzo 2025
Voglio L’amore e non il sacrificio.
Os 6,1-6 e Lc 18,9-14
venerdì 28 marzo 2025
Li amerò profondamente
Os 14,2-10 e Mc 12,28-34
giovedì 27 marzo 2025
Quando regna l'infedeltà
Ger 7,23-28 e Lc 11,14-23
mercoledì 26 marzo 2025
La legge di Dio è saggezza
Dt 4,1.5-9 e Mt 5,17-19
martedì 25 marzo 2025
Annuncio l'annunciazione
Is 7,10-14; 8,10 e Lc 1,26-38
lunedì 24 marzo 2025
La speranza ... e fu guarito.
2Re 5,1-15 e Lc 4,24-30
domenica 23 marzo 2025
Attendo un frutto
Es 3,1-8a.13-15; Sal 102; 1 Cor 10,1-6.10-12; Lc 13,1-9
Quale Dio?
La prima lettura sembra volerci trasmettere un messaggio in cui Dio resta altro da noi, pur rivelandosi nel roveto, si ha l'impressione che non di realizzi una comunione, ma che questa manifestazione garantisca distanza e diversità. Occorre riempire quella distanza legata al racconto, legata alla forma espressiva e alla cultura di origine.
In realtà il testo ci presenta Dio che si comunica come uno di famiglia, come il Dio dei Padri, come un Dio che vede, ascolta e conosce i tormenti di un popolo umiliato dalla schiavitù, come un Dio che vuole prendersi cura dei suoi figli e ora vuole liberarlo. Un Dio che impegna se stesso in ciò che è stata la vicenda di Abramo, Isacco e Giacobbe, non un Dio qualunque! È comunque un Dio che soffre una passione d’amore per noi. È un Dio diverso dalle solite divinità, anche se l'i mmagine la forma espressiva ci riporta a modalità tradizionali. Il Dio d’Israele invece è personale: interviene, rimprovera, ammonisce, consola…: raggiunge gli uomini con la parola, è incarnato nella storia: a lui importa dell’uomo! Non è un Dio che si può raggiungere semplicemente con la conoscenza o con i riti. Non è un Dio qualsiasi, una potenza naturale o metafisica, ma è un Dio a cui si può stare davanti, con cui si può entrare in profonda intimità. Ecco il senso profondo del nome che Dio che si cela nel tetragramma Yhwh, che definisce l’essere e il suo agire «‘ehyeh ‘ašer ‘ehyeh», che potremmo tradurre: “Io sono l’esserci!”, una espressione collegata probabilmente al respiro, alla vita, all’essere, all’esistere, o meglio: all’esserci! Esserci accanto.
Dio si cura di noi?
Spiazza a questo punto la figura del padrone della vigna che Gesù inserisce nella narrazione rimandando intuitivamente a Dio, e alle sue prerogative o caratteristiche.
Dio in realta sembra proprio così: «Voglio lavorare ancora un anno intorno a quel fico e forse porterà frutto». Ancora un anno, costantemente, ripetutamente, ancora un anno ... Il nostro modo di intendere la giustizia, il perdono, la misericordia, è generalmente filtrato dalla nostra umanità ferita, umiliata e incline alla tentazione del male. Questo genera spesso un senso di proporzione e di retribuzione rispetto alla modalità con cui anche Dio deve agire e regolarsi rispetto all'uomo. Dalla parabola del fico, entrata dalla rilettura umana una imnagine di Dio che supera e travolge ogni nostra comprensione: vedere sempre una piccola probabilità oltre ogni limite e fragilità. È un Dio che non si accontenta e che si aggrappa ad un fragile “forse” e lascia che un altro anno trascorra nella speranza delle cure e attenzioni dopo i tre anni di inutilità già pasati, perché si fida di noi, oltre ogni speranza. Forse, semplicemente perchè tutto può succedere e tutto ancora può accadere. È questo l'orizzone e la prospettiva di Dio ... un forse ti troverò, forse mi salverò, forse guarirò, forse ritornerò… Forse, si apre alle possibilità, si incanta sul futuro o, più semplicemente sul dopo.
Dio coltiva la nostra conversione
Più che un cambiamento morale, dovuto a ripensamento o pentimento, la conversione emerge come conseguenza dell'opera di Dio. Nella mentalità comu e la conversione sembra essere il processo umano per essere graditi a Dio, dopo aver preso svoscuenza del male commesso e che ci ga allontanati e resi particolarmente odiosi Dio. Gesù si distanzia da questo pensiero, e ci introduce in un processo di conversione che ci ristabilisce nella vita vera, a partire da una immagine in cui Dio è parte attiva della conversione. Quei Galilei, quelle vittime del crollo, non erano più peccatori degli altri, dice Gesù: ma ugualmente nessuno può considerarsi escluso dalla necessità di convertirsi. Gesù sottolinea che la conversione è una necessità, che ogni uomo ha bisogno di rimettere a fuoco la sua relazione con Dio, e riorientarsi, convertirsi a Lui. Senza la conversione, si perisce, si muore, perché solo in Lui vi è la pienezza di vita. Ma per convdrtirci occorre accogliere un Dio accanto che con la Parola e la storia vissuta entra in relazione e si cura di noi.
Ci sono due verbi i perativi molto importanti: il primo è “Taglialo!”, detto dal padrone al vignaiolo; il secondo è “lascialo”, detto dal vignaiolo al padrone. Il primo, esprime la rigidita religiosa e morale,per cui di fronte al nostro peccato Dio interviene ed elimina il peccatore. Il secondo verbo è “Lascialo”, è espressione del cuore di Gesù: quello per cui tutta la storia della salvezza è una continua amorevole cura delle ferite e fragilita umane. La parabola vuole mostrare la pazienza di Dio che offre continuamente tempo, che eccede nella misericordia. In entrambi le parti del brano Dio attende: il cambiamento del cuore, un albero che faccia frutto. Una sincera risposta, insomma, alla Sua offerta di vita. Questo tempo, dunque, la Quaresima, è un tempo donato di nuovo, nel quale un frutto è amorevolmente e pazientemente atteso.
sabato 22 marzo 2025
Dio calpesterà le nostre colpe.
Mi 7,14-15.18-20 e Lc 15,1-3.11-32
venerdì 21 marzo 2025
La storia in un sogno ...
Gen 37,3-4.12-13.17-28 e Mt 21,33-43.45
giovedì 20 marzo 2025
Il Signore è la nostra fiducia?
Ger 17,5-10 e Lc 16,19-31
mercoledì 19 marzo 2025
Dio si manifesta sempre
2Sam 7,4-5.12-14.16 e Mt 1,16.18-21.24
martedì 18 marzo 2025
Cessate di fare il male
Is 1,10.16-20 e Mt 23,1-12
lunedì 17 marzo 2025
Dio è sempre fedele
Dn 9,4-10 e Lc 6,36-38
domenica 16 marzo 2025
Lo videro glorioso!
Questo è il mio Figlio, ascoltatelo!
Ma chi è questo figlio, cosa propone, cosa rappresenta? Queste parole nella nube rappresentano le ultime parole che udiamo di Dio Padre. Sono parole che hanno un peso e un senso esplicito e che ci rimandano completamente a Gesù.
Prima osservazione: Leggendo il testo, è interessante notare che L'evangelista Luca non usa la parola greca che esprime la trasfigurazione (metamorfè), ma differenza degli altri due vangeli sinottici, usa una frase sostitutiva: "il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante". Luca vuole essere certo che non prendiamo la scorciatoia misterica o magica rispetto a Gesù. Il cambiamento del volto e dell'esperienza che fanno di Gesù i discepoli è dovuto a una esperienza concreta e travolgente: croce e risurrezione.
La chiave di lettura del vangelo di oggi secondo Pizzaballa è: "chi passa attraverso l’esperienza della croce senza fuggire, senza maledire, ne esce trasformato e come nuovo, divenne altro”. Gesù non ha mai nascosto la croce.
La trasfigurazione, chiamiamola così, avviene circa otto giorni dopo alcuni discorsi:
1) la professione di fede di Pietro: tu sei il Cristo di Dio ...;
2) il primo annuncio della passione;
3) la sua morte e risurrezione.
Questa è la prima chiave di lettura cioè il discorso della croce e dell’amore, da senso a quanto succede sul Monte e interpreta cosa è venuto a dirci Gesù sul senso di noi stessi, del nostro esistere e del nostro vivere.
Gesù ci dice come stare in questo nostro mondo complesso, complicato, in cui misteriosamente facciamo esperienza di dolore e bellezza della vita. Tre parole:
ALTRO
Nel racconto del Vangelo è chiaro il riferimento alla Pasqua. È infatti innanzitutto il discorso della Pasqua ad essere un altro modo di guardare e reinterpretare la realtà ... come "altro" è il volto di Gesù. “Altro” rispetto alla logica del mondo segnata dal peccato e da tutti i suoi parassiti (guerra, discriminazioni, odi, violenza, ecc...), come la volontà di possesso, di dominio, di sopraffazione. La logica della croce è "altro", ed è una logica di vita donata, offerta.
ESODO
Essere altro è possibile se si percorre un esodo, un uscire dalle solite nostre logiche ... Chi entra in questo “esodo” diventa altro, differente, diventa pieno di luce e di vita.
Il nostro esodo, il nostro uscire da noi stessi per essere annuncio di Vangelo... il nostro essere degli esodati nel cammino personale che ci conduce a un incontro esistenziale con Dio, e testimoni dell’esodo nel mondo di Gesù, che non e un fuggire dal mondo ma un immergere nel mondo il mistero di vita e amore che è Dio, che stava per compiersi e che ora si compie sempre nel segno del pane e del vino, sacrificio della croce.
INCOMPRENSIONE
Questo discorso è bellissimo, quello che vediamo è stupendo ma nello stesso tempo questo confrontarci con Gesù con le sue parole sembra condurci sempre più dentro una incomprensione ... anche noi come i tre discepoli rischiamo di capirne sempre di meno, siamo come immersi nella fatica di chi non ha gli strumenti per stare di fronte a un Dio che si rivela. Le nostre fatiche a stare alle parole di Gesù possono essere un limite o un'occasione per accettare un confronto che ci cambia e ci porta ad essere anche noi “altro”.
Non ci si può dunque fermare sul monte, a dormire. Bisogna scendere, e seguirlo sulla sua stessa strada. Chissà quanta fatica hanno fatto Pietro, Giacomo e Giovanni, però alla fine anche loro sono risultati altro, tutto cambiato perché hanno ascoltato la sua parola: "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua!"
sabato 15 marzo 2025
Ascoltare e agire?
Dt 26,16-19 e Mt 5,43-48
venerdì 14 marzo 2025
Siamo capaci del pensare come Dio?
Ez 18,21-28 e Mt 5,20-26
giovedì 13 marzo 2025
La forza del digiuno
Est 4,17k-u e Mt 7,7-12
mercoledì 12 marzo 2025
Il Signore ci converte il cuore
Gio 3,1-10 e Lc 11,29-32
martedì 11 marzo 2025
La Parola (Gesù) ci accompagna
Is 55,10-11 e Mt 6,7-15
lunedì 10 marzo 2025
Essere Santi ... occorre provarci!
Lv 19,1-2.11-18 e Mt 25,31-46
domenica 9 marzo 2025
Quaresima! Ci siamo di nuovo!
Dt 26,4-10; Sal 90; Rm 10,8-13; Lc 4,1-13
Un tempo in cui concentrarci più del solito per cercare almeno di capire qualcosa di più di noi stessi e della realtà del mondo in cui viviamo.Un tempo in cui riuscire a inserire Dio nelle nostre cose di tutti i giorni.
Un tempo in cui disarmarci più del solito per lasciarci stupire dalla presenza trasformante di Dio.
Un tempo di ascolto della Sua Parola e di attesa della sua presenza.
Un tempo in cui accogliere l'occasione preziosa dell’incontro con lui.
È un tempo straordinario in cui Dio, come un buon meccanico che ci offre i suoi servizi di riparazione, aggiustamento e manutenzione per il tagliando annuale alla nostra vita.
Ancora una volta Dio si fa per noi strada luminosa da scegliere per vivere in pienezza. Cammina con noi nel deserto e ci invita a camminare insieme a lui e ai fratelli, ci suggerisce come essere Chiesa capace di vivere quella strana roba che è essere "insieme", per sostenersi reciprocamente nella speranza più difficile ma anche più bella: la vita eterna. L'unica vita per cui abbia senso sperare.
Dio ci raggiunge per stringerci amorevolmente per farci sentire urgente e bellissimo il ritornare verso di lui… e a farlo con tutto il cuore.
Dio si offre a noi nel tempo, nella quotidianità come discernimento anche dei nostri eventi umani, della nostra storia contemporanea.
Egli si offre come vita da scegliere in ogni istante.
Lui, Parola che fa vivere, ci raggiunge, vive in noi, nel nostro cuore, sulle nostre labbra e può farci vivere.
Ecco cos’è la Quaresima: un tempo per camminare, passo dopo passo, e scoprire che alla fine arriveremo alle soglie di quel sepolcro non spaventati e disorientati dagli eventi, e dalla paura della morte, ma pronti a lasciarci stupire da Dio e dalle sue inedite logiche di dono e di redenzione, dalla sua promessa di vita eterna, di vita vera.
Questa prima domenica ci porta nel deserto, ma quello che mi piacerebbe emergesse nella nostra riflessione non è tanto ciò che accade: le tentazioni, il tentatore, la risposta di Gesù…
Il deserto è il luogo in cui la vita è messa a dura prova. E quando il deserto è interiore la situazione non cambia. Eppure anche in questi deserti, per noi, come per Gesù lo Spirito non ci lascia, resta con noi e ci guida. È nel deserto che più facilmente la Parola che parla può essere ascoltata. E allora, in questa Quaresima, lasciamoci condurre dallo Spirito, perché ogni deserto in noi possa fiorire, affinché possiamo camminarci dentro.
I deserti sono tanti, ogni giorno.
Deserto è quello spazio di vita in cui confrontarsi, incontrarsi, misurarsi con la propria solitudine, con il se stesso più vero e autentico, bello o brutto che sia. Lo vediamo nel Vangelo, e lo viviamo anche sulla nostra pelle. Ma come vivere il deserto, come affrontare le nostre solitudini possiamo deciderlo noi.
Possiamo scegliere se ottenere per noi, a qualsiasi prezzo, pane e regni, gratificazione e potere, o se fidarci e affidarci, continuando a scegliere la vita, a difendere la vita, a stare dalla parte della vita.
Davanti a noi quaranta giorni, alcuni deserti, un po’ di scelte…
La tentazione più grande che viviamo oggi, nella cultura indifferente, virtuale globale è il non percepire il peccato e quindi il male come veleno della nostra vita, e quindi condizione di morte.
Di fronte al male visto attraverso un video, mi distacco dal male e non ne sento la sua forza distruttiva al punto che con un tocco, il video si spegne o cambia la realtà rappresentata... ma sparisce anche l'orrore della guerra e la consapevolezza delle conseguenze del male.
La virtualità ci sta cambiando, e cambia anche la consapevolezza la coscienza e i sentimenti.
- La consapevolezza è priva di giudizio critico;
- La coscienza si anestetizza e diviene incapace del suo atto fondativo: riflettere;
- I sentimenti non reagiscono più rispetto alle sollecitazioni.
Biblicamente la condizione umana, da subito, è chiamata a confrontarsi con la tentazione e il peccato, con la libertà di scegliere o meno il bene e la vita, ma ora in questo nuovo modello esistenziale, il peccato, la tentazione non fa parte della realtà da indagare.
La tentazione, dunque, si manifesta ora come la possibilità concreta di vivere la propria umanità non secondo il progetto originario di Dio, ma secondo una volontà propria, percorrendo una strada altra rispetto a quella indicata dal Creatore e ignorata anche se inscritta dentro il cuore stesso dell’uomo.
Signore Gesù, lo sappiamo:
non di solo pane possiamo vivere.
Lo sappiamo: è la tua parola,
l’esperienza di te a darci vita.
Ma a volte i deserti allontanano
la tua parola viva anche dal cuore,
e mettono sulle nostre labbra
parole amare, segnate dal dolore.
Il tuo Spirito, Maestro buono,
ci spinga oltre noi, verso di te.
Faccia esplodere la tua vita
sulle nostre labbra e nel cuore:
perché sia bellezza,
perché sia risurrezione,
oltre ogni morte,
oltre ogni tenebra.
sabato 8 marzo 2025
Toglida te il male ...
Is 58,9-14 e Lc 5,27-32
venerdì 7 marzo 2025
Occorre cercare la giustizia
Is 58,1-9 e Mt 9,14-15
giovedì 6 marzo 2025
La via del bene e della vita
Dt 30,15-20 e Lc 9,22-25
2 giorno di Quaresima: Con le ceneri abbiamo iniziato la Quaresima, oggi prendo come spunto di cammino: "Lui è la tua vita la lunghezza dei tuoi giorni ..."
mercoledì 5 marzo 2025
... laceratevi il cuore e non le vesti ...
Gl 2,12-18 e Mt 6,1-6.16-18
... laceratevi il cuore e non le vesti ...
Gl 2,12-18 e Mt 6,1-6.16-18
martedì 4 marzo 2025
Gioia di essere amati
Sir 35,1-15 e Mc 10,28-31
lunedì 3 marzo 2025
Ritorna al Signore ...
Sir 17,20-28 e Mc 10,17-27
domenica 2 marzo 2025
La bocca parla della pienezza del cuore ....
Sir 27,5-8 Sal 91 1Cor 15,54-58 Lc 6,39-45
Prima di avviarci nel cammino di questa Parola domenicale, oggi vi invito alla preghiera:
Parla, Signore, e libera gli occhi del nostro cuore
da travi e pagliuzze,
da pulviscoli e cataratte interiori.
Parla, Signore, e guida il nostro cuore
oltre noi stessi e i nostri blocchi.
Parla, Signore, e riempi di te la nostra interiorità.
La vita ci attraversi, e nulla in noi si opponga.
La tua vita ci attraversi, e nulla in noi ne rallenti la sua opera.
Tu, vita del Padre, attraversaci, per essere come te, come te, Vangelo di Dio per questa nostra storia. Amen.
L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene. Ma questo è il frutto di una pienezza che strabocca, esonda, straripa ... ma a differenza dei fiumi non fa danno.
Un tesoro che l'evangelista Luca riconosce come disponibilità e ricchezza della comunità credente, della Chiesa nel suo nascere.
Ecco allora che la prima domanda che ci poniamo è proprio questa: Perché l’evangelista Luca ci fornisce questi detti? C’è un nesso tra questi detti?
Una sottolineatura importantissima è che queste parole, questi discorsi, Gesù li rivolge a chi sta ascoltando, a dei discepoli. Ed è una premessa importante. Il Vangelo oggi non ci racconta parabole, non ci fa entrare in qualche opera di potenza di Gesù, ma ci affida e ci offre suggerimenti di vita, preziosi consigli, ci indica orizzonti apparentemente al di là delle nostre possibilità.
Quindi la prima domanda da farci è: Noi siamo disposti ad ascoltare?
Siamo disposti a farci penetrare dalla sua parola?
A lasciarci mettere seriamente a nudo, di fronte a noi stessi, alle emozioni che ci attraversano, ai mondi che ci vivono dentro, alle scelte abituali che quasi senza accorgercene facciamo?
E ... siamo veramente disposti ad ascoltare queste parole comprendendole ora per noi?
• Ecco allora che la Parola del Signore vuole liberarci gli occhi e il cuore da travi e pagliuzze ... ma che sorpresa accorgerci di quante ce ne sono, ma non è una operazione impossibile.
• Ecco allora che la Parola del Signore vuole guidare il nostro cuore oltre noi stessi e i nostri blocchi, oltre il nostro umano limite e fragilità. Non per umiliarmi ma per farci desiderare e sperare e non lasciarci imbrigliare dal nostro limite.
• Ecco allora che la Parola del Signore vuole riempire di Dio la nostra interiorità, per consolare la nostra solitudine esistenziale.
Con la sua Parola Gesù vuole entrare nel nostro cuore, vuole attraversarci come se in un turbine di Vangelo tutto di noi ne fosse coinvolto. Ecco allora che ogni parola è il modo in cui Dio vuole ricostruire la nostra umanità e innalzare in noi una cattedrale alla sua stessa presenza.
Ma se Gesù entra nel nostro cuore per parlarci, lo fa per entrare nel nostro mondo interiore che si affaccia sulla realtà di oggi, sul nostro quotidiano.
Gesù entra così in contatto con il nostro mondo interiore fatto di cecità, di travi e pagliuzze, di improvvisazione e superficialità, di frutti buoni e frutti cattivi, di parole che entrano in contatto con quanto il nostro cuore contiene.
Questa settimana cosa abbiamo buttato dentro il cuore? Sì, certamente, nel cuore risuonano la Parola di Dio e la preghiera, ma anche quante cose che sono veleno che uccide, o di lame che feriscono … nostro malgrado. Ma è proprio lì dove Gesù attraversandoci ci conduce, sempre più dentro di noi e al tesoro di bene che custodiamo
Di fronte alla sua Parola il discepolo impara ascoltando, e rilasciando la Parola che a questo punto non sono più le sue parole ma il tesoro di bene che Dio è in ciascuno di noi.
Lasciamo che sia la Parola a liberare i nostri occhi, a essere il tesoro che permette alla vita di attraversarci e renderci alberi buoni, che danno frutti buoni.
sabato 1 marzo 2025
Nel cuore della creazione
Sir 17,1-13 e Mc 10,13-16