lunedì 31 marzo 2025

.... non si ricorderà più il passato.

Is 65,17-21 Gv 4,43-54

23° giorno di Quaresima: nella nostra penitenza è grande il coinvolgimento di Dio. Sembra quasi che Diogioisca nel non voler ricordare il nostro passato per potersi concentrare con esultanza nella creazione della nuova Gerusalemme. 
Dio crea di nuovo Gerusalemme come la grande occasione,  affinché il suo popolo possa lasciarsi dietro i dolorosi e lunghi anni dell’esilio, al punto da non averne più memoria. Il frutto della nostra penitenza è una vita nuova. Che non è una illusione ma una la conseguenza della consapevolezza che la penitenza ha generato: il distacco da ciò che è vecchio e mortifero. Lasciamo le tenebre per immergerci nella Luce. Abbandoniamo gli errori del passato per godere delle gioie future.

domenica 30 marzo 2025

Figli e figliastri, fratelli e fratellastri.

Gs 5,9-12 Sal 33 2Cor 5,17-21 Lc 15,1-3.11-32

Parabola per i nostri tempi ...
Di solito dopo il Giubileo straordinario della misericordia, in cui più volte abbiamo ripensato al Padre, al suo essere misericordioso e ad essere misericordiosi come lui, ecc ... questo é l'invito del vangelo!
Ma oggi mi viene spontaneo, di fronte anche alla realtà che viviamo, dopo anni di flussi migratori e di profughi morti nel mediterraneo o nella via balcanica; dopo anni di pandemia e di isolamento; dopo anni guerre continue e disumani massacri e di palesi menzogne, ... ecco viene spontaneo pensare ai due fratelli della parabola, a come sono tra loro, a come possono fare esperienza della misericordia, e se potrannomai farla. O se la misericordia resta una possibilità, o una opportunità mancata.
Due fratelli ... Pubblicani e farisei ...
Iniziamo da questa frase del vangelo: "si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: Costui accoglie i peccatori e mangia con loro." Nella parabola siamo tutti davanti a Gesù e alle sue parole.
Mettiamo quindi sotto osservazione scribi e i farisei mormoratori, come pure pubblicani e peccatori gaudenti, i primi rappresentati dal figlio maggiore: sempre così presente, sempre così fedele, giusto e disponibile; i secondi i affidabili, dissoluti e sfuggenti.
Ma la parola di Gesù è rivolta a tutti, a coloro che vogliono ascoltare e a chi vuole accusare, perché la parola di Dio è per tutti. La parola di Dio può aprirci a cambiamenti di idee e mentalità, può trasformarci, può rimettere in discussione le logiche che muovono le nostre scelte, può chiamarci a una conversione radicale. Per questo è per tutte e tutti noi. A chi è lontano Gesù indica la casa in cui tornare per vivere: le braccia di chi da sempre ama, e sempre aspetterà. A chi è vicino, parte importante di una comunità credente, Gesù indica la gioia e la condivisione, perché altro senso il Vangelo non ha se non renderci nuovi, autentici, liberi, amati e liberanti, capaci di essere come Dio una casa dalle porte sempre aperte per tutte, per tutti.
Ciò che accomuna i due fratelli è un rapporto sbagliato col padre e con quella casa dove tutto si compie. Questi fratelli, l'uno vuole uscire dalla casa e con fatica vi ritorna, sono entrambi chiamati a tornare dentro quella casa, ad essere fratelli in quella casa. 
La scommessa è essere tutti fratelli ...
Fratelli tutti, la fraternità e l'amicizia sociale sono il presupposto e la via indispensabile per costruire un mondo migliore, più giusto e pacifico.
Su cosa si fonda la fratellanza? Si fonda sull'amore e rispetto per tutti (e fra tutti) e per il creato.
Nella "Fratelli tutti" il Papa sottolinea che nella casa comune viviamo tutti come un'unica famiglia. Questa casa la ritroviamo anche nel vangelo, è la casa del Padre dove un figlio vuole andarsene e l'altro ci vive come garzone. Papa Francesco insegna che la fratellanza è condizione indispensabile per restaurare il mondo e superare i malanni generati dalle varie crisi mondiali: crisi sanitaria, economica, sociale, politica. La Fratellanza è fondamento necessario della pace, perché nessuna opera sarà possibile se le nazioni e i popoli continuano a combattersi; il dialogo, è condizione perché ciascuno trovi la propria completezza nell'altro; il rafforzamento della cooperazione tra nazioni e del no a ogni tipo di guerra; la lotta alla globalizzazione dell'indifferenza e la promozione dell'inclusione sociale.
"Scriveva San Francesco d’Assisi per rivolgersi a tutti i fratelli invitandoli a un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio, mostra 0l’essenziale di una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita. 

Gesù, convertici all’amore del Padre.
Guarisci il nostro cuore dalla miopia di cui soffre,
cura i nostri desideri da quelle catene interiori
che impediscono di gioire per il bene,
per il perdono, per la salvezza che tu offri.
Padre buono e grande nell’amore,
abbraccia anche noi, che crediamo di essere giusti,
noi che apparentemente non ci siamo mai allontanati,
noi che pensiamo di poter difendere e annunciare il Vangelo.
Abbracciaci e convertici alla gratuità
e immensità del tuo amore. Amen.

sabato 29 marzo 2025

Voglio L’amore e non il sacrificio.

Os 6,1-6 e Lc 18,9-14

22° giorno di Quaresima: ... ma quale sacrificio? Fare dei sacrifici era una pratica presente in tante religioni, con lo scopo di ottenere in cambio il favore divino; rappresenta quel tipo di amore infantile che lega una creatura al proprio creatore. Oggi quando parliamo di sacrificio, noi cristiani intendiamo il solo sacrificio di Cristo che segnò la fine dei sacrifici con spargimento di sangue; con il sacrificio di Gesù non è l’uomo che dà qualcosa a Dio, ma Dio dà se stesso all’uomo. Gesu sacrifica sè stesso, il proprio cuore, cioè offre la propria vita, la propria intelligenza e le proprie scelte. Ecco che il sacrificio, l’olocausto; sjgnifica dire "Signore, sia fatta la tua volontà". L'ascolto delle parole di Dio vale di più del sacrificio, l’attenzione più del grasso dei montoni. L’obbedienza a Dio è prima di tutto un atteggiamento del cuore, un ascolto del desiderio di Dio, della sua domanda, per potervi corrispondere.

venerdì 28 marzo 2025

Li amerò profondamente

Os 14,2-10 e Mc 12,28-34

21° giorno di Quaresima: Basta volgersi a Dio per ritrovare sé stessi e la relazione con tutto. È lo sguardo amorevole del Padre che fa di ogni uomo un figlio, e se figlio è anche amato e guarito dalla sua infedeltà. Ma Dio, in quanto padre, è pronto e soprattutto felice di posare nuovamente lo sguardo sulla sua creatura. Ma il ritorno al padre non può essere un ritorno “privato”, ma è un cambiamento che porta gioia e letizia, è una gioia che trasforma il creato, a partire da noi stessi. In questo cammino di crescita si riconosce che c’è qualcuno che veglia su di noi ci fa vivere sereni, tranquilli; allora possiamo abbandonare le preoccupazioni e i travagli e lasciarci accudire, proteggere da uno sguardo amorevole che non ci farà accadere nulla di male, anzi sarà capace di svelare il senso anche ai nostri errori.

giovedì 27 marzo 2025

Quando regna l'infedeltà

Ger 7,23-28 e Lc 11,14-23

20° giorno di Quaresima: siamo a metà del nostro percorso penitenziale. Nel brano di Geremia si legge che il popolo non fu fedele al patto: "Ma essi non ascoltarono, né prestarono orecchio alla mia Parola" nonostante le tante cose che ha fatto Dio per attirare i loro cuori: "... non mi hanno ascoltato né prestato orecchio. Anzi hanno reso dura la loro cervice, divenendo peggiori dei loro padri". La conseguenza estrema sono le parole del profeta: "La fedeltà è sparita! È stata bandita dalla loro bocca". La conseguenza dell'infedeltà è la durezza di cuore, e quando il cuore è duro, non capisce, e se non capisce non comprende la necessità della misericordia. E questo è evidente soprattutto oggi: quanta durezza di cuore sta degenerando il nostro quotidiano, il nostro mondo. Chi farà breccia nel cuore dell'uomo?

mercoledì 26 marzo 2025

La legge di Dio è saggezza

Dt 4,1.5-9 e Mt 5,17-19

19° giorno di Quaresima: fare memoria d non dimenticare. La legge di Dio che Mosè affida al popolo, è accompagnata da una raccomandazione: "Guardati bene dal dimenticare..." Ma fare memoria della legge, non è un assoluto, un imperativo per ciò a cui la memoria fa riferimento, ma lo è per ciò la legge rappresenta. La legge esprime una saggezza declinata nella vita stessa e nel tempo. Il senso della legge supera abbondantemente la norma stessa, che generalmente può essere storicamente interpretata. Fare memoria non è un atto ripetitivo, ma significa non dimenticare ciò che ho visto e vissuto come esperienza di Dio e delle sue Parole. Credo che per non dimenticare sia necessario fare memoria di ciò che Dio fa ogni giorno nella nostra vita. Per fare questo occorre fermarsi, occorre non essere superficiali. Signore, insegnaci a fare memoria, insegnaci a non dimenticare, e saremo in grado di vederti sempre accanto a noi.

martedì 25 marzo 2025

Annuncio l'annunciazione

Is 7,10-14; 8,10 e Lc 1,26-38

18° giorno di Quaresima: il segno o miracolo del "Dio con noi", per molti è una idiota illusione per altri un vero segno del mistero eterno che si rivela e si dona. La nostra storia umana è costellata da una domanda che rincorre senza soluzione il desiderio di Dio.  
Edith Stein, ebrea, diventata suora carmelitana nel 1933 a Colonia con il nome di Teresa Benedetta della Croce, deportata e uccisa ad Auschwitz ci regala una riflessione che prende le mosse dalla nostra quotidianità esperienziale: “Quando i giorni si fanno sempre più corti, quando in un normale inverno incominciano a cadere i primi fiocchi di neve, allora, timidi e lievi, fanno capolino anche i primi pensieri di Natale. La sola parola sa di incanto, un incanto cui (..) nessun cuore può sottrarsi». Così con il tono fatato che si converrebbe a una favola; perché, in fondo, è vero che anche gli uomini di altra fede, e persino quelli che di fede non ne hanno proprio nessuna, di fronte alla “vecchia storia del Bambino e di Betlemme”, fanno i preparativi per la festa, nella speranza di poter godere di un qualche timido raggio di felicità. Ma per il cristiano, e per il cattolico, si tratta di ben altro (...)".

lunedì 24 marzo 2025

La speranza ... e fu guarito.

 2Re 5,1-15 e Lc 4,24-30

17° giorno di Quaresima: La vicenda di Naanan è condizione per ripensare alla situazione di tensione che oggi si vive in Israele e Palestina come anche nel mondo intero. Un tempo in cui il regno di Israele e quello di Siria (Aram) cercano di prevalere l’uno sull’altro. È nel dramma che si raccoglie la sfida della debolezza: la più debole di tutti, la schiava,  conosce la soluzione per il male di Naaman. La storia sembra dirci che se vogliamo uscire dalla nostra fragilità e debolezza, dobbiamo sempre mettere in conto di dovere intraprendere un cammino di incertezza, fragilità e di tensione. Per affrontare la propria imperfezione è necessario uscire da sé per entrare in un luogo più esposto, meno protetto ma, alla fine, benedetto. Elisèo spinge verso una spoliazione della corazza del guerriero, un alleggerimento del cuore dalle vanità che lo appesantiscono. Solo dopo questa pulizia interiore Naamàn scoprirà la guarigione fisica, la sua pelle purificata come quella di un bambino.


domenica 23 marzo 2025

Attendo un frutto

Es 3,1-8a.13-15; Sal 102; 1 Cor 10,1-6.10-12; Lc 13,1-9

Quale Dio?

La prima lettura sembra volerci trasmettere un messaggio in cui Dio resta altro da noi, pur rivelandosi nel roveto, si ha l'impressione che non di realizzi una comunione, ma che questa manifestazione garantisca distanza e diversità. Occorre riempire quella distanza legata al racconto, legata alla forma espressiva e alla cultura di origine.
In realtà il testo ci presenta Dio che si comunica come uno di famiglia, come il Dio dei Padri, come un Dio che vede, ascolta e conosce i tormenti di un popolo umiliato dalla schiavitù, come un Dio che vuole prendersi cura dei suoi figli e ora vuole liberarlo. Un Dio che impegna se stesso in ciò che è stata la vicenda di Abramo, Isacco e Giacobbe, non un Dio qualunque! È comunque un Dio che soffre una passione d’amore per noi. È un Dio diverso dalle solite divinità, anche se l'i mmagine la forma espressiva ci riporta a modalità tradizionali. Il Dio d’Israele invece è personale: interviene, rimprovera, ammonisce, consola…: raggiunge gli uomini con la parola, è incarnato nella storia: a lui importa dell’uomo! Non è un Dio che si può raggiungere semplicemente con la conoscenza o con i riti. Non è un Dio qualsiasi, una potenza naturale o metafisica, ma è un Dio a cui si può stare davanti, con cui si può entrare in profonda intimità. Ecco il senso profondo del nome che Dio che si cela nel tetragramma Yhwh, che definisce l’essere e il suo agire «‘ehyeh ‘ašer ‘ehyeh», che potremmo tradurre: “Io sono l’esserci!”, una espressione collegata probabilmente al respiro, alla vita, all’essere, all’esistere, o meglio: all’esserci! Esserci accanto.

Dio si cura di noi?

Spiazza a questo punto la figura del padrone della vigna che Gesù inserisce nella narrazione rimandando intuitivamente a Dio, e alle sue prerogative o caratteristiche.
Dio in realta sembra proprio così: «Voglio lavorare ancora un anno intorno a quel fico e forse porterà frutto». Ancora un anno, costantemente, ripetutamente, ancora un anno ... Il nostro modo di intendere la giustizia, il perdono, la misericordia, è generalmente filtrato dalla nostra umanità ferita, umiliata e incline alla tentazione del male. Questo genera spesso un senso di proporzione e di retribuzione rispetto alla modalità con cui anche Dio deve agire e regolarsi rispetto all'uomo. Dalla parabola del fico, entrata dalla rilettura umana una imnagine di Dio che supera e travolge ogni nostra comprensione: vedere sempre una piccola probabilità oltre ogni limite e fragilità. È un Dio che non si accontenta e che si aggrappa ad un fragile “forse” e lascia che un altro anno trascorra nella speranza delle cure e attenzioni dopo i tre anni di inutilità già pasati, perché si fida di noi, oltre ogni speranza. Forse, semplicemente perchè tutto può succedere e tutto ancora può accadere. È questo l'orizzone e la prospettiva di Dio ... un forse ti troverò, forse mi salverò, forse guarirò, forse ritornerò… Forse, si apre alle possibilità, si incanta sul futuro o, più semplicemente sul dopo.

Dio coltiva la nostra conversione

Più che un cambiamento morale, dovuto a ripensamento o pentimento, la conversione emerge come conseguenza dell'opera di Dio. Nella mentalità comu e la conversione sembra essere il processo umano per essere graditi a Dio, dopo aver preso svoscuenza del male commesso e che ci ga allontanati e resi particolarmente odiosi Dio. Gesù si distanzia da questo pensiero, e ci introduce in un processo di conversione che ci ristabilisce nella vita vera, a partire da una immagine in cui Dio è parte attiva della conversione. Quei Galilei, quelle vittime del crollo, non erano più peccatori degli altri, dice Gesù: ma ugualmente nessuno può considerarsi escluso dalla necessità di convertirsi. Gesù sottolinea che la conversione è una necessità, che ogni uomo ha bisogno di rimettere a fuoco la sua relazione con Dio, e riorientarsi, convertirsi a Lui. Senza la conversione, si perisce, si muore, perché solo in Lui vi è la pienezza di vita. Ma per convdrtirci occorre accogliere un Dio accanto che con la Parola e la storia vissuta entra in relazione e si cura di noi.
Ci sono due verbi i perativi molto importanti: il primo è “Taglialo!”, detto dal padrone al vignaiolo; il secondo è “lascialo”, detto dal vignaiolo al padrone. Il primo, esprime la rigidita religiosa e morale,per cui di fronte al nostro peccato Dio interviene ed elimina il peccatore. Il secondo verbo è “Lascialo”, è espressione del cuore di Gesù: quello per cui tutta la storia della salvezza è una continua amorevole cura delle ferite e fragilita umane. La parabola vuole mostrare la pazienza di Dio che offre continuamente tempo, che eccede nella misericordia. In entrambi le parti del brano Dio attende: il cambiamento del cuore, un albero che faccia frutto. Una sincera risposta, insomma, alla Sua offerta di vita. Questo tempo, dunque, la Quaresima, è un tempo donato di nuovo, nel quale un frutto è amorevolmente e pazientemente atteso.

sabato 22 marzo 2025

Dio calpesterà le nostre colpe.

Mi 7,14-15.18-20 e Lc 15,1-3.11-32

16° giorno di Quaresima: alla fine egli tornerà ad avere pietà di noi, calpesterà le nostre colpe. Nel libro di Michea dopo sei capitoli di richiami e ammonizioni, possiamo finalmente tirare un sospiro di sollievo. Dio si ricorda delle origini del suo popolo, ma ancora prima, delle origini dell’uomo nato da un suo atto d’amore. Si ricorda che nel cuore dell’umanità ci sono tanti lati oscuri, ma anche quella scintilla di bontà che è parte di Dio stesso. Si ricorda della promessa che ci ha fatto da sempre: quella di cancellare i nostri peccati sacrificando una parte di sé. Non c’è altra divinità che ragiona così, che torna sui suoi passi, che dà sempre una altra opportunità ...


venerdì 21 marzo 2025

La storia in un sogno ...

Gen 37,3-4.12-13.17-28 e Mt 21,33-43.45

15° giorno di Quaresima: la "Storia" si forma nella complessità delle relazioni umane. La vicenda di Giusppe sembra voler narrare ben di più di ciò che accadde a uno dei Patriarchi di Israele, ma insegna a leggere le vicende della storia come punto di contatto tra i sentimenti e le relazioni umane nella interazione con il mistero di Dio creatore e Signore dell'universo creato. Giuseppe è il frutto della provvidenza e misericordia di Dio che si esprime ed abita l’amore di un Padre verso l’ultimo dei propri figli, avuto in vecchiaia, quando la vita – a volte – non ti riserva più enormi gioie. Dall’altro il sentimento che nasce e si alimenta tra fratelli che, se mal riposto, può portare ad allontanamenti, gelosie, odio e vendetta. È nel rapporto con l’altro che si genera la storia dell'umanità e la storia di ciascuno di noi, infatti, noi cresciamo umanamente nelle relazioni che viviamo. L’uomo senza l’altro chi è o addirittura cos’è? Ogni nostra azione ha una sua conseguenza ... e Dio sembra proprio saperlo ...


 

giovedì 20 marzo 2025

Il Signore è la nostra fiducia?

Ger 17,5-10 e Lc 16,19-31

14° giorno di Quaresima: l'inganno di confidare in se stessi. L'inganno o la presunzione di bastare in tutto e per tutto in sé stessi, è già in origine nell'orecchio dell'uomo, e corrisponde all'illusione di una salvezza solo umana. Soprattutto il nostro orizzonte culturale, occidentale, sembra avere percorso già da tempo questa strada, riponendo nella ragione e nella scienza la possibilità è capacità di controllare ed usare delle forze della natura piegandole ai propri scopi, e spesso non sempre pacifici. La negazione della relazione con Dio, la secolarizzazione e l'autonomia, è simile alla tentazione della Torre di Babele. Ma il Signore della vita vuole ricondurci alla fiducia in Lui per questo non smette di bussare alla sua porta, e di attendere con infinita pazienza che si apra uno spiraglio nella nostra ottusa consapevolezza.

mercoledì 19 marzo 2025

Dio si manifesta sempre

 2Sam 7,4-5.12-14.16 e Mt 1,16.18-21.24

13° giorno di Quaresima: Solennità di San Giuseppe. È sempre complicato riuscire a capire e comprendere come Dio, rivelandosi attraverso una mediazione storica, culturale, simbolica, materiale o altra, limiti se stesso e nello stesso tempo la rivelazione ne è condizionata. Esempio di questo è il simbolo dell’Arca dell’Alleanza, segno della vicinanza e della presenza di Dio nel tempo del pellegrinare nel deserto,  ma il suo essere in una tenda esprimeva anche la partecipazione alla vita nomade del popolo. Ciò che Davide vuole realizzare - un tempio per custodire l'Arca -, condizionerà profondamente il rapporto tra Dio e il popolo, rendendolo molto simile alla ritualità dei popoli pagani. Il tempio diviene lo spazio della sacralità inviolabile e non accostabile. Proprio in questo tentativo di inculturare l'Arca, il Signore rivela a Davide, ia sua intenzione deve essere ricompresa, perché la manifestazione di Dio non sarà in forza del culto del tempio - la casa di Dio -, ma della casata di Davide, Dio si rivelerà nella sua discendenza, ... e così arriviamo a San Giuseppe, "padre" di Gesù.



martedì 18 marzo 2025

Cessate di fare il male

Is 1,10.16-20 e Mt 23,1-12

12° giorno di Quaresima: le esortazioni del Signore sono chiare: cessate di fare il male e imparate a fare il bene, smettete di presentare a Dio offerte inutili. Eppure, nonostante tutta la nostra malvagità Dio non è indifferente, anzi, di fronte alla possibilità di un nostro ritorno è disposto a perdonare ogni errore, a lavarci da qualsiasi colpa.
Rileggere queste parole di Isaia nel nostro tempo, significa predisporre al cambiamento, alla conversione; significa sperare e desiderare una novità di vita e di Spirito, una vera vita di comunione. Non bisogna mai dimenticare che ogni cambiamento presuppone una introspezione e conoscenza di sé stessi che permetta il vero riconoscimento del peccato.

lunedì 17 marzo 2025

Dio è sempre fedele

Dn 9,4-10 e Lc 6,36-38

11° giorno di quaresima: noi e Dio uniti in un patto di amore. Questo brano del Libro di Daniele riporta una preghiera che esprime due movimenti: un volgersi verso il Signore e un tornare a posare lo sguardo su di noi. Al centro c’è il richiamo all'alleanza tra Dio e Israele, uniti da un patto di amore a cui Dio rimane costantemente fedele. È proprio il riconoscere la fedeltà e benevolenza di Dio che mettere in luce la malizia del nostro resistere di fronte al dono della grazia. Se distogliamo lo sguardo dalla fedeltà di Dio, è inevitabile non solo scivolare nel peccato, ma anche restare invischiati in esso, cioè nell'incapacità di percepirne la malizia come pure bloccarsi in un superbo e corrosivo senso di colpa, ben lontani dal vero pentimento. Dobbiamo sempre sperare, pregare e affidarci al perdono di Dio , non dobbiamo mai lasciare prevalere la paura delle nostre mancanze. 

domenica 16 marzo 2025

Lo videro glorioso!

Gn 15,5-12.17-18; Sal 26; Fl 3,17-4,1; Lc 9,28b-36

Questo è il mio Figlio, ascoltatelo!
Ma chi è questo figlio, cosa propone, cosa rappresenta? Queste parole nella nube rappresentano le ultime parole che udiamo di Dio Padre. Sono parole che hanno un peso e un senso esplicito e che ci rimandano completamente a Gesù.
Prima osservazione: Leggendo il testo, è interessante notare che L'evangelista Luca non usa la parola greca che esprime la trasfigurazione (metamorfè), ma differenza degli altri due vangeli sinottici, usa una frase sostitutiva: "il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante". Luca vuole essere certo che non prendiamo la scorciatoia misterica o magica rispetto a Gesù. Il cambiamento del volto e dell'esperienza che fanno di Gesù i discepoli è dovuto a una esperienza concreta e travolgente: croce e risurrezione.
La chiave di lettura del vangelo di oggi secondo Pizzaballa è: "chi passa attraverso l’esperienza della croce senza fuggire, senza maledire, ne esce trasformato e come nuovo, divenne altro”. Gesù non ha mai nascosto la croce.
La trasfigurazione, chiamiamola così, avviene circa otto giorni dopo alcuni discorsi:
1) la professione di fede di Pietro: tu sei il Cristo di Dio ...;
2)  il primo annuncio della passione;
3) la sua morte e risurrezione.
Questa è la prima chiave di lettura cioè il discorso della croce e dell’amore, da senso a quanto succede sul Monte e interpreta cosa è venuto a dirci Gesù sul senso di noi stessi, del nostro esistere e del nostro vivere.
Gesù ci dice come stare in questo nostro mondo complesso, complicato, in cui misteriosamente facciamo esperienza di dolore e bellezza della vita. Tre parole:
ALTRO
Nel racconto del Vangelo è chiaro il riferimento alla Pasqua. È infatti innanzitutto il discorso della Pasqua ad essere un altro modo di guardare e reinterpretare la realtà ... come "altro" è il volto di Gesù. “Altro” rispetto alla logica del mondo segnata dal peccato e da tutti i suoi parassiti (guerra, discriminazioni, odi, violenza, ecc...), come la volontà di possesso, di dominio, di sopraffazione. La logica della croce è "altro", ed è una logica di vita donata, offerta.
ESODO
Essere altro è possibile se si percorre un esodo, un uscire dalle solite nostre logiche ... Chi entra in questo “esodo” diventa altro, differente, diventa pieno di luce e di vita.
Il nostro esodo, il nostro uscire da noi stessi per essere annuncio di Vangelo... il nostro essere degli esodati nel cammino personale che ci conduce a un incontro esistenziale con Dio, e testimoni dell’esodo nel mondo di Gesù, che non e un fuggire dal mondo ma un immergere nel mondo il mistero di vita e amore che è Dio, che stava per compiersi e che ora si compie sempre nel segno del pane e del vino, sacrificio della croce.
INCOMPRENSIONE
Questo discorso è bellissimo, quello che vediamo è stupendo ma nello stesso tempo questo confrontarci con Gesù con le sue parole sembra condurci sempre più dentro una incomprensione ... anche noi come i tre discepoli rischiamo di capirne sempre di meno, siamo come immersi nella fatica di chi non ha gli strumenti per stare di fronte a un Dio che si rivela. Le nostre fatiche a stare alle parole di Gesù possono essere un limite o un'occasione per accettare un confronto che ci cambia e ci porta ad essere anche noi “altro”.

Non ci si può dunque fermare sul monte, a dormire. Bisogna scendere, e seguirlo sulla sua stessa strada. Chissà quanta fatica hanno fatto Pietro, Giacomo e Giovanni, però alla fine anche loro sono risultati altro, tutto cambiato perché hanno ascoltato la sua parola: "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua!"

sabato 15 marzo 2025

Ascoltare e agire?

Dt 26,16-19 e Mt 5,43-48

10° giorno di Quaresima: Come si fa ad ascoltare la voce del Signore?
L'ascolto non è una facoltà passiva, perché implica una reazione di conseguenza. Infatti il senso della Parola di Dio si esprime nell'osservare tutti i suoi comandi e nel mettere in pratica le leggi e precetti. ... Se non fosse che questo modo funziona per il mondo Antico, per Mosè  e per il popolo di Israele. Credo che oggi,per noi, non ti basti che eseguiamo delle “azioni”, ma Dio vuole vedere come la sua Parola sia curativa delle durezze e carenze nell'esperienza di amare. Dio desidera per noi un un cuore e un’anima sinceri, un cuore ed un’anima che si mettano in gioco in profondità.  Se faremo spazio a Dio nella nostra profondità più buia, allora Dio accenderà una piccola fiammella, che da sola potrà illuminare ogni giorno il nostro essere più profondo.

venerdì 14 marzo 2025

Siamo capaci del pensare come Dio?

Ez 18,21-28 e Mt 5,20-26

9° giorno di Quaresima: la logica dell'amore.
Il pensiero di Dio non segue la ligica degli uomini, che si avvalgono sempre di ragionamenti semplici e razionali, ma non sanno allargare il cuore in modo sufficiente per aprirsi ad un affetto più grande. Riflettendo sulle parole di Ezechiele, si scopre invece che Dio mette in guardia proprio da chi si considera in modo quasi perfetto figlio di Dio, e già in questo atteggiamento inizia a rivelarsi un porsi in modo egoistico, che un poco alla volta mette a tacere l'umiltà che è la forza necessaria del nostro amare il Signore. Nonostante gli anni di confidenza con la Parola di Dio, tutto viene vanificato dal sapere, meglio del nostro Creatore, cosa sia il meglio per la nostra anima. 
È possibile per l’uomo comprendere l’amore di Dio? 

giovedì 13 marzo 2025

La forza del digiuno

Est 4,17k-u e Mt 7,7-12

8° giorno di quaresima: digiuno e preghiera contro ogni ingiustizia.
Dalla vicenda di Ester, per Israele verranno istituiti i due giorni della festa del "Purim". Il  digiuno che si compie in questa festa ricorda quello fatto da Ester e Mardocheo per invocare l'aiuto del Dio d'Israele; e come la preghiera della regina Ester riuscì a ribaltare le sorti degli ebrei residenti nei territori della Persia. Con il digiuno Ester si è umiliata davanti a Dio e invoca il suo aiuto. Il digiuno è strumento per far sì che Dio ascolti la sua voce e la sua richiesta. Il digiuno e la preghiera sono le armi coraggiose, di chi, rischiando la propria vita, confida solo e sempre nell’aiuto e nell’intercessione del Signore. Questa donna ci racconta il suo cammino interiore di consapevolezza nel riconoscersi figlia di Dio, amata e custodita, per cui capace di pregare realmente.

mercoledì 12 marzo 2025

Il Signore ci converte il cuore

Gio 3,1-10 e Lc 11,29-32

7° giorno di Quaresima: non solo gesti esteriori di penitenza. Il libro di Giona ci parla di un mondo che può cambiare se anche solo un uomo risponde alla chiamata del Signore. È il bene fatto da ciascuno di noi che porta a realizzare la salvezza che Dio vuole per tutti. L'agire di uno solo coinvolge molti e nel segno di Giona vediamo profeticamente Cristo. Ma la profezia è come un continuo risuonare che vuole realizzare l'invito ad ascoltare la Parola, e a dare il nostro consenso di volonà alla conversione. Il Signore, con la sua Parola, non ci chiede cose che non possiamo fare, non ci chiede di essere annunciatori carismatici, ma vuole mettere in noi il desiderio di conversione cioè di una vita bella, capace di essere una grande storia che vale la pena di essere narrata. Un poco come Giona dobbiamo fidarci di una Parola e ripartire dal cammino che il Signore ha preparato per noi, certi che Dio stesso cammina con noi.


martedì 11 marzo 2025

La Parola (Gesù) ci accompagna

Is 55,10-11 e Mt 6,7-15

6° giorno di Quaresima: queste parole sono come la neve ...
Isaia descrive quale è l'efficacia della parola di Dio, essa  non è solo generatrice di ciò che esiste in origine, come nel racconto della Genesi, ma è anche azione efficace sempre. Il compimento della parola, attraversa il tempo e la storia degli uomini e supera  le aspettative immediate come anche la facile disillusione causata dalla avversione degli eventi. La parola di Dio, per il profeta, è compimento, essa conduce per una direzione e verso un obiettivo; anzi, persegue sempre uno scopo, chiama a una missione, ha in sé un mandato. E per noi oggi, quale parola ci viene data nella concretezza della nostra vita e del nostro tempo?


lunedì 10 marzo 2025

Essere Santi ... occorre provarci!

Lv 19,1-2.11-18 e Mt 25,31-46

5° giorno di Quaresima: essere Santi è uguale ad Amare.
Un insieme di comandamenti che servono a tracciare la strada che conduce ad essere l'immagine di Dio. Non dobbiamo mai dimenticare che queste regole non servono solo ad aiutarci nella convivenza umana e nelle relazioni, non servono a fare emergere il meglio di noi, ma queste norme ci riconducono al punto originario della nostra esistenza umana: essere immagine di Dio. Essere Santi non è una condizione di perfezione e di moralità ma espressione della verità di noi stessi. Per quanto questi precetti ci possano sembrare lontani e antiquati, questi stessi comandamenti portano in loro la forza di un amore che non è il frutto dei nostri sentimenti ma dell'amore di Dio Padre per noi. 

domenica 9 marzo 2025

Quaresima! Ci siamo di nuovo!

Dt 26,4-10; Sal 90; Rm 10,8-13; Lc 4,1-13

Un tempo in cui concentrarci più del solito per cercare almeno di capire qualcosa di più di noi stessi e della realtà del mondo in cui viviamo.
Un tempo in cui riuscire a inserire Dio nelle nostre cose di tutti i giorni.
Un tempo in cui disarmarci più del solito per lasciarci stupire dalla presenza trasformante di Dio.
Un tempo di ascolto della Sua Parola e di attesa della sua presenza.
Un tempo in cui accogliere l'occasione preziosa dell’incontro con lui.
È un tempo straordinario in cui Dio, come un buon meccanico che ci offre i suoi servizi di riparazione, aggiustamento e manutenzione per il tagliando annuale alla nostra vita.
Ancora una volta Dio si fa per noi strada luminosa da scegliere per vivere in pienezza. Cammina con noi nel deserto e ci invita a camminare insieme a lui e ai fratelli, ci suggerisce come essere Chiesa capace di vivere quella strana roba che è essere "insieme", per sostenersi reciprocamente nella speranza più difficile ma anche più bella: la vita eterna. L'unica vita per cui abbia senso sperare.
Dio ci raggiunge per stringerci amorevolmente per farci sentire urgente e bellissimo il ritornare verso di lui… e a farlo con tutto il cuore.
Dio si offre a noi nel tempo, nella quotidianità come discernimento anche dei nostri eventi umani, della nostra storia contemporanea.
Egli si offre come vita da scegliere in ogni istante.
Lui, Parola che fa vivere, ci raggiunge, vive in noi, nel nostro cuore, sulle nostre labbra e può farci vivere.
Ecco cos’è la Quaresima: un tempo per camminare, passo dopo passo, e scoprire che alla fine arriveremo alle soglie di quel sepolcro non spaventati e disorientati dagli eventi, e dalla paura della morte, ma pronti a lasciarci stupire da Dio e dalle sue inedite logiche di dono e di redenzione, dalla sua promessa di vita eterna, di vita vera.
Questa prima domenica ci porta nel deserto, ma quello che mi piacerebbe emergesse nella nostra riflessione non è tanto ciò che accade: le tentazioni, il tentatore, la risposta di Gesù…
Il deserto è il luogo in cui la vita è messa a dura prova. E quando il deserto è interiore la situazione non cambia. Eppure anche in questi deserti, per noi, come per Gesù lo Spirito non ci lascia, resta con noi e ci guida. È nel deserto che più facilmente la Parola che parla può essere ascoltata. E allora, in questa Quaresima, lasciamoci condurre dallo Spirito, perché ogni deserto in noi possa fiorire, affinché possiamo camminarci dentro.
I deserti sono tanti, ogni giorno.
Deserto è quello spazio di vita in cui confrontarsi, incontrarsi, misurarsi con la propria solitudine, con il se stesso più vero e autentico, bello o brutto che sia. Lo vediamo nel Vangelo, e lo viviamo anche sulla nostra pelle. Ma come vivere il deserto, come affrontare le nostre solitudini possiamo deciderlo noi.
Possiamo scegliere se ottenere per noi, a qualsiasi prezzo, pane e regni, gratificazione e potere, o se fidarci e affidarci, continuando a scegliere la vita, a difendere la vita, a stare dalla parte della vita.
Davanti a noi quaranta giorni, alcuni deserti, un po’ di scelte…

La tentazione più grande che viviamo oggi, nella cultura indifferente, virtuale globale è il non percepire il peccato e quindi il male come veleno della nostra vita, e quindi condizione di morte.
Di fronte al male visto attraverso un video, mi distacco dal male e non ne sento la sua forza distruttiva al punto che con un tocco, il video si spegne o cambia la realtà rappresentata... ma sparisce anche l'orrore della guerra e la consapevolezza delle conseguenze del male.
La virtualità ci sta cambiando, e cambia anche la consapevolezza la coscienza e i sentimenti.
- La consapevolezza è priva di giudizio critico;
- La coscienza si anestetizza e diviene incapace del suo atto fondativo: riflettere;
- I sentimenti non reagiscono più rispetto alle sollecitazioni.
Biblicamente la condizione umana, da subito, è chiamata a confrontarsi con la tentazione e il peccato, con la libertà di scegliere o meno il bene e la vita, ma ora in questo nuovo modello esistenziale, il peccato, la tentazione non fa parte della realtà da indagare.
La tentazione, dunque, si manifesta ora come la possibilità concreta di vivere la propria umanità non secondo il progetto originario di Dio, ma secondo una volontà propria, percorrendo una strada altra rispetto a quella indicata dal Creatore e ignorata anche se inscritta dentro il cuore stesso dell’uomo.


Signore Gesù, lo sappiamo:
non di solo pane possiamo vivere.
Lo sappiamo: è la tua parola,
l’esperienza di te a darci vita.
Ma a volte i deserti allontanano
la tua parola viva anche dal cuore,
e mettono sulle nostre labbra
parole amare, segnate dal dolore.
Il tuo Spirito, Maestro buono,
ci spinga oltre noi, verso di te.
Faccia esplodere la tua vita
sulle nostre labbra e nel cuore:
perché sia bellezza,
perché sia risurrezione,
oltre ogni morte,
oltre ogni tenebra.

sabato 8 marzo 2025

Toglida te il male ...

Is 58,9-14 e Lc 5,27-32

4° Giorno di Quaresima: quali sono gli effetti di una vera penitenza? La vita di carità con tutti, in particolare coi più deboli. Quando finalmente passiamo da una pratica individuale, ritualistica e devozionistica di penitenza alla vita di comunione, gli effetti positivi sono sempre più grandi. Questo cambiamento ti condurrà a fare esperienza della penitenza che si realizza nella fedeltà di Dio alle sue promesse e non come il frutto dello sforzo personale e della volontà, "perché la bocca del Signore ha parlato". La vera penitenza ti porterà a fare esperienza di una comunione fraterna, di una fratellanza e condivisione in cui sperimentare che le promesse di Dio sono credibili e che Dio  è fedele.

venerdì 7 marzo 2025

Occorre cercare la giustizia

Is 58,1-9 e Mt 9,14-15

3° giorno di Quaresima: oggi prendo come spunto di cammino: "sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi".
La Parola del profeta si rivolga ad un popolo che ritiene di stare ricercando Dio: “mi cercano ogni giorno, bramano di conoscere le mie vie”, ma tutto si riduce a una pratica religiosa, che è sorda rispetto alla vera ricerca di Dio e incapace di dare soluzione all’ingiustizia e alla povertà. Si può forse dire che come non è possibile amare Dio che non vedi, se non ami il prossimo che vedi, così non si può pensare che un digiuno o una elemosina sia la risposta all"ingiustizia e alla povertà se il tuo credere non è comunione con la povertà del tuo prossimo.

giovedì 6 marzo 2025

La via del bene e della vita

Dt 30,15-20 e Lc 9,22-25

2 giorno di Quaresima: Con le ceneri abbiamo iniziato la Quaresima, oggi prendo come spunto di cammino: "Lui è la tua vita la lunghezza dei tuoi giorni ..."

Questi nostri giorni sono da abitare anche se difficili, violenti, pieni di contraddizioni e gravidi di falsità. Non possiamo smettere di sperare nel bene  e che il bene sarà l'unica realtà a rimanere. Anche a noi è chiesto di “essere confronto” con il bene e il male ... con la morte. Anche ha noi è chiesto di fare delle scelte in questo tempo di Quaresima e di guerra, non una scelta di campo tra amici e nemici, ma tra la vita e la morte, tra la pace e la guerra. Oggi scegliere la via della vita vuol dire, accoglienza, rispetto e perdono, cioè avere il coraggio di intraprendere la via della pace.

mercoledì 5 marzo 2025

... laceratevi il cuore e non le vesti ...

Gl 2,12-18 e Mt 6,1-6.16-18

Una espressione di una forza straordinaria che se vogliamo intenderla oggi, per noi risuona così: "saresti disposto ad aprire la porta del tuo cuore a Cristo?"
Strapparsi le vesti, per quel tempo si rifaceva a una antica tradizione ebraica associata al lutto, al dolore e alla perdita (strappare un affetto, separarlo da se stessi ...). A volte, lo strappo delle vesti era accompagnato da altri segni di umiltà e di dolore, come radersi la testa, gettarsi addosso la polvere o indossare un sacco; strapparsi i vestiti era un'espressione pubblica e forte di dolore, a questo segno esteriore corrisponde lo strappare da noi il peccato e a seguire, il pentimento del cuore. Il profeta Gioele parla appunto del cuore "Stracciate il vostro cuore e non le vostre vesti". Dio che vede il cuore richiede più di un rituale esterno.
Questo gesto estremamente forte, è accompagnato da una invito/promessa: "Tornate al vostro Dio ..."

Il cuore lacerato, il cuore strappato in realtà è il gesto di penitenza attraverso il quale tutto di noi si apre all'incontro con il Signore. Tutto ciò che è il nostro essere può essere "strappato", lacerato per essere preparato all'incontro con Dio. Questo è anche oggi il messaggio cristiano, di cui, forse anche noi, ne siamo intimoriti. Non so, forse temiamo di dover cambiare completamente la nostra esistenza ...
Ci hanno insegnato, fin da piccoli, che per essere cristiani dovevamo comportarci bene e non commettere peccati, allora Cristo sarebbe venuto ad abitare dentro di noi; ma non così...
Cristo viene in noi solamente se siamo disposti ad aprire il cuore, allora il nostro vivere cambia e ci trasforma, perché non ama più il peccato, ma Gesù ... se lacero, apro il cuore è per Gesù ... non per un gesto di penitenza formale o liturgica ... questa apertura è il tornare al Signore...

Ritorniamo all’Altissimo: cioè facciamo un cammino verso il Signore perché la conversione è ritornare alla casa del Padre e abbandonare la terra di umiliazione per essere reintegrati nella propria dignità di figli. Ritornare, abbandonare, pregare, ci pone di fronte in modo risoluto all'essere determinati; è importantissimo accogliere questa parola come un comando. Il ritornare al Signore: è un movimento interiore che coinvolge l’intimo sentire e il nostro attaccamento alle realtà terrene. L’inizio del nostro "ritornare" è abbandonare i peccati; quando ci distacchiamo dal peccato e ritorniamo al Signore, noi incontriamo la sua legge, nella sua Parola che viene accolta nella nostra vita.

Iniziamo la quaresima, che con oggi ha di nuovo inizio, e chissà se raggiungerà qualche risultato, ma ormai noi sappiamo già tutto! Siamo bravissimi ... noi ...
Conosciamo il colore viola della penitenza, sappiamo essere sobri, austeri, anche nella liturgia. Le parole principali sono:cammino, penitenza, conversione, digiuno, astinenza, preghiera, carità ecc... 

Ma basta tutto questo per iniziare questo cammino?
Abbiamo a disposizione 40 giorni ... come i 40 come gli anni nel deserto, che Israele ha avuto a propria disposizione per riavvicinarsi a Dio, per camminare con Dio ... e  riscoprire viva la sua presenza, per riascoltare la sua Parola. HO VOGLIA DI CAMMINARE, DI STARE CON DIO? Ho voglia di camminare con chi oggi cammina nella storia, carico della fatica di una meta da raggiungere ... ma consapevoli di camminare con accanto Dio? Siamo pellegrini di Speranza?
Sono 40 come i giorni trascorsi da Gesù nel deserto: un deserto che diventa luogo di preghiera, HO VOGLIA DI PREGARE? Allargando lo sguardo e l'orizzonte della mia vita? La preghiera mirende più sinodale, né sono convinto?
Sono i 40 giorni di incontro di Mosè con Dio, giorni di vita interiore, per riscoprire la nostra  personale chiamata a vivere la proposta di Dio per noi e il suo progetto d’amore per l’umanità. HO VOGLIA DI ESSERE DI DIO, AL SUO SERVIZIO? Servi di un progetto: vivere il vangelo e annunciare la vita eterna.

Ecco, sono 40 giorni anche per noi, oggi!
Ed è il tempo giusto, favorevole, opportuno per riavvicinarci a Dio e per avvicinarmi alla famiglia, ai colleghi di lavoro, ai compegni di classe e alla comunità.
Ho 40 giorni ... giorno per giorno vediamo di non sprecare neanche uno!
Accogliamo spunti, riflessioni, gesti, occasioni ... una cosa al giorno per dare un senso per ogni giorno ... Ogni giorno pubblicherò UNO SPUNTO, UN GESTO, UN PENSIERO, UN ...QUALCOSA, CHE POSSA AIUTARE A DARE UN SENSO DI CAMMINO, DI PREGHIERA E DI SERVIZIO DI AMORE all'itinerario quaresimale.

Il camminare dice il papa “fa pensare al lungo viaggio del popolo d’Israele verso la terra promessa” e aggiunge che “qui sorge un primo richiamo alla conversione, perché siamo tutti pellegrini nella vita”. Il cammino della vita ci offre gratuitamente spazio di conversione.
Il Papa evidenzia che questo viaggio si fa insieme e spiega che “i cristiani sono chiamati a fare strada insieme, mai come viaggiatori solitari”, è necessario “camminare insieme, essere sinodali” perché “questa è la vocazione della Chiesa”. La nostra vocazione è la comunione.

In conclusione, il Santo Padre afferma che bisogna compiere “questo cammino insieme nella speranza di una promessa”, in quella “speranza che non delude” (Rm 5,5).
Al termine di tutto la speranza è la vita eterna.

... laceratevi il cuore e non le vesti ...

Gl 2,12-18 e Mt 6,1-6.16-18

Una espressione di una forza straordinaria che se vogliamo intenderla oggi, per noi risuoba così: "saresti disposto ad aprire la porta del tuo cuore a Cristo?"
Il cuore lacerato, il cuore strappato in realtà è il gesto di penitenza attraverso il quale tutto di noi si apre all'incontro con il Signore. Tutto ciò che è ilnostro essere può essere "strappato", lacerato per essere sostituito dall'incontro con Dio. Questo è anche oggi il messaggio cristiano, di cui, forse anche noi, ne siamo intimoriti. Non so, forse temiamo di dover cambiare completamente la nostra esistenza ... Ci hanno insegnato fin da piccoli che per essere cristiano dovevo comportarmi bene e non commettevo peccati allora Cristo veniva ad abitare dentro me; ma non così... Cristo viene in me solo se sono disposto ad aprire il mio cuore, allora il mio vivere cambia e si trasforma, perché non ama più il peccato, ma Gesù ... se lacero, apro il cuore è per Gesù ... non per un gesto di penitenza ...

martedì 4 marzo 2025

Gioia di essere amati

Sir 35,1-15 e Mc 10,28-31

Siracide ci invita guardare con animo gioioso la realtà e a interagire con gioia, fiduciosi che non perderemo nulla, anzi sperimenteremo come Il Signore è uno che "ripaga ecrestituise sette volte tanto". Ma attenzione, che il nostro donare non abbia un secondo fine, perché il Signore non lo si può corrompere con doni, perché non li accetterà. Nell'insieme questo brano ci invita a riconoscere a gioia della gratuità: "Glorifica il Signore con occhio contento"; "Mostra lieto il tuo volto"; "Con gioia consacra la tua decima"; "e con occhio contento...". Ma perché  e da dove nasce questa gioia? È la conseguenza della paternità di Dio, egli ama tutti i suoi figli senza fare preferenze. Che bello sentirsi amati dal Padre! Senza questo sentirci amati non ci doneremo con gioia, non staremo lontani dall’ingiustizia, non adempiremo a dei precetti, e nemmeno faremo sforzi di volontà.

lunedì 3 marzo 2025

Ritorna al Signore ...

Sir 17,20-28 e Mc 10,17-27

Ritorna all’Altissimo, più che volgiti; cioè fai un cammino verso il Signore perché la conversione è ritornare alla casa del Padre e abbandonare la terra di umiliazione per essere reintegrati nella propria dignità di figli. Ritorna, abbandona, prega, ci poe di fronte in modo risoluto all'essere determinati; è importantissimo accogliere questa parola come un comando. Il ritorna letteralmente è volgiti verso il Signore: è un movimento interiore che coinvolge l’intimo sentire e il pensiero fortemente attratti dalle realtà terrene. L’inizio del nostro "ritornare" è abbandonare i peccati; quando ci distacchiamo dal peccato e ritorniamo al Signore, noi incontriamo la sua legge, nella sua Parola che viene accolta nella nostra vita.

domenica 2 marzo 2025

La bocca parla della pienezza del cuore ....

Sir 27,5-8 Sal 91 1Cor 15,54-58 Lc 6,39-45

Prima di avviarci nel cammino di questa Parola domenicale, oggi vi invito alla preghiera:
Parla, Signore, e libera gli occhi del nostro cuore
da travi e pagliuzze,
da pulviscoli e cataratte interiori.
Parla, Signore, e guida il nostro cuore
oltre noi stessi e i nostri blocchi.
Parla, Signore, e riempi di te la nostra interiorità.
La vita ci attraversi, e nulla in noi si opponga.
La tua vita ci attraversi, e nulla in noi ne rallenti la sua opera.
Tu, vita del Padre, attraversaci, per essere come te, come te, Vangelo di Dio per questa nostra storia. Amen.


L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene. Ma questo è il frutto di una pienezza che strabocca, esonda, straripa ... ma a differenza dei fiumi non fa danno.
Un tesoro che l'evangelista Luca riconosce come disponibilità e ricchezza della comunità credente, della Chiesa nel suo nascere.
Ecco allora che la prima domanda che ci poniamo è proprio questa: Perché l’evangelista Luca ci fornisce questi detti? C’è un nesso tra questi detti?
Una sottolineatura importantissima è che queste parole, questi discorsi, Gesù li rivolge a chi sta ascoltando, a dei discepoli. Ed è una premessa importante. Il Vangelo oggi non ci racconta parabole, non ci fa entrare in qualche opera di potenza di Gesù, ma ci affida e ci offre suggerimenti di vita, preziosi consigli, ci indica orizzonti apparentemente al di là delle nostre possibilità.
Quindi la prima domanda da farci è: Noi siamo disposti ad ascoltare?
Siamo disposti a farci penetrare dalla sua parola?
A lasciarci mettere seriamente a nudo, di fronte a noi stessi, alle emozioni che ci attraversano, ai mondi che ci vivono dentro, alle scelte abituali che quasi senza accorgercene facciamo?
E ... siamo veramente disposti ad ascoltare queste parole comprendendole ora per noi?
•    Ecco allora che la Parola del Signore vuole liberarci gli occhi e il cuore da travi e pagliuzze ... ma che sorpresa accorgerci di quante ce ne sono, ma non è una operazione impossibile.
•    Ecco allora che la Parola del Signore vuole guidare il nostro cuore oltre noi stessi e i nostri blocchi, oltre il nostro umano limite e fragilità. Non per umiliarmi ma per farci desiderare e sperare e non lasciarci imbrigliare dal nostro limite.
•    Ecco allora che la Parola del Signore vuole riempire di Dio la nostra interiorità, per consolare la nostra solitudine esistenziale.
Con la sua Parola Gesù vuole entrare nel nostro cuore, vuole attraversarci come se in un turbine di Vangelo tutto di noi ne fosse coinvolto. Ecco allora che ogni parola è il modo in cui Dio vuole ricostruire la nostra umanità e innalzare in noi una cattedrale alla sua stessa presenza.
Ma se Gesù entra nel nostro cuore per parlarci, lo fa per entrare nel nostro mondo interiore che si affaccia sulla realtà di oggi, sul nostro quotidiano.
Gesù entra così in contatto con il nostro mondo interiore fatto di cecità, di travi e pagliuzze, di improvvisazione e superficialità, di frutti buoni e frutti cattivi, di parole che entrano in contatto con quanto il nostro cuore contiene.
Questa settimana cosa abbiamo buttato dentro il cuore? Sì, certamente, nel cuore risuonano la Parola di Dio e la preghiera, ma anche quante cose che sono veleno che uccide, o di lame che feriscono … nostro malgrado.  Ma è proprio lì dove Gesù attraversandoci ci conduce, sempre più dentro di noi e al tesoro di bene che custodiamo
Di fronte alla sua Parola il discepolo impara  ascoltando, e rilasciando la Parola che a questo punto non sono più le sue parole ma il tesoro di bene che Dio è in ciascuno di noi.
Lasciamo che sia la Parola a liberare i nostri occhi, a essere il tesoro che permette alla vita di attraversarci e renderci alberi buoni, che danno frutti buoni.

sabato 1 marzo 2025

Nel cuore della creazione

Sir 17,1-13 e Mc 10,13-16

Tutto il creato, opera di Dio, è in funzione dell'uomo,che deve agire non come un padrone, ma come colui che abita una casa. Il mondo si presenta la casa dell'uomo, si presenta come un dono che rendere possibile la vita di ciascuno. Siracide si rende conto di dovere comunicare la conoscenza di questo universo all'umanità, visto che l'uomo è fatto di terra, e ritorna alla terra nella sua mortalità; il suo tempo è contato, eppure è immagine di Dio. La sua vocazione è quindi riconosce l'opera di Dio e imparare e vivere i comandamenti della legge che il Signore ha posto nel mondo. Tutto questo per rendere evidente il rispetto della giustizia e la cura del prossimo" ... quasi quasi: "Ama Dio e ama il prossimo".