sabato 31 maggio 2025

Festa della Visitazione

Rm 12,9-16b e Lc 1,39-56

Oggi si celebra la festa della “Visitazione di Maria ad Elisabetta”! 
Maria va dalla parente per condividere un sentimento! Maria, la futura  mamma di Gesù, sente la necessità di condividere la sua gioia, la sua perplessità, i suoi sentimenti con chi sta vivendo la sua stessa esperienza: Elisabetta! Proprio come dice san Paolo nella prima lettura di oggi …, "attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno" ...
La “Visitazione” è una festa che celebra l’incontro di due mamme e due bambini che, fidandosi della voce dello Spirito, hanno cambiato la sorte dell’umanità!
Beata colei che ha creduto! Beati noi se riusciremo a credere e a fidarci!

venerdì 30 maggio 2025

Paolo continua a insegnare

At 18,9-18 e Gv 16,20-23

Il brano di Atti ci parla della permanenza di Paolo a Corinto, dove viene incoraggiato dal Signore a continuare a predicare. Ma viene anche raccontato come Paolo, dopo aver lasciato la sinagoga a causa della resistenza degli ebrei, fonda una nuova comunità cristiana nella casa di Tizio Giusto. In questo periodo, Crispo, il capo della sinagoga, e molti corinzi si convertono e vengono battezzati. L'inizio non è un fermento a sestante, ma si innerva nelle dinamiche della vita reale, quasi l'evienza di una continua incarnazione.

giovedì 29 maggio 2025

Discepoli dinamici

At 18,1-8 e Gv 16,16-20

Nella interessante narrazione di atti emergono nomi e particolari che ci danno indicazione del dinamismo dei primi discepoli e delle prime comunità. Un dinamismo fatto che di grandi spostamenti. In questi quadro si sviluppa l'annuncio paolino, il cui entro è Gesù Cristo! Paolo annuncia che “Gesù è il Cristo”. Ma lo sviluppo di questo annuncio, che trova spesso opposizione tra i Giudei, sarà una scelta determinante: “D’ora in poi me ne andrò dai pagani”. Atti sottolinea che questa svolta è del tutto nella volontà del Signore, che in una visione notturna gli dice: “Non aver paura; continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male: in questa città io ho un popolo numeroso”.

mercoledì 28 maggio 2025

Ascolto frutto di relazione

At 17,15.22-18,1 e Gv 16,12-15

Non è scontato che all'annuncio della Buona Novella tutti si convertano. L'esperienza di Paolo ad Atene testimonia come aprirsi al Risorto non è la conseguenza di un atto soprannaturale o magico, ma è la conseguenza di una relazione, che nasce a partire da  un incontro. Gli Ateniesi hanno donato il loro tempo e spazio per incontrare e conoscere Paolo ..., ma solo alcuni hanno aperto il cuore e la vita e come nel battesimo hannkdatk corso all'Effetà.
Così è fatto per le persone di Atene: "hanno donato il loro tempo e spazio per conoscere Paolo.. forse che, osservando un cristiano, si siano anch’essi cristianizzati?! La maggioranza hanno incrociato l’annuncio ma non lo hanno ascoltato.

martedì 27 maggio 2025

Cosa devo fare per essere salvato

At 16,22-34 e Gv 16,5-11

È un momento importante della predicazione di Paolo e Sila che, giunti nella città di Filippi, trovano ad affrontare diverse situazioni, anche interessanti per le interazioni sociali che si generarono tra cui anche il carcere. La missione non è una astrazione ministeriale ma si innerva nella quotidianità e anche la prigione - che potrebbe sembrare un limite insuperabile -, può divenire una occasione di conversione e di annuncio. Il carceriere, infatti,  accortosi che era accaduta una cosa strana, si precipitò dentro «e tremando cadde ai piedi di Paolo e Sila poi li condusse fuori e disse: “Signori, che cosa devo fare per essere salvato?”

lunedì 26 maggio 2025

Aprì ...

At 16,11-15 e Gv 15,26-16,4

Lidia, una donna che adorava Dio, e che stava ad ascoltare, ma non era una Giudea, ma credeva nel Dio di Israele; il Signore aprì il suo cuore per farla ascoltare le parole di Paolo. La parola qui tradotta con «aprì» descrive un’opera divina. Oggi questo «aprì» può riportarci al battesimo al rito dell'effetà ... Atti ci chiede di aprirci e donarci senza la pretesa di un tornaconto personale perché, come insegna il cuore, l’unico modo che hai per vivere è donare, l’unico modo che hai per amare è donarsi.

domenica 25 maggio 2025

Parola, Pace, Ricordo

At 15,1-2.22-29; Sal 66; Ap 21,10-14.22-23; Gv 14,23-29

Nel vangelo di questa domenica, come in questi capitoli del suo vangelo, Giovanni ci immerge nell'esperienza che lui stesso ha fatto di Gesú, ci racconta le sue parole non per farcene un resoconto ma per dirci cosa quelle parole, nel tempo hanno suscitato in lui e nella comunità. 
Ci sono tre immagini che sii tracciano, tre situazioni che si rincorrono: la parola, il ricordare e la pace. Sono le realtà che oggi più di altre interagiscono con la nostra vita, con la nostra quotidianità e con la nostra fede.
La fede ha bisogno della Parola;
La quotidianità ha bisogno della pace;
La vita ha bisogno del ricordo.
Giovanni ci riporta alla Parola che è Gesù stesso, che per un discepolo è il criterio di giudizio della realtà. Proprio Gesù - Parola di Dio incarnata -, è il criterio di giudizio della realtà per tutti coloro che vogliono vivere secondo la volontà del Padre. Dobbiamo imparare ad usare il criterio della Parola, e pensare sempre all’esempio di Gesù e alla sua predicazione, per capire quali scelte fare, quali strade prendere, come rispondere a chi ci interpella o ci provoca, come affrontare difficoltà che la vita ci pone davanti.
Osservare la Parola significa fare della vita lo spazio esistenziale dove Dio dimora, rendendo il nostro cuore capace del mistero. E solo così la fede si alimentare e illumina la vita.
Giovanni risuona della parola detta da Gesù vivo e risorto: la mia pace è per voi! 
Non c’è forse qualcosa di cui oggi avremmo più bisogno? E credetemi, per quanto sappia quanto necessaria sia la pace tra i popoli, in questo momento, di fronte al Vangelo di Giovanni e a quella bellissima promessa di Gesù – «Vi lascio la pace, vi do la mia pace».
Se infatti penso alle parole e ai gesti di Gesù non come a delle formule magiche, capaci di risolvere i problemi del mondo con interventi divini straordinari, allora quella promessa di pace mi sembra qualcosa di molto più sconvolgente, che interpella la coscienza e non può essere silenziata. Il dono della pace di Gesù si radica in profondità; è un dono interiore, che annienta il timore e annulla le titubanze; è quella pace profonda che rende ogni persona capace di ascoltare lo Spirito, i suoi moti interiori, le sue istanze, i suoi effervescenti suggerimenti. La pace di Gesù, è quella che dobbiamo continuamente chiedere, nella consapevolezza che è un dono promesso e che, se accolto, rende ognuno strumento di pace… con lo stile di Dio!
In ultimo il ricordare ... L’invito a ricordare ritorna spesso con insistenza proprio perché l’uomo, da parte sua, tende a dimenticare.
Ma cosa significa realmente ricordare se non cercare in ogni modo di  riportare alla mente per fare rivivere e dare presenza nel reale, non nella immaginazione, al punto che la memoria interagisce col presente, con il quotidiano. Una grande fragilità umana è infatti la dimenticanza ... ci si dimentica degli amici, dei parenti, degli impegni presi ... ci si dimentica pure di Dio, e ci si rivolge ad altro. Ma quando l'uomo dimentica, perde la propria identità, perde se stesso, perde la vita, perché noi siamo interattivi con la memoria, con il ricordate, con la Parola che Dio dice in noi e per noi.
Giovanni, per primo, lui che ha vissuto gli anni della sua giovinezza con il Signore, ci fa dono della sua esperienza di memoria. Il suo stesso vangelo non è un racconto, una cronaca, ma uno spazio di memoria attualizzata, dove Gesù si rende presente e concreto, sempre. Il ricordo non ci spinge semplicemente a compiere un’azione piuttosto che un’altra, a ricordare una Parola piuttosto che un’altra, in ragione di Gesù, ma a rivivere ciò che Gesù ha vissuto, o, meglio, a vivere come Gesù ha vissuto. Allora, potremmo dire, che lo Spirito ci risuona della parola, per ricordarci che la pace è il dono del vivente ... egli ci riempie di pace.

sabato 24 maggio 2025

Orizzonti sempre nuovi

At 16,1-10 e Gv 15,18-21

Dopo le vicende narrate della vita della Chiesa nascente, siamo a una svolta nel racconto di Atti: l'annuncio della Parola, cominciata a Gerusalemme ora si dirige al mondo ellenista. Fino ad ora il campo d’azione restava sempre l’Asia Minore, caratterizzata da una forte affinità culturale per la presenza di comunità giudaiche e di proseliti. Ora c’è il salto qualitativo ultimo: “lo Spirito” non permette di predicare nella provincia di Asia. La visione notturna di Paolo, dirotta il suo cammino verso l’Europa, in Grecia. Paolo e i suoi compagni dovranno confrontarsi con il mondo greco-ronano, molto diverso da quello dell’Asia Minore. Occorreranno modi nuovi di approccio e di annuncio ... nulla di scontato. Anche oggi ci sono mondi nuovi, e non solo geografi in cui portare il Vangelo.

venerdì 23 maggio 2025

Una buona lettera

At 15,22-31 e Gv 15,12-17

La Chiesa delle origini non solo si accorda con ciò che è scritto nella Bibbia, ma di essa sceglie di seguire le pagine più profetiche, spinta dal soffio dello Spirito. Ecco perché nella lettera che i capi della Chiesa da Gerusalemme inviano ad Antiòchia viene scritto "è parso bene allo Spirito Santo e a noi": perché quella comunità sa bene che da sola non avrebbero avuto il coraggio di intraprendere una strada così nuova, una strada che segnava la differenza con l'ebraismo. La nuova strada intrapresa dai capi della Chiesa ispirati dallo Spirito Santo li spinge nella missione e si sentono incoraggiati perché si sentono seguiti dalla cura premurosa degli apostoli e sentono di far parte dello stesso corpo. Il cui capo Gesú  è conloro "fino alla fine del mondo".

giovedì 22 maggio 2025

Il criterio sella Parola

At 15,7-21 e Gv 15,9-11

Come derimere la grande discussione? Tutto è originato dalla Parola; che è la pietra di paragone e il criterio di giudizio della realtà. Proprio Gesù - Parola di Dio incarnata -, è il criterio di giudizio della realtà per tutti coloro che vogliono vivere secondo la volontà del Padre. Dobbiamo imparare ad usare il criterio della Parola, e pensare sempre all’esempio di Gesù e alla sua predicazione, per capire quali scelte fare, quali strade prendere, come rispondere a chi ci interpella o ci provoca, come affrontare difficoltà che la vita ci pone davanti. La Parola permette di non fare distinzioni, eccezioni, a imporre pesi insopportabili, ed arrogarci il diritto di ammettere o meno all”Eucaristia chi, secondo noi, è più o meno degno. Occorre proprio che la Chiesa superi la logica "delle etichette” e prevalga, finalmente, il Regno di Dio.

mercoledì 21 maggio 2025

La Chiesa è Sinodale

At 15,1-6 e Gv 15,1-8

I momenti cruciali della vita della Chiesa sono sempre Sinodali. La Sinodalità - cioè il cammino insieme -, è garanzia dell’autenticità del legame della Chiesa con la figura storica e l’insegnamento di Gesù, affinché anche da un conflitto di idee o divergenze dottrinali dove scaturire la direzione da seguire, valida per tutta la Chiesa. Questo ciò che accadde a Gerusalemme, in quello che viene chiamato il Primo Concilio. Ciò che normalmente emerge nel dialogo e nel confronto è che nessuna pratica religiosa, solida e per quanto rigidamente osservata, è in grado di salvare l’uomo, né di generare la gioia nel suo cuore, solo l'amore di Gesù salva, converte e rinnova la vita.

martedì 20 maggio 2025

Dio opera nella missione

At 14,19-28 e Gv 14,27-31

Dall'esperienza di Paolo e Barnaba, impariamo anche oggi che chi vive nella Chiesa deve essere pronto a subire di tutto per Gesù, anche il temtativo di lapidazione. Poi che niente può fermare l’opera evangelizzatrice di chi sente la chiamata missionaria: Paolo è appena scampato alla morte e va con Bàrnaba a predicare a Derbe, suscitando nuovi discepoli. Ed ecco che come sintesi di tutto ciò che si vive, il riconoscono che quanto hanno fatto non dipende da loro, ma dall’opera che Dio ha compiuto per loro tramite. La lode al Signore che opera attraverso di noi è la forza che ci sorregge nella vita quotidiana, per realizzare la grande missione che si vive nella Chiesa.

lunedì 19 maggio 2025

Raccontiamo le opere di Dio

At 14,5-18 e Gv 14,21-26

Paolo e Bàrnaba, nel loro primo viaggio missionario sperimenrano di tutto dopo la guarigione miracolosa: tentativo di lapidazione e poi anche di incoronazione; essere scambiati per Dei, ecc ... la realtà reagisce nei modi più diversi all'annuncio del vangelo. Una lettura distorta del miracolo, provocherebbe una ricaduta assurda, capace solo di deviazioni devastanti rispetto alla verità dell'annuncio. Ciò che emerge di rilevante è che tornati ad Antiochia, radunarono la Chiesa per raccontare le grandi cose che Dio aveva compiuto per mezzo di loro. È molto importante che ognuno di noi impari a raccontare le opere di Dio agli altri. Dio fa "cose" nella vita di ciascuno di noi che gli altri non sanno se non le raccontiamo noi. 

domenica 18 maggio 2025

Un popolo anaffettivo

At 14,21-27 Sal 144 Ap 21,1-5 Gv 13,31-35

Come ama Dio? Gesù ci mostra come Dio ama ... umanamente!
Papà Francesco ha scritto: "Come vorrei che ognuno nella Chiesa, ogni istituzione, ogni attività riveli che Dio ama l’uomo!. 
Ma come ama Dio? Non credo esista una risposta capace di soddisfare questa domanda.
Gesù non ci ha parlato dell'amore di Dio con i suoi stessi sentimenti, gesti, pensieri, azioni, ecc ... Non ha parlato di un amore astratto o sentimentale, ma ha espresso l'amore come qualcosa che si rende evidente attraverso le possibilità della nostra umanità, un amore incarnato; ci ha lasciato un comando che ci permette di viverecamando, con due modalità di attuazione:
- Amatevi gli uni gli altri;
- Amatevi come io vi ho amato.
La prima condizione da evidenza a tutta la nostra umana fragilità perché la reciprocità, gli uni gli altri è faticosa, fatta di gesti concreti che traducono l'amore ogni giorno,
La seconda condizione impone una imitazione senza appello, una totalità da riconoscere come condizione senza la quale non è possibile amare. Amare come Gesù ama, significa gratuità e dono. Nell'agire di Gesù non c’è il "ti do perché tu mi dia", ma c’è semplicemente il dono, puro e semplice, fatto senza pretesa né contraccambio alcuno.
Se la reciprocità ci fa sperimentare l'amore fraterno, la totalità ci pone nell'amore che è Dio.
L'esperienza umana e cristiana di amare non è allora una esperienza di sentimenti buoni, o affettivi, ma è un continuo misurare la realtà vissuta col metro che è Gesù stesso, un metro che misura anche i sentimenti e gli affetti. Alla luce di questo allora, l’amore è la sola risposta per gli appelli della nostra storia contemporanea, alle tensioni internazioni, ai disagi sociali, alle tante forme di discriminazione e odio. Amare non è buonismo ingenuo, ma sequela cristiana consapevole e moralmente responsabile.
Detto questo, chi seguire davvero Gesù impara ad amare. Solo chi sa farsi discepolo del Vangelo può amare come il Risorto ha amato. Non è una prerogativa esclusiva dei cristiani, ma chi si dice cristiano non può non può non amare, benché sia molto più facile fare altro. Chi si dice cristiano non può non mettere in campo scelte all’insegna della bontà: anche se questo renderà fragili, vulnerabili, contestabili. Il comandamento dell’amore è la sola e vera eredità che il Maestro ci ha consegnato, non ne abbiamo 10 più 1, ma ne abbiamo fondamentalmente uno, che deve essere, il nostro criterio quotidiano nella vita, nelle relazioni, nelle lotte e nelle ripartenze di ogni singolo istante. Dall’amore avremo tra di noi gli altri ci riconosceranno. In quell’amore potranno vedere Dio. Dal nostro amare potranno lasciarsi convincere della presenza di Dio che è amore. Se siamo anaffettivi, dove si vedrà Dio?

sabato 17 maggio 2025

La salvezza fino all'estremità della terra ...

At 13,44-52 e Gv 14,7-14

“Ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani”: e che questo sua una cosa buona si vede dai frutti: i pagani gioiscono per le loro vite, glorificano il Signore, e accresce il numero dei credenti. È la stessa dinamica che vediamo accadere nel Vangelo: come conseguenza di ogni miracolo compiuto da Gesù, aumentabil numero dei discepoli. É lo stesso movimento che si origina ogni volta che la Chiesa apre nuove piste di comprensione del Vangelo nel mondo di oggi, che si tratti del rapporto con tutti gli uomini del mondo – a qualunque religione appartengano – o del rapporto con il mondo che ci circonda o dei nostri stessi fratelli di fede, con cui costruire una nuova comunità di fede: la gioia del cristiano è segno inequivocabile dell’adesione alla gioia del Vangelo.




venerdì 16 maggio 2025

Il compimento è Gesù

At 13,26-33 e Gv 14,1-6

Sàulo sta ancora parlando agli Ebrei di Antiòchia di Pisìdia, ma nel dialogo non sono più "uomini di Israele" ma sono diventati "fratelli, figli della discendenza di Abramo": vuole talmente coinvolgerli nel cammino di salvezza che li aiuta a leggere ogni cosa accaduta a Gerusalemme come manifestazione della volontà di Dio. Allo stesso modo “la promessa fatta ai padri si è realizzata” in Gesù, il figlio di cui si compiace Dio Padre cone dice il salmo 2. Ma di quale promessa si tratta? Quella del "Dio con noi", ovvero la perfetta incarnazione della Parola in Gesù, ma anche la perfetta incarnazione dell’amore di Gesù in uomini e donne concrete e vive, perché l’amore di Dio agisce sempre nella storia concreta di ciascuno, risollevandola dopo ogni caduta e rinnovandola giorno dopo giorno.

giovedì 15 maggio 2025

Il filo della storia

At 13,13-25 e Gv 13,16-20

Da questo punto in poi, nel libro degli Atti, inizia in modo dettagliato e univoco la narrazione della vicenda legata a Paolo, che da persecutore è ora apostolo dei pagani.
Il suo intervento è quello di un Ebreo che ha imparato a leggere la storia del popolo di Israele da una prospettiva nuova, quella della missione di Gesù. La storia del popolo eletto narrata nelle scritture antiche ha un finale nuovo, che apre l’antica alleanza a una prospettiva più ampia con la figura di Giovanni il Battista. Paolo si rende conto di essere in quel filo rosso che percorre la storia, che è il cammino della salvezza: amche lui come tanti altri è stato chiamato per annunciare il Vangelo, nel mondo in cui vive. E noi?

mercoledì 14 maggio 2025

Scelto secondo il cuore di Gesù

At 1,15-17.20-26 e Gv 15,9-17

Reintegrare il numero dei dodici, è il primo atto della comunità dei discepoli dell'origine, un atto che pone uncriterio, a fondamento della comunità stessa: l'integrità di un numero per garantire la comunione. E così come Giuda ha abbandonato il posto nel ministero e nell’apostolato “per andarsene al posto che gli spettava”, la scelta di Mattia è in ogni modo un necessario evento di risurrezione. Anche oggi la scelta dei Vescovi nella chiesa contemporanea, rappresenta il modo di consegnare tutto al Signore “conoscitore del cuore di tutti”.

martedì 13 maggio 2025

La fede: Gesù è il Signore

At 11,19-26 e Gv 10,22-30

Vari sono i modi in cui lo Spirito agisce: non abbandona coloro che sono dispersi  a causa della persecuzione, seguita alla lapidazione di Stefano, anzi li accompagna fino a farli divenire nuovo seme di discepoli. È lo Spirito che suscita in alcuni discepoli il desiderio di annunciare la fede anche ai Greci di Antiòchia, nonostante la consuetudine di avvicinare solo persone di origine ebraica; è lo Spirito che suscita stimola nuovi apostoli, da inviare nella grande città di Antiochia per consolidarne la fede. Non dobbiamo aver paura di riconoscere il soffio dello Spirito anche al di fuori del piccolo orticello delle nostre comunità, dobbiamo riconoscere che i “segni dei tempi” ta sono fuori della vista del nostro micro orizzonte.

lunedì 12 maggio 2025

Non poniamo impedimento

At 11,1-18 e Gv 10,1-10

C'è una notizia straordinaria: il “vangelo” coinvolge persone di altre tradizioni spirituali e culturali. Il testo ci descrive l’opera stessa di Dio, e quindi gli interrogativi, le obiezioni e i “pensieri nuovi” provocati dal Signore stesso. Di frone a questa nuova e buona parola, crollano gli schemi che normalmente costruiamo anche a livello religioso. Anche Pietro è messo in questione dal suo mondo proprio per essersi posto come annunciatore dei doni che Dio vuole offrire a tutte le genti della terra. Pietro prende gradualmente coscienza di una salvezza che ora deve dilatarsi dal popolo di Israele a tutte le nazioni: “chi ero io per porre impedimento a Dio?”

domenica 11 maggio 2025

Nessuno ci strapperà ...

Gv 10,27-30

Nessuno può strapparci, separarci, allontanarci da Dio, neppure noi stessi e il nostro senso di inadeguatezza.
Ogni giorno possiamo dire che non c’è caduta, non c’è giudizio, non c’è peccato che possa escluderci dalla vita di Dio.
Nelle parole di Gesù scopro che nella comunione con Dio posso sempre ricominciare, so che in Dio posso sempre fare esperienza di misericordia, potrò sempre sentire compassione, delicatezza, misericordia, amore, gratuità. Quando Gesù si è presentato come il Buon Pastore, credo che prima di tutto abbia guardato quelle persone con compassione perché stanche, disorientate, assetate di un qualcosa che era oltre il senso religioso, oltre le leggi e le prescrizioni dei sacerdoti del Tempio, oltre i riti e i sacrifici, che consolavano ma non aprivano alla speranza certa dell'amore di Dio per noi. La paura di Gesù era che qualcuno di quelli che stava guardando, camminasse nel silenzio nel cuore, la solitudine che divora e nella quale ci si perde. Gesù il Buon Pastore vuole sempre raggiungerci, accompagnarci, indicarci la vera meta della vita.
Il Buon pastore vuole condividere con noi un segreto che solo condiviso da senso a tutto: la sua vita è incrocio di vite, è comunione di storie, è incontro tra diversi, la vita è lo spazio che possiamo riempire della sua presenza di eternità.
 

sabato 10 maggio 2025

È Cristo che agisce

At 9,31-42 e Gv 6,60-69

Non è un genere letterario petrino presentare Pietro che compie gli stessi miracolosi di Gesù, perché dobbiamo rimettere tutti e sempre al cemtro il Signore e imparare a stupirci anche dell’idea che un uomo possa operare un miracolo. Il brano di Atti mette in evidenza come i miracolid8 Pietro (anche quelli di Gesù) non sono illusioni fuori dalla realtà ma avvengano in contesti di quotidianità e semplicità; nella vita semplice delle persone, in mezzo ai fatti di tutti i giorni. Il legame indissolubile che ciascuno ha con Cristo, gli permette di essere straordinario nell'ordinario quotidiano.

venerdì 9 maggio 2025

Un intreccio di grazia

At 9,1-20 e Gv 6,52-59

Gesù agisce nella storia e nella sua Chiesa attraverso il suo Spirito, che parla ora con voce di tuono, ora con sussurro leggero. Ma non può fare niente se noi non prestiamo attenzione al sussurro, o se resistiamo alla forza del tuono: se Sàulo o Ananìa non avessero permesso allo Spirito di farsi strada in loro, forse la storia dell’evangelizzazione sarebbe stata diversa.  E se noi oggi non crediamo che lo Spirito continua a suscitare profeti e apostoli per la sua Chiesa, non sapremo riconoscerli, anzi, non li aiuteremo a riconoscere in loro stessi la chiamata del Signore e a compiere la missione, pensata dal Padre per il bene della Chiesa e di tutti.

giovedì 8 maggio 2025

Sedersi accanto

At 8,26-40 e Gv 6,44-51

L’eunuco è un uomo privato, da altri uomini, della possibilità di ricrearsi e vivere la proprie emozioni ed esprimere le proprie possibilità, i propri progetti; tutto è condizionato da una violenza che ha deturpato la  natura ... Di fronte a questo uomo, e alle sue domande, Filippo compie l'unica visa ne essaria, si siede accanto e condivide la giornata annunciando il Cristo. Il battesimo che ne consegue è per questo uomo un vero riscatto, una vera rinascita. È La possibilità di recuperare senso e prospettive. Non ci sono parole, c’è solo il perdono, l’acqua che sana le ferite che spesso noi infliggiamo con la nostra crudeltà e la potenza di un abbraccio che cura e rigenera vita.

mercoledì 7 maggio 2025

Quando tutto sembra perduto

At 8,1-8 e Gv 6,35-40

Credo che la persecuzione sia una esperienza disarmante che non si può idealizzare e neppure ipotizzare, forse potrebbe essere come se tutto sembri drammaticamente finire. Eppure anche in quella prima persecuzione della Chiesa, coloro che avevano fede vengono dispersi, ma la forza della Parola rigenera; è linfa ed energia per generare altrove la vita, I miracoli di Filippo sono un segnale, dicono la forza di Filippo e di tutti i dispersi di Gerusalemme che non hanno smesso mai di credere. Ecco che la dispersione della comunità di Gerusalemme è come un fiume che sfocia nel mare! 

martedì 6 maggio 2025

Il martirio di Stefano

At 7,51-8,1 e Gv 6,30-35

Chiudere il cuore e le orecchie, per non sentire e non ascoltare. È il mondo di fronte alla testimonianza di Stefano, fino all’epilogo dell’eliminazione del problema. La lotta sostenuta da Stefano è contro la chiusura del cuore di fronte all’opera di Dio e al dono dello Spirito che agisce sempre anche nella vita tenebrosa dell’uomo.
Stefano è pronto a sacrificare la sua vita, non ha paura, perché il suo martirio da completezza alla sua missione: la via che porta all’amore incondizionato verso Dio, il superamento dell’ingiustizia e la dimostrazione che nel perdono è concreta la misericordia di Dio.

lunedì 5 maggio 2025

Quando la vita di Gesù vive in noi

 At 6,8-15 e Gv 6,22-29

Per quello che Stefano rappresentava e affermava di Gesù, era inevitabile che prima o poi si arrivasse a un conflitto tra lo stesso Stefano e i componenti della sinagoga dei liberti. I liberti erano ebrei di cultura o di origine greca, come Stefano, divenuti uomini liberi dopo l'esperienza della schiavitù. Stefano vive il suo servizio da diacono, come la comunità gli ha affidato,  come chi ha fatto esperienza del Signore Gesù, ed è inviato da lui ad annunciare misericordia che gli ha usato. Chiunque nel Figlio ha fatto esperienza dell’amore del Padre, diventa testimone di questo amore per i fratelli che ancora non lo conoscono. L'amore contagia amando, ma è anche miccia di scontro.


domenica 4 maggio 2025

La risurrezione ci convoca e ci parla

At 5,27-32.40-4. Sal 29   Ap 5,11-14   Gv 21,1-19

Questo ultimo capitolo di Giovanni è alquanto strano ... Sembra voler tratteggiare da un lato una esperienza di Chiesa, con tutti i suoi limiti e le sue fughe, come anche mettere un accento sulla figura di Pietro, come riferimento della comunità stessa. Una comunità che viene convocata dal risorto, perché diversamente non si mette nella sequela del Signore, ma torna a pescare, si insabbia nelle occupazioni pastorali, nelle priorità pratiche della vita quotidiana; forse anche la carità, o la catechesi dei fanciulli, come pure l'impegno sociale e la promozione umana ... ma tutto questo in realtà è privo di ciò che Gesù mette al centro del suo rivelarsi risorto: la pesca abbondantissima, forse la missione di radunare il popolo di Dio con il vangelo della vita e spezzare il pane, mangiarlo, come segno di quella eucaristia che costantemente rimette Cristo al centro e  come orizzonte che abbraccia tutto il mondo, nel tentativo di essere la comunione ovvero tutto per tutti.

In questa apparizione col Risorto facciamo i conti con il dubbio di chi fatica a credere, con lo scoraggiamento di chi non ha speranza; non siamo tutti dei campioni come quelli del cenacolo di Gerusalemme. Lì sono una spanna avanti, perché hanno vissuto, sperimentato, toccato il dono del Risorto. Ma qui, nel Vangelo, è tutta un’altra storia, e forse è la storia più umanamente vicina a noi. Percepiamo la vita di chi si confronta col vangelo e con le scommesse della vita; con chi alla luce delle parole di Gesù, cerca ogni giorno di fare discernimento e di accende luci nella coscienza, che non sempre riesce a stare in una docile obbedienza come chi pensa di avere la verità in tasca da poter affrontare tutto e tutti.

La proposta é altra, è sinodale, è condivisa, è comunitaria! O c'è Gesù che chiama a mangiare o tutto è superfluo; ogni sforzo della Chiesa e di ogni comunità sarà, oggi come ieri in Galilea, mettersi in ascolto di quell'invito: "Venite a mangiare".

Poi uno sguardo su Pietro. Quanto è bello e importante questo dialogo alla luce di ciò che oggi vive la Chiesa, la morte di papa Francesco e il Conclave. Pietro va guardato con un occhio particolare sembra che l'evangelista voglia dirci di riservare a Pietro e ai suoi successori un ruolo del tutto speciale, di fatto ci sono alcuni elementi il dialogo sull'amore, il parlarsi senza schemi e pregiudizi, il tenersi nel reciproco sguardo. Sono immagini che scaldano il cuore ... come quella triplice richiesta di "pascere", cioè prendersi cura ... che credo siano fondamentali e che devono arricchire la nostra preghiera, anche e soprattutto in un momento come questo, alle soglie di un Conclave e mentre nel nostro cuore vibrano ancora i gesti e le parole di papa Francesco.

sabato 3 maggio 2025

Il risorto io l'ho visto

1Cor 15,1-8 e Gv 14,6-14

Paolo da persecutore ad apstolo ... ad un uomo come questo viene affidato l'annuncio della risurrezione! Anche in questo caso dobbjamo rilevare l'assoluta illogicità di una storia personale e riconoscere la meravigliosa originalità del mistero di Dio che si rivela nella vita. In quattro pennellate Paolo ci dipinge il contenuto dell’annuncio cristiano: il fatto che Gesù ha salvato il mondo. La comprensione di questo mistero è per Paolo prima di tutto un atto di fede nel risorto. Anche noi ogni domenica recitiamo il Credo, dicendo di credere nel risorto ma poi in realtà professiamo una fede che è altra, che non scalda. Invece dovremmo, proprio professare che Gesù ha patito, è morto, è risorto per farci esattamente come lui. È questa fede che cambia le carte in tavola e scompiglia ogni cosa.

venerdì 2 maggio 2025

Non è possibile non parlare di Gesù ...

At 5,34-42 e Gv 6,1-15

Il ragionamento di Gamaliele, è semplice e corretto, fornisce una risposta semplice e logica per sfidare quello che sembra irrazionale, e il problema che rappresentano gli apostoli e la vicenda di Gesú si risolverà da solo. Ma qui siamo di fronte a qualcosa che è oltre il razionale e l'irrazionale, oltre il ragionevole e l'irragionevole, siamo di fronte alla fede, siamo di fronte allo stesso mistero dell'agire di Dio. Da questi uomini parte una missione, l'amore che da vita al mondo. Gli apostoli sono l’esempio della forza della missione divina. Pur umiliati, derisi, censurati nel nominare il nome di Gesù, non cedono perché non devono concedere nulla, ma restare nella promessa di diffondere la Parola, è dire quel nome: Gesú.

giovedì 1 maggio 2025

La carità come presupposto

Col 3, 14-15.17.23-24 e Mt 13,54-58

La comunità cristiana delle origini riflette su come porsi nei confronti del tempo in cui vive; se quella di Cristo è novità assoluta, come tradurla nella quotidianità, nelle circostanze, nelle relazioni con cui la nostra vita è quello che è? Per Paolo, non si tratta di fare la carità quanto piuttosto di rivestirsi di essa, assumerla come un abito, farla diventare la logica del proprio tempo entrando in comunione con i sentimenti, i sogni e gli ideali di Gesù il Cristo. La carità è il presupposto della pace, dona un linguaggio che mette in condizione di vivere la comunione, mettendola muro confusione, mediocrità, pregiudizio e nel rifiuto. Rivestendo di carità giungeremo al Regno dei cieli.