Rm 12,9-16b e Lc 1,39-56
sabato 31 maggio 2025
Festa della Visitazione
venerdì 30 maggio 2025
Paolo continua a insegnare
At 18,9-18 e Gv 16,20-23
giovedì 29 maggio 2025
Discepoli dinamici
At 18,1-8 e Gv 16,16-20
mercoledì 28 maggio 2025
Ascolto frutto di relazione
At 17,15.22-18,1 e Gv 16,12-15
martedì 27 maggio 2025
Cosa devo fare per essere salvato
At 16,22-34 e Gv 16,5-11
lunedì 26 maggio 2025
Aprì ...
At 16,11-15 e Gv 15,26-16,4
domenica 25 maggio 2025
Parola, Pace, Ricordo
At 15,1-2.22-29; Sal 66; Ap 21,10-14.22-23; Gv 14,23-29
Nel vangelo di questa domenica, come in questi capitoli del suo vangelo, Giovanni ci immerge nell'esperienza che lui stesso ha fatto di Gesú, ci racconta le sue parole non per farcene un resoconto ma per dirci cosa quelle parole, nel tempo hanno suscitato in lui e nella comunità.Ci sono tre immagini che sii tracciano, tre situazioni che si rincorrono: la parola, il ricordare e la pace. Sono le realtà che oggi più di altre interagiscono con la nostra vita, con la nostra quotidianità e con la nostra fede.
La fede ha bisogno della Parola;
La quotidianità ha bisogno della pace;
La vita ha bisogno del ricordo.
Giovanni ci riporta alla Parola che è Gesù stesso, che per un discepolo è il criterio di giudizio della realtà. Proprio Gesù - Parola di Dio incarnata -, è il criterio di giudizio della realtà per tutti coloro che vogliono vivere secondo la volontà del Padre. Dobbiamo imparare ad usare il criterio della Parola, e pensare sempre all’esempio di Gesù e alla sua predicazione, per capire quali scelte fare, quali strade prendere, come rispondere a chi ci interpella o ci provoca, come affrontare difficoltà che la vita ci pone davanti.
Osservare la Parola significa fare della vita lo spazio esistenziale dove Dio dimora, rendendo il nostro cuore capace del mistero. E solo così la fede si alimentare e illumina la vita.
Giovanni risuona della parola detta da Gesù vivo e risorto: la mia pace è per voi!
Non c’è forse qualcosa di cui oggi avremmo più bisogno? E credetemi, per quanto sappia quanto necessaria sia la pace tra i popoli, in questo momento, di fronte al Vangelo di Giovanni e a quella bellissima promessa di Gesù – «Vi lascio la pace, vi do la mia pace».
Se infatti penso alle parole e ai gesti di Gesù non come a delle formule magiche, capaci di risolvere i problemi del mondo con interventi divini straordinari, allora quella promessa di pace mi sembra qualcosa di molto più sconvolgente, che interpella la coscienza e non può essere silenziata. Il dono della pace di Gesù si radica in profondità; è un dono interiore, che annienta il timore e annulla le titubanze; è quella pace profonda che rende ogni persona capace di ascoltare lo Spirito, i suoi moti interiori, le sue istanze, i suoi effervescenti suggerimenti. La pace di Gesù, è quella che dobbiamo continuamente chiedere, nella consapevolezza che è un dono promesso e che, se accolto, rende ognuno strumento di pace… con lo stile di Dio!
In ultimo il ricordare ... L’invito a ricordare ritorna spesso con insistenza proprio perché l’uomo, da parte sua, tende a dimenticare.
Ma cosa significa realmente ricordare se non cercare in ogni modo di riportare alla mente per fare rivivere e dare presenza nel reale, non nella immaginazione, al punto che la memoria interagisce col presente, con il quotidiano. Una grande fragilità umana è infatti la dimenticanza ... ci si dimentica degli amici, dei parenti, degli impegni presi ... ci si dimentica pure di Dio, e ci si rivolge ad altro. Ma quando l'uomo dimentica, perde la propria identità, perde se stesso, perde la vita, perché noi siamo interattivi con la memoria, con il ricordate, con la Parola che Dio dice in noi e per noi.
Giovanni, per primo, lui che ha vissuto gli anni della sua giovinezza con il Signore, ci fa dono della sua esperienza di memoria. Il suo stesso vangelo non è un racconto, una cronaca, ma uno spazio di memoria attualizzata, dove Gesù si rende presente e concreto, sempre. Il ricordo non ci spinge semplicemente a compiere un’azione piuttosto che un’altra, a ricordare una Parola piuttosto che un’altra, in ragione di Gesù, ma a rivivere ciò che Gesù ha vissuto, o, meglio, a vivere come Gesù ha vissuto. Allora, potremmo dire, che lo Spirito ci risuona della parola, per ricordarci che la pace è il dono del vivente ... egli ci riempie di pace.
sabato 24 maggio 2025
Orizzonti sempre nuovi
At 16,1-10 e Gv 15,18-21
venerdì 23 maggio 2025
Una buona lettera
At 15,22-31 e Gv 15,12-17
giovedì 22 maggio 2025
Il criterio sella Parola
At 15,7-21 e Gv 15,9-11
mercoledì 21 maggio 2025
La Chiesa è Sinodale
At 15,1-6 e Gv 15,1-8
martedì 20 maggio 2025
Dio opera nella missione
At 14,19-28 e Gv 14,27-31
lunedì 19 maggio 2025
Raccontiamo le opere di Dio
At 14,5-18 e Gv 14,21-26
domenica 18 maggio 2025
Un popolo anaffettivo
At 14,21-27 Sal 144 Ap 21,1-5 Gv 13,31-35
sabato 17 maggio 2025
La salvezza fino all'estremità della terra ...
At 13,44-52 e Gv 14,7-14
venerdì 16 maggio 2025
Il compimento è Gesù
At 13,26-33 e Gv 14,1-6
giovedì 15 maggio 2025
Il filo della storia
At 13,13-25 e Gv 13,16-20
mercoledì 14 maggio 2025
Scelto secondo il cuore di Gesù
At 1,15-17.20-26 e Gv 15,9-17
martedì 13 maggio 2025
La fede: Gesù è il Signore
At 11,19-26 e Gv 10,22-30
lunedì 12 maggio 2025
Non poniamo impedimento
At 11,1-18 e Gv 10,1-10
domenica 11 maggio 2025
Nessuno ci strapperà ...
Gv 10,27-30
Ogni giorno possiamo dire che non c’è caduta, non c’è giudizio, non c’è peccato che possa escluderci dalla vita di Dio.
sabato 10 maggio 2025
È Cristo che agisce
At 9,31-42 e Gv 6,60-69
venerdì 9 maggio 2025
Un intreccio di grazia
At 9,1-20 e Gv 6,52-59
giovedì 8 maggio 2025
Sedersi accanto
mercoledì 7 maggio 2025
Quando tutto sembra perduto
At 8,1-8 e Gv 6,35-40
martedì 6 maggio 2025
Il martirio di Stefano
At 7,51-8,1 e Gv 6,30-35
lunedì 5 maggio 2025
Quando la vita di Gesù vive in noi
At 6,8-15 e Gv 6,22-29
Per quello che Stefano rappresentava e affermava di Gesù, era inevitabile che prima o poi si arrivasse a un conflitto tra lo stesso Stefano e i componenti della sinagoga dei liberti. I liberti erano ebrei di cultura o di origine greca, come Stefano, divenuti uomini liberi dopo l'esperienza della schiavitù. Stefano vive il suo servizio da diacono, come la comunità gli ha affidato, come chi ha fatto esperienza del Signore Gesù, ed è inviato da lui ad annunciare misericordia che gli ha usato. Chiunque nel Figlio ha fatto esperienza dell’amore del Padre, diventa testimone di questo amore per i fratelli che ancora non lo conoscono. L'amore contagia amando, ma è anche miccia di scontro.
domenica 4 maggio 2025
La risurrezione ci convoca e ci parla
At 5,27-32.40-4. Sal 29 Ap 5,11-14 Gv 21,1-19
Questo ultimo capitolo di Giovanni è alquanto strano ... Sembra voler tratteggiare da un lato una esperienza di Chiesa, con tutti i suoi limiti e le sue fughe, come anche mettere un accento sulla figura di Pietro, come riferimento della comunità stessa. Una comunità che viene convocata dal risorto, perché diversamente non si mette nella sequela del Signore, ma torna a pescare, si insabbia nelle occupazioni pastorali, nelle priorità pratiche della vita quotidiana; forse anche la carità, o la catechesi dei fanciulli, come pure l'impegno sociale e la promozione umana ... ma tutto questo in realtà è privo di ciò che Gesù mette al centro del suo rivelarsi risorto: la pesca abbondantissima, forse la missione di radunare il popolo di Dio con il vangelo della vita e spezzare il pane, mangiarlo, come segno di quella eucaristia che costantemente rimette Cristo al centro e come orizzonte che abbraccia tutto il mondo, nel tentativo di essere la comunione ovvero tutto per tutti.
In questa apparizione col Risorto facciamo i conti con il dubbio di chi fatica a credere, con lo scoraggiamento di chi non ha speranza; non siamo tutti dei campioni come quelli del cenacolo di Gerusalemme. Lì sono una spanna avanti, perché hanno vissuto, sperimentato, toccato il dono del Risorto. Ma qui, nel Vangelo, è tutta un’altra storia, e forse è la storia più umanamente vicina a noi. Percepiamo la vita di chi si confronta col vangelo e con le scommesse della vita; con chi alla luce delle parole di Gesù, cerca ogni giorno di fare discernimento e di accende luci nella coscienza, che non sempre riesce a stare in una docile obbedienza come chi pensa di avere la verità in tasca da poter affrontare tutto e tutti.
La proposta é altra, è sinodale, è condivisa, è comunitaria! O c'è Gesù che chiama a mangiare o tutto è superfluo; ogni sforzo della Chiesa e di ogni comunità sarà, oggi come ieri in Galilea, mettersi in ascolto di quell'invito: "Venite a mangiare".
Poi uno sguardo su Pietro. Quanto è bello e importante questo dialogo alla luce di ciò che oggi vive la Chiesa, la morte di papa Francesco e il Conclave. Pietro va guardato con un occhio particolare sembra che l'evangelista voglia dirci di riservare a Pietro e ai suoi successori un ruolo del tutto speciale, di fatto ci sono alcuni elementi il dialogo sull'amore, il parlarsi senza schemi e pregiudizi, il tenersi nel reciproco sguardo. Sono immagini che scaldano il cuore ... come quella triplice richiesta di "pascere", cioè prendersi cura ... che credo siano fondamentali e che devono arricchire la nostra preghiera, anche e soprattutto in un momento come questo, alle soglie di un Conclave e mentre nel nostro cuore vibrano ancora i gesti e le parole di papa Francesco.
sabato 3 maggio 2025
Il risorto io l'ho visto
1Cor 15,1-8 e Gv 14,6-14
venerdì 2 maggio 2025
Non è possibile non parlare di Gesù ...
At 5,34-42 e Gv 6,1-15
giovedì 1 maggio 2025
La carità come presupposto
Col 3, 14-15.17.23-24 e Mt 13,54-58