1 Giovanni 2,18-21 e Giovanni 1,1-18
venerdì 31 dicembre 2021
Una fine dell'anno che è sempre un buon inizio
giovedì 30 dicembre 2021
L'attesa dell'atteso.
1 Giovanni 2,12-17 e Luca 2,36-40
mercoledì 29 dicembre 2021
Simeone un vero uomo che attende
1 Giovanni 2,3-11 e Luca 2,22-35
martedì 28 dicembre 2021
L'innocenza tradita e abbandonata
1 Giovanni 1,5-2,2 e Matteo 2,13-18
lunedì 27 dicembre 2021
Era il discepolo "amato"
domenica 26 dicembre 2021
Famiglia: Un amore necessario?
1 Samuele 1,20-22.24-28; Salmo 83; 1 Giovanni 3,1-2.21-24; Luca 2,41-52
In questi mesi ho con tristezza dovuto riconoscere la fatica del vivere insieme, una fatica che riesce a cancellare anni di desideri, affetti, di gesti di amore e di quotidianità ... Tutto si riassume con le parole: "siamo in crisi", a cui segue una immediata esperienza: la separazione!
Diverse famiglie si sono divise, separate, hanno deciso di rompere quel vincolo che alcuni anni fa avevano scelto come condizione della loro felicità.
Non sono riusciti ad andare oltre e vincere le loro difficoltà, non sono riusciti a comprendere il limite e le fragilità ... Che a volte sembrano insormontabili, irriducibili e alla fine invincibili ... E allora non resta che arrendersi a una dura evidenza...
Ma molte situazioni di questo genere sono in famiglie di persone credenti, di cristiani che hanno anche cercato di camminare insieme nella fede ... E la sofferenza allora diviene ancora più grande ...
Perché non ci siamo accorti di tanto disagio? Perché non siamo riusciti a sostenere e ad aiutare il loro cammino di vita insieme ... Perché ...
Mi chiedo: perché oggi la crisi in famiglia è vissuta come una sentenza definitiva di fine rapporto, invece che come tempo provvidenziale?
Ieri scorrendo alcuni articoli, ho letto velocemente una riflessione sulla scristianizzazione della Francia; con estrema determinazione sono riusciti a relegare la religione e in particolare il cristianesimo, a un ruolo di marginalità assoluta, svuotando le persone del loro senso religioso.
Se non esiste l'ateismo di stato esiste un post cristianesimo di stato, dove la società è completamente distaccata da qualsiasi identità che faccia riferimento ai valori della religione e in particolare a quelli della Chiesa Cattolica. Anche l’identità nazionale non ha più alcun legame con la religione, così come era stato per secoli. Andando avanti di questo passo, in Francia, nel 2033 non ci saranno più battesimi e nel 2044 non ci saranno più preti francesi. Ma anche in altri Paesi cattolici, in particolare in Spagna, si nota ormai da anni un veloce processo di perdita della identità cristiana. Siamo di fronte al declino dell'occidente, perché stiamo rinnegando le nostre radici, l'esperienza della fede che ha generato la nostra storia.
Un processo che porta alla negazione di tutto ciò che è cristiano o semplicemente di ciò che ha qualcosa di cristiano.
In tutto questo, la famiglia "piccola Chiesa domestica", cuore pulsante della Chiesa, fatta di prossimità, in questo processo di scristianizzazione viene volutamente e ideologicamente svuotata e distrutta. Si trova di fatto attaccata da tutte le parti, per riuscire a togliere e svincolare il contenuto delle relazioni umane da qualsiasi riferimento con la relazione di fede. Per stare insieme non è necessario che ci sia come presupposto un sacramento e tanto meno qualcosa che abbia rilevanza religiosa: “Cosa Centra Dio col nostro stare insieme?”
Come stare di fronte a tutto questo? Come reagire rispetto alle crisi che vivono i nostri amici nell’esperienza di famiglia? Come arginare questa disgregazione sociale che non ha precedenti nella nostra storia?
Il Vangelo di oggi ci racconta una crisi famigliare, la storia di un adolescente difficile, di due genitori che non riescono a capire che cosa ha in testa. "Figlio, perché ci hai fatto stare in angoscia?" È il racconto di una famiglia che alterna giorni sereni tranquilli e altri drammatici, come accade in tutte le famiglie, specie con i figli adolescenti.
La Bibbia in tante sue pagine ci racconta e si esprime attraverso le vicende della vita famigliare: di come in un crescendo, di fatiche e di limiti, attraverso le crisi, l'uomo è la donna hanno imparato a crescere nell'arte difficile di amarsi. Si impara che si sta insieme non per attrazione fatale o sentimentale, e neppure si può stare insieme semplicemente perché ci si abitua a quella condizione.
Oggi dobbiamo, noi, prima di tutto ridirci che cosa rappresenta per noi la Famiglia, e perché siamo disposti a generarne una piuttosto che fare altro. La problematicità del mondo contemporaneo sta entrando entro di noi e sta distruggendo l'idea è l'esperienza della famiglia quale esperienza che è parte della vita di fede ma prima di tutto dell'uomo nella sua identità.
La famiglia non è un semplice modo di vivere la socialità. Essa rappresenta una conquista umana, un progresso, che va custodito e coltivato.
Dio non ha imposto all'uomo la vita di famiglia, ma Dio viene come un figlio in una famiglia. Dio ha scelto di nascere in una famiglia umana. Gesù nasce in una relazione di amore tra Giuseppe e Maria, accolto dalla loro libertà, dalle loro scelte, dal loro amore.
La nostra famiglia può essere al pari di quella di Nazareth, un luogo in cui si può oggi, accogliere Gesù, ascoltarlo, parlare con Lui, custodirlo, proteggerlo, crescere con Lui; e così migliorare noi stessi e il mondo. Per vincere le crisi delle famiglie, per contrastarle, noi Cristiani dobbiamo capire l'urgenza è la necessità di fare spazio al Signore. Così come fecero anche Maria e Giuseppe, e non fu facile: quante difficoltà dovettero superare! La loro non era una famiglia finta, non era una famiglia irreale.
La crisi è un'occasione per ripartire dopo la stanchezza distruttiva che sembra insuperabile; si riparte, anche se non tutto è chiaro; si persevera dentro l'eco di una crisi, meditando e custodendo nel cuore gesti, parole e domande finché un giorno non si dipani il filo d’oro che tutto illuminerà e legherà insieme. Dove c'è incomprensione, dove c'è un dolore, dove c'è una fatica, si comprende di non essere perfetti, neanche santi, eppure si cerca di comprendersi reciprocamente. Ecco nella crisi occorre cercare la comprensione, prima della divisione. Quando divido è già finito tutto, quando cerco di capire di comprendere, tutto è ancora possibile. La famiglia allora non è una istituzione, ma è l’esperienza concreta dell'arte di amare, lì Dio si incarna, ci sfiora, ci tocca; lo fa nel volto, nei gesti, nello sguardo di ognuno che ci vuole bene, e quando riusciamo a dire: non avere paura, io ci sono e mi prenderò cura della tua felicità, è Dio stesso che abita quella gioia e quell'amore.
sabato 25 dicembre 2021
Dio si fa come noi
Isaia 52,7-10; Salmo 97; Ebrei 1.1-6; Giovanni 1,1-18
Questo è il nostro di Natale, il Natale che possiamo condividere con il mondo e offrire agli uomini e alle donne di oggi, il Natale della nascita di Gesù, venuto al mondo per la salvezza dell’umanità. "Il verbo si è fatto carne e ha messo la sua tenda in mezzo a noi" ... Questo significa che oggi Gesù abita il limite e la fatica di questa pandemia. Dio non è né l'alto dei cieli, Dio è sulla terra, accanto e insieme ai più di 277 milioni di contagiati e nell'abbraccio misericordioso con oltre 5 milioni di morti. Egli è venuto al mondo come viene al mondo un bimbo, debole e fragile, perché noi possiamo accogliere con tenerezza le nostre fragilità e scoprire, come a Betlemme, che Dio ama fare grandi cose attraverso la nostra povertà.
venerdì 24 dicembre 2021
La benedizione del mattino
2 Samuele 7,1-5.8-12.14.16 e Luca 1,67-79
giovedì 23 dicembre 2021
Gioia intima.
Malachia 3,1-4.23-24 e Luca 1,57-66
mercoledì 22 dicembre 2021
Che cosa ha fatto per me ... Dio?
1 Samuele 1,24-28 e Luca 1,46-55
martedì 21 dicembre 2021
La gioia di una visita.
Cantico 2,8-14 e Luca 1,39-45
lunedì 20 dicembre 2021
Incarnazione: il mistero si rinnova.
Isaia 7,10-14 e Luca 1,26-38
domenica 19 dicembre 2021
Andiamo con Maria
Michea 5,1-4; Salmo 79; Ebrei 10,5-10; Luca 1,39-45
Quarta domenica di avvento, fra sei giorni è Natale attorno a noi, nonostante i colori del covid, tutto si colora di un rosso acceso ma è una fake news perché ciò di cui si parla, ciò per cui si corre a far regali è ormai sganciato completamente della nascita di Gesù, e nulla ha a che vedere con il mistero cristiano della incarnazione.
Ma è proprio in questa realtà, distratta e scristianizzata a cui ciascuno di noi è mandato a narrare ancora la storia della salvezza; perché la salvezza non è venuta meno: il Dio di misericordia non si è rimangiato le sue promesse. Quel bambino nato a Betlemme continua oggi a essere lo stesso verbo incarnato che si lega alla nostra stessa carne, anche se distratta e in esodo dal mistero di Dio.
Come tornare ad annunciare questo mistero così “ingenuo” e così “fragile”?In questi giorni ogni pensiero va al Covid; alla vaccinazione; ai no vax; alle buste paga; all’Irpef; alle varie e attese riforme; all'Europa con le sue ormai quotidiane incursioni normative ... una continua distrazione ridiretto al senso religioso del Natale. Come possiamo ancora testimoniare il Natale di Gesù che nasce come uomo?
Il Vangelo di oggi, ci pone di fronte ad alcuni atteggiamenti necessari per vivere fino in fondo il mistero, per non lasciare scorrere queste giornate con la successione tipica di un calendario.
Prima di tutto l'immagine dinamica di una ragazza che con impazienza raggiunge la sua parente che abita vicino a Gerusalemme, percorre una strada impervia per i monti della Samaria e della giudea. Una ragazza carica di entusiasmo e di tanti pensieri, per ciò che ha appena vissuto e per ciò che da pochi giorni le è stato rivelato e affidato.
Ecco un tempo che si caratterizza per la dinamicità.
A nessuno di noi è chiesto di stare inerme a pregare; a tutti è chiesto di generare processi, di attivare le proprie energie, di rilasciare il coraggio di agire supportati dalla parola di Dio.
È tempo di ascolto, per comprendere e ascoltare ciò che accade.
Sia Maria che Elisabetta si mettono in un totale ascolto reciproco.
Dall'ascolto nasce la comprensione di ciò che accade.
Ed ecco che ascoltando l'angelo Maria si lascia completamente coinvolgere dal mistero. Ascoltando Elisabetta, riconosce in quelle parole così amicali, la pienezza di ciò che ha ricevuto.
È Elisabetta che svela e porta a compimento ciò che l'angelo ha annunciato a Maria: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?"
L'ascolto va imparato proprio a partire da questi giorni. L’ascolto di Dio, che predispone all'ascolto negli ambiti di vita è della Chiesa stessa.
Ascoltare significa oggi una attenzione particolare ai fratelli tutti, alla loro dignità e al loro calore rispetto alla mia vita.
È tempo che prepara la festa, non vi è la vive il nostro mondo, una festa fatta di consumo e di illusione. Una festa alla cui fine avrai consumato anche le motivazioni per farla e ti troverai ancora alla ricerca di altro per colmare i tuoi bisogni irrisolti. La nostra festa è gioia di una presenza, è la gioia di Giovanni nel grembo che percepisce la presenza di Gesù. È a gioia di un abbraccio vero e affettuoso un vero incontrarsi ...
Il Vangelo di oggi ci offre una pista di lettura importantissima per chiunque voglia dare un senso pieno al Natale: un abbraccio tra due donne che vivono la loro storia personale immerse nell'esperienza della fede e di Dio: la nostra storia personale immersa nell'esperienza della fede e di Dio.
Oggi, anche noi saliamo in fretta con Maria i monti della Giudea e stringiamoci in un abbraccio che ci fa partecipi del mistero donato. Un abbraccio come quello di Maria ed Elisabetta, un abbraccio per vivere bene questo Natale, nonostante tutte queste restrizioni ad abbracciare! Un abbraccio fatto di parole, di sguardi, attenzioni, dì sorriso, che esprima il desiderio si tutto il nostro bene.
sabato 18 dicembre 2021
Ci sono anche altri progetti
Geremia 23,5-8 e Matteo 1,18-24
venerdì 17 dicembre 2021
Da una generazione all'altra.
Genesi 49,2.8-10 e Matteo 1,1-17
giovedì 16 dicembre 2021
La nostra durezza, oggi ...
Isaia 54,1-10 e Luca 7,24-30
mercoledì 15 dicembre 2021
Sei venuto a infastidirci
É lo stesso inquisitore a fare arrestare Gesù e subito dopo a recarsi presso di lui nella prigione in cui è stato rinchiuso esordendo con queste parole: “Sei tu? Sei tu? Non ricevendo risposta, aggiunge rapido: Non rispondere, taci! E poi, che cosa potresti dire. Ma tu non hai il diritto di aggiungere nulla a quel che già dicesti una volta. Perché sei venuto a infastidirci? Perché sai anche tu che sei venuto a infastidirci. Ma sai cosa accadrà domani? Io non so chi tu sia né voglio sapere se tu sei proprio lui o gli assomigli, ma domani ti condannerò, ti brucerò sul rogo come il più empio degli eretici …”. Questo brano della “Leggenda del grande inquisitore”, dà il senso di una realtà post-cristiana come la nostra, dove anche il ritorno, o la venuta del Signore crea problema: infastidisce. Tutto abbiamo preso tra le nostre mani e nulla siamo più disposti ad affidare a Lui, nulla … La venuta del Signore infatti apre ancora e di nuovo alla verità delle sue parole nella nostra vita; quelle parole che ha detto un giorno passato e che oggi risuonano in modo dissonante rispetto al nostro modo di vivere e pensare. E in conclusione: “beato è colui che non trova in me motivo di scandalo”.
martedì 14 dicembre 2021
Un popolo nuovo!
Sofonia 3,1-2.9-13 e Matteo 21,28-32
lunedì 13 dicembre 2021
Il silenzio di Dio
Numeri 24,2-7.15-17 e Matteo 21,23-27
domenica 12 dicembre 2021
Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare
C'è fermento nell'aria, c'è attesa e speranza ...
Era questo il clima in Galilea in quegli anni e Giovanni il battezzatore, si trova al centro di quella attesa e si scopre anche come l’attivo protagonista della profezia, cioè non della visione illusoria che incarna le nostre fantasie, ma quella profezia vera che è parte dal discernimento della vita e delle scelte che siamo chiamati a fare.
Ed ecco che da lui vanno in molti a chiedere consiglio, a chiedere di rimettere ordine nella loro vita, a chiedere quel battesimo di conversione che rappresenta un vero e proprio nuovo inizio.
Che vita dobbiamo fare? È questa la domanda che tutti rivolgono a Giovanni ..., È una bellissima domanda, perché mette in evidenza un desiderio di coinvolgimento e di "fare", per il regno dei cieli. Le risposte di Giovanni arrivano anche a noi, perché vanno a toccare il nostro agitarci tra gioia e timore in queste settimane, coinvolgono Cristo, cioè il suo venire in questo nostro mondo!
La gente, i pubblicani, i soldati ... Esprimono la condizione che noi stessi viviamo nel tempo di attesa, a volte con la pretesa di una risposta immediata e semplice, ma invece questo tempo ci interroga profondamente: Come investo questo tempo? Come lo riempio? Come lo impiego?
Giovanni ci insegna a vivere la pazienza nel tempo dell'attesa ...
È l'atteso infatti che detta tempi, modi e momenti del suo venire del suo manifestarsi; è come il tempo di una donna in gravidanza ... Lei può sperare, desiderare, progettare ... Ma i tempi di quella nascita del venire alla luce dipendono proprio solo da colui che è atteso ... Da colui che deve nascere ...
Tutti noi siamo dentro questo tempo, nel quale il compimento dipende tutto da Gesù, cioè da colui che è il più forte; da colui che immerge nel fuoco dello Spirito; da colui che ricapitola in sé la pienezza di giustizia e di verità.
Giovanni il battezzatore ha per tutti una risposta adeguata alla domanda: "Cosa devo fare?"
… E risponde con estrema concretezza:
- condividere con i fratelli ciò che possediamo nella vita, vestiario, cibo ...;
- non avvantaggiarti a scapito dei tuoi fratelli ...;
- non cercare soddisfazione, cioè non violentare, opprimere, possedere il tuo fratello ...;
Per Giovanni è la relazione con l'altro, con il fratello che diviene il cuore nella conversine, e che accompagna lo stile di vita di chi va incontro con colui che viene, al Figlio dell'uomo.
Ma oggi, noi dobbiamo andare anche oltre le risposte di Giovanni.
Per noi il tempo della pazienza nell'avvento è in tempo in cui la nostra attesa si mette in ascolto del battito del cuore di Gesù! Un cuore che batte, scandisce bene il tempo dell’attesa!
Non dobbiamo solo fare delle cose, delle azioni, ma mettere all'origine del nostro agire il fare il bene!
Fare il bene – il bene va fatto -, è prima di tutto mettere in noi i sentimenti di Gesù, fare del nostro cuore il suo cuore. È lo stile della nostra vita che deve assumere i tratti della benevolenza del Signore. Questa conversione dello stile testimonia che la nostra vita ha incontrato la sua vita, che i suoi sentimenti hanno abbracciato i nostri sentimenti.
Ecco allora il vero senso del nostro avvento oggi è fare il bene! Mai stancarsi di fare il bene!
E quando fallisco; riparto proprio da quel medesimo punto, il bene che posso e devo ancora fare.
Oggi, accogliere colui che viene, significa rispolverare “l'entusiasmo”, per contrastare la “stanchezza” che a volte assale e ci impedisce di fare il bene. È così che oggi - in questa settimana -, ci vuole Dio!
sabato 11 dicembre 2021
Non ci sarà un altro Elia profeta
Siracide 48,1-4.9-11 e Matteo 17,10-13
venerdì 10 dicembre 2021
La mappa perduta
Isaia 48,17-19 e Matteo 11,16-19
giovedì 9 dicembre 2021
Dell'avvento non abbiamo mai capito nulla!
mercoledì 8 dicembre 2021
A te o Maria, Giuseppe offre questa Chiesa.
Gen 3,9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Luca 1,26-38
Immacolata concezione di Maria
Tutto questo non esprime solo problemi da affrontare o la ricerca di risposte, ma offre anche un’opportunità per promuovere la rivitalizzazione della Chiesa in un momento critico della storia umana; molte Chiese locali stanno interrogandosi sul cammino da seguire, sul che cosa fare. Anche la Chiesa di Imola, e le sue comunità - compresa la nostra unità pastorale - sono chiamate attraverso l'ascolto della base a rinnovare sé stesse a partire dall’azione dello Spirito Santo, ascoltando insieme ciò che Dio ha da dire al suo popolo. Questo ascolto permetterà di esprimere una maggior comunione gli uni verso agli altri e insieme aprire l'orizzonte del nostro vedere rispetto ai fratelli cristiani e a quelli di altre tradizioni di fede. A Maria, oggi, Giuseppe offre questa Chiesa in cammino e questo nostro mondo fragile e limitato, ma ugualmente lo offre a colei che essendo la piena di grazia, ancora una volta può riversare su tutti gli uomini il mistero di amore che è il verbo che si è fatto carne nel suo grembo. Giuseppe offre, affinché Maria riempia di grazia e di salvezza il mondo intero.
martedì 7 dicembre 2021
E se la pecora smarrita fossi io ...
Isaia 40,1-11 e Matteo 18,12-14
lunedì 6 dicembre 2021
Gesù non agisce per istinto, nulla è a caso ...
Isaia 35,1-10 e Luca 5,17-26
domenica 5 dicembre 2021
Tutti in Cammino
Baruc 5,1-9 / Salmo 125 / Filippesi 1,4-11 / Luca 3,1-6
Come tutti sanno, a inizio settimana la commissione europea sulla "equality” dettava alcune linee guida per una comunicazione inclusiva, per evitare non solo ogni giudizio su questioni di religione, razza, condizioni di salute, sesso, genere, ma anche “ripulire” il linguaggio da ogni qualsiasi riferimento specifico su questi argomenti, ma e di conseguenza, anche il “cancellare” i riferimenti alla tradizione cristiana e alla dualità originaria dei sessi. Grande baruffa europea e immediato ritiro della proposta.
Al di là dell'idea che si voglia scippare il natale di Gesù, qualcuno deve spiegarmi perché le differenze non sono più ammesse, come fossero causa e origine di tutti i mali, e per ovviare ai quali, occorra realizzare una omogenizzazione da frullatore culturale e globale. A me pare che questi tentativi non raggiungano lo scopo di evitare che qualcuno, per un qualche motivo, si senta escluso. In verità a me pare che l'unico obiettivo che si raggiunge sia la omologazione o meglio la omogenizzazione dell'umano. Un umano neutro privo di specificità, di originalità di individualità. Negazione del nostro essere unici e irripetibili, negazione del principio di originalità che sta nel cuore del mistero della creazione.
Vorrei gridare come Giovanni Battista, in questo deserto di aridità umana, che la santa differenza non deve fare paura! Rieduchiamoci alla differenza e al rispetto di ciò che è diverso! Se si vuole davvero lavorare per l’inclusione ridiamo ad ognuno la responsabilità individuale delle proprie ragioni e il rispetto delle relazioni. Forse il recupero del concetto di persona inizia proprio da qui.
Detto questo mettiamoci in cammino, ma già questo momento ci mostra come il cammino non è solo spirituale o ideale. Giovanni non predica un cammino di fantasia incontro al Signore che viene.
Questo nostro tempo, va percorso con gli scarponi, non con le infradito da spiaggia. Occorre attrezzarsi per un cammino che è difficoltoso, tra ingiustizie e pregiudizi; tra scartati e opportunisti; tra possibilità e arrivisti; tra indifferenza e fedi assopite ... Tutto questo sono valli, pianure e sentieri da trasformare in strade per incontrare colui che già cammina il nostro tempo, perché lo ha incarnato, da principio.
È questo il tempo in cui ci è chiesto di testimoniare una presenza, un'azione, una proposta, quella di Gesù, cioè di annunciare con la vita il Vangelo della libertà e della salvezza; è la proposta di essere una Chiesa capace di ascoltare e di agire nella verità e nella fedeltà alla parola di Dio.
Il regalo
(Il cammino lungo e difficile)
Tobia era un bambino di quarta elementare, silenzioso e sereno.
Viveva con i genitori e la sorellina in una modesta casetta, ai margini del paese, appollaiato su una collina costellata di ulivi, a qualche chilometro dal mare.
Il giorno della chiusura della scuola, prima delle vacanze di Natale, tutti i bambini della quarta elementare fecero a gara per portare un regalo alla maestra, che si chiamava Marisa, ed era gentile e simpatica.
Sulla cattedra, si ammucchiarono pacchetti colorati…
La maestra ne notò subito uno piccolo piccolo, con un bigliettino vergato dalla calligrafia chiara ed ordinata di Tobia:
“Alla mia maestra.”
Marisa ringraziò i bambini, uno alla volta.
Quando venne il turno di Tobia, aprì il pacchettino e vide che conteneva una piccola, magnifica conchiglia, la più bella che la maestra avesse mai visto:
era tutta un ricamo pieno di fantasia, foderato di madreperla iridescente.
“Dove hai preso questa conchiglia, Tobia?” chiese la maestra.
“Giù, alla Scogliera Grande!” rispose il bambino.
La Scogliera Grande era molto lontana, e si poteva raggiungere solo tramite un sentierino scosceso.
Era un cammino interminabile e tribolato, ma solo là si potevano trovare delle conchiglie speciali, come quella di Tobia.
“Grazie, Tobia!
Terrò sempre con me questo bellissimo regalo, che mi ricorderà la tua bontà… Ma dovevi proprio fare tutto quel lungo e difficile cammino, per cercare un regalo per me?” chiese.
Tobia sorrise e rispose:
“Il cammino lungo e difficile fa parte del regalo!”
sabato 4 dicembre 2021
Autenticità dei sentimenti di Gesù
Isaia 30,19-21.23-26 e Matteo 9,35-10,1.6-8
venerdì 3 dicembre 2021
Siamo ciechi anche noi?
Isaia 29,17-24 e Matteo 9,27-31
giovedì 2 dicembre 2021
Chi ascolta le mie parole?
Isaia 26,1-6 e Matteo 7,21.24-27
mercoledì 1 dicembre 2021
Il pane per tutti
Isaia 25,6-10 e Matteo 15,29-37