Sofonia 3,14-18 e Luca 1, 39-56
lunedì 31 maggio 2021
Dalla Galilea alla Giudea per un cantico di gioia.
domenica 30 maggio 2021
Insegnamo le cose che Gesù ci ha comandato.
Dt 4,32-40; Sal 32; Rm 8,14-17; Mt 28,16-20
Quando sentiamo la parola insegnare, subito un pesante pensiero corre alla scuola, al catechismo, allo studio e agli esami ... Peggio ancora se tutto converge al ricordo di precetti e delle norme morali insegnate con autorità divina.
Ripercorrendo la pagina del Vangelo, credo di poter dire senza ombra dubbio è senza essere frainteso che per Gesù insegnare è stato prima di tutto una esperienza di vita, una vicinanza, una amicizia intima e profonda.
Gesù non accetta distanze, non è stanco di avvicinarsi e di spiegare; non è stanco di attendermi nella mia lentezza a credere, ma si avvicina, occhi negli occhi, respiro su respiro. È il viaggio eterno del nostro Dio “in uscita”, incamminato per tutta la terra, che bussa alla porta dell’umano. E se io non apro, come tante volte è successo, lui tornerà, fino alla fine del mondo.
Oggi, per noi il rischio quello di trasformare questa vicinanza vissuta da Gesù, in un ricordo passato, scritto in un libro, e tutto quanto riassunto in affermazioni teologiche per fissare in modo stabile il mistero di Dio.
Sì … perché, proviamo a spiegare, o a insegnare chi o cosa è Dio; proviamo a parlare di Trinità oggi! È tanto difficile per quanto è poco interessante; il complesso teologico che è ha fondamento del dogma trinitario, oggi, è privo di ogni attrattiva.
In quale modo possiamo oggi parlare di Dio? Gesù ai discepoli in un modo quasi didattico e catechistico, dice di battezzare, cioè immergere nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo e di insegnare ciò che ci ha comandato ...
Cerchiamo di attualizzare in un linguaggio adeguato alla situazione. La nostra quotidianità è segnata profondamente dalla secolarizzazione che porta con sé il desiderio di autonomia e di affrancamento da ogni forma religiosa che condizioni la vita. Il mondo digitale e virtuale nasconde la possibilità di un Dio auto-compreso e auto-referente, un dio digitale e informatico che risponde ad ogni domanda.
La situazione, poi, di estrema impotenza e fragilità sperimentata con la pandemia, evidenzia che il Dio tradizionale è il grande assente che ha lasciato ogni possibilità alla scienza e alla medicina.
Forse dobbiamo ammettere che non abbiamo "immerso" nessuno in Dio Padre, Figlio e Spirito, e che neppure abbiamo insegnato ciò che ci ha comandato ...
Ciò che difetta nel nostro insegnare è la possibilità dell'“incontro”. Una esperienza che consente di andare direttamente al cuore dell’umano. Come può oggi la Chiesa raggiungere questo “cuore”? Cosa vuole dire incontrare?
Papa Francesco dice che la teologia, non può essere astratta ma deve nascere nasce dall’incontro col Verbo fatto carne!
La teologia è chiamata allora a comunicare la concretezza e tenerezza del Dio amore.
Oggi, infatti, ci si concentra meno, rispetto al passato, sui concetti teorici ma più sul “sentire” sullo sperimentare.
Può non piacere, ma è un dato di fatto: le persone partono da quello che sentono. La teologia non può certamente ridursi a sentimento, ma non può nemmeno ignorare che l’approccio alle questioni vitali non inizia più dalle domande ultime e di senso, ma da ciò che la persona avverte emotivamente. Ma d'altronde Gesù cosa è come ha insegnato se non ad amare Dio e il prossimo attraverso una amicizia concreta e personale, ha insegnato ad amare, amando. Ha raccolto il bisogno viscerale dell'uomo, di essere amato, per collocare il suo amore. L'amore non si insegna con un approccio teoretico, l’amore si insegna a partire dalla dimensione emotiva della persona. L’uomo di oggi è, nella sua fragilità risulta particolarmente ricettivo alla dimensione affettiva, al sentirsi amato, voluto bene ...
sabato 29 maggio 2021
Rappresentanza legale ...
Siracide 51,17-27 e Marco 11,27-33
venerdì 28 maggio 2021
O beata nostra umanità!
Siracide 44,1.9-13 e Marco 11.11-25
giovedì 27 maggio 2021
Gesù parte dal desiderio
Siracide 42,15-26 e Marco 10,46-52
mercoledì 26 maggio 2021
Direzione: Gerusalemme!
Siracide 36,1-2.5-6.13-19 e Marco 10,32-45
martedì 25 maggio 2021
Lasciare tutto? No!
lunedì 24 maggio 2021
Madre dei viventi ...
Genesi 3,9-15.20 e Giovanni 19,25-34
domenica 23 maggio 2021
Pandemia ... Eppure è Pentecoste!
At 2,1-11; Sal 103; Gal 5,16-25; Gv 15,26-27; 16,13-15
Scrive L’Osservatore Romano: Le Chiese vuote, in Italia i “praticanti” sono scesi in dieci anni dal 33% al 27%; tra i giovani (18-29 anni) i praticanti sono solo il 14%, e continuano a calare di quasi il 3% l’anno».
Le motivazioni consuete non riescono a dare nessuna risposta soddisfacente; neppure attribuire responsabilità alla Chiesa conservatrice o progressista ... giustifica la situazione di attuale abbandono ... Ma allora tutto questo cosa significa?
Qualcuno azzarda dire che la crisi attuale delle “Chiese vuote” viene da lontano, inizia quando le chiese erano piene, viene dagli anni ‘50, da una chiesa militante, tosta nella dottrina, influente sulla vita politica, ma ugualmente una Chiesa che non catturava più il cuore e le menti di gran parte delle giovani generazioni.
Una chiesa che non ha attrattiva, che non cattura il cuore, che non ha parole capaci di entrare nella vita, di entrare nel confronto e nel dialogo con le problematiche del mondo contemporaneo. Ora non diamo la colpa alla pandemia per giustificare l’esodo attuale ... Questa è stata solo una spallata ...
Ma la Chiesa da dove è partita? La Pentecoste è l'inizio della Chiesa ...
L'immagine è suggestiva, gli apostoli sono ancora insieme, si ritrovano timorosi, di nascosto, senza fare clamore, attenti a non suscitare le reazioni dei capi del popolo e del Sinedrio. Hanno paura; negli occhi e nel cuore risuonano ancora le parole e le grida e ciò che accadde quella notte in cui Gesù veniva catturato ... Il loro silenzio dice tutto il loro sgomento per ciò che era accaduto e per ciò che poteva loro accadere. Si sono riuniti, di nascosto, ancorar una volta in quel cinquantesimo giorno. Neppure stare insieme al Risorto, neppure l'invio in missione, sembra aver vinto la paura e riacceso il coraggio.
Forse anche noi oggi, dopo due anni in cui l'epidemia virale ha umiliato le nostre certezze e offuscato le aspirazioni; ha limitato i nostri gesti e nostri sentimenti; ci ha tolto parte della libertà ... ci sentiamo impauriti e smarriti.
Abbiamo visto venir meno tanti amici, abbiamo visto che tanti altri non vivono più la comunità di fede; e che il ritrovarsi virtuale non garantisce la comunione; altri poi, che si sono allontanati e non faranno più ritorno nella Chiesa ... Sembra che tutto segni ormai in declino. Ma noi che siamo rimasti abbiamo parole per annunciare che il Signore è risorto? Che Dio ha vinto la morte e che le tenebre sono come luce, che l’amore di Dio riempie ogni cosa?
Ci occorre proprio una nuova Pentecoste!?
Forse ci siamo dimenticati che Gesù ha detto che manderà il Paraclito, il consolatore. Pentecoste significa proprio questa venuta, è necessario che Gesù vada al cielo per poter mandare lo spirto consolatore!
È proprio in questa fatica che viviamo, in questa fase di transizione della Chiesa che Gesù suscita lo Spirito di verità lo Spirito dell'amore ... è la rinnovata Pentecoste.
È in questa limitazione; è in questa ostinata ripresa; è in questa ricerca di normalità dove tutto non sarà più come prima ... che la realtà si rinnova e rinasce come conseguenza dell'esperienza vissuta. Gesù, attraverso l'esperienza di Paolo, ci invita ora e di nuovo a camminare secondo lo Spirito!
Camminare nello Spirito non è l'eco di una antica predica apostolica ma è la vera sfida di chi vuole testimoniare la propria fedeltà al Signore, il proprio desiderio di amore e la pienezza di vita che lo Spirito suscita in coloro che si affidano al Padre.
Oggi più che mai possiamo camminare, cioè andare avanti secondo lo Spirito, vivendo fino in fondo quel frutto che è la nostra vita quando accoglie il dono di Dio: "il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé".
Ecco che la Chiesa, i credenti sempre fanno esperienza del turbamento, della codardia, ma è proprio e solo da loro, per il frutto dello Spirito che può scaturire come sorgente di acqua viva la forza della testimonianza e il coraggio di parlare.
La forza di testimoniare il Signore Gesù, morto in croce, sepolto e ora risorto vive; e il coraggio di raccontare la buona notizia del Vangelo: Dio Padre ci ama, ha tanto amato il mondo ... E che attraverso noi stessi non smette mai di amare.
Che cosa d'altronde Papa Francesco ci ripete con insistenza se non riproponendoci la tenerezza di Dio?
Il Dio della tenerezza non è un Dio sdolcinato, ma il Padre che si prende a cuore i suoi figli, tutti i suoi figli e le loro fragilità, camminando insieme a loro.
Questo Padre si manifesta nella Chiesa e quindi anche nei suoi pastori, i quali non esprimono tenerezza se sono freddi burocrati, funzionari del rito, bottegai dei sacramenti. Tutto questo rende le Chiese vuote ...
La dimensione affettiva, oggi, dice quale ambito dell'esistenza umana è quella in cui costruire ed edificare relazioni efficaci e vere, dove tutti i battezzati possano ci dividere insieme relazioni vere e soprattutto nuove, non solo gerarchicamente costruite ... Ma vissute in comunione ... Forse anche a questo mira la riforma del cammino del Sinodo dei vescovi? Un altro tassello del dialogo tra chiesa e mondo ... Chissà dove ci porta lo spirito …nel rinnovare la faccia della terra …
sabato 22 maggio 2021
Fine degli Atti degli apostoli
Atti 28,16-20.30-31 e Giovanni 21,20-25
venerdì 21 maggio 2021
... alcune questioni relative alla loro religione ...
Atti 25,13-21 e Giovanni 21,15-19
Lo sfondo della predicazione dei discepoli di Gesù è quello della loro incapacità di essere offensivi, non siamo di fronte a sovvertitori dell'ordine pubblico, o a cospiratori contro lo stato; ma sono semplicemente uomini e donne che seguono le parole di un maestro di cui affermano essere risorto dalla morte. Non emerge ancora, però, la vera accusa contro i discepoli di Gesù, come d'altronde neanche contro Gesù al procuratore Romano, Pilato, furono portate prove per giustificare la condanna a morte; più volte Pilato affermerà che "non trova il Lui alcuna colpa". La irrilevanza per l'autorità Romana delle accuse portare contro Paolo dai giudei è testimoniata dalla lungaggine decisionale e indecisione circa il suo caso. Col procuratore Felice inizia l'iter giudiziario, e nel frattempo passano due anni, poi Festo riconoscendo che le accuse sono solo questioni religiose giudaiche, tergiversa e poi per poterlo inviare a Roma cerca in tutti i modi anche con l'aiuto di re Agrippa e Berenice, di raccogliere un capo di accusa, non facile da sinterizzare. Sotto certi assetti in ciò che accade a Paolo risuona tutto ciò che accadde a Gesù, condotto alla morte è tolto di mezzo per una ingiusta sentenza. In tutto questo cosa emerge se non che l'agire dei discepoli di Gesù e il loro modo di annunciare il Vangelo con la vita vivendo l'esperienza di Cristo in loro, interagendo con la realtà e la quotidianità. Essere Chiesa non significa occupare spazi di potere e di prestigio sociale, ma significa interagire con la vita, perché la vita di Cristo risorto dalla morte sia il tesoro nascosto e scoperto da ciascun uomo e donna, nella propria esistenza. Chiaro, non sono solo questioni circa la religione ...
giovedì 20 maggio 2021
Coraggio, mi sarai testimone!
mercoledì 19 maggio 2021
Un padre apostolico
Atti 20,28-38 e Giovanni 17,11-19
martedì 18 maggio 2021
Testimoniare servendo
Atti 20,17-27 e Giovanni 17,1-11
lunedì 17 maggio 2021
Impose le mani ...
Atti 19,1-8 e Giovanni 16,19-23
domenica 16 maggio 2021
Non sedetevi
At 1,1-11; Sal 46; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20
Essi continuarono a guardare il cielo, ed ecco che subito furono richiamati a riappropriarsi delle parole ascoltate: "andate in tutto il mondo è annunciate il Vangelo a ogni creatura".
Gesù porta a compimento l'opera della salvezza per ogni uomo, nella sua morte e risurrezione, affidando ai discepoli il mondo.
Esattamente così, a noi - che ci riconosciamo suoi discepoli - è affidata la cura e la custodia del mondo intero, e di tutti gli uomini; affinché il Vangelo possa essere udito, e la parola di Gesù aprire alla pienezza della verità la loro vita.
A noi è affidato il Vangelo, l'annuncio del regno dei cieli; ci è affidato il riscatto di ogni uomo dalla condizione e di peccato e di tenebra; recuperare ogni uomo nella dignità di riconoscersi figlio di Dio.
Si, ci è stato affidato di portare a compimento nel tempo ciò che Gesù, non solo ha iniziato, ma che ha realizzato nella sua morte e risurrezione.
Ma forse anche noi ci siamo fermati a guardare il cielo, in attesa del suo ritorno?
Ci siamo seduti, ascoltando quelle parole che sono ben più di un invito: "andate in tutto il mondo ..."
Parole che non sono rivolte allo spaurito gruppo degli undici rimasto a Gerusalemme. Quelle parole sono per tutti coloro che credono in Gesù.
Ecco allora che oggi l'andare deve veramente essere un muoverci dalla nostra staticità, dal nostro vivere il cristianesimo come una religione, o. Una filosofia morale.
Annunciare, vivere da credenti, non può essere una semplice opera di conservazione. La nostra vita di fede non può ridursi nell'andare a Messa la domenica; ad organizzare la festa patronale; a ripetere come routine i sacramenti della fede. Che testimonianza sarebbe, il nostro annunciare il Vangelo a ogni creatura?
Annunciare il Vangelo, battezzare ... Ecco oggi a partire da noi, dalla nostra vita, che cosa è il battezzare? Prima di tutto deve essere immergerci in Gesù nella sua vita.
Non è una semplice immersione in acqua per la purificazione dai peccati, ma è mettere la nostra vita nella Sua – di Gesù - ogni giorno, ed ecco che allora la nostra vita diviene Vangelo che si annuncia da sé ai fratelli.
Oggi devo chiedermi come con la mia vita realizzo le parole del Vangelo, come realizzo la volontà di Dio Padre?
Devo chiedermi: come ogni giorno mi affaccio al mondo? Come individuo, oppure come cristiano, unito e immerso in Cristo?
È la mia vita cristiana che oggi fa la differenza rispetto a tutto il mondo. Ma non per una contrapposizione, ma per una inclusione: il mondo mi appartiene; il mondo è da amare; gli uomini sono i miei fratelli; sono coloro che Gesù mi ha affidato.
Non possiamo rimanere inermi, seduti a guardare il cielo; non possiamo restare seduti in Chiesa di domenica in domenica ripetendo dei segni, ma non trasfigurando la vita.
Quelle parole di Gesù sono la più vera eredità che il Signore ha lasciato agli apostoli, alla Chiesa nel suo nascere. È una eredità preziosa!
I primi cristiani, consapevoli di tutto questo, ricordavano l’Ascensione riunendosi in una grotta sulla cima del Monte degli Ulivi.
L’attuale Edicola (il luogo del ricordo)è tutto ciò che rimane di una chiesa crociata, distrutta dai musulmani, che l'hanno comprato il luogo nel 1198.
Che bel segno questa situazione così anomala sotto certi versi, qualcuno potrebbe restare scandalizzato da questo … eppure a Dio piace che sia così, il luogo dell'ascensione è già in questo, segno della storia proiettato nel mondo ... è già posto accanto e nelle mani di chi Cristo non lo conosce … Ecco, un santuario che non è una mostra esclusiva, un nostro possesso … che bello!
Che cosa rappresenta quel luogo se non il segno in cui Gesù ci affida una vocazione e una missione, una fino alla fine di tutto, quando lui tornerà nella gloria.
L'impronta incisa su quella roccia, anche se solo fosse un simbolo della tradizione, rappresenta il segno di una parola e di una promessa, ma anche la consegna che la Chiesa fa sua, dal suo inizio ... è un richiamo costante e continuo all’’Andate incontro ad ogni uomo, a ogni creatura, per portare Gesù, per portare il Vangelo.
sabato 15 maggio 2021
La fecondità della missione
Atti 18,23-28 e Giovanni 16,23-28
venerdì 14 maggio 2021
L'integrità di un numero.
giovedì 13 maggio 2021
La Chiesa degli impuri
Atti 18,1-8 e Giovanni 16,16-20
mercoledì 12 maggio 2021
Il Dio ignoto
Atti 17,15.22-18,1 e Giovanni 16,12-15
lunedì 10 maggio 2021
La Chiesa deve rinascere in noi
Atti 16,22-34 e Giovanni 16,5-11
Un annuncio famigliare
Atti 16,11-15 e Giovanni 15,26-16,4
domenica 9 maggio 2021
Voi siete miei amici ...
At 10,25-27.34-35.44-48; Sal 97; 1 Gv 4,7-10; Gv 15,9-17
Nella Bibbia si narrano storie di amicizia, come quella tra Gionata e David o tra Rut e Noemi. Ci sono espressioni che descrivono l'amicizia che suscitano commozione: "Perché dove andrai tu andrò anch’io; dove ti fermerai mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio; dove morirai tu, morirò anch’io e vi sarò sepolta. Il Signore mi punisca come vuole, se altra cosa che la morte mi separerà da te" (Rt 1,16-18). O anche parole di una sensibilità intima come: "Una grande pena ho per te fratello mio, Gionata! Tu mi eri molto caro: la tua amicizia era per me preziosa più che amore di donna" (2 Samuele 1,26). La parola amicizia esprime un contenuto che raccoglie un moto interiore che in realtà è un flusso sentimentale, istintivo e razionale che coinvolge tutta la persona. L'amicizia, non è la conoscenza, la simpatia o l'inclinazione naturale e sentimentale verso una persona scelta a priori. L'amicizia è scoperta dell'intimo ed esistenziale legame che ci unisce ai nostri fratelli. Gesù non usa mai, così come ci testimoniano i vangeli la parola amicizia con sufficienza o facilità, solo Giovanni ci riporta questo utilizzo, in riferimento all'amico Lazzaro, a Marta e Maria e in riferimento al gruppo dei discepoli. Questa particolare rarità ci testimonia una consapevolezza dell'amicizia che forse nel senso comune non era percepita. Per Gesù l'amicizia esprime un amore autentico in cui sentimenti e vita si intrecciano in una comunione di affetti, di pensieri, di scelte, di ideali. Ed è per questo che quando l’altro muore, tu senti "una grande pena", come afferma Davide, perché è come se fosse strappata una parte di te stesso. In una società come la nostra ricca di relazioni facili, sbrigative e superficiali i legami profondi interpersonali si allentano, ci si accontenta di contatti, spesso segnati dal calcolo e dall’interesse, incapaci della gratuità che è la caratteristica specifica dell’amore. Oggi il Vangelo, ci obbliga a dare una estrema concretezza e autenticità all’amicizia, con lo stesso stile,con la stessa passione e vita di Gesù che visse in profondità questo sentimento e che ci lasciò parole ancor più ardenti di quelle di Gionata, proprio poche ore prima della sua morte: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i suoi amici… Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone, ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi" (Giovanni 15, 13.15). Scopriremo Dio onnipotente amico e l'amicizia di Gesù se anche noi nei nostri rapporti sapremo fare emergere l'amicizia come relazione autentica e scelta dell'altro, ma questo scopriremo essere il presupposto per vivere il comandamento di amarci bella più bella libertà e autenticità; questo ci dimostra che umanamente siamo capaci di essere a immagine e somiglianza di Dio.
sabato 8 maggio 2021
La missione è evangelizzare ...
Atti 16,1-10 e Giovanni 15,18-21
venerdì 7 maggio 2021
Una Chiesa piena di attenzione ... materna!
Atti 15,22-31 e Giovanni 15,12-17
giovedì 6 maggio 2021
Quali segni e prodigi riconosce la Chiesa?
Atti 15,7-21 e Giovanni 15,9-11
mercoledì 5 maggio 2021
Salirono a Gerusalemme per incontrare la Chiesa
Atti 15,1-6 e Giovanni 15,1-8
martedì 4 maggio 2021
I passi della Chiesa
Atti 14,19-28 e Giovanni 14,27-31
lunedì 3 maggio 2021
Deve essere veramente morto!
1 Cor 15,1-8 e Giovanni 14,6-14 - Festa dei Santi apostoli Filippo e Giacomo il minore
domenica 2 maggio 2021
Dalla vera vite alla vera vigna.
Il tralcio e la vite, è l'immagine di Gesù con ogni discepolo, ma anche con la Chiesa vigna; con ogni battezzato tralcio, e ancor di più con ogni uomo.
Un giorno un tale si avvicinò a Gesù e gli disse: “Maestro, tutti noi sappiamo che tu vieni da Dio e insegni la via della verità. Ma devo proprio dirti che i tuoi seguaci, quelli che chiami tuoi apostoli o la tua comunità, non mi piacciono per niente.
Ho notato che non si distinguono molto dagli altri uomini. Ultimamente ho fatto una solenne litigata con uno di essi. E poi, lo sanno tutti che i tuoi discepoli non vanno sempre d'amore e d'accordo. Ne conosco uno che fa certi traffici poco puliti ...
Voglio perciò farti una domanda molto franca: è possibile essere unito a te senza avere niente a che fare con i tuoi cosiddetti apostoli?
Io vorrei seguirti ed essere cristiano (se mi passi la parola), ma senza la comunità, senza la Chiesa, senza tutti questi tuoi discepoli!”
Gesù lo guardò con dolcezza e attenzione. “Ascolta”, gli disse ti racconterò una storia.
C’erano una volta alcuni uomini che si erano seduti a chiacchierare insieme. Quando la notte li coprì con il suo nero manto, fecero una bella catasta di legna ed accesero il fuoco. Se ne stavano seduti ben stretti, mentre il fuoco li scaldava ed il bagliore della fiamma illuminava i loro volti. Ma uno di loro, ad un certo punto, non volle più rimanere con gli altri e se ne andò per conto suo, tutto solo. Si prese un tizzone ardente dal falò e andò a sedersi lontano dagli altri. Il suo pezzo di legno in principio brillava e scaldava, ma non impiegò molto ad illanguidire ed a spegnersi. L’uomo che sedeva da solo fu inghiottito dall'oscurità e dal gelo della notte. Ci pensò un momento, poi si alzò, prese il suo pezzettino di legna e lo riportò nella catasta dei suoi compagni.
Il pezzo di legno si riaccese immediatamente e divampò di fuoco nuovo. L'uomo si sedette nuovamente nel cerchio degli altri. Si scaldò ed il bagliore della fiamma illuminava il suo volto”. Sorridendo, Gesù aggiunse: “Chi mi appartiene sta vicino al fuoco, insieme ai miei amici. Perché io sono venuto a portare il fuoco sulla Terra e ciò che desidero di più è vederlo divampare”.