1 Tessalonicesi 5,1-11 e Luca 4,31-37
martedì 31 agosto 2021
Venne, viene e verrà
lunedì 30 agosto 2021
La morte non è più morte
1 Tessalonicesi 4,13-18 e Luca 4,16-30
domenica 29 agosto 2021
Puro o impuro ... Ma è il nostro cuore
Dt 4,1-2.6-8; Sal 14; Gc 1,17-18.21-27; Mc 7,1-8.14-15.21-23
Inviato da iPad
sabato 28 agosto 2021
L'amore fraterno secondo Paolo.
1 Tessalonicesi 4,9-11 e Matteo 25,14-30
venerdì 27 agosto 2021
Una bella morale
giovedì 26 agosto 2021
Una catechesi reale sull'amore
1 Tessalonicesi 3,7-13 e Matteo 24,42-51
Paolo si trovava ad Atene e preferisce mandare Sila e Timoteo a prendersi cura dei credenti delle varie chiese. Per questo, Paolo, separato da loro, non potendo ritornare a trovarli, desidera tanto sapere loro notizie, e voleva tanto aiutarli in qualche modo, e quindi scrive la lettera.
mercoledì 25 agosto 2021
Vi abbiamo donato la parola di Dio
1 Tessalonicesi 2,9-13 e Matteo 23,27-32
martedì 24 agosto 2021
San Bartolomeo
Ap 21,9-14 e Giovanni 1,45-51
lunedì 23 agosto 2021
Il Vangelo è un attestato di amore.
1Ts 1,2-5.8-10 e Matteo 23,13-22
domenica 22 agosto 2021
Dove vuoi andare ...
Gs 24,1-18; Sal 33; Ef 5,21-32; Gv 6,60-69
La domanda di Gesù non può lasciare tranquilli, né i discepoli e la gente che lo seguiva, ma neppure noi oggi i credenti di questo tempo, attraversato da una transizione epocale e pandemica mai vista prima di oggi, forse paragonabile solo all'incertezza delle invasioni barbariche.
Se dopo il discorso di Cafarnao, sul pane della vita, la gente fatica a comprendere le parole e non si fida di un Gesù che non si limita a dare del pane da mangiare ma vuole dare la sua vita, appunto "Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?"
Per cui appena intuisce un coinvolgimento esistenziale, sceglie più facilmente di andarsene e di ritornare nella quiete precedente, pur con tutti i limiti e le fatiche di una vita spesso grama e povera di speranza, sceglie il disimpegno. Oggi assistiamo a un ulteriore abbandono, motivato non dalla forza o esigenza delle parole, ma da una secolarizzazione che è entrata pesantemente in ogni ambito della vita personale e della cultura.
Oggi per molti, le parole di Gesù, non sono esigenti, perché per la maggior parte dei battezzati le stesse parole sono ininfluenti, non segnano pressoché nulla, rapidamente vengono recepite con gli occhi ma non hanno risonanza nel vissuto; per altri sono sconosciute.
Alla Secolarizzazione, alla scristianizzazione, e alla irrilevanza di Cristo oggi aggiungiamo l'effetto globalizzazione e pandemia. Di fronte a questi fenomeni, le conseguenze immediate sono quelle di un generale e progressivo disimpegno.
Non solo gli scandali sessuali, o gli intrecci tra soldi e fede, allontanano il popolo di Dio dal sentirsi parte della Chiesa, ma anche una sorta di annullamento di quella religiosità che ha sostenuto un senso comune di appartenenza.
Un esempio esplicito: non andare a messa la domenica, infrangere il precetto.
Fino a prima della pandemia era un deterrente per non mancare alla celebrazione della comunità, ora si è visto che da un lato si può essere dispensati pure dalla autorità, ma sorprendentemente, anche se non vado a messa non succede nulla: nessun fulmine dal cielo, nessun incenerimento.
Forse non è il precetto che salva l'andare a Messa la domenica, quanto il desiderio di fare comunione con amici e fratelli di una stessa comunità, per ascoltare insieme a parola di Gesù e cibarsi del pane della vita.
Allora, che senso hanno le parole durissime di Gesù?
Esse dicono una delusione circa la nostra sequela?
Non credo!
Gesù conosce bene la nostra inadeguatezza, la nostra codardia e soprattutto quella inamovibilità rispetto al lasciare spazio nella nostra vita alla sua.
Quel pane di vita, mangiato e rimangiato, a fatica scalfisce a nostra durezza, fintanto che non facciamo esperienza, del nostro vero limite.
Volete andarvene anche voi? Più che durezza in Gesù c’è una profonda tristezza, nella constatazione di una crisi durissima. Come quella di oggi, ad esempio.
Ma c'è anche un appello esplicito alla libertà di ciascuno: siete liberi, andate o restate, ma occorre scegliere, si può tergiversare.
Anche io sono chiamato a scegliere di nuovo: andare o restare. Cosa rispondo?
Vediamo cosa ha risposto Pietro: Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.
TU, Gesù, corrisponde a una immagine religiosa della mente o a un vero TU personale? Questo è il punto di partenza di ogni risposta. La domanda che Gesù pone è quella di un Tu personale. Il TU di Pietro dice: prima di tutto, certamente prima degli altri.
HAI PAROLE: Dio parla; la sua parola c'è indipendentemente dalla ricettività del nostro orecchio.
Le parole di Gesù interpretano e danno senso alla realtà è alla vita. Ma per farlo, devono entrare ed essere accolte, anche se spigolose, anche se fanno male.
Tu hai parole DI VITA. Parole che fanno più viva di prima la mia vita, che portano incremento d’umano, ad ogni parte di me. Le parole di vita di Gesù coinvolgono il mio umano ...
Finalmente qualcuno che si prende a cuore il mio essere "umano".
E poi sul più bello Pietro butta lì: le tue sono parole sono di VITA ETERNA,cioè che ci fanno vivere scelte e amori e che ci parlano è ci portano la vita di Dio in noi e la nostra in lui.
Con le tue parole, con la tua vita, Signore, dai eternità a tutto ciò che di più bello portiamo nel cuore.
Oggi, quali possono accompagnare questa settimana?
Direi: Disimpegno; Tu; Vita.
Non escludiamo la tentazione di andarcene; anche perché pure noi siamo immersi in questa tentazione o provocazione del mondo. Guardiamo in faccia ma tentazione, non lasciamola lavorare sottotraccia, in una silenziosa normalità che conduce al DISIMPEGNO.
TU, cosa rappresenti realmente? Se sei una realtà personale devo fare i conti con la tua concretezza ieri, oggi e domani. Il Tu, non permette sconti o rimandi, ma interpella sempre.
VITA, la mia vita al suono delle tue parole mi sembra più viva, più autentica. Potrei fare a meno di te, delle tue Parole, ma a quel punto il vuoto del silenzio lo colmerei solo con un ulteriore silenzio è un ulteriore desiderio inesaudito di pienezza.
Inviato da iPad
sabato 21 agosto 2021
Nulla è per caso ...
Rut 2,1-11; 4,13-17 e Matteo 23,1-12
venerdì 20 agosto 2021
La rivincita delle donne
Rut 1,1-22 e Matteo 22,34-40
giovedì 19 agosto 2021
Dipendiamo dalla grazia di Dio.
Giudici 11,29-39 e Matteo 22,1-14
Come molti uomini biblici, la fede di Jefte non era perfetta; egli infatti aveva un concetto sbagliato di Dio. Immaginava che fosse necessario comprare da lui dei favori, pur sapendo che solo Yhwh poteva salvare il suo popolo e mettere i nemici nelle sue mani, Jefte credeva fosse necessario fare un voto per poter ottenere il suo aiuto. Ma è in forza di questa sua credenza che Jefte fece un giuramento terribile: sacrificare la sua unica figlia. Solo le religioni create dagli uomini portano in sé l'idea di scambiare con Dio favori per ottenere ciò che si chiede, nella fede biblica questa narrazione contrasta con l'irruzione di Yhwh che opera per grazia. Dopo la vittoria, Jefte torna a casa sua onorato dal popolo; quel giorno sarebbe stato il più importante della sua vita. Ma è proprio il tentativo di voler comprare il favore di Dio che trasforma quel giorno in una sciagura, quel voto è di per sé assolutamente sbagliato. Ciò che Jefte vive è una religiosità idolatrica, che riflette il comportamento religioso di chi si rivolge agli idoli pagani e non al Dio di Israele. La drammaticità del racconto non fa altro che sottolineare la necessità di quella risolutiva conversione del cuore che solo apre a comprendere un Dio di totale gratuità e amore: non sarai mai capace di fare qualcosa per Dio, ma dovrai stupirti e riconoscere quello che Dio fa per te; per ciò non quello che io faccio per Dio, ma ciò che Dio fa per me.
mercoledì 18 agosto 2021
Le parabole che ci descrivono
Giudici 9,6-15 e Matteo 20,1-16
martedì 17 agosto 2021
Una storia antica che costantemente si ripete
Giudici 6,11-24 e Matteo 19,23-30
lunedì 16 agosto 2021
Il vero idolo di Dio
Giudici 2,11-19 e Matteo 19,16-22
domenica 15 agosto 2021
Un segno nel cielo ...
Ap 1,19;12,2-6.10; Sal 44; 1 Cor 15,20-26; Lc 1,36-56
Che cosa è un "segno glorioso nel cielo"?
Il Segno è una indicazione che rimanda ad altro ... Il segno di una donna, che rimanda a Maria madre di Dio e al frutto del suo grembo, colui che facendosi carne realizza pienamente e perfettamente la salvezza.
Glorioso, significa che non rispecchia sé stesso ma la presenza di Dio. La gloria esprime la presenza di Dio come amore concreto di cui possiamo fare esperienza. La gloria si rivela come amore, e l'amore tra noi e con Dio manifesta la gloria: Presenza di Amore.
Nel cielo ... Che cosa è il cielo? Ciò che è altro dalla terra o ciò da cui proviene anche la terra?
Non è il cielo lo spazio di Dio che tutto avvolge e tutto sostiene? Non è il cielo il compimento e l'origine delle promesse di Dio ad Abramo? Guardando il cielo tutto assume un alone di mistero ma pure di una originaria nostalgia: il cielo stellato segno di immensità e dell'amore fecondo di Dio Padre.
Fatta questa premessa ora Possiamo concentrarci nell'espressione più forte di Apocalisse: "Ora si è compiuta la salvezza". Che cosa significa?
La salvezza ora è compita e si realizza sempre in continuità nel tempo.
È la nostra fede, la nostra esperienza di chiesa, il nostro vivere la comunità che esprime la salvezza nel suo realizzarsi continuamente.
Gli eventi passati, in questa prospettiva, non sono mai solo semplici nostalgie, ma nemmeno vetrine museali per conservare per un gusto intellettuale o solo affettivo.
Ecco allora che il Vangelo ci introduce nel modo in cui Maria è parte eminente della storia di salvata e come a partire da lei quella storia avvolge tutti i tempi.
Maria Assunta al cielo, come ogni altro segno glorioso di Dio, ci ricorda e rende attuale, semplicemente e sempre, che "Dio invece è sceso. E ha dato la sua vita".
"Dio è sceso sulla terra, e oggi ci dona la sua vita ..." Oggi ci dona la sua vita!
Forse oggi questo dono della vita di Dio interessa a ben pochi, ma non importa, perché questo è il segno che resta anche attraverso la nostra testimonianza e il nostro vivere come comunità cristiana la fede in Gesù Cristo. Ecco questo è il messaggio della parola oggi: accogliamo la salvezza come dono della vita di Dio, oggi!
Maria accoglie la salvezza perché riconosce l'amore di Dio in ciò che le accade e, in forza di ciò, riesce a gridare a tutti gli uomini le grandi cose che Dio porta a compimento.
Maria ha percepito Dio mentre entra nella storia, nel suo venire come vita nel suo grembo di ragazza che dice il suo sì; come pure nella vita e nel grembo di un’anziana che rifiorisce; Maria sente Dio che danza nella gioia di un bimbo di sei mesi ancora nel grembo della madre. Oggi Maria vede Dio lì dove la vita umana è difesa, salvata e onorata. Ecco che il cantico di lode della vergine raggiunge tutte le generazioni. Perché è Lui, Dio, che agisce nella nostra piccola e insignificante avventura umana. Maria comprende che il motivo della sua gioia non è quello che lei fa per Dio, ma quello che Dio fa per lei; non quello che io faccio per Dio, ma ciò che Dio fa per me. Ecco allora che la salvezza è che lui mi ama, non che io lo amo. E che io sia amato dipende da lui, non dipende da me. (è questa la salvezza)
Dei segni gloriosi della salvezza, allora è piena anche la nostra storia presente, ed è su questi segni, con novità e fantasia, che possiamo camminare per vivere la nostra appartenenza a Gesù Cristo.
Tre parole che oggi possono aiutarci a vivere questa solennità e il messaggio di Dio: ti ringrazio (per non dire ti magnifico) Signore per il tuo segno in ciò che mi accade; ti ringrazio (ti magnifico) Signore per la memoria che posso fare della mia storia vissuta in questa Chiesa, in questa comunità; ti ringrazio (ti magnifico) perché in tutto questo tu ti fai mia salvezza.
Segno, memoria e salvezza!
sabato 14 agosto 2021
Una città, un luogo, una promessa ... per sempre
Giosuè 24,14-29 e Matteo 19,13-15
venerdì 13 agosto 2021
È sufficiente diventare come il maestro...
Sapienza 5,1-16 e Matteo 10,24-28
Solennità di San Cassiano patrono diocesi di Imola
A volte ci capita di strafare, e spesso nel nostro vivere la fede, il nostro stare in comunità e appartenere alla Chiesa, esageriamo, sia nelle aspettative che nelle pretese verso gli altri. Guardiamo a Gesù con meno enfasi e con meno pretesa perfezionista, quasi da dovere imitarne le "performance". Non dobbiamo semplicisticamente imitare Gesù, come discepoli, possiamo attingere all'immenso tesoro del maestro, la sua vita con noi, e lasciare che la vita di Gesù si leghi alla nostra vita quotidiana. Ci saranno esperienze di vita che più facilmente ne verranno trasformare e rinnovate, altre che per i limiti e le ferite che portiamo, non riusciremo a cambiare, ma nonostante questo la vita di Gesù le avrà ugualmente sfiorare e fatte sue. Questo non per giustificare i nostri limiti, ma per riconoscere che tutto di noi è davanti al maestro. Ancora una volta occorre la docilità della vita, che non è una concessione rispetto alla nostra autoreferenzialità, ma è l'approccio nuovo e inedito per essere come il nostro maestro.
giovedì 12 agosto 2021
Ci condonò tutto il debito
Giosuè 3,7-17 e Matteo 18,21-19,1
mercoledì 11 agosto 2021
Non cerchiamo giustificazioni ...
Deuteronomio 34,1-12 e Matteo 19,15-20
martedì 10 agosto 2021
Contemplando il cielo stellato
2 Corinzi 9,6-10 e Giovanni 12,20-26
lunedì 9 agosto 2021
Come è bello un Dio che ama
Osea 2,16.17.21-22 e Matteo 25,1-13
Santa Teresa benedetta delle Croce
domenica 8 agosto 2021
Il pane del cielo è una domanda su come amiamo
1Re 19,4-8; Sal 33; Ef 4,30-5,2; Gv 6,41-51
Papa Francesco in un Angelus del 2014 ha detto: "... nel discorso sul “pane di vita”, tenuto da Gesù nella sinagoga di Cafarnao, egli afferma: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".
Gesù sottolinea che non è venuto in questo mondo per dare qualcosa, ma per dare sé stesso, la sua vita, come nutrimento per quanti hanno fede in Lui.
Tutto l'agire di Gesù è in questa direzione, fino a compiersi per Giovanni nel gesto della lavanda dei piedi e delle parole che ne seguono. La comunione con Gesù alimenta in noi il dono che ciascuno è chiamato a fare di sè stesso, se vuole essere come il suo maestro.
Che cosa è nella nostra vita il pane del cielo, l'eucaristia di ogni domenica?
È l'amore di Cristo per noi: ecco l'Eucaristia. Amore che si dona, amore che rimane, amore che si comunica, amore che si moltiplica, amore che si sacrifica, amore che ci unisce, amore che ci salva.
La comunione ci suggerisce di vivere relazioni aperte, sincere e vere, capaci di perdono e di comprensione. Relazioni che superano il giudizio e si caricano della possibilità del cambiamento. Quando le nostre relazioni hanno queste caratteristiche?
Credo quando si è disposti sempre a mettersi in gioco e a rinunciare alla propria presunzione di essere già arrivati alla meta: sono nato imparato, mi sono fatto tutto da me stesso, non sono mai stato di peso ad alcuno.
Un aspetto unico e assai bello della nostra fede è la sua intima connessione con la vita. Per questo Dio, accade nella nostra esistenza concreta, attraverso dei segni reali e metafore profondamente radicati nella nostra esperienza umana. Dio vuole farci capire e desiderare quanto è arricchente e capace di dare senso alla nostra vita l’incontro personale con Lui.
Ecco allora che l'eucaristia domenicale lo possiamo riconoscere come l'incontro personale con lui.
Ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa non solo ci nutriamo del Corpo di Cristo, ma la presenza di Gesù e dello Spirito Santo in noi agisce, plasma il nostro cuore, ci comunica atteggiamenti interiori che si traducono in comportamenti secondo il Vangelo.
Fatta la comunione dobbiamo disporci prima di tutto ad attrezzare il cuore alla docilità, non posso custodire l'orgoglio!
La docilità alla Parola di Dio è fondamentale per piegare il pregiudizio. Poi dalla stessa comunione nasce il gusto e la consapevolezza della fraternità tra tutti noi, la comunione mi libera dai settarismi, dalle divisioni. È sempre dalla comunione deriva il coraggio della testimonianza cristiana, la fantasia della carità, la capacità di dare e costruire speranza per i miei fratelli sfiduciati ed esclusi. In questo modo l'Eucaristia fa maturare uno stile di vita cristiano. La carità di Cristo, accolta con cuore aperto, ci cambia, ci trasforma, ci rende capaci di amare non secondo la misura umana, sempre limitata, ma secondo la misura di Dio.
E qual è la misura di Dio?
La misura è di essere Senza misura! La misura di Dio è senza misura. Tutto! Tutto! Tutto! Non si può misurare l’amore di Dio: è senza misura! E allora diventiamo capaci di amare anche chi non ci ama: e questo non è facile.
Amare chi non ci ama… Non è facile! Perché se noi sappiamo che una persona non ci vuole bene, anche noi siamo portati a non volerle bene. E invece no!
Dobbiamo amare anche chi non ci ama! Opporci al male con il bene, perdonare, condividere, accogliere. Grazie a Gesù e al suo Spirito, anche la nostra vita diventa “pane spezzato” per i nostri fratelli. E vivendo così scopriamo la vera gioia!
La gioia di farsi dono, per ricambiare il grande dono che noi per primi abbiamo ricevuto, senza nostro merito.
sabato 7 agosto 2021
Come si può amare Dio
Deuteronomio 6,4-13 e Matteo 17,14-20
venerdì 6 agosto 2021
Quando il nostro volto si trasfigura?
Daniele 7,9-10.13-14; 2 Pieto 1,16-19 e Marco 9,2-10 - Festa della Trasfigurazione
giovedì 5 agosto 2021
Acqua dalla roccia
Nm 20,1-13 e Matteo 16,13-23
mercoledì 4 agosto 2021
La conquista della evangelizzazione
Gli esploratori, coloro che Mosè invio a vedere la terra di Canaa, la terra della promessa, tornarono e portarono con loro la paura, e suggerirono la rinuncia alle promrsse di Dio: "Non riusciremo ad andare contro questo popolo, perché è più forte di noi".
Rinunciare alle promesse, è l'estremo della infedeltà di ogni uomo rispetto all'amore di Dio, è come dire non mi interessa essere amato da te.
Papà Francesco ricorda che il cambiamento nella Chiesa avviene grazie al “discernimento della volontà di Dio nella nostra vita quotidiana e avviando una trasformazione guidati dallo Spirito Santo”, “dono di Dio nei nostri cuori”. Questo è il punto di partenza della evangelizzazione, una riforma che passa da noi stessi e che cambia ogni cosa. Senza idee prefabbricate, senza pregiudizi ideologici, senza rigidità, ma avanzando a partire da un'esperienza spirituale, un'esperienza di donazione, un'esperienza di carità, un'esperienza di servizio.
martedì 3 agosto 2021
Dalla mitezza di Mosè alla nostra ...
Numeri 12,1-13 e Matteo 14,22-36