1 Pietro 1,3-9 e Marco 10,17-27
lunedì 28 febbraio 2022
"Caro" egoismo (egoista)
domenica 27 febbraio 2022
È necessario sovrabbondare
Sir 27,5-8; Sal 91; 1 Cor 15,54-58; Lc 6,39-45
Come stare di fronte a questo Vangelo?
A un primo sguardo sembrerebbe un approccio morale alla nostra vita, al nostro stile, per cui:
- sei così privo di luce da condurre fuori strada i tuoi fratelli?
- sei così ipocrita da giustificare la tua trave e giudicare la pagliuzza del fratello? Che cosa è quel piacere maligno che provi nel ricercare ed evidenziare il punto debole dell’altro, a godere dei suoi difetti.
- non sai offrire il frutto del tuo albero? Non è che sai produrre solo frutti acerbi e non commestibili? Dio non cerca un albero senza difetti, ma gode dell'albero i cui rami sono piegati per i molti frutti buoni.
- perché trattieni il tuo tesoro in una avarizia tale che nessuno può averne beneficio? La vita è il tuo vero tesoro, ma non è solo per te stesso, essa è al servizio della vita di tutti i fratelli.
Se questa pagina di Vangelo fosse solo un richiamo moraleggiante a una etica rigorosa, il rapporto con questa parola si esaurisce in un atto di accusa a cui non potrebbe seguire se non una triste incapacità di corrispondere a una attesa che ci risulta impossibile. Ma alla fine delle parabole di Gesù c'è una espressione che provoca in un modo accattivante: "La bocca, infatti esprime la sovrabbondanza del cuore" ... Di quale sovrabbondanza si tratta, di cosa è fatta?
E se il Vangelo non fosse una semplice esortazione moraleggiante, quanto invece un invito a coltivare, a ricercare la sovrabbondanza del cuore a cui ciascuno può dare voce con la propria bocca?
Che cosa è questa sovrabbondanza? Credo che sia la nostra quotidianità, da immaginare come se fosse la nostra "bottega artigiana", in questa bottega possono accadere cose stupende; alla fine dal nostro costante e impegnativo "lavoro" può venire fuori una espressione nuova della nostra umanità. Possiamo essere uomini e donne nuovi, non solo migliori, ma completamente rinnovati dall'incontro con Gesù.
La nostra umanità è tutto ciò che poniamo sul banco di lavoro della nostra esistenza quotidiana. Le nostre mani possono cesellare, modificare, plasmare la nostra materia umana per farne il meglio che si può!
Seguendo il magistero di Papa Francesco, possiamo intuire quale grande responsabilità e opportunità ci è affidata, e come tutto questo si scontra e confronta insieme, con i nostri limiti e le nostre rigidità marmoree.
Papa Francesco ci invita a guardare a Gesù e fare della sua esperienza quotidiana il nostro itinerario nell'umano.
Ecco allora che siamo chiamati sempre di più a un vivere il quotidiano fatto di accoglienza, condivisione, ascolto fraterno, di vicinanza, mostrando così con i fatti la bellezza e la forza dell'immagine del figlio di Dio attraverso la nostra umanità. Da queste parole siamo incoraggiati a offrire le nostre energie, il nostro impegno a chi è nel bisogno e farci artefici di relazioni vere e sincere.
Il nostro cammino quotidiano si colora della speranza della fede, e non è una speculazione intellettuale, ma un vero itinerario esistenziale accompagnato dalla sua Parola, ispirati dalla sua gioia, aperti all'attesa futura come condizione che si concretizza nel fare del bene e rifiutare il male e l'egoismo.
Questo Vangelo non è l'elenco delle nostre imperfezioni e dei nostri limiti ma ci introduce nella bottega umana in cui lavorare il dono di vita che noi siamo, generando frutti abbondanti, e oggi di fronte alla storia che viviamo ci invita a produrre sovrabbondanti frutti di pace:
261 "Fratelli tutti": Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male. Non fermiamoci su discussioni teoriche, prendiamo contatto con le ferite, tocchiamo la carne di chi subisce i danni. (...) Consideriamo la verità delle vittime della violenza, guardiamo la realtà coi loro occhi e ascoltiamo i loro racconti col cuore aperto. Così potremo riconoscere l’abisso del male nel cuore della guerra e non ci turberà il fatto che ci trattino come ingenui perché abbiamo scelto la pace. Possa il mondo, per la nostra sovrabbondanza di frutti, trovare la pace.
sabato 26 febbraio 2022
Non solo bambini, non solo piccoli
Giacomo 5,13-20 e Marco 10,13-16
venerdì 25 febbraio 2022
Per la durezza del nostro cuore
Giacomo 5,9-12 e Marco 10,1-12
giovedì 24 febbraio 2022
Momenti di luce
Ma quella macina è una provocazione, per l'enormità di ciò che causa nel nostro stile di vita. Credo che il Vangelo sia prima di tutto un invito a ricercare quella luce interiore che colloca nella giusta connessione e posizione la mano, il piede e l'occhio. La prospettiva del Vangelo non è mai distruttiva, se non nella possibilità che tutto si rigenera nella vita nuova.
mercoledì 23 febbraio 2022
Come i bollini delle banane
Giacomo 4,13-17 e Marco 9,38-40
Ma dal Vangelo, le parole di Gesù sono esplicite nello smascherare una tentazione che era presente anche intorno a lui. Ma è proprio lui, il giovane maestro di Galilea, in fasce crescente di popolarità, a suggerirci che il bene non ha patenti, non ha corsie preferenziali. Il discepolo, seguendo le parole del maestro, deve preoccuparsi di vivere ed agire in quella misericordia, ossia nella vicinanza di Dio a partire dalla vicinanza a Gesù, è questo stile che supera i protagonismi sterili e le inutili identificazioni, tra bravi e più bravi.
martedì 22 febbraio 2022
Ma la Chiesa può cambiare?
1 Pt 5,1-4 e Matteo 16,13-19
lunedì 21 febbraio 2022
Sull'orlo della fede
Giacomo 3,13-18 e Marco 9,14-29
Ma che cosa è questo credere di cui parla Gesù se non l'esperienza di una relazione fatta di dialogo sincero, silenzioso e ardente, unito a intimità, azione e preghiera. Forse che la nostra fede è ancora troppo formale e la nostra relazione con Gesù troppo scarsa e superficiale?
domenica 20 febbraio 2022
La lezione più complicata e semplice insieme
1 Sam 26,2.7-9.12-13.22-23; Sal 102; 1Cor 15,45-49; Lc 6,27-38
Il monaco tornò a meditare, ma quando riaprì gli occhi, vide che lo scorpione era di nuovo caduto in acqua e si dibatteva con tutte le sue forze. Per la seconda volta lo salvò e anche questa volta lo scorpione punse il suo salvatore fino a farlo urlare per il dolore.
La stessa cosa accadde una terza volta. E il monaco aveva le lacrime agli occhi per il tormento provocato dalle crudeli punture alla mano. Un contadino che aveva assistito alla scena esclamò: «Perché ti ostini ad aiutare quella miserabile creatura che invece di ringraziarti ti fa solo male?».
«Perché seguiamo entrambi la nostra natura» rispose il monaco. «Lo scorpione è fatto per pungere e io sono fatto per essere misericordioso»". (Bruno Ferrero)
Siamo fatti per essere misericordiosi? Cioè siamo fatti per amare e donare amore.
Ma cosa significa amare? Non tutti credono che amare significa cambiare. Cambiare sé stessi per corrispondere a un altro che chiede o ha bisogno di essere amato per poter cambiare e amare a sua volta.
Credo, che sia in questa dinamica di cambiamento all'origine di ogni progresso nella possibilità di amare.
Allora se ascoltiamo questa pagina di Luca facilmente arriviamo a comprendere che l'amore autentico non esclude nessuno, neppure coloro che ci fanno del male.
Perché quando si ama, non ci si deve fissare sull'obiettivo da amare, ma sul processo che genera il decentramento da sé stessi per guardare l’altro mai come un nemico, ma sempre come qualcuno al quale io ho qualcosa da donare.
Questa pagina di Vangelo rischia, in realtà, di essere un supplizio, la nostra tortura, una coercizione nel tentare cose impossibili. E così si apre la strada a quella ipocrisia che ci demolisce.
Nessuno potrà vivere questo Vangelo a colpi di volontà, neppure i più bravi tra noi. Ma solo attingendo a Gesù, impariamo, se non lo avevamo ancora imparato, che il comandamento dell’amore è universale, non conosce confini, ma appartiene alla nostra natura umana, come dire, la esprime, la manifesta in pienezza.
A molti, potrebbe sembrare che l'amore non ha logica e quindi non ha fondamento, ma è proprio questo che ci permette di capire che la razionalità e la logica sono capaci di annullare ogni gesto ed espressione di amorevolezza e generare odio e morte. La guerra che sembra così prossima non è forse frutto di una logica di potere e di interessi; tutto si avvolge di giustificazioni giuridiche e di giustizia, ma tutto genera solo una netta contrapposizione, strumentale ai fini di qualche interesse e necessità da perseguire. Non c'è amore nel pensiero e nei sentimenti di chi persegue la logica del rigore. Solo in Gesù, giustizia e amore vanno d’accordo: perché solo quanto avremo amato e perdonato gli altri, così saremo amati e perdonati, e questa misura ci sarà posta nel grembo: la parte del corpo dedicata alla custodia e alla donazione della vita.
Come possiamo imparare ed esercitarci nell'arte di amare, quindi di cambiare?
È solo l’intimità con Gesù che potrà trasformare il nostro pensiero e frantumare le nostre durezze. Amare, non può essere obbedienza un comando, ma l'amore, come esperienza di intimità con Gesù, diventa quella condizione che prende il sopravvento in noi, in forza della presenza del Signore. E allora sarà più facile amare i nemici; sarà possibile amare senza una logica; ci sarà gusto nell'amare con piena gratuità senza nulla pretendere.
Facciamo attenzione e alla nostra pancia. L'amore si percepisce di pancia; ma è dalla pancia che possiamo comprende anche il cambiamento: quella misura scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo ... Pienezza di amore.
sabato 19 febbraio 2022
Se Elia è già venuto ...
Giacomo 3,1-10 e Marco 9,2-13
venerdì 18 febbraio 2022
A chi rimettiamo la nostra vita.
Giacomo 2,14-24.26 e Marco 8,34-9,1
giovedì 17 febbraio 2022
Un vero rimprovero!
Giacomo 2,1-9 e Marco 8,27-33
mercoledì 16 febbraio 2022
Dieci decimi
Giacomo 1,19-27 e Marco 8,22-26
martedì 15 febbraio 2022
Altri occhi, altre orecchie!
Giacomo 1,12-18 e Marco 8,14-21
lunedì 14 febbraio 2022
Slancio missionario
Santo Cirillico e Metodio patrono d'Europa
Chiedere al Signore della messe di inviare operai nella sua messe significa chiedere in primo luogo che ciascuno di noi sia operaio della “Sua” messe, cioè di quella del Signore, e non della nostra. Poi occorre aggiustare il tiro, cioè abbandonare quell'idea malsana che l'annuncio universale corrisponda a un "totale proselitismo", quasi una esperienza di conquista di nuovi popoli alla fede, ovvero una omologazione cristiana. La salvezza non dipende dal numero delle adesioni!
Il senso dell'annuncio e di ogni slancio missionario, sta nella sete che Gesù ha del nostro amore, ha sete e desiderio di raggiungerci: ecco perché nomina settantadue persone e le manda in ogni luogo a portare Lui e la pace. Il Signore ci invita ad “andare senza nulla portare”, a mollare gli ormeggi dell’orgoglio, della nostre convinzioni e sicurezze per portare solo Lui. L'annuncio del regno dei cieli si esprime nel desiderio di condividere una grazia ricevuta, la vita vera nella nostra vita: abbiamo assaggiato Gesù e ci è piaciuto.
domenica 13 febbraio 2022
Tra la beatitudine della povertà e i guai della ricchezza.
Geremia 17,5-8; Salmo 1; 1 Corinzi 15,12.16-20; Luca 6,17.20-26
Se siamo sinceri, noi tutti ci confrontiamo con il problema (che per noi è tale) della povertà e con l'aspettativa speranzosa della ricchezza. Chi vuole essere povero ... Nessuno! Chi vuole essere ricco ... Tutti!
Il magistero attuale della Chiesa, nella Fratelli Tutti dice: "È aumentata la ricchezza, ma senza equità, e così ciò che accade è che nascono nuove povertà".
Ricchezza e povertà generano una frattura insanabile nella conduzione di vite dell'umanità. Ma questo anche tra noi. Quante divergenze, attriti e liti ci sono a causa della "ricchezza"?
In effetti dobbiamo ammetterlo, l'economia e la finanza che generano flussi di ricchezza e che incoronano gli uomini e le donne più ricchi del pianeta, si alimentano sul principio dell'investimento e del profitto, non per tutti ma per pochi. Non è un caso, infatti, che alla concentrazione della ricchezza nelle mani di alcuni, corrisponde l'aumento delle povertà come condizione dilagante del mondo globalizzato.
Questa nostra realtà è desolante, la ricchezza non sta producendo un benessere diffuso, ma soprattutto delle ingiustizie e delle disparità a tutti i livelli; il nostro è un mondo che guarda al profitto e che non esita a sfruttare, a scartare e perfino ad uccidere per denaro.
Di fronte a questa analisi come risuonano, e che interazione hanno le parole della scrittura?
Maledetto l'uomo che confida nell'uomo ...
Benedetto l'uomo che confida nel Signore ...
Espressioni estreme, biblicamente determinanti, quasi dirompenti, non ci sono mezzi termini ... Accostare le parole di Geremia al Vangelo di questa domenica ci permette di leggere e attualizzare in modo non convenzionale le beatitudini secondo Luca.
La maledizione ovvero l'esperienza di una vita chiusa al mistero di amore di Dio, non ha prospettiva di eternità, ma tutta si consuma nell'auto generazione della felicità ... L'uomo che pone in se stesso ogni attesa e prospettiva è obbligato a rincorre una felicità frutto delle proprie mani ... È l'uomo che può vantare di essersi fatto da solo, in questo orizzonte possiamo collocare l'espressione di Gesù: "guai a voi ricchi!"
La beatitudine al contrario parte dall'esperienza del limite dell'uomo, dal proprio sentirsi inadeguato e bisognoso di essere sostenuto, custodito, e soprattutto amato. Io, dove trovo una certezza superiore alle mie possibilità? Non sono io a trovarla, ma è Dio a offrirmela. Io da solo non potrò mai dare compimento a me stesso; quindi, io non potrò mai generare una felicità vera e duratura! Ma se è Dio stesso a donarmela, offrendo sé stesso come compimento della mia ricerca? Tutto questo è il cammino di chi si affida a Dio, e si ritrova nelle parole di Gesù: "beati voi poveri!"
Allora, beati voi poveri che avete uno stile di vita povero, non certo per la condizione disumana, ma perché riuscite ad affidarvi a Dio nella vita, e lo incontrate in quelle vicende che non procurano una gratificazione immediata, come anche non una felicità facile da raggiungere.
Ma guai a voi ricchi, cioè voi che avete lo stile di vita del ricco; perché essendo ricchi ponete nella ricchezza il vostro desiderio di felicità; così non accogliete Dio nella vita; non vi affidate a lui, e non comprendete che Lui, il Signore dell'universo, sceglie il cuore del povero per abitarvi.
Ascoltando queste parole, non possiamo limitarci ai pensieri di giustizia sociale, ma dobbiamo sempre riconoscere che in queste parole tocchiamo Gesù, nei suoi pensieri e nei suoi sentimenti; entriamo anche nel suo sguardo, in ciò che Lui vede come radice dei nostri mali: il nostro egoismo, la nostra avidità e voracità, la nostra insensibilità.
L'annuncio del regno dei cieli, iniziato a Nazareth nella sinagoga, si concretizza nella esperienza di ricchezza e povertà che Gesù nella sua vita ci offre come amorevolezza e gratuità, che sono l'antidoto contenuto nella povertà; antidoto capace di vincere l'egoismo e la morte che si annidano nella ricchezza.
Quel grido di Gesù è un avvertimento allo stile del ricco; è un mettere in guardia dall'egoismo che si trova nella ricchezza, un egoismo che accaparra tutto con avidità, per dominare sui fratelli, con la presunzione di essere superiore a tutti. Chi è povero invece, trova nel grido di Gesù l'origine della sua beatitudine, perché si riconosce nella possibilità di amare e donare tutto, fino al dono di sé stesso nel servire gli altri con umiltà. Noi ci intestardiamo pensando che il mondo sarà salvato dalla ricchezza derivante dal denaro e dal potere, ma in realtà sarà la povertà a generare la guarigione del nostro mondo, quella povertà di cui parla Gesù.
sabato 12 febbraio 2022
Pane e amore
1 Re 12,26-32; 13,33-34 e Marco 8,1-10
venerdì 11 febbraio 2022
Facessimo bene ogni cosa pure noi!
1 Re 11,29-32; 12,19 e Marco 7,31-37
giovedì 10 febbraio 2022
Esclusione e inclusione?
1 Re 11,4-13 e Marco 7,24-30
mercoledì 9 febbraio 2022
Sotto il suo sguardo
1 Re 10,1-10 e Marco 7,14-23
martedì 8 febbraio 2022
Gesù un grande "rompi" ma secondo carità
1 Re 8,22-23.27-30 e Marco 7,1-13
lunedì 7 febbraio 2022
Toccare almeno il lembo del mantello
1 Re 8,1-7.9-13 e Marco 6,53-56
Toccare il lembo del mantello, "guarisce la nostra vita"; toccare Gesù ci sottrae al potere della mondanità; il solo desiderio di toccarlo disperde ogni forma di clericalismo e rigidità religiosa, di cui con facilità ci rivestiamo. Avere il desiderio di toccare Gesù, o anche solo permettere a quel desiderio di abitare in noi, è causa e inizio della nostra conversione; è rivoluzionare i nostri progetti, è darsi altre scale di priorità e di valore. Stare di fronte alla carne del Signore, con la mano tesa, fa della nostra supplica una occasione di grazia.
domenica 6 febbraio 2022
Pescatori di cosa?
Isaia 6,1-2.3-8; Salmo 137; 1 Corinzi 15,1-11; Luca 5,1-11
Lettura della realtà:
La Chiesa di oggi, erede e prolungamento di quanto iniziò a quel tempo in Galea, con estrema facilità può fare l'elenco dei fallimenti accumulati in oltre 20 secoli, può cioè elencare fatiche e ferite.
A sentire tanti non credenti e non praticanti, ma anche tanti credenti, la Chiesa più che essere un segno di speranza e di giustizia, sembra la sommatoria di tante sconfitte e di ciò che umanamente occorre biasimare.
Non credo che la lettura critica possa rappresentare l'essere della Chiesa e il suo percorso da quando sul lago di Galilea il maestro ha iniziato questo viaggio nella storia, nella vita, che continua fino ad oggi.
Ecco Gesù parte dalla concretezza della vita comune, è immerso in quella vita, coglie il limite della fatica, che tutto mette in ombra e prolunga l'effetto della notte: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla".
Oggi noi cristiani, discepoli di Gesù, al pari di Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, stiamo facendo la fatica della pesca nella notte, in cui nulla si ferma nelle reti, tutto sembra scivolare via, il tempo passato con le sue glorie, come anche la paura del presente e il dubbio e l'incertezza del futuro. Ma è proprio in questa situazione paradossale che Gesù chiede di gettare le reti fidandoci di lui. C'è qualcosa di stupendo di meraviglioso nelle parole del Signore, è il loro essere per sempre, il loro attraversare il tempo e la storia ed essere un invito anche per noi oggi a gettare le reti, nonostante una notte faticosa di pesca infruttuosa.
Cosa significa per noi oggi - discepoli azzoppati dagli eventi, e screditati da tante colpevoli meschinerie - prendere il largo e gettare le reti sulla sua parola, se non testimoniare il nostro essere legati a lui; l'essere coinvolti con Cristo, ed essere disposti a sporcarci le mani e a fare la fatica di questa pesca, per fare conoscere agli uomini e donne d'oggi, il senso di questa realtà, di questo mondo e di questa nostra vita, preannuncio di una eternità beata oltre il limite del tempo. Questo sporcarci le mani significa avere il coraggio di tenderla chi è scartato; accogliere chi è profugo; non discriminare chi è per molti un "diverso"; non scandalizzarsi del limite dei fratelli e anche della criticità di chi non crede o non riesce a credere. La pesca non è selettiva ... è semplicemente abbondante.
sabato 5 febbraio 2022
Che vita è?!
1 Re 3,4-13 e Marco 6,30-34
Gli apostoli si riuniscono intorno a Gesù, e la fiducia che hanno nel mettere tutta la vita nelle sue mani diviene la forza e la motivazione che sorregge le fatiche e le scelte; tutto si pone a servizio della compassione per quella folla: "... egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose".
venerdì 4 febbraio 2022
Noi stessi facciamo "circolare" il regno
Intrighi, cospirazioni, complotti ... Non è una cronaca a se stante, ma l'evangelista la colloca all'interno della narrazione di ciò che accade in Galilea: Gesù a Nazareth viene respinto; invio dei didici nei villaggi vicini ...; il ritorno dei didici e la moltiplicazione dei cinque pani e dei due pesci; Gesù cammina sulle acque; tutti vogliono toccare Gesù. È questo contesto che permette di cogliere una sfumatura: il regno dei cieli si inserisce, o meglio è parte della realtà pur distinguendosi totalmente dalla realtà. Il regno dei cieli è relazione famigliare, amicizia, incontro, ricerca, attesa, pane e pesci, ascolto, guarigione ed è toccare con mano il suo mantello ... Ma tutto questo è l'amore/amorevolezza nella vita. Quando l’amore non è più amore e si piega invece alle logiche del consenso e del potere, assume le maschere grottesche della lussuria, dell’invidia, dell’odio e della sopraffazione. L'evangelista Marco ci mostra come contestualmente al regno, chi vive per sé stesso, nel suo palazzo, nella sua cerchia ristretta, nel garantismo del proprio potere ... alla fine soffoca anche quella flebile amicizia che Giovanni sembrava istillare nel cuore di Erode. Ma il regno dei cieli, in Galilea non viene meno.
giovedì 3 febbraio 2022
Priorità assoluta
1 Re 2,1-4.10-12 e Marco 6,7-13
mercoledì 2 febbraio 2022
Presentazione del Signore
Malachia 3,1-4 e Luca 2,22-40
martedì 1 febbraio 2022
Ci sono ancora i miracoli?
2 Samuele 18,9-10.14.24-25.30;19,1-4 e Marco 5,21-43
Giàiro chiede con insistenza a Gesù il miracolo di salvare la sua figlioletta, che sta per morire. Davanti a Gesù c’è un padre che si trova ad affrontare un enorme dolore: la morte di una figlia, di un figlio può fare impazzire di dolore un genitore. Al solo pensiero ci sentiamo attraversati da una paura sotterranea: è lo sgomento che persone così preziose per la nostra vita, come un figlio o una figlia, possano venire a mancare. Ci può essere una fede che resiste alle difficoltà della vita anche quando sono estreme, come la perdita di un figlio, il venir meno di una persona cara? Possiamo chiedere un miracolo una guarigione, perché questa richiesta fa parte della nostra natura umana e del nostro essere nel tempo. Ma che cosa rappresenta questo chiedere un miracolo? Il miracolo ha come obiettivo la piena felicità, la vita vera; il miracolo è il superamento del limite rappresentato dalla morte. Ma pregare per un miracolo non è solo chiedere il ribaltamento delle realtà della terra, ma è come fare entrare nel tempo il mistero eterno dell'amore di Dio Padre. Gesù di fronte a Giairo, preannuncia come Lui sia la Vita vera; con lui la morte non esiste più. Se ci mettiamo in ginocchio davanti a Gesù, se crediamo che lui possa essere la soluzione al nostro grido, allora siamo salvati e diventiamo miracolo visibile, segno di vita per chi amiamo. La fede compie miracoli.