Esodo 32,7-14 e Giovanni 5,31-47
giovedì 31 marzo 2022
Come potete credere alle mie parole
mercoledì 30 marzo 2022
Un discorso che deve fare pensare
I primi versetti del vangelo di oggi, rappresentano ben più di una spiegazione sintetica e redazionale di ciò che accade e, anticipatamente dire che Gesù sarebbe stato ucciso. Gesù è salito a Gerusalemme (seconda volta) per una festa giudaica, non sappiamo quale (secondo alcuni si tratta della pasqua: "la festa"); ma insieme giunge, anche, tutta la sua nomea e ancor prima le sue parole e i segni che egli ha compito in Galilea. Ora Giovanni, ancora una volta, entra in profondità, per non lasciare tutto a una cronaca narrativa e ci mette di fronte alle dinamiche che si sviluppano tra scribi, farisei e Gesù, come anche ciò che Gesù non evita di dire di sé stesso. Per Giovanni non è un mistero che Gesù è la manifestazione più alta della misericordia di Dio: un Dio che si piega verso l’umanità per innalzarla alla sua divinità, cioé dare la vera vita. Questa pienezza si rivela in Gesù nel momento stesso in cui lo si riconosce figlio dell’uomo. Per questo Gesù pone il suo operare e agire nello stesso spazio dell'agire e dell'operare di Dio. È importante a questo punto accostare alla persona di Gesù il contenuto esplicito delle sue parole, perché diversamente il suo agire resta un fatto straordinario ma privo di prospettiva salvifica. Noi abbiamo bisogno di un Gesù a tutto tondo, perché sia compagno del nostro quotidiano.
martedì 29 marzo 2022
Voglio essere guarito? Non è sempre detto che lo voglia!
Ezechiele 47,1-9.12 e Giovanni 5,1-16
lunedì 28 marzo 2022
Non teniamo la fede a "stecchetto"
Quante volte ci siamo sentiti aridi e privi di speranza di fonte al dolore? Quando la percezione che abbiamo di noi stessi è di essere lontani …, di esserci allontanati dal Signore? Quando una sorta di indifferenza, non colpevole, completamente ci prosciuga il desiderio di infinito e di ciò che è eterno?
Ma è proprio in un momento di così grande criticità, come anche per questo padre, funzionario del re, che Gesù invita a fare un atto di fede nelle sue parole: “Tuo figlio vive!”
È nello spazio di questo incontro che anche noi possiamo entrare nella dinamica dell'atto di fede.
Il nostro atto di fede non si misura con le Messe partecipate, o con le preghiere recitate e neanche per tutte le opere buone, che con rinuncia ad altro, abbiamo fatto.
La fede è fatta di un moto del cuore e della mente, di un andare a cercare Gesù; la fede è fatta di accoglienza di una parola, ciò che Gesù dice; la fede è fatta di domanda: "Gesù metti un senso al mio vivere, disintegrato da ciò che accade". Sono i tre passi della fede che consentono di spostare le montagne. Sono indispensabili non solo per salvare un figlio dalla morte, ma anche per ridarci speranza quando il dolore ci fa sentire più aridi, lontani e allontanati dal Signore.è di questo atto di affidamento che la fede si nutre.
domenica 27 marzo 2022
Figli degni, figli indegni e figli
Gs 5,9-12; Sal 33; 2 Cor 5,17-21; Lc 15,1-3.11-32
Ci stiamo avvicinando rapidamente alla Pasqua, e la Chiesa ci offre questa immagine di un Dio in attesa, un Padre che, nonostante che i figli si siano allontanati, non perde mai la speranza che possano tornare e che, appena li scorge da lontano, gli va incontro per riportarli a casa e far festa (gioia) con loro.
Mi viene da pensare che questa immagine è ben più di una parabola, ma è il racconto di una scoperta, di una esperienza: quella che Gesù ha fatto di suo Padre, di Dio; quella che lui ha vissuto come esperienza di paternità, con Giuseppe e con il Padre che ha nei cieli.
Proprio per questo, credo, sia necessario riscoprire le vicende che tratteggiano l'esperienza che anche noi abbiamo fatto della paternità, condizione necessaria per riconoscerci figli e fratelli. Gesù ci racconta una parabola attraverso vari personaggi, definendo da subito due figure di figli:
- i Figli degni, scribi e farisei, uomini e donne pii e devoti delle leggi e delle tradizioni del popolo di Israele; figli spesso rinchiusi nella rigidità della morale.
- i Figli indegni, pubblicani e peccatori, uomini e donne che si sono allontanati, scegliendo una vita fatta di ricerca e di autonomia, come anche di scelte morali ed etiche non condivise, se non giudicate addirittura contro la legge di Dio.
Ciò che emerge come interessante è proprio l'atteggiamento di Gesù che si lascia avvicinare da entrambi, figli degni e figli indegni, perché lo sguardo di Gesù va oltre le nostre categorie umane e morali, cogliendo l'urgenza del nostro cuore; egli comprende le nostre ferite e fragilità, perché “dove ci fu colpa, sovrabbonda la misericordia”.
Gesù vuole che nessuno vada perduto, dei figli del Padre suo; tutto si spende affinché ciascuno sia accolto nel grembo del Padre. Ciò che Gesù imprime nella parabola è: "rendiamoci partecipi dello sguardo amorevole di un Padre concreto”. Un padre che è costretto vivere l'esperienza dell'abbandono, essere messo da parte da entrambi i figli, sia degni che indegni.
Ecco proprio l'esperienza di abbandono: il figlio più giovane se n’è andato perché pensava che la felicità e la libertà si trovassero lontano dal padre, e che insieme a lui sarebbe vissuto sempre condizionato.
Il figlio maggiore si era allontanato molto prima perché, se pure vivevano sotto lo stesso tetto, non lo facevano come padre e figlio ma come padrone e servitore.
Il Padre diviene oggetto di un abbandono che vuole cancellare la sua paternità; la cancellazione di ciò che significava essere padre. L'abbandono vissuto dal Padre è lo strappo della relazione viscerale, è l'uscire di casa, il non volerci entrare, ciò rappresenta l'abbandono e il rifiuto dell’intimità che ti ha generato…
Entrambi i figli hanno fatto sparire davanti ai loro occhi la figura del Padre, che non esisteva più come tale.
Il rapporto fra il padre e i figli era stato destrutturato e la conseguenza di tutto ciò è che sia il Padre, che i figli, erano rimasti soli.
È in questa immagine che ciascuno è invitato a riappropriarsi, se non a rielaborare la propria esperienza di paternità vissuta o subita, e ora quella che si esprime nel rapporto con i figli, i fratelli, gli altri e Dio stesso.
Il rischio della paternità è di non viverla in pienezza; per cui, come io vivo la mia esperienza di paternità? Come la esprimo? Cosa mi aspetto da un Dio che mi è Padre?
Nella parabola si afferma che soltanto quando siamo capaci di concedere libertà agli altri (ai figli), anche se li perdiamo per sempre, viviamo in pienezza la paternità. Libertà di essere e di permettere di essere, è uno dei passaggi più importanti per comprendere la paternità e l'essere figli. Tanto importante per quanto è difficile. Come si recupera la paternità, come ritornare al Padre per un abbraccio che riconcili la vita e i ruoli? Occorre credere che è possibile cambiare. Occorre spendersi, coinvolgersi nel rendere la paternità uno spazio bello di amorevole cura e attenzione. Uno spazio che possa essere luogo della festa, della gioia intima, della pazienza e dell'attesa benevola, non rancorosa, ma la condizione in cui nel frattempo si moltiplica in noi la misericordia da offrire ai figli, ai fratelli ... Questa credo, sia vera esperienza di paternità, quella che desidero per me e quella che spero di poter offrire ai miei figli.
sabato 26 marzo 2022
Il cuore ci svela
Osea 6,1-6 e Luca 18,9-14
venerdì 25 marzo 2022
Proposta e risposta
Che cosa narra il vangelo di Luca di oggi? Non è forse l'espressione più concreta della volontà di Dio, del suo progetto di amore su di noi?
Il suo Amore incondizionato per ciascuno di noi! "Allora Maria disse: Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola. E l’angelo si allontanò da lei." Dalla risposta di Maria, possiamo intuire, che più che un annuncio, l'angelo fa una proposta alla vergine, la quale dopo un dialogo articolato - il come avverrà -; segue l’accettazione da parte di Maria. Mai, mai, mai, Dio ha obbligato qualcuno a fare qualcosa contro la propria volontà. È in questa dinamica fra proposta e libertà che si colloca l'accettazione del mistero, che da quel SI, umile e disponibile, verrà custodito e vissuto nella quotidianità, fino alla piena manifestazione del SI di Gesù a compiere liberamente la volontà del padre. Le proposte di Dio, non sono annunci a senso unico, ma proposte da accogliere e vivere in libertà e con amore.
giovedì 24 marzo 2022
È giunto a voi il regno di Dio…
Geremia 7,23-28 e Luca 11,14-23
mercoledì 23 marzo 2022
Amare la volontà di Dio.
"Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento".
Spingiamoci anche oltre: arriviamo riconoscere in Gesù il compimento della Legge e dei Profeti?
Che cosa significa per noi, oggi dire che Gesù è la nostra Legge e Profezia?
Per Gesù e per i suoi contemporanei, il cuore della Legge era Mosè e il decalogo; mentre la pienezza della Profezia era l'esperienza di Elia. Gesù riporta in sé stesso l'origine della Legge e della Profezia,come rivelazione e manifestazione del Padre.
Che cosa è Legge tra Dio e Gesù, se non la relazione di comunione e di amore tra loro due?
Che cosa è la Profezia tra Dio e Gesù se non l'esserci del Padre a dare senso alla stessa vita del figlio?
Ecco allora che compimento della Legge è Gesù che ama.
Pienezza della Profezia è realizzare in nella vita la volontà di Dio.
Chi ama realizza la Legge di Dio vissuta da Gesù e sarà un grande nel regno dei cieli.
Chi compie la volontà di Dio da compimento alla propria vocazione e chiamata a realizzare il regno dei cieli, e rende così concreta la Profezia nella realtà presente.
martedì 22 marzo 2022
Ad amare si impara
Daniele 3,25.34-43 e Matteo 18,21-35
Credo che con la parabola, Gesù, volesse provocare Pietro e gli altri discepoli, sul loro modo di perdonare e perdonarsi. Gesù, sembra chiedere se a tutti loro va bene un criterio di perdono in cui ciò che conta è la reciprocità ...
Come è difficile accettare che Dio non è reciproco; che a Gesù preme fare sperimentare un perdono viscerale, cioè che abbia origine lì dove nascono i desideri e i sentimenti, ma il tutto come espressione di dono e gratuità. Questo è il perdono cristiano, in cui non c'è alcun merito. Questo è amare alla scuola di Gesù: amare scegliendo di amare sempre.
Qual'è il metro di misura del nostro amare e del nostro perdonare? Non sarà per caso sempre un metro di 100 cm? Misuriamo tutto, anche il perdono e l'amore. E invece Gesù ci invita ad amare senza misura con la stessa gratuità con la quale siamo amati e generati nell'amore del Pade e di Gesù stesso.
lunedì 21 marzo 2022
… si mise in cammino.
2 Re 5,1-15 e Luca 4,24-30
domenica 20 marzo 2022
Perseveranza di Dio
Sono tante le domande che nuovamente affiorano... dopo due anni di pandemia ... ora l'orrore di una guerra così vicina di cui iniziamo ad avere paura, perché ci coinvolgerebbe direttamente. Di fronte al limite siamo quasi costretti a riconoscere la mostra fragilità, ancora una volta risuona quella domanda, quasi un appello disperato, una invocazione dal nostro profondo: Dio dove sei di fronte a quanto ci accade?
Per molti il silenzio imbarazzante di Dio esprime la totale indifferenza rispetto al dramma dell'uomo; per altri significa solo che Dio non c'è, non esiste!
I tempi sono cambiati, ma la realtà ci ripresenta la stessa domanda: Perché tutto ciò? Forse che quelle donne e bambini ucraini su cui cadono le bombe sono più peccatori di tutti quanti noi?
Ma la tua risposta, Signore, sarebbe anche oggi: "Ma se non vi convertite perirete allo stesso modo".
Come convertire oggi il nostro cuore?
Capita di essere convinti che la conversione sia qualcosa che riguarda la penitenza, l'impegno nelle buone opere, la trasformazione radicale della vita. La conversione come conseguenza della moralità del nostro agire; stando così le cose, difficilmente faremo mai esperienza di vera conversione, perché la penseremo come una opera delle nostre mani, dei nostri meriti, e non come una esperienza che parte da Dio.
Gesù ci dice che: con questa visione della conversione periremo tutti.
"Convertitevi, altrimenti perirete tutti".
Non è un comando, neppure un consiglio ma è una preghiera, dove non è l’uomo che si rivolge a Dio, ma è Dio che prega l’uomo.
Ci implora di accogliere la sua proposta di amore e di salvezza. Dio ci offre il suo criterio di amore e di libertà per stare dentro la nostra storia, tornando ad essere umani!
Convertire il cuore non è una questione di moralità delle azioni buone o cattive, ma è questione e di umanità; la conversione da voce al bisogno di giustizia e verità che sgorga dal nostro cuore abitato dalla grazia di Dio. Conversione significa che quella grazia è in noi sorgente di vita nuova.
L'appello alla conversione, nelle parole di Gesù si colora con l'immagine della parabola del fico. La conversione diviene la perseveranza di Dio di fronte alla nostra incapacità di generare frutti ... é a quel punto infatti che Gesù, da buon contadino della vigna, convince suo Padre a pazientare ancora, e s'impegna lui in prima persona a zappare e concimare, affinché la mostra umanità produca i suoi frutti migliori.
In questa immagine, Gesù rappresentata anche per noi la misericordia di Dio, che ci lascia sempre un tempo per la conversione. Tutti noi abbiamo bisogno di convertirci, di fare un passo avanti, e la pazienza di Dio, la misericordia, ci accompagna in questo, a volte lentissimo cammino della vita, fatto anche di quella sterilità, che a volte segna la nostra esistenza; Dio ha pazienza ed è lui il protagonista della nostra conversione, offrendoci la possibilità di cambiare e di fare progressi sulla strada del bene.
Questa Quaresima è per ciascuno il tempo della perseveranza di Dio, come pure della pazienza, ma anche del mostro corrispondere con amore all'amore.
Oggi, ognuno di noi cosa deve fare davanti a questa misericordia di Dio che ci spetta e che sempre perdona? Cosa devo fare? La risposta segnerà è mostrerà la nostra conversione.
sabato 19 marzo 2022
San Giuseppe ... a te ci affidiamo
2 Samuele 7,4-5.12-14.16 e Matteo 1,16.18-21.24
venerdì 18 marzo 2022
Quel Figlio unico … donato
Geremia 37,3-4.12-13.17-28 e Matteo 21,33-43.45
giovedì 17 marzo 2022
Infido è il cuore
mercoledì 16 marzo 2022
Vivere è servire …
Geremia 18,18-20 e Matteo 20,17-28
martedì 15 marzo 2022
Frange e filatteri …
Da certe espressioni bibliche ricaviamo che Mosè è un condottiero, un leader, che non sa parlare, è una guida che spesso viene criticata, è un maestro che non viene ascoltato. Eppure Dio sceglie proprio Mosè per liberare il popolo di Israele dalla schiavitù dell’Egitto e per schiacciare la superbia del faraone.
Ciò che Gesù denuncia degli scribi dei farisei noi facilmente lo applichiamo ai preti, ma sarebbe riduttivo, questa descrizione degli scribi e farisei ci fa da specchio per vedere quel male radicale che s'annida in ciascuno di noi e che poi emerge anche nei nostri capi: quelle lunghe frange e filatteri …
È un vangelo che ci porta a pensare con grande libertà, snidando quel male sottile che sta dentro ciascuno di noi: quello dell'incoerenza tra il dire e il fare, dicono e non fanno; quello del volere apparire a tutti i livelli; quello di esser importanti, dell’essere maestri, dell’essere Padri …
Gesù richiama ciascuno a ricercare la vera stima che devo avere di me stesso e degli altri, perché siamo figlio di Dio. Non pensiamo di essere maestri dei nostri fratelli, pensando di possederli, ma doniamo noi stessi ai fratelli per essere grandi nell’amore, e superare l’apparenza delle cose per viverle concretamente in noi e nella vita.
Che fatica spogliarsi di frange e filatteri … ma se si impara ad amare, ben venga tutta la fatica …
lunedì 14 marzo 2022
Un grembo misericordioso
Daniele 9,4-10 e Luca 6,36-38
domenica 13 marzo 2022
Trasfigurati dall'ascolto.
Gen 15,5-12.17-18; Sal 26; Fil 3,17-4,1; Lc 9,29-36
Seconda domenica di quaresima: trasfigurati. Se c'è qualcosa di difficile per ciascuno di noi è proprio la possibilità di trasfigurarci, di cambiare; cambiare atteggiamento, cambiare stili, modo di fare e di pensare; siamo spesso inamovibili, granitici, testardi, rigidi.
È il prezzo che la nostra umanità ferita paga al peccato del mondo.
Il Vangelo che abbiamo ascoltato descrive un momento ben preciso della vita di Gesù: egli ha appena condiviso con i discepoli che avrebbe "sofferto molto, sarebbe stato ucciso, per poi risorgere il terzo giorno". Una comunicazione a senso unico, perché i discepoli ascoltano e non comprendono, non lo accettano. Come fare a prepararli a tutto ciò? Ecco che Gesù li porta con sé in preghiera, sul monte ...
Nessuno di loro si aspettava una esperienza simile; essi si immaginavano semplicemente un momento di preghiera con il maestro, come altre volte avevano già fatto. Invece tutto assume i connotati dello straordinario, della manifestazione di Dio.
La trasfigurazione del Signore, oggi coinvolge tutti noi, perché nell'ascolto della parola, anche noi siamo trasfigurati.
Se ogni momento di preghiera, è un tempo favorevole per fare unità e raccogliere i sentimenti, per compiere il discernimento degli spiriti e per lasciarsi così guidare da Dio attraverso i successi e gli insuccessi, le gioie e le prove della vita; ciò significa che la Parola di Gesù diviene veramente lampada ai miei passi e luce al nostro cammino.
L'ultima parola di Dio, nella nube è: "Ascoltatelo!"
Perché è così importante ascoltarlo?
Perché dall'ascolto di Gesù anche noi possiamo, anzi veniamo trasfigurati.
Che cosa è per noi la trasfigurazione?
Di fronte alle prevaricazioni, l'ascolto di Gesù ci trasfigura e ci rende forti e pazienti nella prova.
Di fronte alla guerra, l'ascolto di Gesù ci trasfigura in amore anche per i nemici.
Di fronte agli egoismi, l'ascolto di Gesù ci trasfigura in gratuità.
Di fronte alle sofferenze e allo scarto, delle persone, l'ascolto di Gesù ci trasfigura in consolazione.
Di fronte alla bruttezza, l'ascolto ci trasfigura in bellezza.
Di fronte a una Chiesa muta, l'ascolto ci trasfigura ancora in vangelo.
In un mondo disperato, l'ascolto ci trasfigura in fraternità, in cui sentirci tutti a proprio agio.
Di fronte alla morte l'ascolto delle sue Parole trasfigura la nostra vita mortale e la rende risorta con Lui.
sabato 12 marzo 2022
Amate i vostri nemici?
Deuteronomio 26,16-19 e Matteo 5,43-48
venerdì 11 marzo 2022
Una logica disarmante ...
Ezechiele 18,21-28 e Matteo 5,20-26
giovedì 10 marzo 2022
Vieni in nostro aiuto
Ester 4,17k-u e Matteo 7,7-12
mercoledì 9 marzo 2022
E noi che segno siamo?
Giona 3,1-10 e Luca 11,29-32
martedì 8 marzo 2022
Azione e reazione
lunedì 7 marzo 2022
Quando riusciamo a dire: "Padre nostro ..."
Isaia 55,10-11 e Matteo 6,7-15
domenica 6 marzo 2022
Tentazione
Dt 26,4-10; Sal 90; Rm 10,8-13; Lc 4,1-13
Iniziamo il percorso quaresimale con lo sguardo sulla tentazione. Parlare di tentazioni significa riconoscere quel mistero di iniquità che accompagna da sempre la nostra libertà, la nostra umana possibilità di scegliere e vivere il bene e l'amore, oppure il male e l'odio, con tutto ciò che ne deriva.
1) La tentazione e Gesù.
Gesù per quaranta giorni nel deserto, è in lotta col demonio, cioè con lo spirito del male. Gesù lo combatte insieme allo Spirito che è con lui, quello Spirito che lo riempie e lo conduce. Trascorso quel tempo di quaranta giorni, Gesù subisce quella triplice tentazione che esprime in senso pieno la contrapposizione tra bene e male, la lotta continua tra l'opera e l'agire di Dio, cioè il bene, e l'opera di sabotaggio, cioè il male, del maligno di Satana.
A Gesù, Satana chiede di poter entrare nella sua vita per riempire, per sostituire e colmare la sua relazione di amore con Dio Padre: ed ecco il pane, il potere e la fiducia, sono per Satana l’occasione di auto proporre se stesso in modo avvincente e convincente ... Ma per Gesù non è sufficiente questa abile strategia di vendita, quei tre "prodotti" per quanto alettanti, per Gesù non soddisfano la sua esigenza più vera, il suo essere figlio di Dio, il suo essere vero uomo, la sua vita con noi, il suo destino di eternità.
2) La tentazione e noi.
Le tentazioni ci accompagnano ogni giorno nei nostri deserti della vita, dove il nostro limite o le nostre debolezze prevalgono sulle nostre virtù. Il deserto della noia, il deserto della solitudine, il deserto dell'indifferenza, il deserto dell'amarezza, il deserto dell'amor proprio, il deserto della durezza di cuore, il deserto della nostra rabbia ...
Quel deserto che nella notte, con gli ultimi pensieri della giornata, ci assale e contorce le miste viscere ..., e lo percepiamo in quel vuoto nello stomaco, che poi in realtà è un vuoto nell’anima. La tentazione mette in evidenza la nostra fragilità e la nostra debolezza, e si esprime con quell’inquietudine, quel vuoto che, nel fare capolino nella vita, sembra mostre di averla vinta.
Satana anche a noi, come a Gesù si propone come alternativo, nascondendoci il suo essere menzogna, falsità ed ipocrisia. Ma l'ambizione estrema di Satana, l'ambizione del male è quella di rendere vuoto e insignificante la sacralità del nostro cuore, della nostra vita, al punto di riempire il nostro senso religioso con la sua idolatria e spegnendo in noi l'amore che è fondamento della nostra fede.
3) La tentazione e la realtà.
Oggi di fronte alla realtà che viviamo siamo posti davanti alla fatica di scegliere tra umano e disumano, tra più vita e meno vita. Le tentazioni e le scelte di Gesù nel deserto ridisegnano il mondo delle relazioni umane: il rapporto con me stesso e con le cose, con Dio e con gli altri, ma è proprio in questo dialogo con la realtà che subiamo la tentazione del disinteresse, dell'egoismo del pensare e chiuderci in noi stessi.
La tentazione più subdola è pensare che la guerra sia una via possibile di soluzione. Pensare anche solo che potrò avere pace, attraverso una diplomazia arida e condita con interessi economici e qualche crisi di borsa.
La tentazione è fare affidamento solo nei nostri mezzi per la soluzione di questo conflitto, di questa crisi. Occorre alzare lo sguardo dell'uomo al cuore della verità assoluta, altrimenti ogni uomo precipita nell'abisso della meschinità, cioè nella tentazione di Satana al male.
Preghiera, digiuno, e carità sono gli stringenti più esigenti ma anche i più sicuri per ricondurre il cuore alla verità di noi stessi.
La tentazione vince quando mi accontento della proposta di Satana, quando mi lascio affascinare da ciò che il male mi offre come alternativa alle conseguenze del bene; ma sono sempre scelte al ribasso!
Non è forse per questo che il Papa in queste settimane di quaresima ci dice quando ci invita a non stancarci nel fare il bene?
Di fronte alle tentazioni, occorre avere chiaro alcune priorità, cristiane e umane, altrimenti si è vinti, travolti dalle strategie del maligno.
Quindi, quando entriamo nel deserto della vita quotidiana, non possiamo credere o pensare di poter fare senza il pane di Dio, senza la sua Parola, senza la preghiera, senza la carità operosa.
A dispetto delle tentazioni a cui possiamo per tanti motivi cedere, cerchiamo di non smettere di coltivare la speranza, perché è dalla speranza che genera la forza cristiana di vincere il male con il bene.
Come per Gesù, anche per noi, Dio Padre abita la speranza, e non ci abbandona, sussurrando al nostro cuore che lui è il solo amore che ci attende per esserlo per sempre.
sabato 5 marzo 2022
Esperienze al limite
Isaia 58,9-14 e Luca 5,27-32
venerdì 4 marzo 2022
Il digiuno che voglio
Isaia 58,1-9 e Matteo 9,14-15
giovedì 3 marzo 2022
Seguire con la vita
Il percorso della Quaresima che abbiamo appena iniziato è fatto di scoperta, di verità di se stessi e di umiltà. Il confronto con Gesù sarà per questo determinante per rinnovare i nostri pensieri; l'ascolto della sua Parola ci attrarrà in una sequela intelligente e piena di amore per lui. Legare la nostra vita a Lui, significherà porla fra le sue mani, affinché egli ne faccia un dono maturo di salvezza per tutti i fratelli. Il nostro itinerario avrà quindi due luci di riferimento: la sequela e la vita. Ecco perché oggi riecheggia importante la domanda: Che cosa sei disposto ad accettare e testimoniare per seguire Gesù?
"Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua". Cioè Gesù è davanti ai tuoi occhi o dietro le tue spalle? E l'altra domanda riguarda la vita: La tua vita è per te stesso o ha il sapore del dono e dell'amore?
"Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà." Amare e donare ci permettono di non fare della nostra vita una esperienza di egoismo.
mercoledì 2 marzo 2022
Un tempo per seminare il bene
Gl 2,12-18; Sal 50; 2 Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18
Non stanchiamoci di estirpare il male dalla nostra vita con il digiuno corporale, fortifichi il nostro spirito per il combattimento contro il peccato. Non stanchiamoci di chiedere perdononel sacramento della Penitenza e della Riconciliazione, sapendo che Dio mai si stanca di perdonare. Non stanchiamoci di combattere contro la concupiscenza, quella fragilità che spinge all’egoismo e ad ogni male, trovando nel corso dei secoli diverse vie attraverso le quali far precipitare l’uomo nel peccato.
La Quaresima ci ricorda ogni anno che «il bene, come anche l’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre; vanno conquistati ogni giorno». In questo tempo di conversione, trovando sostegno nella grazia di Dio e nella comunione della Chiesa, non stanchiamoci di seminare il bene. Il digiuno prepari il terreno, la preghiera irriga, e la carità lo feconda.
martedì 1 marzo 2022
È possibile lasciare tutto?
1 Pietro 1,10–16 e Marco 10,28-31