2 Sam 5,1-3; Sal 121; Col
1,12-20; Lc 23,35-43
Occorre stare davanti al
re
Siamo alla conclusione di
questo anno liturgico, e prima di incominciarne un altro, all’insegna delle
vacanze di Natale, ecco che la Chiesa delle feste e dei festeggiamenti - quella Chiesa che va bene se è fatta di calendari,
e ricorrenze, per come potrebbe sembrare - ci propone la figura di Cristo re
dell’universo! Gesù un Re!
Ma la Chiesa, non sono il
calendario liturgico, e nemmeno i vari festeggiamenti e vacanze collegate …
La Chiesa è il popolo di
Dio nel cammino di una storia di salvezza che è la storia degli uomini nella
ricerca della giustizia, della verità e della vita vera, quella eterna.
Ecco allora che di fronte
a questa immagine di Gesù Re, alcune domande ci sembrano lecite, anche di
fronte a ciò che è accaduto a Gesù.
Tutta la vicenda del
Signore e dei suoi discepoli aveva alimentato altre aspettative; non è forse
vero che anche a noi cristiani, molto spesso, di fronte ai fallimenti delle nostre
ambizioni, viene normale dire: "Non sei tu, il Cristo, il Re? Se sei
il Cristo come mai sei lì crocifisso con i malfattori? Come mai subisci
l'ingiustizia come ogni debole sventurato di questo nostro mondo?
Se sei il Re come mai
subisci un giudizio di condanna? Come mai sono i tuoi fratelli a inchiodarti
sul legno della croce? Se sei il Cristo e ci salvi, perché siamo ancora
qui a pendere dalla croce del mondo? Dal patibolo di sofferenza dei poveri, dei
profughi, dei diseredati, dei malati?"
In un mondo in subbuglio,
la pretesa umana è proprio quella di volere vedere un salvatore ad ogni
visto. Tutti gridano: "eccolo qui, eccolo là ..."
Ora, se volete seguire
quelli ... andate pure, andate pure dietro alle logiche di questo mondo; agli
appetiti che chiedono soddisfazione; alla pretesa di una giustizia gridata a
discapito degli altri ... tutto questo anche se dal vangelo “qualcuno ha detto”,
non ascoltateli, non seguiteli ...
Il discepolo guardando
Gesù in croce, dopo la paura, ha imparato a vedere la croce come potenza e forza.
Il discepolo di Gesù vede
come potenza della Croce, la forza dell’amore di Gesù: un amore che rimane
saldo e integro, anche di fronte al rifiuto, e che risulta come il compimento
di una vita spesa nella totale offerta di sé in favore dell’umanità. È la
crocifissione dell’amore!
Sul Calvario, i passanti e
i capi deridono Gesù inchiodato alla croce, e gli lanciano la sfida: «Salva te
stesso scendendo dalla croce! E poi ti riconosceremo come nostro Re!
La gente che guarda
curiosa, chiede a Gesù di scendere dalla croce ... Il malfattore chiede a Gesù
di liberarsi da quel giogo infame ... Anche i soldati deridendolo, altro non
fanno che chiedere a Gesù di mostrare la sua regalità. Tutte pretese che non
portano a nulla di buono.
Dio Padre ha uno strano
modo di mostrarci, di incoronare il Re del mondo. Egli lo sceglie tra i suoi
figli, anzi sceglie proprio il figlio del suo amore, per farlo Re di questo
mondo, e assegnargli il trono della croce. Lo sceglie per affidargli ciò che
gli è più caro e che gli sta veramente a cuore, ciò che egli ama: l'uomo, e con
l'uomo tutto ciò che è la creazione.
Occorre stare davanti al
Re per capire come lui stesso sulla croce abbraccia l'universo e ogni uomo
stringe a sé al suo cuore trafitto per amore. È solo un Re che ama quello che
può salvare tutte le nostre vite. È solo un Re che non si sottrae, lì dove ogni
uomo cade scandalizzato dal peccato e dalla morte che può liberare e redimere.
È solo un Re mite e umile che può stare su una croce fatta dalle nostre
menzogne e trasformare il male in bene. Solo questo Re, decreta fino alla fine,
ciò che ciascuno di noi con speranza attende: «In verità io ti dico:
oggi con me sarai nel paradiso». Davanti a questo Re ci giochiamo la
vita eterna! È da lui che dobbiamo andare ogni giorno, per diventare un
buon suddito, un buon servo, un buon discepolo, cioè per
imparare a "seguirlo più da vicino"!