1 Giovanni 2,18-21 e Giovanni 1,1-18
sabato 31 dicembre 2022
Finire e ripartire
venerdì 30 dicembre 2022
Festa della sacra famiglia
Il Vangelo di questa festa, e quello della strage degli innocenti (del 28 dicembre) hanno diversi punti di contatto. In questo modo la liturgia mette in evidenza la realtà in cui la giovane famiglia di Giuseppe si muove: un contesto storico difficilissimo e straordinariamente sospinta dalla volontà di Dio (il Regno) che si realizza attraverso la loro stessa quotidianità.
Così se la strage degli Innocenti sembra segnare un legame con tutti gli eventi che riportano alla memoria la storia recente dove il dolore innocente, la sofferenza senza ragione sembra vincere sull’amore, nello stesso modo le vicende della famiglia di Gesù sembrano declinare un continuo rinascere della speranza e della fiducia.
Il vincolo famigliare risulta vincente, e capace di resistere alle durezze della vita. L'umiltà di Giuseppe e la fede di Maria risultano vincenti e sufficienti non solo per resistere nella fatica quotiduana, ma anche per orientare secondo la volontà di Dio ciò che si vive.
giovedì 29 dicembre 2022
Tra le braccia Dio
1 Giovanni 2,3-11 e Luca 2,22-35
Chissà che emozione, chissà che tenerezza inaudita a provato il vecchio Simeone, ad avere tra le braccia quel bambino, il Messia, il figlio di Dio. E se fosse capitato a noi?Avere Dio fra le braccia!!! Ma ecco che oggi è proprio quello che Gesù vuole fare: lasciarsi, abbandonarsi fra le nostre braccia per poterci pienamente consolare con la sua presenza. Accogliere Gesù nella fragilità della nostra vita, nella povertà del nostro modo di amare, nel venir meno delle nostre certezze. Simeone al limite della sua possibilità di vita raccoglie in quell'abbraccio una intuizione dello spirito che gli permette di vedere oltre la sua stessa vita, in quel bambino, ci è donata la salvezza. Il nome di quel bambino, significa “Dio salva”, salva a partire da una mangiatoia; egli sarà il nostro liberatore; ci salverà dal peccato e dalla morte; egli insegnerà il valore del servizio, oggi ai poveri e agli emarginati, ai profughi e ai fuggitivi.
mercoledì 28 dicembre 2022
La strage continuerà
1 Giovanni 1 5-2,2 e Matteo 2,13-18
martedì 27 dicembre 2022
Il discepolo amato
1 Giovanni 1,1-4 e Giovanni 20,2-8
lunedì 26 dicembre 2022
Un santo Stefano speciale ...
Atti 6.8-12;7,54-60 e Matteo 10,17-22
domenica 25 dicembre 2022
Natale in guerra ...
MESSA DELLA NOTTE DI NATALE
Il brano del vangelo di questa Santa Notte di Natale descrive la nascita di Gesù a Betlemme. Oltre a Luca l'altra registrazione storica della nascita di Gesù è in Matteo; dove viene raccontata anche la storia dei magi, la storia dei potenti, dei ricchi, la storia di chi crede di contare.
I vangeli in queste narrazioni ci consegnano, di questo avvenimento, il coinvolgimento delle persone vincenti, delle persone stimate, dei capi di Stato, dei potenti come pure sullo stesso piano ci consegnano gli umili, chi è in basso, i dimenticati ... tutti sono attirati da questo luogo Santo, dalla grotta di Betlemme e dal suo divino mistero.
Sarebbe stato bello se fin da allora questi due mondi avessero camminato insieme in un unico abbraccio, capace di accogliere quel bambino ... ci pensate, avrebbe potuto esserci da subito la pace sulla terra.
Ma fino a che non si verranno incontro con una vera disponibilità all'accoglienza, a vivere in vera fratellanza, non ci sarà mai pace nel nostro mondo ... rimarrà un vuoto incolmabile, il vuoto che solo Dio e il suo amore può riempire quando viene accolto nel cuore umano.
Quella notte l'amore che è Dio si è concretamente rivelato in quella grotta, in quel bambino che nascendo ha messo l'uomo di fronte alla possibilità di rigenerare e riempire di senso la propria esistenza, la propria umana fragilità: questo è il fatto, è l'evento del Natale.
Quel bambino di Betlemme oggi come allora, sta di fronte alla guerra fratricida che insanguina anche il nostro continente; è di fronte alla violenza verso i fragili e i deboli, non ultima quella verso le donne violentate nella loro carne e dignità; si pone come resistenza all'umana follia, alle invidie e alla insana avidità speculativa; il bambino denuncia ogni forma di paura e di odio, come anche tutte le orrende agonie e indifferenze che riempiono i nostri giorni trasformandoli in incubi.
Il dono che Dio ci fa attraverso il bambino Gesù è per tutti, perché tutti, credenti e meno credenti, cristiani, ebrei, mussulmani, buddisti ecc... tutti possano partecipare nella sua nascita alla redenzione del mondo: quella nascita segna l’inizio di una situazione nuova, pianta il germe della vera salvezza sulla nostra terra.
Dopo aver tessuto e intrecciato, in avvento, le nostre vite nelle mani di Maria, oggi siamo di fronte alla possibilità di intrecciare la nostra vita con quella del bambino di Betlemme.
Una calda accoglienza di Gesù, si realizza qui attraverso di noi. Facciamo della nostra comunità parrocchiale non una formalità liturgica o canonica, non un regolamento di precetti, ma un'occasione in cui imparare a essere una bella chiesa. Fatta di intrecci di vita, di accoglienza sincera e senza pretese, fatta di disponibilità ad accoglierci e ad accogliere. Vinciamo le nostre pigrizie e soprattutto le nostre paure di metterci in gioco, oggi Gesù nasce ancora per fare rinascere la sua Chiesa, e noi tutti con lei. In questo mondo sfregiato dal male, e avvilito dalla disumanità, quale segno di bene noi cristiani possiamo essere? Quale segno comunità di Santo Spirito puoi essere?
Oggi le Scritture ci ricordano che “È apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini”.
Tocca a noi, in questo Natale, «non avere paura» di aprire la strada nuova dell’accoglienza e della fratellanza. Tocca a noi aprire quella porta che spesso abbiamo chiuso quando abbiamo negato il nostro perdono, appunto limitato la Carità, e intiepidito la fede.
O Dio Facci accogliere Gesù in un caldo abbraccio del nostro cuore, della nostra vita, della nostra comunità. Libera il mondo dal suo fardello di guerra, di ingiustizia e di male, porta la buona novella della tua pace a tutti, aiuta NOI a fare gesti concreti di pace. Amen.
sabato 24 dicembre 2022
Visitati e redenti ... per indicarci la via della pace.
2 Samuele 7,1-5.8-12.14.16 e Luca 1,67-79
venerdì 23 dicembre 2022
Vite intrecciate
Malachia 3,1-4.23-24 e Luca 1,57-66
giovedì 22 dicembre 2022
Stupore e gioia insieme
1 Samuele 1,24-28 e Luca 1,46-55
mercoledì 21 dicembre 2022
Raccontare la gioia!
Chissà quante volte Maria si era confidata con Elisabetta, più grande, più esperta; chissà quante volte Maria é corsa nelle braccia di Elisabetta per raccontargli la sua gioia, e trovare quella accogliente amicizia che sola corrisponde alla confidenza.
Quante volte questo scambio di sensibile affetto l'abbiamo sperimentato pure noi. È l’amore, quello vero, quello che da gioia, quello che nasce nella vera amicizia che ci rende capaci di stare di fronte alle parole impegnative e meravigliose che Dio pronuncia nella nostra vita, e la complicità di una amicizia serve proprio per comprendre e riconoscere quel mistero che diversamente ci può solo turbare, a causa della nostra umana inadeguatezza.
martedì 20 dicembre 2022
Non temere …
Isaia 7,10-14 e Luca 1,26-38
lunedì 19 dicembre 2022
Sarai muto perché non hai creduto …
Giudici 13,2-7.24-25 e Luca 1,5-25
domenica 18 dicembre 2022
Accogliere Gesù ... accogliere la volontà di Dio
Is 7,10-14; Sal 23; Rm 1,1-7; Mt 1,18-24
sabato 17 dicembre 2022
Vieni Signore Gesù ...
Genesi 49,2.8-10 e Matteo 1,1-17
venerdì 16 dicembre 2022
Un gioco di luci
Isaia 56,1-3.6-8 e Giovanni 5,33-36
giovedì 15 dicembre 2022
Andiamo nel deserto
Isaia 54,1-10 e Luca 7,24-30
mercoledì 14 dicembre 2022
Risposta alla domanda di senso
Quando i discepoli tornarono da Giovanni gli riferirono ciò che Gesù aveva loro risposto: "i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia".
Cosa possono avere suscitato queste parole di Gesù, in un uomo in carcere, che sente prossima la sua morte?
La risposta di Gesù non è una semplice costatazione di fatti e realtà convincenti, ma rappresenta il superamento di una domanda ovvia ai più, ma che non rende l'idea di ciò che rappresenta il Messia. Il Messia non è un profeta, non è un semplice "altro". Colui che viene rappresenta il compimento e il fulcro della nostra vita: vedere, sentire, camminare ... vivere ... ogni espressione di noi stessi trova in Gesù piena realizzazione.
martedì 13 dicembre 2022
Si o No ... non solo risposte ...
Sofonia 3,1-2.9-13 e Matteo 21,28-32
lunedì 12 dicembre 2022
Risposte alle nostre falsità
Numeri 24,2-7.15-17 e Matteo 21-23-27
domenica 11 dicembre 2022
Ti attendo, non ti attendo ... Indifferente!
Ma per noi oggi, cosa significa attenderlo; cosa significa prepararci al Natale. Certamente non significa preparare la sua nascita, ma significa lasciarci illuminare, e farci riempire di lui. Significa dare al nostro tempo l'impronta della sua presenza, della sua venuta, non di altri ...
In questa terza domenica di avvento siamo provocati nel nostro cammino di fede da una domanda: Siamo prossimi ad accogliere Gesù? Riusciremo a vivere e organizzare la grande festa in questo Natale 2022?
Sarebbe importante che ciascuno di noi riuscisse a vivere questa giornata progettando la grande festa del Natale, affinché la gioia sia vera e soprattutto di tutti.
Proviamo a capire come si può fare per organizzare una grande festa di Natale.
1) Occorre avere chiaro chi è il destinatario, protagonista della festa. Il vangelo con le domande di Giovanni, che attraverso i suoi discepoli arrivano fino a Gesù, non deve mettere nessuno in difficoltà.
Questa grande festa, ci accorgiamo che fa i conti con un dubitare esistenziale di cui facciamo esperienza nella nostra umanità; anche se questo dubitare è pure occasione per provocare la nostra fede. Il Dubbio è lo strumento di Dio per fare breccia nella nostra sicurezza razionale, e dell'autosufficienza umana ed esistenziale.
Quante volte anche ciascuno di noi ha dubitato ...
Diciamolo seriamente, quante volte abbiamo pensato: ma sarà poi vera questa storia?
Quel bambino, quei segni, miracoli e parole ... Sarà poi tutto vero quello che il Vangelo racconta? Ma sarà poi realmente risorto?
Mi conforta constatare che, in questo dubitare, sono comunque in una buona compagnia. Lo stesso Giovanni Battista, se da una parte era rassicurante per la sua forza, per le sue parole coinvolgenti, dall'altra, ora rivela tutta la sua umana fragilità, Il suo dubbio ... "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?"
Ma oggi, tutto è cambiato, al punto che anche il dubbio è in difficoltà!
Magari il dubbio esistenziale fosse causa dei nostri ragionamenti e ripensamenti; oggi il dubbio si blocca, e non riesce a penetrare la cortina dell'indifferenza che tutti avvolge.
Attenzione, l'indifferenza è il peggiore dei mali e di ogni situazione e scelta di vita.
L'indifferenza anestetizza e svuota l'interesse, che è l'unico movimento dei sentimenti umani capace di generare il desiderio di conoscere e conoscersi.
Come reagire all'indifferenza che sostiene il nostro perbenismo cristiano, ma non scalda e non ravviva il nostro essere Chiesa? Il nostro essere comunità parrocchiale, famiglia accogliente, famiglia di tutti e per tutti.
2) Per questa grande festa occorre superare le solite convenzioni e consuetudini. Credo che la festa vada ripensata e non dobbiamo scandalizzarci di ciò che Gesú ci propone di fare nel tempo di mezzo della sua venuta.
Ma la grandezza della festa deve corrisponde al cambiamento interiore ed esteriore di noi stessi. Un cambiamento interiore capace di dire la conversione della vita spirituale; il cambiamento esteriore deve invece comunicare la tensione missionaria, la carità e l'accoglienza.
Caro Gesù, occorre guardarti. Ed ecco che Giovanni, per fare questo manda i suoi discepoli a verificare direttamente che senso hanno le tue parole, che senso ha la tua rivelazione. Gesù ci dice che occorre guardare ciò che lui è, guardare ciò che lui fa; solo questo permette di riconoscerlo come Messia, come colui che deve venire e che viene costantemente per noi.
Come posso contrastare la mia indifferenza di oggi?
Il Vangelo mi provoca oggi con questa insolita beatitudine: Beato colui che non trova in te motivo di scandalo. Posso vincere la mia indifferenza solo ascoltando le tue parole, quelle che mi scaldano il cuore e muovono di stupore.
Vincere l'indifferenza con la gioia che passa dal desiderare di essere nel Regno di Dio di cui parli. Un regno dove i più piccoli sono più grandi di tutti, anche di Giovanni, il tuo Giovanni.
Aiutami Signore! Parlami ancora di questo Regno.
Aiutami Signore a legare questa fragile realtà dubbiosa con la concretezza reale e corporea di chi vive accanto a me, rivelati con il tuo amore, che si fa sempre carità concreta e visibile.
sabato 10 dicembre 2022
Precursori cercasi!
Nei discorsi dei discepoli con Gesù, mentre scendono dal monte della Trasfigurazione, si cerca di entrare nel vivo e nel dettaglio della rivelazione: il regno di Dio e il precursore. Di fronte alla sul venuta, Gesù non ci chiede di perderci in inutili attese ma ci domanda di fare della vita uno spazio di originalità, di preghiera, di offerta gratuita di noi stessi ... Gesù ci mette in guardia dal coltivare, di fronte all’Amore di Dio, che viene, un’atteggiamento di erudizione fredda, da scriba e fatiseo, che poi è incapace di riconoscerlo; dovremmo invece dirgli “Ti voglio bene”.
È quella disponibilità che fa anche di noi dei precursori, dei Giovanni Battista. Anche oggi, ogni giorno, Gesù viene, nella misura in cui ciascuno di noi fa la sua parte come precursore della profezia (Elia), speranza di un mondo migliore.
venerdì 9 dicembre 2022
Stare con pubblicani e peccatori.
Isaia 48,17-19 e Matteo 11,16-19
Stare con i peccatori, è stato cone rivestirsi di un anonimato, che rivelasse in realtà la priorità della sua venuta. Di fronte al prossimo, suo Natale, il rischio che corriamo è sempre quello di soffermarci in modo romantico di fronte alla rappresentazione del Presepe, con quella nostra solita indifferenza con cui approcciamo anche la storia attuale, e rischiamo ancora una volta di sentire il suono del flauto e di non ballare; il canto di un lamento e di non batterci il petto.La nostra umanità è talmente ferita e cieca, da non riconoscersi parte di quei pubblicani e peccatori, con cui in modo preferenziale e prioritario stava Gesù. Per vivere questo Avvento e questo Natale occorre che ci esercitiamo nel compiere una vera immersione nell'umano.
giovedì 8 dicembre 2022
Maria una di noi!
Immacolata Concezione
La frequenza delle feste dedicate a Maria dovrebbe insospettirci. Perché tante celebrazioni in suo onore? Forse perché è la madre di Dio?
Mi piace pensare, senza correre il rischio di essere dissacrante, che Maria cammina con noi in ogni momento… come a ricordarci che lei è una di noi!
Essere immacolata non la rende aliena dalla nostra umanità! Tutto questo sembra dirci che anche noi, nella pienezza della nostra umanità risorta, saremo simili a lei.
Ecco che il "singolare privilegio" diviene una condizione comune di gioia attesa e sperata.
Ma cosa esprime essere l'immacolata"?
Non certo un singolare privilegio fine a sé stesso.
Tutto questo infatti parte da Dio e da Maria. Il singolare privilegio è l'incontro di due desideri: quello di Dio, di dare al suo figlio amato la madre più bella dell'universo; e del desiderio di Maria di non eludere le attese di amore di Dio, quindi il desiderio di fare la volontà del Padre.
Questo singolare privilegio non è astratto, ma ha una concretezza che ci affascina e attrae: la gioia.
Padre Silvano Fausti diceva: La prima parola che Dio rivolge a Maria consiste in un imperativo: “gioisci”. Nella traslazione di significati dal greco, al latino e all'ebraico, resta la radice profonda del greco “kaire” da cui risuona tutto il contenuto della "gioia". Non è quindi un caso che nel vangelo leggiamo “gioisci”, tanto è vero che la stessa parola serve anche a definire Maria la “piena di grazia”. Praticamente in questa parola, “gioisci”, è insieme un comando e una constatazione: il comando di Dio, e ciò che Dio vede realizzarsi in Maria. Ebbene questa gioia, che Dio vuole per Maria, la vuole anche per noi.
Ecco allora che cosa vuole Dio da noi? Vuole solo una cosa: che noi siamo nella gioia.
Qual è la volontà di Dio? Che tu sia contento! Ti ha fatto per questo! È un Padre! Ti ha fatto per la gioia!
Perché?
Perché tu sei la sua gioia, perché ti vuole bene.
Ecco, come è bello pensare che noi siamo la gioia di Dio; che ci ha pensato dall’eternità; noi stessi gioiamo della gioia che Lui ha per noi.
Tutto questo dà il senso del singolare privilegio della nostra natura umana. Grazie Maria che sei una di noi!
Oggi questa gioia fa parte anche della nostra missione di credenti, di discepoli di Gesù.
Nella nostra quotidianità ferita, nonostante la guerra, la crisi economica e lo strazio umanitario dei profughi e dei popoli stremati dalla povertà e dell'ingiustizia, dobbiamo recuperare lo spazio della gioia.
Dobbiamo fare venire fuori la nostra possibilità di essere autori di Gioia. Come per Maria, la vera gioia è fare la volontà di Dio ... così anche per noi?
Proviamo a dire come Maria: Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola.” anche noi proviamo a dire: si compia in me la tua parola! Di fronte a questa parola di Dio la nostra gioia sarà la risposta di un cuore libero che per amore risponde all'appello di Dio. Per amore si risponde alle richieste che la nostra vita incontra ogni santo giorno, questa risposta è parte del Singolare Privilegio che ci riempie di gioia.
mercoledì 7 dicembre 2022
La "fisica del giogo!
Isaia 40,25-31 e Matteo 11,28-30
martedì 6 dicembre 2022
La centesima pecora sono io …
Isaia 40,1-11 e Matteo 18,12-14
lunedì 5 dicembre 2022
Amicizia, gratuità e stupore.
Isaia 35,1-10 e Luca 5,17-26
domenica 4 dicembre 2022
Voglio diventare come Gesù!
Is 11,1-10; Sal 71; Rm 15,4-9; Mt 3,1-12
Come vivere questa seconda settimana di avvento in uno stato di dolce attesa?
La conversione è la parola che la Chiesa ci affida per vivere questo secondo tratto di cammino. Convertiti, non in senso generico, ma come condizione necessaria, puntuale e concreta. Dopo essere stati svegliati nelle nostre pigrizie spirituali e della vita quotidiana, ora occorre realmente attrezzarsi e Convertirsi, occorre cambiare, bisogna cambiare alcune cose... Vediamo quali e come fare.
Facciamo un poco di deserto.Giovanni Battista, nel vangelo ci parla di cambiamento e di conversione della vita, anche con parole un poco minacciose, ma lo fa a partire da un'esperienza particolare quella del deserto. Che a differenza di ciò che pensiamo non è la solita aridità, ma è lo spazio fisico e geografico in cui riscoprire l'autenticità che nasce nel silenzio; l'essenzialità di fronte al nulla; un uomo nel deserto può essere solo se stesso.
Il deserto ci permette di mettere a fuoco nell'orizzonte di infinite cose, ciò che è prioritario cambiare.
Il deserto ci porta a riconoscere e deporre tutte le maschere che ogni giorno indossiamo per difenderci e per nascondere noi stessi agli altri.
Il deserto è il luogo fisico, geografico e spirituale in cui rimodellare noi stessi, lasciare allo Spirito la possibilità di restituirci la nudità senza vergogna che avevamo in Adamo prima del peccato originale, quando eravamo integralmente figli di un Dio Padre che era per noi solo amore, gioia, comunione.
Conversione è allora un cammino nella possibilità di amare; nella gioiosa rifioritura dei sentimenti; nella apertura del cuore ai fratelli, ... la vera comunione.
La conversione non è un obbligo, e non si attiva per decreto-legge, ma per una bellezza almeno intravista: sulla strada che io percorro. Se la strada è la mia vita, la conversione è l'insieme degli stili e degli atteggiamenti che metto in atto nella quotidianità.
E' sulla strada che faccio esperienza della necessità di cambiare qualcosa di me. Non per moralismo, ma perché riconosco che è bello questo mondo quando è abitato da Dio attraverso di me. Dio non è una questione teorica, ma è parte di quella mia soggettività capace di plasmare e modellare la realtà.
Ecco allora il vero cambiamento: Abbi cura di te, non lasciarti muovere dal caso o dall'istintività; cambia le tue cattive abitudini, ne abbiamo tante, intolleranza rispetto alle persone, insofferenza per l'impegno e la fatica, la presunzione di avere sempre ragione ... Cambiamo in qualcosa ... riposa, prega, servi, ama ... questo è il cammino di conversione in questa seconda settimana ... questa è la nostra lana da dare a Maria per tessere il caldo accogliere Cristo; il nostro cambiamento.
sabato 3 dicembre 2022
Preghiamo il Signore di essere pure noi mandati ...
Ecco che per corrispondere alla chiamata occorre assumere l'atteggiamento e lo sguardo di Gesù. Gesù ci insegna e testimonia che è possibile per tutti essere chiamati e mandati. É la vita stessa del Signore, i suoi occhi e il suo cuore che ci mostrano che chi è chiamato, prima di tutto non deve ignorare le fatiche e i dolori dei fratelli, cioè di tutti gli uomini e donne di questo mondo.
venerdì 2 dicembre 2022
Avvenga in noi secondo la nostra fede
Il più della volte, noi non vediamo, siamo ciechi rispetto alla vita, soprattutto perché non riconosciamo il Signore nel nostro quotidiano. Ma che cosa determina il cambiamento radicale di questa cecità? Di questo non vedere?
Gesù, toccando, compie il miracolo di donarci la certezza della sua presenza nella nostra vita. Ma cosa significa che Gesù ci tocca gli occhi e ci fa vedere?
Tutto parte da noi, dal mettere in gioco la nostra fede in lui. La nostra fede non è un imparaticcio di nozioni teologiche e filosofiche, ma è un grido, è una preghiera rivolta al Signore: è chiedere pietà; è desiderare la presenza di Dio nonostante ogni fragilita. Gesù non può che accogliere questa preghiera così piena di fede. La fede grida il desiderio di amare ed essere amati; attende concretezza; la fede ha bisogno di dita, di mani, di sguardi, di luoghi e tempi. La fede ha bisogno di concretezza. Avvenga in noi la concreteza della fede (siamo toccati da Gesú) a partire dal grido della nostra preghiera.
giovedì 1 dicembre 2022
Vogliamo farla questa volontà di Dio, oppure no!
Isaia 26,1-6 e Matteo 7,21.24-27
La volontà di Dio non è un progetto astruso e neppure rivoluzionario, ma la sua volontà si concretizza quando le sue Parole toccano la nostra vita e interagiscono con essa. Quando le parole di Dio toccano la vita, si attivano quelle situazioni che generano ed esprimono la fede.Infatti la nostra fede è a partire dalla Parola e dalla capacità della Parola di cambiare e migliorare i nostri stili di vita. Ma a partire da questo "intreccio", è anche una fede che permette di contemplare il mistero, di ascoltarlo. Ecco che Dio non genera una fede fatta di parole, ma una fede che coinvolge il cuore, la mente, la carne, la vita. La proposta che nasce dalla volontà di Dio è una fede forte che non crolla, perché chi ha fede costruisce ogni situazione del quotidiano in un continuo ritornare a Lui.
mercoledì 30 novembre 2022
E se tutto fosse amicizia
Sant’Andrea apostolo
Ciascuno di noi è abituato a determinare la direzione della propria vita, proprio come Simone e Andrea che conducono la loro barca. Arrivato Gesù … è lui che si propone come loro pilota nella vita … a seguirlo senza calcoli, convenienze, senza possibili previsioni. Quello che per noi assume il carattere impegnativo e solenne della chiamata vocazionale in realtà è semplicemente la realizzazione di una amicizia. È il desiderio di Gesù, di essere accolto, a cui corrisponde la disponibilità ad accogliere di Simone, di Andrea, Giacomo e Giovanni. Ecco che la vocazione si rivela un percorso di normalità in cui scoprire sempre più intimamente attraverso la relazione di amicizia con il Signore la dignità della nostra vita, e quale meta è la nostra felicità.
martedì 29 novembre 2022
La gioia vera
Isaia 11,1-10 e Luca 10,21-24
lunedì 28 novembre 2022
Verrò e lo guarirò
Is 4,2-6 e Matteo 8,5-11
domenica 27 novembre 2022
Avvento: dolce attesa!
La Chiesa, ci invita sempre, nella prima domenica di avvento, alla vigilanza nell'attesa, quale condizione necessaria per camminare verso il Natale, perché l’attesa di Gesù è l’attesa propria di chi ama, ed è quindi una attesa fervente e quotidiana.
Cosa significa l'invito alla vigilanza oggi?
I giorni di Noè sono i come i nostri giorni fatti di tutta la pesantezza e la fatica del nostro vivere, segnato ora anche da quei segni che sembrano prefigurare la fine imminente ... ma non è così!
Perché il senso di tutto ciò che accade non è spaventare ma sollecitarci a metterci in uno stato di gioiosa vigilanza: "Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo".
Il nostro tempo liturgico di avvento è un tempo in cui riappropriarci della vita, senza soccombere al caos e al caso. Riscoprire la vita nella sua possibilità …
E' tempo per essere vigili, come una madre in attesa; come fu il tempo di attesa di Maria e di Elisabetta, madri che hanno vissuto una dolce attesa della venuta alla luce dei loro figli.
Il vangelo è esplicito, e la Liturgia della Chiesa con prontezza ha recuperato pienamente il senso di una attesa vigilante, lo stare svegli, desti, che nulla ha a che fare con l'insonnia, ma che vuole esprimere attenzione, interesse e priorità.
Svegliati! Non lasciare che la tua vita interiore si addormenti. Dio dimora in te, sentilo come Maria lo sentiva nel suo grembo: un lieto Avvento vissuto con attesa e desiderio. Noi di fronte alla vita spesso poniamo il caso e la fatalità, ma non Gesù. Forse ci sembra che Dio giochi ai dadi con la nostra vita e la nostra storia, ma quel linguaggio apocalittico, che non lascia spazio alla nostra possibilità di gestire, progettare e possedere, ci pone di fronte a colui che dice di venire, come l'unico che dà senso e pienezza.
Ecco allora l'occasione per generare, custodire e camminare in questo avvento, vediamo come:
1) Un tempo di preghiera … Sveglia, c'è tanto da fare! - Avvento è vivere in uno stato di dolce attesa in cui la preghiera, quella vera, ti permette di non lasciare che la tua vita interiore si addormenti. Dio dimora in ciascuno di noi e ci abita proprio a partire dalla nostra interiorità, poi tutto il resto.
2) Impariamo a tessere con Maria l'accoglienza del Signore: Nelle mani di Maria intrecciamoci per accogliere Gesù: la vita e l'impegno quotidiano diviene la lana necessaria che daremo a Maria per tessere quella copertina che accoglierà il Signore Gesù!
E' un'immagine, è un adesivo, ma rappresenta in figura ciò che siamo disposti a offrire.
3) Avvento: è una comunità che si mette in cammino. Un avvento Sinodale, cioè in cammino per vivere insieme la passione per la Chiesa, per la comunità, per essere ancora una volta protagonisti di una primavera della Chiesa nel nostro paese.
Ogni venerdì di Avvento, chi vuole, mi auguro in molti, e comunque nelle possibilità di tutti, alle ore 20,45 faremo il nostro cammino sinodale con tutta la Chiesa italiana e non solo.
Viene adesso il Signore, camminatore dei secoli e dei giorni, ma la nostra vita, le nostre case, sono la prima tappa del cammino verso la meta del suo viaggio.
sabato 26 novembre 2022
... ci manca solo il Figlio dell'uomo!
Apocalisse 22,1-7 e Luca 21,34-36
venerdì 25 novembre 2022
Capire da noi stesi ...
Apocalisse 20,1-4.11-15.22,2-2 e Luca 21,29-33
giovedì 24 novembre 2022
Quando cominceranno ad accadere queste cose ...
Apocalisse 18,1-2.21-23 e Luca 21,20-28
mercoledì 23 novembre 2022
La fede si difende da sola
Apocalisse 15,1-4 e Luca 21,12-19
martedì 22 novembre 2022
Quando accadranno …
Quante volte andando a Gerusalemme, al muro del pianto, oltre ad essere toccati dalla preghiera che gli israeliti ortodossi ritmano con il corpo, espressione del dolore per la distruzione di quel tempio che era la casa di Dio; di fronte a quelle belle pietre, retaggio e resto del grandissimo Tempio in cui Gesù tante volte è stato, a chi non è vento in mente che quelle pietre sono testimonianza reale di tutti quei segni che nei secoli raccontano l’attesa del ritorno del Signore; ovvero il pieno compimento del suo essere nel tempo e nella storia? Sono parole che descrivono in una immagine apocalittica, come la realtà, il tempo e la storia sono già in cammino e, sono parte del compimento che Gesù rappresenta.
lunedì 21 novembre 2022
La cara vedova
Apocalisse 14,1-3.4-5 e Luca 21,1-4
domenica 20 novembre 2022
La Gloria del Re in Paradiso!
2 Sam 5,1-3; Sal 121; Col 1,12-20; Lc 23,35-4
C'è aria di crisi ... o meglio ... di voler archiviare la fede cristiana, forse per la sua pretesa di essere via, verità e vita per l'uomo di ogni tempo, epoca e cultura ...In questo fine anno liturgico, mi è passato sotto gli occhi la recensione di un libro già esaurito, che mi ha subito colpito per la sua forte provocazione ...
Il futuro dell'Occidente è pagano. Siamo in un declino; sedici secoli di cristianesimo stanno per finire ... tutto ci parla di una nuova era che non sarà atea o nichilista, come molti credono, ma pagana.
Che la cristianità abbia esaurito il suo tempo lasciando spazio a nuove religioni, al ritorno del politeismo che venera gli alberi, la terra, le balene?
Il cristianesimo deve forse reinventarsi in altro modo se vuole sopravvivere?
Cosa significa oggi testimoniare la trascendenza, il Cristo Re dell’Universo?
Siamo chiamati a rivestire i panni degli agenti segreti di un Dio di nuovo sconosciuto?
Quale è il senso e il fine dell’esperienza della fede cristiana se non quello di generare figli di Dio, quindi uomini e donne maturi e capaci di fare discernimento sulla vita e sulla storia, quindi non assoggettabili a ideologie o a modelli globalizzanti.
La solennità che celebriamo nella liturgia non è la glorificazione della regalità umana, non cortei con carrozze e pennacchi, con soldatini e servi in livrea a fare bella corona, in un rito solenne di incoronazione, tra chiarine e stendardi medioevali.
Questo fine dell'anno liturgico, questa solennità, vuole introdurci nella comprensione della nostra storia e della nostra vita, non in modo astratto e filosofico, ma in modo molto concreto.
Gesù si presenta come un re crocifisso; chiede a noi se ci interessa ancora la sua proposta di vita; ci chiede se abbiamo ancora desiderio di eternità e di misericordia.
Ci invita a lasciarci toccare dall'amorevolezza e dal perdono ...
Ci offre le sue braccia aperte come spazio in cui affidarci a lui e a cui affidare tutti i fardelli e le fatiche di questo tempo.
Braccia allargate per diffondere la sua forza, che non dipende da delle armi, ma da un amore così fragile e nudo che è quasi inerme; che ci appare solo debolezza e sconfitta. Da subito, si è mostrato questo Re come uno sconfitto della storia, decretandone la morte sulla croce, eppure é proprio da quella fine che sgorga la risurrezione e la rinascita dell’uomo, ala sua vera dignità di figlio.
Il vangelo ci racconta come in quel tempo molti stavano a guardare, molti erano curiosi, ma ciò che emerge è il non aver accolto quell'abbraccio di Gesù, perché era più grande la paura di essere inchiodati sulla croce che il caldo fascino della carezza del suo amore.
Per noi è diverso, per noi oggi è il tempo in cui farci carico anche di una storia passata fatta di contraddizioni e di fragilità, ma non per questo capace di annullare ciò che quel Re crocifisso rappresenta.
Possiamo guardare la croce, possiamo fissare il nostro sguardo a questo nostro crocifisso, per renderci conto di quanto costa amare questa nostra umanità.
Un Re completamente immerso nella fragilità dell’umano, al punto da risultare quasi sfigurato, ma è proprio questa immagine che ci racconta, quanto sacrificio si nasconde nel farsi servo ... eppure Gesù non è fuggito di fronte alla nostra disumanità ma ci testimonia che da quel trono di dolore e pazzia umana, ciò che emerge come necessario è donare una parola di amorevole cura per un ladrone, per un peccatore, che in quel momento si è sentito amato, accolto e salvato. Quando amiamo veramente, quando vogliamo bene, desideriamo solo stare insieme a chi amiamo.
Tutto di Gesù si condensa in quel brevissimo momento ... quella è la gloria del nostro Re ... non come la gloria del mondo, fatta di vanità e di potere, ma è l’unica gloria incorruttibile che resterà per sempre: ieri, oggi e domani in paradiso!
sabato 19 novembre 2022
Maestro hai parlato bene
Apocalisse 11,4-12 e Luca 20,27-40
venerdì 18 novembre 2022
Il tempio è casa di preghiera
Apocalisse 10,8-11 e Luca 19,45-48
giovedì 17 novembre 2022
Il dominus flevit
Apocalisse 5,1-10 e Luca 19,41-44
mercoledì 16 novembre 2022
Monete d’oro per il Regno
Tutti pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. Tutti erano in attesa di un segno di inizio di questo regno di Dio.
Ecco che la parabola raccontata da Gesù, da un lato soddisfa l’attesa di chi ascolta, perché ottengono una risposta che li coinvolge nel cercare di capire a che punto siamo nella manifestazione del regno; dall’altro la parabola proietta verso una prospettiva in cui l’immagine è di una complicazione ulteriore …; la venuta del regno di Dio, si unisce al tema del giudizio … Questo complica la visione di un regno di Dio che viene e si realizza nel quotidiano, per cui il tema del giudizio, anticipando la pienezza del tempo, sembrerebbe azzerare il quotidiano. Ecco allora che occorre introdurre il criterio oggettivo di rilettura: Gesù è la moneta d’oro che ciascuno riceve; senza quella ricchezza la nostra vita muore e si svuota di senso al punto che nel giudizio quotidiano non può più porre alcuna condizione di discernimento. Quella moneta d’oro è il regno di Dio che posto nelle nostre mani può e deve fruttificare. Se non fruttifica la stessa vita del servo è in grave pericolo perché nel tempo affidato tutto, compresa la sua vita, si è dispersa.
martedì 15 novembre 2022
Una giornata straordinaria
Apocalisse 3,1-6.14-22 e Luca 19,1-10
Che bella scena quella descritta dal vangelo: nella città degli uomini, nella Gerico di tutti i tempi, quel piccolo uomo e grande peccatore esprime in sé stesso, tutto il desiderio incontenibile, di incontrare il maestro. Gesù continua a passare attraverso le nostre città: la domanda è se anche noi, come Zaccheo, siamo pronti ad arrampicarci sul "Sicomoro" per vederlo; se riconosciamo di essere piccoli e inadeguati. Se cerchiamo un punto alto dove andare per poterlo vedere. Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, compie in questo giorno straordinario della sua vita un itinerario che dallo sguardo che cerca Gesù, diviene lo sguardo che penetra le sue fragilità, e senza vergogna, riconosce che le ferite della vita passata si curano solo con l’amore, il pentimento e la grazia del perdono ricevuto.
lunedì 14 novembre 2022
Una cecità diffusa
Ap 1,1-5;2,1-5 e Luca 18,35-43
domenica 13 novembre 2022
Non siamo alla fine!
Quando contempliamo Gerusalemme dal monte degli Ulivi restiamo impressionati dalla grandezza e dalla bellezza della grande spianata sulla quale era stato edificato il suo grande tempio.
Oggi come venti secoli fa, una costruzione come quella suscitava sorpresa e meraviglia in chi la contemplava per la prima volta ed era motivo di orgoglio. Quella imponente mole di pietra sembrava indistruttibile.
E' in questo sguardo che possiamo rivedere ciò che Gesù vedeva ...
E fu proprio così, perché qualsiasi tempio, pur se fatto di pietre solide e preziose, potrà durare un secolo, due… ma non può durare in eterno. Di fatto poi quello stesso tempio fu distrutto dopo circa 40 anni, dato che nel 71 d.C. Gerusalemme venne rasa al suolo da Tito Flavio Vespasiano, futuro imperatore di Roma.
Ma la distruzione del tempio preannunciata da Gesù è figura non tanto della fine della storia, quanto del fine della storia. Infatti, di fronte agli ascoltatori che vogliono sapere come e quando accadranno questi segni, Gesù risponde con il tipico linguaggio del genere apocalittico molto diffuso a quel tempo.
Forse anche noi di fronte agli sconvolgimenti a cui assistiamo, non troppo diversi da ciò che Gesù dice: "Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo ..." ci sentiamo in angoscia o siamo turbati circa il fine o la fine di tutto?
Certamente ci sentiamo molto insicuri, sottoposti a una incertezza che ci priva di quella determinazione nella quale ci siamo illusi e coccolati.
Abbiamo negli occhi e nel cuore le immagini e la paura dei recenti terremoti; delle inondazioni; abbiamo nel cuore il grido dei migranti affogati nel mare mediterraneo, uomini, donne e bambini; abbiamo nelle orecchie il rumore che i media ci riportano dei cannoni e delle esplosioni dei missili della guerra in Ucraina. Vediamo come tutto questo mette in ginocchio la vita di tanti nostri fratelli, e come anche l'incognita ci raggiunge e tocca anche noi.
La realtà si colora con le tinte drammatiche della povertà, dell'indigenza, della violenza, del dolore inspiegabile, del tradimento della fiducia e delle aspettative.
E' di fronte a tutto questo che Gesù non ci nasconde le ferite della vita, ma ci chiede di perseverare: di confidare nel fatto che il bene vince sempre sul peccato e sulla morte.
Infatti la nostra fede non è religiosità rigida che sta in piedi in forza di un mucchio di pietre!
Un giorno non resterà pietra su pietra delle nostre magnifiche costruzioni, delle piramidi millenarie, della magnificenza di San Pietro; ma l’uomo, salvato e redento da Cristo resterà per sempre. L’uomo resterà, nella sua interezza, perché c'è un Dio, un Padre, innamorato di ogni uomo.
Il nostro essere comunità cristiana, non è un formalismo o un retaggio tradizionale, ma la conseguenza di chi spera che si impegna nel cambiamento per vincere il fine distruttivo che è radicato nella realtà e nelle cose, nella storia, e anche in ciascuno di noi.
Un fine distruttivo che conosciamo fin troppo bene, ma che non ci vincerà, perché nel mondo intero è all’opera anche una radice di tenerezza, che è più forte: ed è l'amore di Cristo, la sua vita per noi, per questo nemmeno il più piccolo nostro capello andrà perduto. Quale deve essere il nostro stile oggi?
In piedi, a testa alta, occhi alti, liberi, profondi: così oggi ci vede il vangelo. E non musoni e col volto triste!
sabato 12 novembre 2022
Stili diversi di conversione
Una preghiera insistente, senza stancarsi è la causa della "strana" e duplice conversione.
Si converte il giudice, che dal suo isolamento riesce a vivere per la prima volta nella sua vita una attenzione gratuita e disponibile per una donna vedova.
Si converte la donna che scopre e riconosce come alla sua insistenza, Dio corrisponde la sua fedeltà, attraverso l'esperienza burbera del giudice. Ecco allora che la preghiera non è un momento rituale ma diventa occasione di relazione e di vero "incontro".
La preghiera diviene occasione nella vita per entrare in quelle dinamiche profonde e interiori che ci permettono di dialogare con noi stessi e ci permettono pure di aprirci a Gesú in un dialogo veritiero e franco, nel quale sperimentare l'affidamento al Padre e a confidare nella misericordia e nel perdono.
venerdì 11 novembre 2022
Vivere tra lasciare e perdere ...
2 Giovanni 1,3-9 e Luca 17,26-37
Come avvenne ... così, allo stesso modo, che non significa con la stessa modalità, ma significa che "così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà".La venuta del Signore – il tempo di Dio – emerge dalla storia dell’uomo, e nel particolare della nostra storia personale, e chiama ciascuno a “perdere” sé stessi, abbandonare l'autoreferenzialità, per trovare in Dio la pienezza della vita, per ritrovare nel Padre sé stessi. Nel vangelo Gesù non ci sta invitando a vivere con un atteggiamento di paura o angoscia di un futuro gravido di sventure, morte, dannazioni e dolori dai quali non si può fuggire. Gesù ci sta invitando a vivere liberi. Liberi da noi stessi, innanzi tutto. Di seguire la logica del servizio in cui donare la vita significa renderla feconda nell’amore, che è l'unica strada di una salvezza certa e sicura della nostra vita.
giovedì 10 novembre 2022
Un regno in divenire
La domanda dei farisei è ipocrita perché pretende una profezia per strumentalizzarla ai propri fini, un voler sapere per poter manipolare il futuro. Ma per Gesú il Regno di Dio è il nostro presente: è il quotidiano gravido di attesa e di speranze.
Il Regno non viene, ma è. Non si cala dal cielo, e non emerge dalla terra, ma è in mezzo a noi, si rende concreto attraverso di noi.
Nel dire "il Regno di Dio è in mezzo a voi", Gesù si offre come quel seme del regno caduto nella terra, un regno quindi già inaugurato e seminato. Questo seme vuol crescere, ma ha bisogno di terreno buono. Ha bisogno di cuori buoni per svilupparsi, proprio perché non è un regno di potenza umana, almeno, non viene per risolvere i problemi terreni degli uomini. Ma proprio perché è in noi e attorno a noi si innerva nel nostro spazio vitale, si nutre e si concretizza attraverso il nostro spazio vitale.
mercoledì 9 novembre 2022
Un corpo per il Tempio di Dio
Il tempio pur se fatto di pietre solide e preziose, potrà durare un secolo, due… ma non può durare in eterno. Di fatto poi quello stesso tempio fu distrutto dopo circa 40 anni, dato che nel 71 d.C. Gerusalemme venne rasa al suolo da Tito Flavio Vespasiano, futuro imperatore di Roma. Il Tempio è per Israele lo spazio assoluto e obbligatorio di accesso a Dio. Se viene distrutto, come potrà perdurare una religione che al Tempio si affida completamente?
Ecco allora il valore aggiunto del corpo del Signore: il Corpo di Gesù muore, ma risorge, salvaguardando l’accesso a Dio.
Il tempio del corpo di Cristo si ricostruisce nell’eternità e nella fede che fa memoria della passione, morte e risurrezione.
Ecco che il suo corpo non sarà mai più un “luogo di mercato, come era diventata la casa del Padre suo; nel corpo di Gesù l'unico rapporto possibile con il Padre è quello della filiazione, non la compravendita del sacro, il resto è follia umana.
martedì 8 novembre 2022
Ho fatto tutto quello che dovevo fare
Una immagine parabolica che ha in Gesù il suo esplicito contrario, forse proprio perchè la parabola risponde e ripropone la logica rel mondo, mentre in realtà, il Signore ne rivela il senso piu vero: è infatti il risorto che chiama i discepoli a mangiare il pesce che lui stesso ha preparato; è lui che nella notte della cena si cinge il grembiule e passa a servirli ... Nel pensiero di Gesù, la nostra esistenza non è un esame, dove meritiamo un voto a seconda di quante cose facciamo o in base a quanto riusciamo a fare bene, ma è un rapporto d’amore in cui servire è il criterio e il fine ultimo di tutto.
È da questa applicazione e rilettura attraverso la vita di Gesù che ciascuno, può e deve considerarsi servo degli altri e di Dio Padre, ed avere cone unica possibile conseguenza l'essere servi inutili ...
Gesù è il servo "inutile" come anche il figlio, e anche noi non siamo solo servi ma siamo anche figli amati.
lunedì 7 novembre 2022
Lo scandalo, il perdono e la fede
Sembrerebbero tre pensieri, tre riflessioni di Gesù, raccolte insieme per non disperdere gli insegnamenti del maestro. Ma è proprio questo che ci permette di riconoscere il pensiero di Gesù; di come lui comprendesse la fede come esperienza propulsiva della vita di chi si mette nella sua sequela. Per seguirlo, infatti, occorre condividere con lui, con il maestro, quella fiducia e quel darsi a lui, che è fede in tutto ciò che egli stesso rappresenta: “Signore aumenta la nostra fede in te!”
Solo in questa fede aumentata, potremo vivere il perdono come condizione accettabile delle nostre relazioni, come anche la verità trasparente di noi stessi.
È solo nell’esperienza della fede in Gesù che potremo ricondurre anche lo scandalo della nostra incoerenza nel percorso di conversione. È solo la fede, l’agire per fede, è l’atto di fede che vi fa veri discepoli.
domenica 6 novembre 2022
Non si muore per sempre
2 Mac 7,1-2.9-14; Sal 16; 2 Ts 2,16-3,5; Lc 20,27-38
A pochi giorni dalla commemorazione dei santi e dei defunti, la chiesa ci ricorda che la fede nella risurrezione è dei viventi, cioè di chi è vivo; perché la fede è questione d’amore, e l’amore si caratterizza per l'esserci a priori, la reciprocità e per il per sempre. Nel rispondere ai sadducei, Gesù ci introduce nel Paradiso, nell'esperienza della vita eterna che però ha come origine la nostra esistenza, il nostro essere vivi, oltre ovviamente l'esperienza del morire. Per Gesù la risurrezione è parte del vivere, e questa vita, è già vita del Padre suo: una vita che è dei suoi figli, una vita capace di determinarne identità e dignità: "I figli degni della vita futura e della risurrezione dai morti (...) sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio di Dio. La condizione principale è essere figlio, per cui è vivere la pienezza della intimità (relazione personale), e della comunione (relazione interpersonale e fraterna), con il Padre. Realtà a dir poco semplici, ma insieme misteriose e meravigliose. La storia che i sadducei inventano per mettere in ridicolo l’idea della resurrezione, nega ogni vera intimità, focalizzando tutto in una norma giuridico-matrimoniale, e disattende la comunione, tutto si sviluppa in una opportunità egoistica di un singolo. Gesù prende al balzo questo tentativo di ridicolizzarlo, e apre a una meravigliosa possibilità per farci percepire la vita eterna che si rivela nella speranza che tutto di noi coinvolge, e nell’abbraccio amorevole e fedele del Padre che attende di stringerci ed accoglierci. Forse anche oggi come allora, la fede nella risurrezione rischia di essere una non risposta, perché è messa in ombra e in ridicolo da una religiosità che ostenta sé stessa, ma che risulta al pari di quella di scribi e farisei, clericale, e incapace di dare risposte vere alle domande e alle situazioni di vita che oggi percorrono il nostro cuore. Oggi, realtà come la guerra; l’ingiustizia vissuta sulla pelle da tanti; le povertà; le diversità negate e incomprese; la rabbia che accompagna il vivere insoddisfatto; la fragilità dei giovani come anche di tutti; i dubbi di fede come anche una fede dismessa; tutto questo si confronta anche con un senso religioso o con una proposta di vita assolutamente inadeguata, col rischio di non essere una vera risposta … Gesù ci porta al largo, ci invita a pensare più in grande: "Quelli che risorgono non prendono moglie né marito". La vita eterna non è il prolungamento di quella presente. Coloro che sono morti non risorgono alla vita biologica ma alla vita di Dio. La vita eterna vuol dire vita dell’Eterno Padre.
E’ una vicenda vera …
Al tempo della propaganda antireligiosa, in Russia, un commissario del popolo aveva presentato brillantemente le ragioni del successo definitivo della scienza. Si celebrava il primo viaggio spaziale. Era il momento di gloria del primo cosmonauta, Gagarin. Ritornato sulla terra, aveva affermato che aveva avuto un bel cercare, in cielo: Dio proprio non l’aveva visto. Il commissario tirò la conclusione proclamando la sconfitta definitiva della religione.
Il salone era gremito di gente. La riunione era ormai alla fine. “Ci sono delle domande?”.
Dal fondo della sala un vecchietto che aveva seguito il discorso con molta attenzione disse sommessamente: “Christòs ànesti”, “Cristo è risorto”.
Il suo vicino ripeté, un po’ più forte: “Christòs ànesti”.
Un altro si alzò e lo gridò; poi un altro e un altro ancora.
Infine tutti si alzarono gridando: “Christòs ànesti”, “Cristo è risorto”.
Il commissario si ritirò confuso e sconfitto. Al di là di tutte le dottrine e di tutte le discussioni, c’è un fatto. Tutto il cristianesimo è condensato in un fatto: non si può niente contro di esso. I filosofi possono disinteressarsi del fatto, ma non esistono altre parole capaci di dar slancio al: Gesù è risorto.