Atti 2,14a.36-41; Sal 22; 1Pt 2,20b-25; Gv 10,1-10
domenica 30 aprile 2023
Oggi 60 giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Oggi giornata diocesana del Seminario.
sabato 29 aprile 2023
Camminare nella luce
1Giovanni 1,5-2,2 e Matteo 11,25-30
venerdì 28 aprile 2023
La vocazione di Saulo
Atti 9,1-20 e Giovanni 6,52-59
giovedì 27 aprile 2023
L'incontro con la diversità
Atti 8,26-40 e Giovanni 6,44-56
mercoledì 26 aprile 2023
Persecuzione anche oggi
Atti 8,1-8 e Giovanni 6,35-40
martedì 25 aprile 2023
Umili per il mondo di oggi
1 Pietro 5,5-14 e Marco 16,15-20
lunedì 24 aprile 2023
Attiare i processi
Atti 6,8-15 e Giovanni 6,22-29
domenica 23 aprile 2023
Dal nascondimento al riconoscimento
At 2,14.22-33; Sal 15; 1Pt 1,17-21: Lc 24,13-35
Oggi vorrei parlarvi della prima Santa Palestinese.
Otto anni fa Mariam Baouardy, diventava santa. Carmelitana, al secolo suor Maria di Gesù Crocifisso, veniva canonizzata da Papa Francesco in piazza San Pietro: prima santa palestinese. Poverissima, praticamente analfabeta, Mariam (1846-1878) nella sua breve vita fu protagonista di fatti inspiegabili, di fenomeni mistici, di rivelazioni profetiche: a cominciare dalla sua prodigiosa guarigione dopo l’assassinio tentato da un musulmano che voleva indurla ad abiurare dal cristianesimo. E poi una profusione di altre estasi, sogni premonitori, segni fisici eccezionali che – insieme alle molte difficoltà incontrate nel cammino per farsi religiosa carmelitana e poi in convento – resero movimentata la sua vita tra Pau (Francia), Mangalore (India) e Betlemme. Ma cosa c'entra con i discepoli di Emmaus?
A me piace andare all'origine e sfatare che ritiene che questo vangelo di oggi sia semplicemente una bella storia post risurrezione.
Nel 1878 suor Miriam ebbe una visione nella quale Gesù rivelò che Amwas era la vera Emmaus. Di conseguenza quel luogo santo fu acquistato dai musulmani da parte delle monache carmelitane per insediarvi un loro monastero.
Gli scavi archeologici a Amwas, Emmaus Nicopolis, iniziarono verso la fine del XIX secolo, precisamente furono effettuati nel 1880-1888 e nel 1924-1930 e stanno continuando ancor oggi. Durante gli scavi furono scoperti dei resti delle fortificazioni di Emmaus risalenti al periodo Asmoneo (più di un secolo prima di Cristo), così come dei bagni romani del III secolo d.C., delle caverne sepolcrali ebraiche del I secolo d.C., degli impianti idrici romano-bizantini, pressoio per l’olio e tombe,v il muro posteriore di est, a tre absidi, della chiesa bizantina fu portato alla luce, insieme ad un battistero esterno e a mosaici policromi, così come i muri della chiesa dei crociati che furono costruiti appoggiati all’abside centrale bizantina (XII secolo).
Tre livelli che ci testimoniano il periodo crociato, quello bizantino e quello delle origini, la Domus ecclesiae.
L'esperienza di Emmaus, ci insegna qualcosa di realmente esistenziale, cioè che nella nostra vita, e attraverso la nostra vita, il mistero di Dio rivelato in Gesù Cristo, passa dal nascondimento al riconoscimento.
Gesù si fa presente nella nostra vita come in quella dei suoi discepoli, e ci trova tutti più o meno incapaci di incontrarlo.
Per questo Gesù mette in atto una sorta di “strategia” che ci rende ancora capaci di riconoscerlo e, quindi, capaci di entrare di nuovo in relazione con Lui; o meglio, potremmo dire, che ci rende capaci di una relazione nuova con Lui.
La risurrezione si compie, infatti, completamente, non solo quando Gesù esce vivo dal sepolcro, ma quando, vivo, rientra nella vita dei suoi, quando, in modo definitivo, è di nuovo il cuore della vita dei singoli credenti e delle loro comunità. Perché la risurrezione non è un fatto puramente privato e personale.
Nel Vangelo dei discepoli di Emmaus possiamo riconoscere il dono di uno sguardo nuovo, una nuova capacità di vedere.
Gesù non fa nulla se non restituire la memoria che abbiamo perduto, la memoria di quella scrittura che da sempre ci parla di lui. È questa memoria che rende capaci di rileggere quegli stessi avvenimenti in una luce nuova, la luce che ristabilisce il legame tra gli eventi e la storia della salvezza, cioè il disegno di Dio. Questa memoria, questa lettura, non è un’operazione intellettuale, ma è qualcosa che si risveglia nel cuore, come una nebbia che pian piano svanisce, e restituisce lo spazio alla luce. A questo punto accade a noi ciò che è accaduto ai due discepoli a Emmaus: "si aprono i loro occhi, desiderano di nuovo qualcosa. Desiderano continuare ad ascoltare una storia detta così, in un modo nuovo, che loro, da soli, non sarebbero stati capaci di raccontare.
Ecco che il riconoscimento del Risorto è graduale, e non accade improvvisamente, ma solo dopo che è nato nei discepoli il desiderio del maestro, del risorto.
Anche noi, pellegrini del nostro tempo, viandanti nella nostra quotidianità, discepoli di Gesù in questo tempo travagliato e complesso, pure noi oggi, non dobbiamo dubitare del misterioso viandante, lui, il Signore si avvicina e cammina con noi, per riaccendere il desiderio di lui, e per farsi riconoscere nello spezzare del pane.
Lo riconosciamo nella Chiesa ferita e sfregiata dal peccato e dal nostro agire umano chiuso al mistero di Dio; lo riconosciamo in questa comunità quando a partire dalla eucaristia, da quel gesto semplice e famigliare dello spezzare il pane, mette il Risorto al centro della vita, delle scelte e prospettive future.
Solo allora anche noi, dopo averlo riconosciuto potremo dire “resta con noi”, e lui, resterebbe con noi per sempre, perché quello spezzare il pane, è il segno della sua presenza il segno di passaggio dal nascondimento al ri conoscimento, e sempre così lo vediamo nella nostra vita e nella storia che viviamo.
sabato 22 aprile 2023
A cosa servono i diaconi: A servire la comunità.
Atti 6,1-7 e Giovanni 6,16-21
venerdì 21 aprile 2023
Un "sano" masochismo
Atti 5,34-42 e Giovanni 6,1-15
giovedì 20 aprile 2023
Di questo siamo testimoni
Atti 5,27-33 e Giovanni 3,31-36
mercoledì 19 aprile 2023
La Parola ci sospinge
At 5,17-26 e Giovanni 3,16-21
martedì 18 aprile 2023
Una vera comunità possibile ...
lunedì 17 aprile 2023
La gioia come allora
Atti 4,23-31 e Giovanni 3,1-8
domenica 16 aprile 2023
Ti possiamo vedere e toccare...
Giovanni 20,19-31
sabato 15 aprile 2023
Cosa abbiamo visto ascoltato?
Atti 4,13-21 e Marco 16,9-15
venerdì 14 aprile 2023
Gesù pietra angolare
Atti 4,1-12 e Giovanni 21,1-14
giovedì 13 aprile 2023
Se mi guardi ti dono Gesù
Atti 3,11-26 e Luca 24,35-48
mercoledì 12 aprile 2023
Basta uno sguardo ...
Atti 3,1-10 e Luca 24,13-35
martedì 11 aprile 2023
La risurrezione provoca il cambiamento
Atti 2,36-41 e Giovanni 20,11-18
lunedì 10 aprile 2023
Anche noi possiamo vedere e udire
Atti 2,14.22-33 e Matteo 28,8-15
sabato 8 aprile 2023
Andare in Galilea per vederti ...
Questa notte ritorno a quel sepolcro nel quale per grazia di Dio, più volte con grande commozione ho celebrato la Pasqua di risurrezione. Si perché nel Sepolcro si celebra sempre la Messa della Risurrezione. Infatti, quel sepolcro è tuttora vuoto, il Signore è presente e vivo.
Gesù esce allo scoperto con la sua resurrezione. Lascia dietro di sé la tomba vuota, il luogo della sua morte, lo spazio del suo corpo senza vita, ed emerge nella piena luce del mattino per forza dell’amore, dell'unico amore che salva e fa vivere, l'amore del Padre.
Possiamo dire che Lui viene allo scoperto, per condurci allo scoperto. Quante volte, invece, nella nostra vita abbiamo scelto con fatica e sofferenza la tomba, il nascondimento, il non vivere; quante volte il mondo preferisce la tomba, il morire alla vita e al vivere.
Ma come possiamo liberarci dall'enorme oscurità mortifera?
Gesù ci invita, meglio, ci insegna, che occorre superare i blocchi che generano delle nostre scelte miopi, spesso egocentriche; ci mostra come vincere la cultura dello scarto (capace di fare solo vittime); si contrappone all'indifferenza del cuore, condizione che è presagio e attuazione di ogni tomba vuota.
I Giudei misero i sigilli al sepolcro ... Gesù rappresenta il superamento di ogni genere di sigillo, di ogni nostra tomba vuota.
Abbiamo vissuto la quaresima, nella riscoperta di relazioni vere e buone che mostrino la possibile bellezza della comunità credente.
Abbiamo celebrato la Settimana Santa e forse ci siamo anche accorti di ricalcare schemi e stereotipi tradizionali, ma di non essere entrati nella novità di questa Pasqua.
Questa notte, occorre che ciascuno di noi senta il bisogno di risorgere con Cristo. Devo desiderare la risurrezione come condizione del mio esistere e non solo una vaga speranza della vita; è quel desiderio di vita e di speranza futura che spezza i sigilli che ci vincolano nella paura, al senso di colpa, alla vergogna, all’odio per i fratelli e per noi se stessi; perché tutto questo ci blocca nella tomba senza possibilità di scampo.
Oggi fare Pasqua significa venire fuori, venire allo scoperto, incamminarsi verso la Galilea della gente.
Venire fuori: significa smettere con i nostri pettegolezzi, con i nostri confronti giudicanti, con i nostri pregiudizi, con il nostro volere per forza restare attaccati a gesti che nulla celebrano se non la nostra piccolezza e arida fede. Il coraggio di venire fuori è un abbandonare ciò che è vecchio e abbracciare l'avventura di una Chiesa che vuole essere nuova e occasione di novità e verità per ciascuno. Non siamo il lievito vecchio ma nuovo, il lievito che è Cristo ci fermenti tutti.
Venire allo scoperto: Venire allo scoperto è un atto di umiltà e di accettazione di noi stessi e delle nostre fragilità, non temiamo di offrire noi ai fratelli.
Venire allo scoperto significa essere ciò che siamo anche agli occhi e nella volontà di Dio.
Gesù esce dal sepolcro, viene allo scoperto, mostra la sua piena identità, ci parla di sé stesso, della sua vita, di tutta la sua vita e del suo destino di figlio di Dio.
Incamminarsi verso la Galilea: Gesù risorto non è solo un fatto storicamente collocato, statico e definitivo. No, egli è dinamico, la risurrezione tutto coinvolge nella vita piena di Dio. Nell'apparizione dell'angelo: "Non è qui, è risorto" e poi con Gesù stesso: "... andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno"; emerge tutta la tensione di questo andare, tutta la tensione tra ciò che siamo stati e ciò che stiamo diventando, ciò che possiamo essere in Galilea.
Andare in Galilea significa fare parte della vita gli uni degli altri. La Galilea delle genti del tempo di Gesù, oggi è la Galilea della gente, sono gli spazi, i problemi, le necessità, le aspettative che tutti abbiamo.
Signore Risorto
perdonaci per le volte in cui abbiamo ignorato
coloro che tra noi sono feriti.
Perdonaci per quando siamo stati noi a ferirli.
Perdonaci per quando siamo stati indifferenti di fronte a loro.
Aiutaci a vedere coloro che non vediamo.
Aiutaci a sentire il loro dolore.
Dacci la forza di combattere per il diritto di ciascuno
di appartenere alla nostra comunità.
Dacci la forza di gridare e di usare la nostra voce
per chi tra noi non ha voce.
Metti in noi quel desiderio straordinario di essere agenti della tua vita risorta, cercando di ascoltare, vedere, sentire e includere coloro che abbiamo ignorato.
Che possiamo accogliere questo giorno come inizio di un nuovo tempo nella nostra vita e di questa comunità.
Questo chiediamo nel nome di Gesù Cristo, la nostra Resurrezione e la nostra Pace. Amen
giovedì 6 aprile 2023
Cena del Signore
Giovanni 13,1-15
Profezia e speranze
Isaia 61,1-3.6.8-9 e Luca 4,16-21
mercoledì 5 aprile 2023
Terzo canto del Servo di Yhwh
Isaia 50,4-9 e Matteo 26,14-25
martedì 4 aprile 2023
Secondo canto del Servo di Yhwh
Isaia 49,1-6 e Giovanni 13,21-33.36-38
lunedì 3 aprile 2023
Primo canto del Servo di Yhwh
Nelle varie epoche gli studiosi hanno fatto molte ipotesi sull’identità del Servo in Isaia. Due sono le più ricorrenti: una identifica il Servo con un individuo eroico, l’altra con Israele come collettività. In entrambi i casi, la realtà di contatto con il Servo, esprime la sintesi dell'esperienza umana che travalica ogni singolo contesto particolare. C’è molta gioia in questo passo, la gioia che deriva dalla lotta. C'è attesa per ciò che il Servo realizza: “stabilire il diritto sulla terra”; la giustizia per tutti, ovunque. Questa lettura ci permette di ipotizzare che l'opera del Servo non si esaurisce in un "adesso" storico e particolare, ma che tutto il tempo e l'universo è coinvolto sempre nel suo agire. La tensione tra la promessa universale di Dio e la sua realizzazione particolare è stato ciò che ha portato a rileggere la vicenda di un popolo come scelta particolare di privilegio, non come un essere tutti amati ed eletti.
domenica 2 aprile 2023
Passione per il mondo
Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mt 26,14-27,6
È la contraddizione d'un mondo antico, come anche del nostro mondo moderno, dove la verità non esiste e dove non interessa più scegliere il bene non il male; dove la vita non ha più valore se non per un profitto vantaggioso per qualcuno, scafista e mercante di profughi, come anche ad una etica e a una morale non solo soggettiva, ma che esalta il ruolo del più forte del momento; dove la parola pace riempie la bocca di tutti, ma poi rimane insieme alla parola guerra, ai tanti mercanti di armi ed agli speculatori dell'energia e delle derrate alimentari.
È in questo guazzabuglio che Gesù non si sottrae, ma si consegna per entrare caricarsi di tutto ciò che rappresenta anche oggi la nostra vita, perché tutto transiti dalla gioiosa esultanza alla drammaticità della passione, per essere innalzato sulla croce w issato sulmondoco e segno di salvezza e di vita eterna.
Anche oggi vogliamo piegare Dio, il suo unico figlio, alle nostre idee, adattare Dio alla nostra misura umana, dove Dio stesso è irrilevante e di accompagna alla nostra indifferenza. Non ci disturba Dio, purché sia indifferente.
sabato 1 aprile 2023
Siamo suo popolo
Ezechiele 37,21-28 e Giovanni 11,45-56