Gen 17,1.9-10.15-22 e Matteo 8,1-4
venerdì 30 giugno 2023
Ancora un'alleanza
giovedì 29 giugno 2023
Solennità dei Santi Pietro e Paolo
At 12,1-11; Sal33; 2 Tm 4,6-8.17-18; Mt 16,13-19
mercoledì 28 giugno 2023
Dio e Abram rapporto inedito
Genesi 15,1-12.17-18 e Matteo 7,15-20
martedì 27 giugno 2023
Abram era molto ricco
Genesi 13,2.5-18 e Matteo 7,6.12-14
lunedì 26 giugno 2023
Lasciare tutto ... di nuovo
Genesi 12,1-9 e Matteo 7,1-5
domenica 25 giugno 2023
Non abbiate paura ...
Ger 20,10-13; Sal 68; Rm 5,12-15; Mt 10,26-33
Quale relazione stabilisco con gli avvenimenti, con i fatti dei quali sono parte?
Non è facile vedere la verità delle cose, perché se fosse tutto bianco o nero, allora sarebbe facile, ma nella vita e nella realtà siamo chiamati a confrontarci con una serie di "grigi" che sono ciò che emerge come confronto col quotidiano.
Secondo il desiderio di Gesù, il vangelo va gridato dai tetti, oppure deve essere detto apertamente, nella luce, altrimenti non è efficace.
sabato 24 giugno 2023
Nascita di San Giovanni Battista
Isaia 49,1-6 e Luca 1,57-66.80
venerdì 23 giugno 2023
Mi vanterò della mia debolezza
2 Corinzi 11,18.21-30 e Matteo 6,19-23
giovedì 22 giugno 2023
Forse perché non vi amo?
In questo brano della lettera sentiamo la partecipazione viscerale di Paolo nell'annunciare il Vangelo ai Corinzi: “ Forse perché non vi amo? Lo sa Dio!”
All’inizio del discorso, Paolo tenta il confronto con altri super apostoli, ma da subito si rende conto della un’utilità e della vanità delle sue parole.
Ciò che fa la differenza, e che subito Paolo ha notato in se stesso è l’amore per la comunità, per quelle persone e che Gesù gli ha affidato. Da subito infatti, Paolo si rende conto di montare in superbia, e di cedere alla tentazione di farsi forti dei propri mezzi, capacità, competenze. Ciò che apre alla comprensione della realtà è la sua stessa debolezza che diviene il luogo dell’amore a Dio e ai fratelli.
mercoledì 21 giugno 2023
La gratuità
2 Corinzi 9,6-11 e Matteo 6,1-6.16-18
martedì 20 giugno 2023
Le nostre collette
2Cor 8,1-9 e Matteo 5,43-48
lunedì 19 giugno 2023
Il tempo favorevole
2 Corinzi 6,1-10 e Matteo 5,38-42
domenica 18 giugno 2023
Alla ricerca di pecore perdute
Es 19,2-6a; Sal 99; Rm 5,6-11; Mt 9,36-10,8
Come ci sentiamo? Come stiamo? Sì, in questo momento storico, proprio oggi, come ci sentiamo? Che cosa stiamo vivendo? Quale piega ha preso la nostra vita?Dopo aver visto la pandemia, la guerra, l’alluvione e toccato tanto dolore, tanta impotenza, tanta povertà, non è certo un gesto di carità che accomoda tutto. Oggi è necessario che i nostri sentimenti si lascino coinvolgere e plasmare dai sentimenti di Gesù, perché solo così riusciremo dare al nostro mondo la speranza di Cristo. Oggi possiamo lasciarci condurre dall'evangelista Matteo che ci porta tra le folle che seguono Gesù. L’evangelista ce lo fa vedere all’opera tra case, nei campi, sulle barche, per le strade… È instancabile. Non ha freni! Incontra chiunque e sembra che la sua unica preoccupazione sia quella di entrare nella vita delle persone che incontra per mettere in comune la sua vita. Sembra che per lui questo significhi annunciare il Regno, portare il Regno. Condivisione, apertura e accoglienza, altro che timidezza, paura e indifferenza.
La gratuità del modo di essere di Gesù, per Matteo, è uno dei punti essenziali del suo messaggio, ma anche della sua proposta per noi, perché Gesù è apertura del cuore e desiderio di donare amore, dare sé stesso, dare la vita.
Ma pensate che la straordinaria immagine di Gesù ci mostra l’evangelista: vede le folle! Vede la loro stanchezza! Le sente sfinite! Le guarda negli occhi, le scruta nel cuore, dà peso e valore alle loro fatiche. Per lui quelle persone, singolarmente e insieme, contano. Se ne vuole fare carico, e vuole che anche altri lo facciano. Vuole che i suoi discepoli, anche noi, ce ne prendiamo carico. Una comunità cristiana è tale quando si prende carico i fratelli. Gesù, vuole che il suo modo di farsi carico continui anche dopo di lui.
E per questo che ci chiama. Chiama perché altri imparino a vedere, e vedendo imparino a sentire compassione, a farsi carico dei pesi, della tristezza, della fatica altrui. Sembra che l’unico suo comando sia: guarite, risuscitate, purificate, scacciate demoni e donate, donate voi stessi. L'agire di Dio passa dalle nostre mani.
In questo Gesù ogni uomo donna riscopre che Dio è il Salvatore che solleva, fino al cielo, dove nessuno può più fare e subire il male.
In Gesù sentiamo di essere preziosi agli occhi di Dio, di essere il suo tesoro, la sua terra riscattata. E proprio per questo siamo un regno di sacerdoti, capaci di celebrare la vita, di rinnovarla, di farla risorgere.
Il Signore Gesù chiama me, chiama te, ti chiama per nome, come ha fatto con gli apostoli e ti chiede: Vuoi portare vita? Vuoi liberare? Vuoi che altri, attraverso te, si sentano raggiunti dall’amore di Dio?
Tu cosa rispondi?
sabato 17 giugno 2023
Elezione
Isaia 61,10-11 e Luca 2,41-51
venerdì 16 giugno 2023
Scelti per essere amati
Deuteronomio 7,6-11 e Matteo 11,25-30
giovedì 15 giugno 2023
A carte scoperte ...Cristo!
2 Corinzi 3,15-4,1.3-6 e Matteo 5,20-26
mercoledì 14 giugno 2023
Un ministero glorioso
2 Corinzi 3,4-11 e Matteo 5,17,19
martedì 13 giugno 2023
Un unico SI
2 Corinzi 1,18-22 e Matteo 5,13-16
lunedì 12 giugno 2023
Cosa significa consolare
2 Corinzi 1,1-7e Matteo 5,1-12
domenica 11 giugno 2023
Corpus Domini
"Nel 1263, nella chiesa di Santa Cristina a Bolsena, avvenne un prodigioso miracolo eucaristico. Un sacerdote boemo, Pietro da Praga, in pellegrinaggio verso Roma, mentre spezza l’Ostia consacrata viene attraversato dal dubbio circa la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia. In quell’istante dall’Ostia escono alcune gocce di sangue che macchiarono il corporale. Un anno dopo nel 1264, Papa Urbano IV, con la bolla “Transiturus” istituisce la Festa del Corpus Domini per tutta la cristianità, per ricordare il prodigioso segno e per rinsaldare la fede nella presenza reale di Gesù nell’eucaristia".
È evidente che in un contesto di società cristiana quel segno accaduto a Bolsena, quella Processione che diviene atto pubblico di fede nella presenza reale di Gesù hanno un senso e un significato ben precisi.
Ma nel nostro contesto di società post-cristiana?
Si perché ci piaccia o no, dopo la secolarizzazione dovuta all'affrancarsi del mondo moderno; dopo la scristianizzazione generata dall'esodo del sacro; e la globalizzazione che ci ha aperto a una visione mondiale, ci ritroviamo immersi nel post-cristianesimo. E i segni non comunicano più lo stesso significato e senso.
Occorre uno sguardo attento a ciò che trasmettiamo oggi con i nostri segni ... forse modalità un poco vecchie che non comunicano più un significato a tutti comprensibile ... certe processioni pubbliche sembrano esprimere l'arrivo dei marziani, o un frammento di un vecchio film storico, o nel migliore dei casi di don Camillo e Peppone.
In questo nostro tempo, se quella farina impastata con acqua non è solo un pezzo di pane che rappresenta un simbolo di un avvenimento passato - l'ultima cena con Gesù -, quasi fosse un reperto che richiama la memoria ... Ma è Gesù stesso che in forza delle sue parole, nella consacrazione quel pane è la sua persona; allora occorre che ragioniamo sul fatto che quel pane è Gesù stesso, è lui, in tutto ... non è un'immagine, ma è una persona, ed è presente e reale ...
Nel modo in cui mi comporto con una persona, un amico o un conoscente, almeno in modo analogo dovrei comportarmi con Gesù, in ciò che lo rappresenta, in modo reale e personale...quel pane è persona ... se questo è vero, questo fa la differenza.
Questo segno del pane a cui tutti noi cristiani siamo stati iniziati durante la nostra fanciullezza, oggi ci domanda: Chi sono; cosa sono, per te?
Gesù, in ciò che i vangeli ci raccontano è molto chiaro, non solo per ció che è l'ultima cena, ma soprattutto per ció che ha detto di sé stesso nei vari passaggi tra miracoli del pane e discorsi sulla vita, fino alle apparizioni del risorto ... a Emmaus e sul lago di Galilea.
Il Signore non si presenta come un obbligo morale, o un impegno esistenziale, un ricordo passato, ma un incontro di amorevole presenza ...
Certamente è anche importante il fare memoria il ricordare, altrimenti cadiamo nell’oblio che è la radice di tutti i mali, cioè nella dimenticanza o perdita di noi stessi e della nostra identità.
Gesù vuole essere dono, vita eterna donata a ciascuno uomo. Egli è il dono di Dio, un donarsi che significa darsi totalmente, cioè disperdersi dentro le sue creature come lievito dentro il pane, come pane dentro il corpo.
Mangiare e bere Cristo - ci ha detto Paolo - non è «fare la comunione» ma è «farmi comunione con Lui». Il Verbo si è fatto carne perché la carne è venuta a prendere dimora in noi.
sabato 10 giugno 2023
Gratitudine
Tobia 12,1.5-15-20 e Marco 12,38-44
venerdì 9 giugno 2023
Benediciamo il Signore
Tobia 11,5-17 e Marco 12,35-37
giovedì 8 giugno 2023
Dio realizza la vita
Tb 6,10-11;7,1.9-17;8,4-9 e Mc 12,28-34
mercoledì 7 giugno 2023
Dio c'è
Tobia 3,1-11.16-17 e Marco 12,18-27
martedì 6 giugno 2023
Il dramma della vita
Tb 2,9-14 e Marco12,13-17
lunedì 5 giugno 2023
Rischi del possesso ...
Tb 1,3;2,1-8 e Marco12,1-12
domenica 4 giugno 2023
Trinità oggi
Es 34,4-6.8-9; Dan 3, 52-56; 2 Cor 13, 11-13; Gv 3, 16-18
Al numero 233 del catechismo della Chiesa Cattolica è detto che i cristiani sono battezzati “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”; poi al numero 277 si aggiunge che non vi è che un solo Dio, il Padre onnipotente e il Figlio suo unigenito e lo Spirito Santo: la Santissima Trinità.
La Trinità è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. È il mistero di Dio in sé stesso. È quindi la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina.
Tutta la storia della salvezza (dal peccato e dalla morte) è la storia del rivelarsi all'umanità del Dio vero e unico: Padre, Figlio e Spirito Santo.
Troppo spesso noi stiamo di fronte a Dio non come cristiani, ma come gli ebrei o come i musulmani. Ci ostiniamo a parlare con Dio - un solo Dio - senza renderci conto che questo Dio, pur essendo totalmente uno, è anche Trinità.
Oggi, celebrare questa solennità ci porta a ripensare al nostro modo di percepire, capire e comprendere il mistero di Dio.
Quando sono in Terra Santa, quando mi trovo a Gerusalemme e incontro un mussulmano mi interroga il suo modo di percepire un Dio che per lui può essere solo unico; come pure quando incrocio ebreo, che mi evita, pure di non incrociare il mio sguardo, perché ritenuto un eretico e causa di impurità; eppure tutti ritorniamo quel Dio unico, Dio di Abramo; Dio dei Padri e dei Profeti, Dio di Mosé e pure Dio di Gesú.
Gesù non ha spiegato Dio, non ha definito un dogma, non stabilito dei principi. Gesù invece ci ha parlato del Padre; di sé stesso come Figlio, e dello Spirito dell’amore, lo Spirito Santo.
Ma anche l'Antico Testamento ci parla di Dio. L'immagine del Dio sul monte, così come Mosè ha sperimentato rischia di essere inadeguata.
Ad alcuni farebbe comodo un Dio solitario e inaccessibile, per altri sembrerebbe solo un anacronismo. Un'immagine che va resa chiara soprattutto per il grande contenuto di comunione che rivela: "il signore cammina in mezzo a noi, e fa di noi la sua eredità".
Un Dio vicino che cammina ... cosa significa? Cosa significa oggi nella indifferenza trasversale che viviamo?
Anche nel vangelo siamo immersi nella esperienza di vicinanza.
Il dialogo tra Gesù e Nicodemo ne è il chiaro esempio.
Nicodemo va da Gesù di notte, per paura di essere visto dai suoi colleghi che provano fastidio per questo nuovo Rabbi senza diploma, che viene da una Nazaret da niente, da una Galilea dei pagani, da cui non è mai venuto fuori nulla di buono, figuriamoci un profeta.
Eppure lui, è stato toccato, affascinato da quel maestro di Galilea che mette in pratica i comandamenti e i precetti in un modo nuovo: polemico circa le decime per il tempio; che si intrattiene con le prostitute e mangia con i peccatori.
Quando Gesù parla di Dio gli si illumina il volto, pare che lo veda con gli occhi. Gesù è libero e innamorato di un Dio che chiama Abbà, lo chiama suo Padre.
Ecco, Gesù ha spostato l’attenzione dalla Legge di Dio al volto di Dio. Siamo abituati a spiegare alla gente quello che deve fare per Dio, e Gesù spiega quello che Dio fa per l’uomo. Nicodemo è rimasto toccato proprio da questo agire, dal fare di Dio per noi.
Ma oggi, quale Dio ci affascina? Il Dio raccontato da Gesù o un altro Dio?
Ma anche la nostra comunità cristiana, pur con tutti i limiti umani, quale Dio rivela?
La bellezza di Dio rivelata da Gesù non risiede in una perfezione che Dio Padre sa benissimo che non potremmo raggiungere mai, ma la vera bellezza è fatta di quel completo affidamento della nostra vita, con le sue gioie e le sue ferite, alla sua misericordia, è fidarsi che Lui può e vuole amarci e salvarci, appena gliene diamo la possibilità.
sabato 3 giugno 2023
Una eloquente non risposta
Siracide 51,17-27 e Marco 11,27-33
venerdì 2 giugno 2023
Reazioni fortissime ...
Siracide 44,1.9-13 e Marco 11,11-25