Atti 14,19-28 e Giovanni 14,27-31
martedì 30 aprile 2024
C'è chi ne parla e chi fa la pace
lunedì 29 aprile 2024
Il mare che è Dio
1 Giovanni 1,5-2,2 e Matteo 11,25-30
Santa Caterina
domenica 28 aprile 2024
Vita da tralci ... vita da discepoli
At 9, 26-31; Sal 21; 1 Gv 3,18-24; Gv 15,1-8
Portare frutto sembra essere la costante di questo vangelo, ma anche della vita cristiana, cioè dell'essere discepoli. Ma poi, portare quali frutti? I miei frutti? I frutti che produco se Gesù è unito a me? E di che frutti si tratta?Si perché essere cristiani per molti è seguire delle regole e dei precetti religiosi, ma essere discepoli é altra cosa, è innanzi tutto avere coscienza di essere in una relazione reciproca e viva con Gesú, col maestro.
Questa differenza mette in evidenza l'impossibilità di portare frutto seguendo e obbedendo a delle regole, mentre il frutto è conseguenza della gioia dell'amicizia.
Vogliamo portare frutto? Ma cosa significa e come si fa?
Tutta la relazione tra la vite e i tralci ha questo fine, questo obiettivo: portare frutto.
Il termine “frutto”, ricorre cinque volte, e questa frequenza evidenzia la sua importanza: l’agricoltore ha cura della vigna, la pota, se ne prende cura ma il fine di tutto questo non è tanto il benessere della pianta, quanto il frutto che intralci porteranno ...
Si perché sono solo i tralci che portano frutto. E se un tralcio non porta frutto significa che manca qualcosa ... come minimo manca quella linfa della vite che lo rende vivo.
Alla luce di questa immagine la nostra esistenza acquista chiarezza, acquista senso e significato.
Ciascuno di noi desidera che la propria vita non sia sterile, ma che porti frutto; desideriamo che la nostra vita abbia un senso compiuto, abbia consistenza, e soprattutto che la nostra vita non finisca con noi.
Ebbene, quando e come accade tutto questo? E anche: quando e come non accade?
Un elemento da tenere presente, ma che non basta da solo è il nostro desiderio di realizzare una vita bella e feconda, occorre riconoscere anche e insieme il desiderio di Dio che precede il nostro e lo accompagna. Dio desidera per noi una vita buona, proprio come ogni padre lo desidera per i suoi figli.
Oltre il desiderato, Gesù ci dice che occorre rimanere: un tralcio non può far frutto da solo, senza una vite che lo faccia vivere. Se la nostra vita si lega a dei precetti religiosi, sarà solo un continuo giudizio, ma se è unita a Gesù sarà una vita piena dei suoi sentimenti, dei suoi pensieri, delle sue parole ... rimanere significa stare in quei sentimenti, pensieri e parole, significa abitarli ... non passarci sopra o accanto, ma possederli come uno spazio vissuto abitato.
Ecco che emerge una condizione particolare della vita cristiana: essa cresce quanto si diventa accoglienti della vita di Dio, e tanto quanto si è consapevoli che senza di Lui non possiamo fare nulla.
Si tratta allora di rimanere in una vita più grande di noi, nella vita di Dio.
E perché questo accada, la strada è quella di accogliere la Parola, di rimanere in ascolto: Gesù dice infatti che rimaniamo in Lui tanto quanto le sue parole rimangono in noi. Se la sua Parola è per noi importante e preziosa, come la parola di una persona amata, se ad essa ci affidiamo, se le diamo credito, allora diventiamo con Lui una cosa sola: abbiamo lo stesso modo di pensare, di vedere, di giudicare la vita.
Ma come si fa concretamente per portare frutto e portarne molto?
Un uomo decise di scavare un pozzo. Non trovando traccia d’acqua dopo aver scavato una ventina di metri, smise e cercò un altro posto. Questa volta scavò più profondamente ancora, ma non trovò nulla. Scelse allora un terzo posto e scavò ancora più a fondo, ma senza risultato. Completamente scoraggiato, abbandonò l’impresa. La profondità totale dei tre pozzi aveva raggiunto i cento metri. Se avesse avuto la pazienza di scavae per solo la metà di tale scavo, ma in un unico posto, avrebbe trovato l’acqua. Così è di chisi scoraggia continuamente o che non si fida realnente di Gesú. Per giungere a un risultato bisogna impegnarsi con costanza e poi fidarsi senza mai dubitare. Così è anche per produrre molto frutto ...fidiamoci di Gesù e ne porteremo moltissimi.
sabato 27 aprile 2024
Vedere bene
At 13,44-52 e Gv 14,7-14
venerdì 26 aprile 2024
Io sono ... come posso esserlo anche io?
At 13,26-33 e Gv 14,1-10
giovedì 25 aprile 2024
Andate e annunciate cosa?
1Pt 5,5-14 e Mc 16,15-20
San Marco
La fine del vangelo di Marco è la bella sintesi della predicazione del Vangelo é l'essenziale per l'annuncio del Regno. Pensiamo se fosse stato sempre così nella storia. Se avessimo sempre fatto così. Andate per le strade in tutto il mondo! Ma quale è la conseguenza di questo andare? La conseguenza é la fraternità della comunità; è realizzare una comunione fatta di relazioni che non vengono meno, ma che esprimono la gioia di essere uniti nella stessa fede. Spesso invece non lo abbiamo compreso che l'annuncio fosse in realtà l'invito libero e festoso a partecipare al Regno di Dio.
mercoledì 24 aprile 2024
Ascolto responsabile
Atti 12,24-13,5 e Gv 12,44-50
martedì 23 aprile 2024
Profezia evidente
At 11,19-26 e Gv 10,22-30
lunedì 22 aprile 2024
Pecore che non capiscono
At 11,1-18 e Gv 10,1-10
domenica 21 aprile 2024
Vocazione cioè "coraggio"
At 4,8-12; Sal 117; 1 Gv 3,1-2; Gv 10,11-18
5 sacerdoti hanno più di 90 anni
14 tra 80 e 90 anni
10 tra 75 e 80 anni
16 tra 60 e 75 anni
16 tra 50 e 60 anni
7 tra 40 e 50 anni
3 tra 30 e 40 anni
Continuando a ragionare sui numeri e senza considerare possibili unificazione con altre diocesi (molto realistica nei prossimi anni), al momento attuale ogni sacerdote sotto i 75 anni (42) ha in media 3571 abitanti e 2,64 parrocchie a testa.
Fra 10 anni sotto 75 anni saranno 33 sacerdoti, con una media di circa 5000 abitanti a testa e 3,36 parrocchie a testa. Restando fisso il numero attuale di parrocchie.
Sono numeri impietosi. I numeri non dicono nulla di buono, nè di rassicurante, per una chiesa tradizionale e più preoccupata dello "status quo" (cioè mantenere le cose come sono) piuttosto che una chiesa fiduciosa nel suo Signore, disposta a stare unella criticità e nel cambiamento come suo responsabile attuale. Tutti abbiamo le nostre responsabilità a con le nostalgie del passato non andiamo ad annunciare nessun vangelo. I seminaristi nel nostro seminario diocesano sono 3, per cui solo 3 saranno ordinati, se Dio vorrà.
Vocazioni in senso funzionale significa fare morire la Chiesa sotto il peso di una struttura e di un avvilimento per lo svotamento dei seminari a la crisi delle vocazioni di consacrazione.
Vocazioni come progetto di vita, come valore della persona e suo realizzarsi come figlio di Dio è ben altra cosa.
Vocazione è relazione con quel pastore che dona la vita in abbondanza. Ciò che caratterizza il pastore è che Egli non cerca un guadagno personale, ma piuttosto il nostro: è venuto perché abbiamo la vita e, per questo scopo, è disposto ad offrire la sua vita.
Nei nostri confronti, dunque, il pastore ha un amore disinteressato e libero, fatto di conoscenza reciproca e di fiducia. E le pecore conoscono la sua voce, perché le pecore sono disposte ad ascoltare la voce di chi è disposto a dare tutto per loro.
Ma è in questa relazione speciale e viva che nasce, si sviluppa e si realizza la vocazione dei figli di Dio. Ascoltare la chiamata è mettersi in relazione con il pastore e con la vita che egli ci dona.
La nostra vita umana e credente, si realizza e si compie quando scopriamo chi siamo, e per chi siamo; quali sono le nostre qualità, in quale campo possiamo metterle a frutto, quale strada possiamo percorrere per diventare segno e strumento di amore, di accoglienza, di bellezza e di pace, nei contesti in cui viviamo.
In questo nostro tempo di transizione e trasformazione, in cui tutto sembra rapidamente cambiare, vocazione è il “coraggio di mettersi in gioco”. Non lasciamo che la realtà condizioni pesantemente e negativamente i nostri pensieri.
Alziamoci, dunque, e mettiamoci in cammino come pellegrini di speranza: anche noi possiamo portare annunci di gioia, generare vita nuova ed essere artigiani di fraternità e di pace”.
sabato 20 aprile 2024
Lasciarsi illuminare da Dio
At 9,31-42 e Gv 6,60-69
Non solo i Giudei, ma ora anche i discepoli di Gesù si scandalizzano. Tutti ragionano secondo la carne, ossia secondo i ragionamenti e i pensieri umani. Umanamente stare con Gesù non porta a nulla. Solo Pietro è toccato da una luce interiore che supera la ragione: "Gli rispose Simon Pietro: Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio". Il Santo di Dio, colui che pronunzia parole di vita eterna. Pietro può arrivare a questa professione di fede grazie alla sua conoscenza intima e profonda di Gesù. Aiutaci, Signore, a condividere la vita con te, come Pietro, e a ri-conoscerti come il Santo di Dio.
venerdì 19 aprile 2024
Ma chi credi di essere?
At 9,1-20 e Gv 6,52-59
giovedì 18 aprile 2024
Dacci la vita
At 8,26-40 e Gv 6,44-51
mercoledì 17 aprile 2024
Fare comunione
At 8,1-8 e Gv 6,35-40
martedì 16 aprile 2024
Fatti per il di più...
At 7,51-8,1 e Gv 6,30-35
lunedì 15 aprile 2024
Anche io a cercarti ...
Atti 6,8-15 e Giovanni 6,22-29
domenica 14 aprile 2024
Professiamo la vita
Tornato da Israele, è bello leggere questo Vangelo con lo sguardo e il cuore ancora in quei luoghi che anche oggi sono eco della vita di Gesú, ma soprattutto della sua morte in croce e della risurrezione.
Racconti, meglio direi testimonianze oculari di incontro con colui che era morto sulla croce e che risorto dalla morte è stato riconosciuto e incontrato come vivo, come il vivente.
In quell'esperienza di limite dei discepli, quella di paura e tradimento ... perché questo è ciò che provarono i discepoli in quei giorni dopo quei fatti ... accade qualcosa che rimette tutto in gioco. La vita di quelle persone cambia, inizia un vero processo di conversione, di remissione dei peccati, e proprio lì a Gerusalemme, dove il male, la paura e la morte avevano espresso il massimo della loro efficacia.
Oggi la realtà non è molto diversa per i credenti, per quei cristiani palestinesi che sono discendenti di quella comunità delle origini: la guerra, la paura, l'odio, l'ostilità, la vendetta che caratterizza anche il nostro tempo, è proprio il spazio in cui egli vivo vuole interagire con noi e con la realtà. Non vuole essere un semplice ricordare, una immagime - seppur belle - non vuole essere uno spirito celeste, un fantasma ...
Ebbene, gli evangelisti ... tutti ... secondo il loro modo personale, sono concordi nell'affermare e attestare che lui, il Sgnore non solo è risorto, ma in un qualche modo è vivo, è vivo concertamente e realmente. I verbi vedere, toccare sono i verbi della risurrezione ... e vogliono descrivere una esperienza reale e non fittizia.
Il Risorto tessere la sua vita con la nostra e imprimeregli il sigillo dell'eternità.
È questa la mostra fede, quanto prifessiamo ogni domenica recitando il Credo; la risurrezione appartiene alla nostra natura umana, e siamo realmente destinati a una vita che non ha fine. Il brano di oggi, sottolinea tre aspetti propri della sisurrezione:
Il primo aspetto è l'insistenza circa la sua concretezza: non è un fantasma, mangia e beve quello che gli si offre. Gesù alla sua Chiesa promette la sua presenza fedele, dentro la storia: una storia che non sarà meno drammatica della sua, ma che potrà contare su di Lui e sui suoi doni sempre, perché lui c'è ed è vivo.
Il secondo aspetto sta in queste parole: “… aprì loro la mente per comprendere le scritture”. La risurrezione ci aprei l mente, il cuore, la vita. Gesù si ferma con loro e riflette sulla storia della salvezza, così come è narrata dalle Scritture. Gesu apre: il cielo si apre, il centurione si apre alla fede, i sepolcri si aprono. Gesù risorto continua ad aprire: cioè fa vedere ciò che veramente è la vita, ovvero una continua Pasqua.
Il terzo aspetto è che la Chiesa è chiamata a partire; partire da Gerusalemme per annunciare la conversione e il perdono. Partire per essere in tutto il mondo ... occasione di cambiamento della vuta (conversione) e perdono (misericordia).
sabato 13 aprile 2024
Abbiamo paura pure noi
Atti 6,1-7 e Giovanni 6,16-21
venerdì 12 aprile 2024
Pane di vita e risurrezione
Atti 5,34-42 e Giovanni 6,1-15
giovedì 11 aprile 2024
In ascolto di Gesú, ascolto dello Spirito.
Atti 5,27-33 e Giovanni 3,31-36
mercoledì 10 aprile 2024
Battezzati, immersi, amati.
Atti 5,17-26 e Giovanni 3,16-21
martedì 9 aprile 2024
Tutti i maestri di Israele
Atti 4,32-37 e Giovanni 3,7-15
lunedì 8 aprile 2024
Annunciazione a Maria
Luca 1,26-38
domenica 7 aprile 2024
Pace a voi
At 4,32-35; Sal 117; 1 Gv 5,1-6; Gv 20,19-31
Anche se tanti ironizzano circa la veridicità dello stile di vira della prima comunità apostolica, come descritta in Atti, ugualmente occorre lasciarsi interrogare circa il necessario cambiamento che la fede cristiana imprime nella vita dei singoli credenti. È questo cambiamento lo stimolo continuo nella vita delle stesse comunità; la necessaria novità nasce in forza della risurrezione.Che cosa passa nel cuore dei credenti di oggi? Come il risorto è colui che passa a porte chiuse, senza rumore, in punta di piedi, senza chiavi nella serratura, e neanche il cigolio di una maniglia; passa attraverso i muri che innalziamo tra di noi, muri di indifferenza e di paura dell'altro. Passa attraverso i muri che alziamo per difenderci e per imprigionarci.
A quel tempo i discepoli erano increduli e ritengono infondate le parole dette loro dalla Maddalena e le altre donne. Ma queste a differenza egli apostoli, hanno subito aperto il cuore a Gesù abbattendo i muri di separazione, i muri dell'indifferenza e della paura.
Fintanto che ci stringiamo circondati da muri, la risurrezione per noi è improbabile. Ma se il risorto con ma sua parola di vita abita in noi, e trova casa in noi, allora i muri crollano e ci troveremo all'esterno, cioè nel mondo.
Riporto le parole che ieri ci ha donato suor Carmela di Effetà a Betlemme: “Gesù ha detto di amare i propri nemici, di pregare per i propri nemici...quindi noi abbiamo questo compito, lui lo ha detto, noi dobbiamo farlo... possiamo portare così "speranza", l'unica possibile, quella che si fonda su Gesù". Ma la forza di queste parole è nell'essere parole di un vivo e non un ricordo di un morto.
E ancora: “non abbiamo dubbi, la presenza dei cristiani in Terra Santa è provvidenziale, solo in Gesù esiste il perdono, la preghiera e l'amore per tutti, anche per i nemici. Questo testimoniano i cristiani in Terra Santa ..., per questo vanno sostenuti, in un tempo tanto difficile, (…)”
In queste parole, di chi è segno di risurrezione in una terra di morte, è possibile rendere concrete e credibili la con le ultime sue parole che Gesù è tra di noi e lo era nel cenacolo per stare insieme ai discepoli: "pace a voi", come dire io sono la pace, sono la vostra pace, io mi dono come pace a voi.
sabato 6 aprile 2024
La nostra missione oggi è la risurrezione
Atti 4,13-21 e Marco 16,9-15
venerdì 5 aprile 2024
Non semplici spettatori
Atti 4,1-12 e Giovanni 21,1-14
giovedì 4 aprile 2024
Si riparte ...
Atti 3 11-26 e Luca 24,35-48
mercoledì 3 aprile 2024
Emmaus non è una storiella ...
Atti 3,1-10 e Luca 24,13-35
martedì 2 aprile 2024
Perché piangi ... non c'è motivo
Atti 2,36-41 e Giovanni 20,11-18
lunedì 1 aprile 2024
Pasqua immanente
Atti 2,14.22-33 e Matteo 28,8-15