1Cor 1,26-31 e Mt 25,14-30
sabato 31 agosto 2024
I talenti non vanno sprecati
venerdì 30 agosto 2024
Verginità è attesa di Gesú
1Cor 1,17-25 e Mt 25,1-13
giovedì 29 agosto 2024
Martirio di San Giovanni
Ger 1,17-19 e Mc 6,17-29
mercoledì 28 agosto 2024
Vincere l'ipocrisia
2 Ts 3,6-10.16-18 e Mt 23,27-32
martedì 27 agosto 2024
Vittime del loro interno
2Ts 2,1-3.13-17 e Mt 23,23-26
lunedì 26 agosto 2024
Quando la religione non rende liberi
2Ts 1,1-5.11-12 e Mt 23,13-22
domenica 25 agosto 2024
E se ne andarono in molti ... ma la crisi non ci deve spaventare
Gs 24,1-2.15-17.18 Sal 33 Ef 5,21-32 Gv 6,60-69
Circa dieci anni fa, feci un intervento ad una assemblea regionale di Azione Cattolica sulla situazione pastorale che si respirava in quei tempi, e a seguire insieme a Maria Pia Mazzanti ci addentrammo nella previsione statistica circa la consistenza del clero della nostra Diocesi imolese. Mai lettura fu così puntuale e mai una previsione statistica si avvicinò alla realtà attuale. Infatti se era facile prevedere il calo drastico dei sacerdoti non era certo allo stesso tempo facile azzeccare una crisi delle vocazioni come oggi vive tutta l'Italia e l'Europa. La lettura pastorale già dieci anni fa metteva in luce la presenza esclusiva delle teste bianche nell'assemblea domenicale, colore che nel frattempo si è sempre più consolidato, diminuendo però, la consistenza numerica. Sono sempre stato tacciato di essere un profeta di sventura ... ma a malincuore, occorre riconoscere che la realtà risulta anche più drammatica di ogni previsione.
E quindi? Volete andarvene anche voi? Chiede Gesú alla gente e ai discepoli nella conclusione di questo sesto capitolo sul pane della vita, che corrisponde all'interrogazione che risuona nella comunità giovannea a seguito della riflessione sul segno che era Gesù, in relazione alla vita e all'esistenza eterna.
Al tempo della prima comunità credente, quella di Giovanni, e della redazione del vangelo, le parole di Gesù è la risposta di Pietro, si collocavano in una dialettica di senso molto profonda e all'interno della cultura per la maggior parte ancora giudaica.
Ma oggi questo abbandono rispetto alla comunità credente, questo allontanarsi dalla fede professata, che vita significa, cosa rappresenta?
Faccio un'analisi partendo da ciò che oggi conta per le persone: stare bene, la salute, i soldi, lo svago, il divertimento, il disimpegno; il risultato immediato; il venir meno del progetto, del desiderio ... cosa è venuto a mancare?
Mi sembra evidente che manca il gusto del mistero,quel mistero che precede e che accompagna ogni esperienza ed esistenza, cioè il gusto di Dio e il senso della vita.
Crisi di di fede: è in crisi di senso religioso o è in crisi di relazione col mistero? Non sarà che l'indifferenza, il disinteresse, il ripiegamento su noi stessi e quella sorta di solitudine della società globale, che diviene solitudine esistenziale, conduce e riconduce ogni pensiero, focalizzando tutto sul presente, senza alcuna altra possibile realizzazione.
Di fronte alle situazioni complesse e difficili che viviamo, vogliamo andarcene anche noi?
Ieri come anche oggi, accogliere le parole di Gesù significa metterle a fondamento della vita personale, provoca insorgere di due gruppi, di due posizioni: c’è chi accoglie la Parola, chi comprende il segno, e c’è chi invece lo rifiuta, e non crede.
Accogliere Gesù e le sue parole sul pane della vita significa lasciare che la relazione con lui ci trasformi. Diversamente si innesca un processo di paura, fatica e allontanamento.
Ma anche di fronte alla nostra reazione negativa Dio Padre non cessa mai di attirarci a sé, e lo fa con quella frase che continuamente Gesù rilancia verso di noi per provocarci nella vita di fede, nel tentativo della grazia di aprire una breccia nel cuore.
Quali conseguenze sono implicitamente nell'accogliere la sua parola?
Dice il Cardinal Pizzaballa: Gesù non ci offre un orizzonte misero e limitato, un progetto di vita annacquato e triste, ma un cammino serio e importante, degno di una salvezza che ci è donata perché noi possiamo vivere all’altezza del dono di Dio.
È un cammino alto, impegnativo, come una salita in alta quota. Ma tutti sanno che arrivati in cima, ci attende qualcosa di meraviglioso che appoggerà anche la fatica.
Il cammino che porta con sé un inevitabile cambiamento, un cammino serio, adulto, esigente, che coinvolge in profondità tutta l’esperienza della vita.
Non una trasformazione esteriore, ma un cambiamento rispetto al guardare la nostra umanità, rispetto al senso di comunione, alla possibilità di una nuova relazionale fraterna, una vera condivisione. Ecco Che la parola dura, difficile non è una questione teologica, ma è quella che fa passare dall’io egocentrico, al noi della comunione.
Ma solo una parola dura è capace di attrarre il cuore dell’uomo e di innescare cammini di verità e di libertà.
Chi se ne va, pensa che questa Parola è troppo difficile da vivere. È l’atteggiamento che nasce dove manca la fede e la fiducia, dove si pensa che questa conversione del cuore dipende solo da noi e dai nostri sforzi. Ecco il nostro mondo oggi ... solo e abbandonato ...
Che resta non può non fare sue le parole di Pietro.
Gesù non abbassa il tiro rispetto alle nostre fatiche ma propone ancora il cammino in salita verso la vetta...
La risposta di Pietro supera la scelta personale e diviene la risposta di una comunità ... è la risposta dei discepoli che sentono in loro nascere una nuova umanità, una nuova possibilità, cioè ha trovato in Gesù il pane per dare da mangiare a tanta gente.
sabato 24 agosto 2024
Cosa significa amare?
Ez 37,1-14 e Mt 22,34-40
giovedì 22 agosto 2024
Ha senso pregare per la pace? Si perché Dio è sempre all'opera!
Ez 36,23-28 e Mt 22,1-14
mercoledì 21 agosto 2024
Il mio esserci costruisce è il regno
Ez 34,1-11 e Mt 20,1-16
martedì 20 agosto 2024
La ricchezza è misura di altro
Ez 28,1-10 e Mt 19,23-30
lunedì 19 agosto 2024
Le nostre pretese
Ez 24,15-24 e Mt 19,16-22
domenica 18 agosto 2024
Cosa Giovanni ha capito del segno del pane
Già più volte ho detto che il capitolo sesto di Giovanni è un insieme di strati e situazioni, e tra queste anche la rilettura comunitaria. Se nel vangelo di Giovanni nei capitoli della cena pasquale non si menziona l'istituzione, in questo capitolo sesto, un capitolo inserito nel percorso redazionale, si scopre il cammino di una comunità rispetto a un segno compiuto da Gesù, che da subito è stato ripetuto ma forse senza una piena coscienza e consapevolezza. Credo che a Giovanni - il discepolo amato -, in più circostanze sia stato chiesto che cosa voleva dire Gesù con quel segno del pane ... con quel pane e quel vino ... con quel suo corpo ...
Ed ecco che il capitolo sesto si apre ad accogliere una riflessione, una definizione più teologica che narrativa del segno del pane.
Le parole di questi versetti, infatti ci introducono nel pensiero profondo di Gesù e nel cuore del Cristianesimo. Il Vangelo ci porta di fronte a parole estremamente concrete: pane, mangiare, bere, corpo, sangue, carne, cibo, bevanda, vita. Non sono parole astratte, non sono concetti, non sono filosofie, astrazioni. Sono parole che collocano tutto il mistero di Dio fatto uomo nella concretezza della vita, della nostra esistenza.
Giovanni chiarisce come Gesù è quella parola che da senso alla nostra vita. Egli ha preso carne come noi, e in questa carne pone la sua stessa vita, il suo stesso esistere, l'esserci come Dio, una vita che non muore. Giovanni spiega alla sua comunità che Gesù è venuto per renderci partecipi della sua vita e perché, proprio credendo, abbiamo la vita. Avere la sua vita significa accogliere il dono di Dio, perché Dio non ha trovato altro modo che diventare pane e donarsi a noi in cibo: il modo più naturale, più umano, più accessibile a tutti.
Parole che vogliono descrivere l'essere credenti in forza della relazione con quel pane, suo corpo e sua vita. Non ci dobbiamo stupire se oggi sta crollando l'esperienza cristiana e la spiritualità in genere, d'altronde se il senso religioso è fatto di sensazionalismo, e la sua espressione concreta sono le devozioni, i riti e le cerimonie ... con la sua vita Gesù ci ha raccontato un'altra storia ben diversa da ciò che abbiamo tramandato per tanto tempo.
sabato 17 agosto 2024
Un regno da bambini
Ez 18,1-10.13.30-32 e Mt 19,13-15
venerdì 16 agosto 2024
La verità non è mai rigida
Ez 16, 59-63 e Mt 19,3-12
giovedì 15 agosto 2024
Assunta al Cielo
Ap 11,19;12,1-6.10 Sal 44 1Cor 15,20-26 Lc 1,39-56
mercoledì 14 agosto 2024
Vita comune e comunitaria
Ez 9,1-7;10,18-22 e Mt 18,15-20
martedì 13 agosto 2024
Un regno per bambini
Ez 2,8-3,4 Sal 118 e Mt 18,1-5.10.12-14
lunedì 12 agosto 2024
I figli sono liberi
Ez 1,2-5.24-28 e Mt 17,22-27
domenica 11 agosto 2024
Un pane che da vita al mondo
1Re 19,4-8; Sal 33; Ef 4,30-5,2; Gv 6,41-51
sabato 10 agosto 2024
San Lorenzo ... martire ...
2Cor 9,6-10 e Gv 12,24-26
venerdì 9 agosto 2024
Santa Teresa Benedetta della Croce, nostra patrona
Os 2,16.17.21-22 e Mt 25,1-13
giovedì 8 agosto 2024
Tu sei Pietro
Ger 31,31-34 e Mt 16,13-23
mercoledì 7 agosto 2024
Signore aiutami!
Ger 31,1-7 e Mt 15,21-28
martedì 6 agosto 2024
Fu trasfigurato
Dn 7,9-10.13-14 e Mc 9,2-10
lunedì 5 agosto 2024
Coinvolgimento attivo
Ger 28,1-17 e Mt 14,13-21
domenica 4 agosto 2024
È difficile stare davanti a questo pane
Es 16,2-4.12-15; Sal 77; Ef 4,17.20-24; Gv 6,24-35
Nel segno del pane, che ogni domenica celebriamo, Dio non solo si dona, ma crea la condizione per esserci concretamente in questa nostra storia, per fare relazione con noi, e una relazione è qualcosa di personale.
La nostra difficoltà maggiore è misurarci con questa relazione e lasciarci coinvolgere.
L'evangelista Giovanni - o chi per lui -, impiega l'intero e lungo capitolo sesto per scrivere il senso di quella relazione che Dio ci propone ... e che da sempre propone all'umanità e che prende forma nel segno del pane.
Dopo che Gesù moltiplica il pane e dà loro da mangiare ... succede un vero tsunami di domande di interrogativi ... al punto che Gesù si allontana, ma la folla lo cerca, la folla non vuole sottrarsi all'incontro con lui e col segno del pane, pur senza comprenderlo realmente.
Infatti allora come oggi, per molti Gesù è un facilitatore, un risolutore di problemi, e a quel tempo il problema era mangiare. Oggi, se uno cerca Gesù è perché si sente nell'impossibilità di fare da solo, altrimenti non lo cerchi ... anzi, a dire il vero, molti battezzati lo tengono a debita distanza.
Da questo atteggiamento emergono alcuni interrogativi, circa il motivo di questa distanza, e soprattutto sui tempi, e sugli spazi che riservo alla relazione e con il segno del pane.
Nella vita del Santo Curato d'Ars (patrono dei parroci, 4 agosto, oggi) si racconta di un contadino che, ogni giorno e alla stessa ora, entrava nella chiesa parrocchiale, e si sedeva all'ultimo banco. Non aveva libri di preghiere con sé perché non sapeva leggere; non aveva tra le mani nemmeno la corona del rosario. Ma ogni giorno, alla stessa ora, arrivava in chiesa e si sedeva all'ultimo banco...e guardava fisso il Tabernacolo. San Giovanni Maria Vianney, incuriosito da quel modo strano di fare, dopo aver osservato quel suo parrocchiano per qualche giorno, gli si avvicinò e gli chiese: "buon uomo...ho osservato che ogni giorno venite qui, alla stessa ora e nello stesso posto. Vi sedete e state lì. Ditemi: cosa fate?". Il contadino, scostando per un istante lo sguardo dal Tabernacolo rispose al parroco: "Nulla, signor parroco...io guardo Lui e Lui guarda me". E subito, riprese a fissare il Tabernacolo.
Credo che questo racconto esprima bene la cura di una relazione, di una presenza. E noi?
Nonostante la difficoltà della gente e dei discepoli, Giovanni ci dice che Gesù non smette di andare al cuore del segno e ci proporre quel pane come fonte di vita inesauribile, come il pane che ci da Dio per avere forza nel cammino di ogni giorno
Tra Gesù e la folla la distanza è enorme ... tra Gesù e noi quanta è la distanza da riempire? Lui ci offre il pane per colmare ogni nostra difficoltà nella relazione ... ma io mi sottraggo a quel pane?
Lo so usare? Riesco a capire di cosa si tratta?
O sono come gli Ebrei nel deserto che quando videro la manna si chiedevano l'uno l'altro: «Che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse.
Di fronte alle parole del vangelo oggi siamo interpellati anche noi a lasciarci coinvolgere dall'opera di Dio, credere in colui che egli ha mandato. Queste parole sono rivolte, oggi, anche a noi: l’opera di Dio non consiste tanto nel “fare” delle cose, ma nel “credere” in Colui che Egli ha mandato.
Ciò significa che la fede in Gesù ci permette di compiere le opere di Dio. Se ci lasceremo coinvolgere in questo rapporto d’amore e di fiducia con Gesù, saremo capaci di compiere opere buone che hanno il sapore del Vangelo, per il bene e le necessità dei fratelli. Ma per crederete occorre essere in relazione con Lui e col suo corpo. ecco allora il segno del pane.
sabato 3 agosto 2024
Amori tossici
Ger 26,11-16.24 e Mt 14,1-12
venerdì 2 agosto 2024
Contraddizione del mondo di oggi
Ger 26,1-9 e Mt 13,54-58
giovedì 1 agosto 2024
Ultima parabola …
Ger 18,1-6 e Mt 13,47-53