sabato 30 novembre 2024

Sant'Andrea Ap.

Rm 10,9-18 e Mt 4,18-22

"Andarono dietro a Gesù e lo seguirono", nel fare questo si evidenzia una immediatezza che non si cura delle conseguenze, non si pone criticamente di fronte a future fatiche, insuccessi e delusioni. Tutto avviene per forza di una parola che ti chiama e tutto si concentra nel fascino di un uomo che per primo ti guarda e a cui tu offri te stesso. Ma perché tutto questo? La chiamara, cioè la vocazione è uno sguardo d'amore che trafigge il cuore di chi si abbandona, di chi si lascia toccare dalla parola; è sempre stimolante l'essere scelti da qualcuno... se poi quel qualcuno è il figlio di Dio ... beh, allora si capisce perchè Andrea e compagni pescatori hanno risposto subito ...

venerdì 29 novembre 2024

Il Signore si avvicina

Ap 20,1-4.11-21,2 e Lc 21,29-33

Silvano Fausti fece una bella riflessione sulla pianta di fico: "Il fico è un albero tra l’altro, che non fa foglie come tutti gli altri alberi che prima fanno i fiori, però i fiori del fico sono già frutti e poi continua a far costantemente frutti anche dopo, praticamente ogni mese tranne che nello stretto inverno e quando c’è lo stretto inverno rimane su qualche fico secco sulla pianta se no si dice “non c’è un fico secco”, cioè è un albero che deve sempre produrre. Come noi in qualunque stagione, in qualunque situazione siamo chiamati per la fede in Cristo a produrre il frutto ...; come il Signore che è il frutto perenne dell'albero della croce.

giovedì 28 novembre 2024

Gerusalemme distrutta

Ap 18,1-2.21-23; 19,1-3.9 e Lc 21,20-28

Gerusalemme circondata, la sua caduta, la sua distruzione: fatti che trovano riscontro nel 70 e nel 135 dC. Nel 70 l'imperatore Tito, conquista Gerusalemme e reprimerà la ribellione dei Giudei, distrugge il Tempio e i segni della religione giudaica; nel 135 con l'imperatore Adriano i resti della città verranno rasi al suolo e i Giudei costretti alla diaspora. Questi fatti sono eventi che avvengono per la comunità giudaica e per la comunità giudeo-cristiana dei discepoli di Gesù. Alla luce di questi avvenimenti, le parole di Gesù, di contenuto escatologico e apocalittico, riacquistato senso e, attraverso le stesse viene riletta la storia e vengono recuperate come profezia: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. 
Non è nell'intenzione di Gesù fare previsioni, o dare anticipazioni sul futuro; ma dare criteri di lettura della storia della salvezza, questo credo proprio di si!

mercoledì 27 novembre 2024

Perseveranza e salvezza

Ap 15,1-4 e Lc 21,12-19

La perseveranza non è semplicemente una forma di resistenza ostinata, ma è la capacità di rimanere stabili, in piedi, mentre attorno si scatena la tempesta della vita. Saper fronteggiare i colpi nella lotta è una caratteristica del discepolo di Gesù...
Il Signore ci racconta come ciascuno di noi è collocato nel dispiegarsi della storia della salvezza e nonostante le persecuzioni e i tradimenti, ci chiede di stare saldi, di resistere ..., di non cedere, anche se la lotta è apparentemente sproporzionata, come ha fatto lui.
Ma perché tutto questo? Perché la perseveranza dei figli del regno, rende attuale e concreta la salvezza che Gesù ha realizzato donando se stesso sulla croce.

martedì 26 novembre 2024

Pietre belle e che salvano

Ap 14,14-19 e Lc 21,5-11

La distruzione del Tempio è un argomento triste e delicato per Israele, eppure la profezia di Gesù, o la rilettura storica post evento, che può essere intesa nella pagina di Luca, ci rimanda al valore di questo luogo sacro per eccellenza. Anche oggi, pur in tutto il suo trascorso di storia e vicissitudini, quel luogo non perde la sua sacralità. Questa sacralità tende a difendere il fine profondo di quel luogo: "il rapporto con Dio". Ma proprio questo rapporto oggi trova piena comprensione e luce nel suo sacrificio d’Amore con il quale sta per imprimere una nuova sacralità alla Storia umana.

lunedì 25 novembre 2024

Gesù impara a donare

Ap 14,1-3.4-5 e Lc 21,1-4

Ai tempi di Gesù essere vedova significava perdere ogni diritto, non avere più un'appartenenza ufficiale, significava essere soli non solo sul piano esistenziale ma anche sociale. Gesù la osserva e da lei impara. Come tutti noi anche lui ha imparato dai segni e dagli incontri di ogni giorno. Gesù attento osservatore coglie dalla umanità più vera e più bella gli spunti per la sua missione. Da questa donna, vedova e povera, impara a donare tutto. Gesù farà come la vedova che dona tutto quello che aveva per vivere; quindi non dona qualcosa, ma dona se stessa. 

domenica 24 novembre 2024

Il Re dov’è?

Dn 7,13-14   Sal 92   Ap 1,5-8   Gv 18,33-37

Termine anacronistico, certamente non facile per trasmettere il contenuto biblico che era nell'idea dei discepoli delle prime comunità cristiane.
Per noi moderni il re è come un presidente della repubblica, un monarca di rappresentanza il cui potere è vincolato a forme democratiche di gestione del potere... ai tempi di Gesù è nella mente dei discepoli di dueuemila anni fa, il Re ha un potere assoluto ... spesso un tiranno ... un despota ... tanto che nel corso della storia rivoluzioni e rivolte hanno destituito monarchi  come anche alcuni sono stati decapitati.
Ma nella mente di Gesù il Re rappresenta Dio, è immagine della cura che Dio ha per il suo popolo. Il Re serve al popolo per la sua vita, per la sua pace, per la giustizia, per la sua libertà e il raggiungimento della felicità.

Chiarito questo, oggi partiamo da una domanda, quale sia il re della nostra vita, quale re vogliamo ... oggi sembra nascere una strana tentazione, quella di un Re che sia una guida, un uomo forte e potente, un uomo valoroso, che gli possa garantire ricchezza e sicurezza e protezione contro tanti e diversi benici ... i nazionalismi sono un sintomo allarmante.
Oggi questi uomini del potere hanno istaueato il loro regno, ma nessuno di loro pone al cuore del Regno il bene comune, la liberta e i valori umani e cristiani che fanno crescere la nostra dignità. Da qui l’attesa di un re diverso: da questa drammatica delusione il forse può ancora e di nuovo nascere il desiderio di un Re che si prenda davvero cura del suo popolo?
Parafrasando Pilato, la domanda di senso è: “Sei tu quel re, Gesù?”
Gesù non sembra molto interessato al tema della regalità ... il suo regno non è di questo mondo e non è da questo mondo ... non come le logiche di questo mondo?
Dove é il regno di questo Re?
Dove sono le tracce di questo regno?
Credo che il Regno di cui parla Gesú, 
Oggi sia a Gaza... tra le pietre scalcinate e i bambini impauriti, induriti e feriti da una guerra assurda. 
Credo sia a Beirut tra chi cerca ancora di recuperare qualcosa in una casa, una famiglia, una vita distrutta.
Credo sia in Ucraina e i Russia ... lì dove manca di tutto tutto ma non mancano bombe e missili, non abbiamo soldi per gli affamati, I malati, i diseredati, per tutelare la natura, ma per le armi i soldi ci sono.
Credo sia in Afganistan, ed è un regno al femminile, un regno di donne prigioniere di un burka, di un velo che le separa dal mondo contemporaneo.
Credo sia in Sudan, in Iran e in tutti quei paesi dove non è possibile esse liberi, ma solo privati della propria dignità umana, perché qualcuno pensa che in nome di Dio sia possibile dominare e possedere gli esseri umani.
Il regno di  questo re è li dove l'amore rappresenta ed esprime, nonostante tanti tentativi di reprimere il meglio di ciò che è immagine di Dio, l'uomo


sabato 23 novembre 2024

Dio vivo

Ap 11,4-12 e Lc 20,27-40

Il paradiso, non è una conseguenza logica e di ragionamento con la realtà del tempo e della storia ... sia pure quella personale. Qui sulla terra le cose vanno per un certo senso e in una certa maniera, ma in Paradiso come accadrà come si mettono le cose? Gesu risponde con una bella catechesi catechesi sull'aldilà, sulle realtà ultime, comincia dicendo che in cielo saremo tutti di tutti e tutti di Dio. Dio è il Dio dei vivi non dei morti! E sapete perchè? Perchè tutti vivono per Lui. Basta questo per sapere che esiste la Risurrezione. ... 

venerdì 22 novembre 2024

I mercanti moderni

Ap 10,8-11 e Lc 19,45-48

In questi ultimi Vangeli abbiamo visto Gesù che piange, che sgrida, oggi invece si arrabbia dentro il Tempio. I tratti umani di Gesù esprimono tutto il suo sdegno per aver violato la città di Dio e la casa del padre  ... abbiamo forse anche noi distrutto la sacralità del tempio con le nostre piccole e grandi idolatrie? Quando la nostra vita di fede si riduce a una frequentazione di spazi religiosi, quando riduciamo l’incontro con Dio a riti e la fede a strumento per chiedere ciò che vogliamo, ecco che Gesù ci caccia dal tempio. Interroghiamoci se anche noi finiamo per ridurre le nostre parrocchie a mercato ...

giovedì 21 novembre 2024

Il pianto di Gesù

Ap 5,1-10 e Lc 19,41-44

Il pianto di Gesú manifesta la sua impotenza davanti al rifiuto di una città che da lì a pochi giorni sarà spettatrice della sua morte. Ma quel pianto rivela pure la forza di un amore fedele anche di fronte all’infedeltà. Quel pianto esprime il desiderio di Gesù di generare uno spazio di libertà li dove c’è la schiavitù del peccato, quel pianto vuole scuotere anche il cuore più ostinatamente e chiuso, così da offrire un invito e anche la possibilità che mai sarà revocata per la conversione, che rimane aperta a tutti e per sempre. La parole di Gesù non vogliono essere un giudizio sulla città e una profezia di castigo, ma sono lacrime di dolore di fronte alla ostinazione della ottusità dell'uomo.



mercoledì 20 novembre 2024

Investiamo nel regno

Ap 4,1-11 e Lc 19,11-28

Tutto è in relazione al Regno di Dio che viene, cioè che si realizza e noi ne siamo pienamente coinvolti. Le monete che sono i famosi talenti rappresentano ciò che siamo. Una o dieci, per Dio non fa differenza, siamo noi che facciamo differenza pensando che chi ha  dieci monete valga di più davanti a Dio. Dio non fa differenze, e non ha preferenze; Gesù rispetto alle monete, suggerisce semplicemente di usarle e farle fruttare nel fare la volontà di Dio, cioè essere come vuole lui.

martedì 19 novembre 2024

Il Zaccheo di Francesco.

Ap 3,1-6.14-22 e Lc 19,1-10

Papa Francesco, catechesi su Zaccheo: "Quando nella vita ci capita di puntare in basso anziché in alto, può aiutarci questa grande verità: Dio è fedele nell’amarci, persino ostinato. Ci aiuterà pensare che ci ama più di quanto noi amiamo noi stessi, che crede in noi più di quanto noi crediamo in noi stessi, che “fa sempre il tifo” per noi come il più irriducibile dei tifosi. Sempre ci attende con speranza, anche quando ci rinchiudiamo nelle nostre tristezze, rimuginando continuamente sui torti ricevuti e sul passato. Ma affezionarci alla tristezza non è degno della nostra statura spirituale! E’ anzi un virus che infetta e blocca tutto, che chiude ogni porta, che impedisce di riavviare la vita, di ricominciare. Dio, invece, è ostinatamente speranzoso: crede sempre che possiamo rialzarci e non si rassegna a vederci spenti e senza gioia.

lunedì 18 novembre 2024

Vedere il nuovo

Ap 1,1-5;2,1-5 e Lc 18,35-43

"Signore che io veda di nuovo". E Gesù a lui: "Abbi di nuovo la vista". E subito dopo, l’evangelista replica: "Subito ci vide di nuovo". Di nuovo, il termine "nuovo" non passa inosservato. Quindi quel cieco una volta ci vedeva. Ma ora, dopo il tempo della cecità vede di nuovo o forse vede il nuovo, chissà! Cioè ha un modo nuovo di vedere al punto che Gesù, gli permette di seguirlo. Occorre vedre di nuovo per seguire uno che é risorto dai morti.

domenica 17 novembre 2024

Finalmente una buona notizia!

Dn 12,1-3 Sal 15 Eb 10,11-14.18 Mc 13,24-32

Anziché perseverare in un’immagine di tribolazione, tutto viene ribaltato in meglio in un annuncio pieno di speranza e di certezze: "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno".
Siamo arrivati alla fine dell'anno liturgico; il percorso fatto in queste settimane ci ha condotto al cuore di Gesù, a sentire come sente lui, a comprendere come lui comprende, a piangere voce lui piangere, abbiamo toccato il mistero di Dio attraverso il velo della nostra umanità, e alla fine questo mistero si offre a noi in una consolante prospettiva di pienezza: tutti siamo accompagnati da una parola fedele che non verrà mai meno e che realizzerà il fine della nostra vita.
Anche il più forte tra di noi, in realtà rivela i tratti feriti di una umanità fragile che ha bisogno di certezze, che vuole possedere il suo destino e che non si dà pace rispetto al futuro.
Ma Gesù si dimostra ancora un fine psicologo ... accompagna la lettura dei segni dei riempì e di fronte all'impossibilità di discernere tutto, lui stesso si pone come chiave di lettura del "tutto".
Allora, potremmo dire che nel profondo di questo tempo, limitato e destinato a finire, è seminata la Parola di Dio, capace di generare sempre e ovunque una vita nuova.
Proprio questo nostro tempo, con tutti i drammatici sconvolgimenti che vediamo e che spesso ci lasciano disorientati, se si apre all’ascolto, diventa grembo di nuova vita. Ma lo riconoscerà solo chi avrà imparato a riconoscerlo nel suo venire nel tempo della vita, nel tempo che passa.
In questo tempo, il Signore non viene nella gloria, ma viene nei sacramenti della Chiesa, nel povero e nel sofferente, viene in chi grida il proprio dolore e in chi cerca pietà.
Se le letture e il Vangelo ci invitano a guardare ai segni dei tempi, alle cose che passano, ai tempi ultimi, al venire definitivo di Dio tra noi per fare il resoconto della storia… della storia del mondo e della nostra storia personale, siamo stimolati a guardare il corso attuale con estrema capacità di giudizio, e nello stesso tempo a percepire come in questo cammino umano si cela il mistero di Dio. Una presenza che non rappresenta l'accompagnamento alla fine, ma il compimento del fine.
Il fine verso cui il mondo procede, il fine verso cui la nostra stessa vita va. Il fine di tutto lo scorrere del tempo e del cosmo. Un fine che non ci è noto, ma che non per questo non c’è. O meglio, il fine ci è noto; quello che ignoriamo è il come si compirà. La narrazione del vangelo, ci conduce con immagini, a considerare come tutto sarà completamente sconvolto nel compiersi del fine, nulla rimarrà tale, tutto viene meno circa la nostra esigenza di sicurezza, certezza e stabilità... ma ecco che nella fede si mostra con forza un'ulteriore certezza: la mia parola non passerà ...

Tu, Signore, non passerai
Il mondo che passa ci insegna a guardare il cielo.
La vita che passa ci insegna a guardare te,
a desiderare te, a mettere te al centro di tutto.
Signore Gesù, Signore del tempo,
liberaci da tutto per ritrovarci in te. Amen


sabato 16 novembre 2024

La preghiera che genera la fede

3Gv 1,5-8 e Lc 18,1-8

Mettiamoci in ascolto di questa pagina, e scopriremo una relazione particolare tra preghiera e fede,  una relazione che sta particolarmente a cuore a Gesú. Forse il Signore suppone che in futuro non ci sarebbe stato più nessuno disposto a pregare sempre, senza stancarsi mai? La domanda finale, poi, mette una certa inquietudine. Ma una cosa è evidente: senza preghiera crolla la fede. La relazione si complica in ragione dell'esaudimento della preghiera. Detto questo nella preghiera affidiamo a Dio il compimento di un "bene" che nella fede riconosciamo come sua volontà e non come semplice nostra richiesta.

venerdì 15 novembre 2024

Perdere la vita e guadagnarla

2Gv 1,3-9 e Lc 17,26-37

Chi è che perde la vita per il fatto di averla voluto conservare se non colui che vive esclusivamente per la carne, per se stesso, senza lasciar emergere lo spirito; o peggio ancora, colui che vive pieno di sé, ignorando completamente gli altri? Perché è evidente che la vita nella carne deve perdersi inevitabilmente, e la vita nello spirito, se non viene condivisa, si indebolisce. Perdere la vera significa prendere come modello Gesù che fa della vita lo spazio in cui donare se stesso.

giovedì 14 novembre 2024

Paura del Regno di Dio

Fm 1,7-20 e Lc 17,20-25

Quando verrà il Regno di Dio, si intreccia con la nostra ansiosa attesa della fine del mondo! Ma questo rivela la nostra grande paura del morire e la poca fede nell'eternità. Paura e scarsa fede già evidenti nelle domande rivolte a Gesù. In realtà siamo di fronte a un falso problema, perché,  il Regno di Dio è già arrivato, e Gesù ne é il segno e compimento, e così, se volete, anche la fine del mondo è già arrivata. È già iniziata, e la paura della fine del mondo non dovrebbe appartenerci, perché noi viviamo già della vita eterna. Perché aver paura di morire, quando in realtà siamo già dentro l’eternità?

mercoledì 13 novembre 2024

Guariti e salvati

Tt 3,1-7 e Lc 17,11-19

E noi dove siamo? Dentro o fuori dalla gratitudine indispensabile per essere non solo toccati dalla grazia del Signore, ma essere pure guariti dal male più profondo che è capace di distruggere anche le cose più belle che ci possono essere donate da Dio e dai fratelli. Fino a quando gridiamo a Dio gridiamo a Dio solo perché stiamo soffrendo, certo possiamo sperimentare la sua forza di salvezza, ma solo quando la nostra preghiera diventa inutile, cioè non per necessità e convenienza, allora siamo sicuri di poter contemplare tutta la bellezza del volto di Dio e gustare il frutto della sua provvidenza, e la gratitudine non è un contraccambio ma espressione di amore.

martedì 12 novembre 2024

Il guadagno degli inutili

Tt 2,1-8.11-14 e Lc 17,7-10

Servi inutili, o meglio senza utile. Cioè a gratis. Quando la nostra esistenza si compirà nell'incontro con il Padre, emergerà tutto ciò che abbiamo vissuto per interesse, per avidità e guadagno, e tutto ciò che corrisponde alla vanagloria; in quel momento resterà solo ciò che abbiamo fatto per amore. Forse resteranno poche cose, solo quelle di cui neppure abbiamo memoria tanto sono passate con discrezione. Ma sono quelle cose fatte con spirito di servizio e gratuità. Sono queste poche cose che esprimono le caratteristiche fondamentali della comunità cristiana, un popolo fatto di accettazione e di perdono. Per questo ci vuole la fede che introduce alla conoscenza dell'amore di Dio per noi, in modo da potere non dominare gli altri, ma servirli in gratuità, e non per guadagno.

lunedì 11 novembre 2024

Scandalo, perdono e fede

Tt 1,1-9 e Lc 17,1-6

Una immagine drammatica contiene il giudizio di condanna per chi scandalizzare i "piccoli" del regno di Dio: ... deve essere gettato in mare con al collo una macina da mulino. Ma subito anche il perdono incondizionato. Il sette volte indica infatti un numero illimitato, cioè bisogna perdonare sempre chi si pente. Questo accostamento genera una fortissima tensione e immediatamente l'attenzione viene orientata sulla "qualita" della nostra fede, che se la prendiamo sottogamba corre il rischio di scandalizzare chi ci sta guardando. Ma quale scandalo più grande se non l’assenza di perdono e di misericordia? Ecco che la fede si esprime concretamente nel perdono e realizza l’opera di Dio in noi, questo supera ogni scandalo.

domenica 10 novembre 2024

Lo sguardo attento di Gesù... Dio vede...

1Re 17,10-16; Sal 145; Eb 9,24-28; Mc 12,38-44

Un Vangelo dalle parole di fuoco. Gesù nel tempio, nello spazio più sacro e nel luogo del potere, sta insegnando alla gente. Egli sa perfettamente di essere sotto lo sguardo di tutti, ma non per questo arretra e anzi il suo parlare si fa sempre più forte e senza freni. Sarà questo l’ultimo atto pubblico di insegnamento prima della sua morte, o forse la goccia che fa traboccare il vaso per le varie autorità politiche e religiose.
Tutto il vangelo è fatto di sguardi sulla realtà e quindi sul vedere di Gesù.
Gesù vede ... osserva ... ma ciò che vede di noi non è un giudizio morale ma è lo spazio del suo agire libero e con misericordia ...
Ma che cosa vede?
Vede quelli che mettono le etichette di buoni e cattivi agli altri; vede coloro che caricano i fardelli della legge sulle spalle della gente e loro non li portano; vede quelli che attirano il consenso su di loro per usarlo a loro piacimento, ma in realtà sono persone vuote di senso e di valore; vede la loro smania di primeggiare e la loro rapacità, come anche la loro solitudine nell'apparenza solenne ma che è solo una facciata che nasconde un abisso di desolazione ... un vuoto immenso dove Dio non dimora. Hanno occupato la dimora di Dio il Tempio, ma Dio non abita in loro. Non c'è sentore di amorevolezza e di misericordia in loro e nella loro esperienza di vita.
Ma a questo punto, lo sguardo di Gesù non diventa occasione di denuncia socio-politico e religiosa, ma si dirige tra tutta la gente verso una povera vedova e si posa sulla sua vita, sulla sua persona.
Ora Gesù cosa vede?
Vede una donna, ormai al crepuscolo della vita che non ha più la terra sotto i piedi, che non sa più a chi appoggiarsi per restare in vita.
Ma è proprio questa estrema condizione che permette a questa donna di compuere questo gesto radicale che gli altri non fanno. Gli altri gettano del loro superfluo, le mette a rischio tutto ciò che le resta da vivere. In quei due spiccioli è contenuto un atto esistenziale di consegna totale di sé a Dio, resta svuotatacdi appoggiandosi solo alla fiducia in quel Dio che prometteve provvede.
In quella vedova Gesù rilegge se stesso in quel momento in cui tutto si dona al Padre e ai suoi nemici, due spiccioli di totale abbandono. Ma ci fornisce anche la lettura di noi stessi, del nostro discepolato.
Attratti da Gesù... siamo povere vedove o ricchi e potenti scribi e farisei? 
Il nostro desiderio di vita trova pace e realizzazione in Gesù o si dimena nel cercate un appoggio sulla gloria umana e la soddisfazione che deriva dal mondo?
La vedova rappresenta l'orizzonte di chi cerca Dio. 
Più siamo cresciuti nel suo amore e più ci rendiamo conto che non possiamo usare Dio per noi stessi, ma offrirci a Dio per trovare noi stessi.
Scopriamo che ci si realizza amando e donando ancor prima di essere amati e riempiti di doni. La vedova ci insegna che donare significa investire su Dio indipendentemente da ogni rischio. Ci si rende conto dell'abisso esistenziame di cui siamo fatti, che è lo spazio adeguato per Dio e non per le nostre vuote logiche di gioia e potere.
Ecco allora che ci rendiamo conto che ci vuole un salto radicale di fede: smettere di usare Dio e cominciare a consegnarci a lui. Questo ci porta a coltivare quotidianamente l’umiltà nel dono, donando nel silenzio di gesti che non fanno rumore e seminano il bene nel silenzio. Smettiamo di vivere solo per noi stessi ...  e iniziamo a vivere per lui che è morto e risorto per ciascuno di noi ... direbbe san Paolo. Ed ecco che: «La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà».


sabato 9 novembre 2024

Il tempio del suo corpo

Ez 47,1-2.8-9.12 e Gv 2, 13-22

Il Tempio di Gerusalemme era uno dei più grandi segni della benedizione di Dio verso il suo popolo. Il Tempio conteneva la solenne Arca dell’Alleanza che era la garanzia della fedeltà di Dio, e delimitava fisicamente lo spazio di ciò che era sacro e del sacrificio. Tutto questo faceva del Tempio lo spazio per accedere a Dio. Gesù fa un esercizio di trasposizione e afferma di esssere lui quello spazio. Cioè in pratica si sostituisce al Tempio, definisce il suo corpo come Tempio. Ora un corpo non resta per sempre, ma un corpo risorto permettevdi avere un tempio e un accesso a Dio che non verrà mai meno.

venerdì 8 novembre 2024

Furbizia nel bene

Fil 3,17-4,1 e Lc 16,1-8

Situazione difficile per quell’uomo ricco che vede sperperati i suoi averi dall'amministratore più fidato. La parabola conclude con una morale disorientante sui figli della luce. Ma chi sono? E chi sono i figli di questo mondo? Non vorrei cadere in una differenza puramente morale, per cui i primi sono i buoni e i secondi i secondi sono i  cattivi. Intanto entrambi sono figli e forse dividere il mondo in bianco e nero, buoni e cattivi, non è nella logica di Gesù è quindi della parabola. Il criterio di giudizio non può essere divisivo, ma è l'amore. In quest’ottica l’amministratore disonesto fa esattamente quello che avrebbe fatto il padrone: dona, ama, perdona e condona. L'elogio è per tutti i figli che quasi spudoratamente sono capaci di fare il bene per tutti coloro che hanno accanto.

giovedì 7 novembre 2024

La gioia di ritrovarci

Fil 3,3-8 e Lc 15,1-10

Com’è la gioia di Dio? E' come quella del pastore che ritrova la pecorella che aveva perso. Ecco, forse anche noi siamo artefici della sua gioia se ci lasciamo ritrovare da lui, abbandonandoci pienamente al suo amore, alla sua grazia. Infatti non basta che Dio ci venga a cercare, occorre anche lasciarsi trovare. Quindi il vero problema non è perdersi ma è farsi ritrovare. E per farlo basta farsi vedere, ecco Gesù guardami come la pecorella perduta del Vangelo, caricami sulle spalle ... Fa tutto Gesù. A noi spetta solo di farci guardare da Lui.

mercoledì 6 novembre 2024

Quando ci si scopre capaci di amare

Fil 2,12-18 e Lc 14,25-33

Amare è seguire Gesù in una follia!!! Abbiamo sempre riletto le parole di questo vangelo sull'amore a padre e alla madre in competizione con l'amore a Gesù. Questa è la logica umana dell'amoreggiare, ma non è amore! Ogni confronto è solo per scuotere la nostra piccolezza! Ma è proprio vero che per seguire Gesù dobbiamo rinunciare ad ogni cosa, a ogni amore. Non ne sono più convinto ... Il calcolo economico non serve ad amare; la forza neppure, ciò che permette di amare e la scelta di vivere amando, in questa scelta non c'è Gesù e il resto, Dio e il resto ... In questa scelta ci sta l'amore come esperienza umana che si esprime concretamente, ma in questa scelta esiste solo un amore che dilaga ovunque lo permettiamo, e questo amore è Dio stesso, è Gesù come amore incarnato!

martedì 5 novembre 2024

Un banchetto di ingrati

Fil 2,5-11 e Lc 14,15-24

Se la parabola è un immagine del compimento del tempo e dell'eternità, allora il Re è Dio, il banchetto è il paradiso e gli invitati sono gli uomini. Essere invitati è decisivo e condizione a prescindere, ma l’ingratitudine purtroppo assume proporzioni infinite e drammatiche. Non presentarsi alla festa è praticamente un suicidio eterno. Gesù ha pensato, e ci propone questa immagine in vista di quel compimento, di quell’ultimo giorno, del giorno senza tramonto, per cui tutto è in corsa sui binari dello spazio e del tempo per portare l’umanità definitivamente con se, verso quel banchetto a cui tutti noi siamo invitati. Quanta stoltezza si genera nel nostro quotidiano e nelle scelte della vita cioè quanta ingratitudine. Eppure Dio dovrebbe conoscere il cuore dell’uomo. Sa che è intasato di ingratitudine. 

lunedì 4 novembre 2024

I nostri banchetti parrocchiali

Fil 2,1-4 e  Lc 14,12-14

Meditando questa parabola emerge come la sua attualizzazione si infrange nella reale condizione di tante nostre comunità parrocchiali, gruppi e associazioni. A volte le parrocchie sono un po' come la festa di nozze del Vangelo: si invitano sempre gli stessi e tutti occupano gelosamente il loro posto. Poi le relazioni complicate, le invidie, le gelosie e le frustrazioni mai elaborate di chi ha cercato di risalire il podio di un ruolo significativo ... tutto questo azzera la gioia della comunità. Insomma bisognerebbe fare proprio come nel Vangelo: far entrare tutti, allargare l'orizzonte, ecco che Gesù vedendo tutte queste dinamiche a tavola trova una soluzione: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici (...), ma al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti".

domenica 3 novembre 2024

Ascolta e ama

Dt 6,2-6   Sal 17   Eb 7,23-28   Mc 12,28-34

Ormai è tutto chiaro, o meglio, ogni discorso sul regno di Dio, ogni incontro con la fragilità degli uomini e donne, ogni confronto è per Gesù occasione per manifestare che Dio Padre ama, che ogni uomo e donna, chiamati all'esistenza, sono amati, ogni sua parola vuole ricondurre tutto all'amore che lui prova per tutto ciò che il Padre gli ha affidato e che lui viene a salvare, cioè rigenerare nella pienezza del suo amare.
È bello pensare che la nostra fede si possa sintetizzare con la parola amore.
Leggendo questa pagina ci rendiamo perfettamente conto di come la fede in Gesù non si esprime in delle leggi o dei precetti, e neppure possiamo ridurla a una moralità della vita o a esperienze di bontà generica o generalizzata.
Se la nostra esperienza di Dio è una sottomissione a un pugno di leggi ... siamo solo degli schiacciati e ci infrangiamo nella condanna che i comandamenti e la legge possono solo lasciarci come prospettiva: nessuno di noi sarà mai adeguato alla legge.
Questo dottore della Legge al di là di ogni malafede legata al tentativo di cogliere in fallo Gesù, mette in evidenza tutta la sua rigidità, tutto il suo mondo rinchiuso in una gabbia di leggi, una gabbia che lo imprigiona e che alla fine rinchiude anche Dio. Il dialogo che questo uomo, in tavola con Gesù mette in evidenza due tipologie, quella di un Israele che si carica di pesi impossibili e quella di Gesù che libera il cuore e la vita permettendo a ogni persona di raggiungere il proprio fine, cioè non essere lontani dal regno di Dio.
É in riferimento a questa teologia del Signore che dovremmo tratteggiare la nostra quotidianità ma soprattutto le nostre relazioni.
Occorre cercare di frequentare Dio e non di stargli a distanza guardandolo dai banchi della chiesa, senza abbracciarlo veramente.
Imparare l'arte di amare così come ci è stato detto e mostrato da Gesù. Nulla ci è stato chiesto da Dio che non sia amore. La nostra vita trova il suo senso nell’amore, nell’amare e nell’essere amati. Tutta la teologia di Gesù si esprime non in un comandamento antico, ma si concretizza nell'amare Dio e amare il nostro vicino, colei e colui che ci sono prossimi, chiunque essi siano.
Ci sembra che amare sia semplice, ma in realtà richiede l'impegno di una vita, non si ama un momento, ma si ama sempre.
Amare richiede pazienza fino all’infinito. Richiede che ogni giorno si impari a ricominciare.
Sono convinto che per quanti possano essere i comandamenti, tutti insieme sarebbero più facili da vivere che vivere amando. Eppure, se riuscissimo a generare atti di amore quotidiani e reciproci, tutto sarebbe molto diverso.
L’amore è una scelta. L’amore abita nella verità di uno sguardo, nella debolezza di un fallimento accolto, nell’accettazione di una fragilità personale, in un gesto di delicatezza non richiesto. L’amore non esiste in astratto, non è nell’aria. L’amore germoglia dai gesti, da scelte consapevoli. Da un cuore, intelligenza e da una volontà impegnati all’unisono nell’inventare gesti e parole che siano amore verso Dio e – con la stessa forza e passione – verso i fratelli tutti. Ecco che amare… è l'unico comandamento di Gesù.

Preghiera di santa Teresa di Calcutta.

Signore, quando ho fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo,
quando ho un dispiacere, offrimi qualcuno da consolare;
quando la mia croce diventa pesante,
fammi condividere la croce di un altro;
quando non ho tempo,
dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento;
quando sono umiliato, fa che io abbia qualcuno da lodare;
quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare;
quando ho bisogno della comprensione degli altri,
dammi qualcuno che ha bisogno della mia;
quando ho bisogno che ci si occupi di me,
mandami qualcuno di cui occuparmi;
quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un’altra persona.
Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli
Che in tutto il mondo vivono e muoiono poveri ed affamati.
Dà loro oggi, usando le nostre mani, il loro pane quotidiano,
e dà loro, per mezzo del nostro amore comprensivo, pace e gioia.

In sintesi, Signore, dammi qualcuno da amare!


sabato 2 novembre 2024

Memoria e vita

Commemorazione di tutti i defunti

In questa giornata voglio sottolineare la dei nostri cari, non certo come nozione di archivio, ma come condizione di presenta ora, e per sempre.
Storia di Bruno Ferrero
Il signor Tasso era un vero amico, sempre pronto a dare una mano. Era molto vecchio ormai e sapeva bene che presto avrebbe dovuto morire.
Una cosa sola lo tormentava: il dolore che avrebbero provato i suoi amici. Un giorno Volpe diede loro la triste notizia: Tasso era morto.Tutti gli animali del bosco amavano Tasso e si rattristarono profondamente. Così si ritrovarono sempre più spesso a parlare del tempo quando Tasso viveva ancora con loro. Talpa sapeva fare delle belle ghirlande di carta. Raccontò che era stato Tasso a insegnarle come farle.
Ranocchia era un'eccellente pattinatrice. Era stato Tasso a insegnarle i primi passi sul ghiaccio.
Quando era cucciolo. Volpe non riusciva mai a farsi il nodo della cravatta. Tasso gli aveva insegnato come fare. Tasso aveva donato alla Signora Coniglio la ricetta della pizza al luppolo selvatico. La Signora Coniglio raccontò la sua prima lezione di cucina con Tasso. Ogni animale aveva un particolare ricordo di Tasso. A tutti aveva insegnato qualcosa che ora sapevano fare meravigliosamente bene. E grazie a questi magnifici doni, Tasso li aveva uniti gli uni agli altri.

venerdì 1 novembre 2024

Santi col sorriso

 Ap 7,2-4.9-14 Sal 23 1Gv 3,1-3 Mt 5,1-12

Spesso papa Francesco ci sconvolge con le sue parole, a volte pungenti e scomode a volte irriverenti ... ma quelle circa la faccia dei cristiani, sono una cruda verità: “Uno che annuncia Cristo non dovrebbe avere costantemente una faccia da funerale". La provocazione dice che i cristiani appaiono spesso tristi. Come potranno credere nel Salvatore se la nostra vita è grigia, triste e spenta di speranza. Bisogna che i discepoli di Cristo abbiano un aspetto da gente salvata, diceva Nietzsche. Ma come si fa a sorridere quando le preoccupazioni, il lavoro, i piccoli contrattempi e i grandi dolori sono così seri nella vita? Tra tutte creature del mondo (non so dell'universo) l'uomo è il solo che è capace di ridere e sorridere... il sorriso è specchio dell'anima e della coscienza, per cui se siamo immagine di Dio, anche Dio ride.

Ecco Dio ride!? Il sorriso è fondamentale: ride colui che sta nei cieli, dice la Bibbia. E ancora: la gioia del Signore è la vostra forza, perché è il sorriso di Dio. La gioia con cui il Creatore contempla ogni sua creazione è il fondamento solido della serenità e della pace di ognuno di noi. Non è irriverente pensare che Dio, il Signore dell'universo, sorrida!

Il sorriso è conseguenza dello sguardo su me stesso. Senza perdere di vista la mia umanità, i miei limiti, che non sono necessariamente un difetto e non vanno presi troppo sul serio. “Saper vedere anche l'aspetto divertente della vita e la sua dimensione gioiosa” – disse una volta Benedetto XVI – e non prendere tutto così tragicamente, questo lo considero molto importante, e direi che è anche necessario sorridere del mistero che è ciascuno di noi.

Sorridere è un atto di umiltà, vuol dire accettare se stessi e il proprio modo di essere, rimanendo in santa pace. Si sorride quando non ci si prende troppo sul serio, perché “la serietà non è una virtù" ma è musoneria e rigidità. È facile essere pesanti e difficile essere leggeri.

Il sorriso è conseguenza della voglia che ho di accogliere. È il sorriso con il quale accolgo chi incontro per caso e le persone con le quali vivo e lavoro. Con affetto e senza prendere troppo sul serio eventuali sbagli o presunti sgarbi. Madre Teresa di Calcutta, ricevendo il Premio Nobel, spiazzò la platea con questo invito: “Sorridete sempre ai vostri familiari. Regalatevi reciprocamente nel vostro tempo in famiglia. Sorridetevi". Il sorriso può essere davvero il segno di riconoscimento caratteristico di un cristiano, distintivo della santità.

«O Signore, liberaci dai santi con la faccia triste», così scriveva la grande mistica Teresa d’Avila. La santità, infatti, non implica un’anima malinconica, severa, e neppure un basso profilo senza energia. Chi cammina in compagnia di Dio è capace di vivere con gioia e senso dell’umorismo. Senza perdere il contatto con la realtà, sa illuminare gli altri con ardore e speranza. Per questo troviamo spesso un sorriso sulle labbra dei santi.