giovedì 31 luglio 2025

La gloria riempiva la dimora

Es 40,16-21.34-38 e Mt 13,47-53

"Mosè eseguì ogni cosa come il Signore gli aveva ordinato". Tutto ciò che il Signore ordina, Mosè lo esegue affinché tutti possano partecipare, in prima persona, a quell'incontro con Dio, per le generazioni future sulle quali si estende l’alleanza e la benedizione. Tutto ciò che Mosè esegue serve per rendere e presente e attuale, in ogni momento della storia ciò che è racchiuso nella sua esperienza di un mediatore tra Dio e il popolo. Infatti se inizialmente è Mosè che si impegna in prima persona, successivamente questo patto va accolto da ciascuno e insieme a tutta la comunità. Ed ecco che il luogo in cui tutto questo avviene non è puramente ornamentale, ma assume ed espreime la presenza della "gloria".

mercoledì 30 luglio 2025

Come un raggio di sole

Es 34,29-35 e Mt 13,44-46

Più ci avviciniamo al mistero più la luce da raggiante diventa abbagliante, folgorante ed è impossibile sostenerne la vista. In questa immagine riconosciamo alla luce la possibilita esplicita di esprimere e rivelare il mistero di Dio in noi. Aiutaci Signore ad essere testimoni della tua luce, e come Mosè, portatori della verità che prima di essere razionalmente dimostrabile deve essere bella, raggiante, illuminante. Una verità che insegna la giustizia, la carità e la pace. Rendici, o Dio, capaci di riconoscere la luce vera, un raggio di sole, tra le troppe luci di un mondo artificiosamente illuminato.

martedì 29 luglio 2025

Dio è amore

1Gv 4,7-16 e Gv 11,19-27

Dio è amore e ci invita ad amarci gli uni gli altri. L"amare è un comandamento insieme antico e nuovo, e Cristo, né è il modello. Tutti siamo  invitati ad entrare nella logica dell’amore che ha in Dio la sua sorgente. Infatti Dio stesso è, nella sua realtà più profonda, agàpe, “amore”. Si tratta di una constatazione e non di una definizione filosofica. Con questa frase – che è unica nell’intera Bibbia – Giovanni riassume quanto la Storia della salvezza continuamente testimonia: Dio sceglie, Dio perdona, Dio rimane fedele al suo popolo nonostante i tradimenti, e in Gesù Cristo si manifesta come amore che si dona e si lascia crocifiggere.

lunedì 28 luglio 2025

Un Dio d'oro

 Es 32,15-24.30-34 e Mt 13,31-35

L’oro simboleggia la regalità; realizzare un simbolo d’oro significa riconoscere alla preziosità dell'oro le prerogative divine della regalità, della giustizia e della sapienza. Siamo noi uomini che abbiamo attribuito all’oro tutta una serie di valori e caratteristiche che in realtà non  ha, o quanto meno, non meno di altri elementi. Ma dal momento che il popolo di Israele si è fatti un dio d’oro, ha cercato di riempire di valore e di contenuto quell'idolo che diveramente era solo una statua di metallo. Ma ora quello stesso popolo ha commesso il suo peccato più grave ha plagiato la sua immagine e somigkianza con il suo Dio. La preziosità attribuita a qualcosa è solo una mediazione e non un assoluto ... 


domenica 27 luglio 2025

"Padre nostro" come ci dice Gesù

Gen 18,20-32; Sal 137; Col 2,12-14; Lc 11,1-13

L’unica preghiera insegnata da Gesù, più che un esercizio di dettato fatto agli apostoli - scolari - non vuole condividerli delle parole esatte di Gesù, ma il loro profondo significato.
Del Padre Nostro abbiamo tre versioni, due nei vangeli, Matteo e Luca e una nella Didachè, rleggendole, sono sempre più convinto che le parole riportate dai vangeli corrispondano non tanto a un insegnamento didattico, quanto piuttosto a un modo autorevole di tradurre con gli occhi dei discepoli come Gesù pregava e il contenuto di quella preghiera. Nel Padre nostro possiamo cogliere tutta la dimensione umana del figlio di Dio, per cui  risulta di assoluta importanza che Gesù si rivolgesse a Dio chiamandolo Padre o addirittura .. babbino! Possiamo inoltre chiederci se è così improbabile che volesse rendere glorioso il "suo nome" e centro della attazione della sua esistenza umana? Ma cosa c'è di strano che chiedesse la realizzazione e manifestazione di quel regno di cui parlava? Ed è così impossibile che Gesù nella sua umanità chiedesse al Padre il pane per sostenere la vita, come il pane moltiplicato e l'amore per amare tutti come poi ha fatto nella croce? È privo di fondamento pensare che Gesú abbia chiesto di dargli forza nella tentazione... quella stessa del Getsemani ...
Direi che ciò che il Padre nostro rivela in realtà è l'intimità della vita di Gesú.
Quindi possiamo dire che Gesù ai discepoli che gli chiedono di insegnare loro a pregare, egli dice quello che lui stesso metteva nella sua preghiera: “Quando pregate, dite: “Padre …”. Gesù si rivolge a Dio chiamandolo Padre, perché questo è il rapporto che lui è venuto ad inaugurare con i suoi: la relazione del Padre con il Figlio.


sabato 26 luglio 2025

Dove conduce l'alleanza

Es 24,3-8 e Mt 13,24-30

Il brano ci conduce nella solenne celebrazione in cui viene consacrato il patto di alleanza.
La parola “Tutto” viene utilizzata tante volte a sottolineare la compattezza e l’accordo di tutto il popolo nessuno escluso, in accordo con tutto ciò che Mosè riporta dal suo dialogo con Dio. Grazie Signore che non ti stanchi mai di riportarci nell’alleanza, nel ricostruire laddove c’è smarrimento, nel perdonare i nostri errori. Per Dio l’alleanza è sempre un azzardo con l’uomo, che già tradisce la parola data un attimo prima. E allora perché Dio crede così tanto in noi, cosa vede di così tanto buono in noi? In noi vede la Sua Immagine. Il Suo amore non conosce pentimento. Forse è proprio questo amore ci permette di perderci e di ritrovarci.

venerdì 25 luglio 2025

Quale tesoro ci appartiene

2Cor 4,7-15 e Mt 20,20-28

Il brano di 2 corinzi, ci permette - riflettendo noi stessi in Paolo -, di non scandalizzarsi delle nostre debolezze, ma nell'immagine del vaso di creta, tutto di noi vienne impastato: esperienze di vita, il dramma della tribolazione che paolo descrive con antitesi: sconvolti ma non disperati; perseguitati ma non abbandonati; colpiti ma non uccisi. Ma in tutto questo che forma la creta si cela un tesoro. Di che tesoro si tratta? Il tesoro coincide con il vangelo, ossia con il dono incommensurabile dell’essere figli/e del Padre e coeredi, in Gesù, del suo stesso Spirito! È davvero una meraviglia ai nostri occhi che il Signore scelga di agire così nella storia e tra gli uomini!


giovedì 24 luglio 2025

Segni inequivocabili della presenza

Es 19,1-2.9-11.16-20 e Mt 13,10-17

L’immagine del monte riporta sicuramente a un vulcano in piena attività, che fa tremare la terra e dal quale scendono fiumi di lava fumante, avvolti da una densa nube di fumo; di fronte a segni così grandiosi il popolo di Israele rimane in contemplazione nell’attesa dell'esito del dialogo di Mosè con Dio. Il primo risultato è la santificazione del popolo, che significa sentirsi appartenenti a Dio, non poterne fare a meno. Il secondo risultato è il rendere visibile e udibile ciò che non lo è attraverso i sensi. Forse semplicemente, nel segno del monte, trova risonanza la rappresentazioni liturgica che celdbra la presenza di Dio in mezzo a noi, è il ruolo di mediatore di Mosè.

mercoledì 23 luglio 2025

Oltre ogni prevedibile relazione

Gal 2,19-20 e Gv 15,1-8

Paolo condivude ora un discorso esemplare rivolto in particolare ai Galati, in Gal 2,19-20 ricapitola il legame che egli riconosce con Gesù, Figlio di Dio che si è rivelato in lui. Inoltre Paolo ci anticipa il rapporto che si genera tra la legge e la fede di/in Gesù Cristo, capace di giustificare/salvare.
Occorre sottolineare quello che Paolo dichiara: “… la vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. La fede è la fede in Gesù Cristo che mi ha amato. Gesù Cristo mi ama, e mi ha amato e ha dato se stesso per me quando è andato sulla croce! Colui che è morto per me, ora vive per me, alla destra del Padre.

martedì 22 luglio 2025

Se siamo di Cristo ... Cristo ci possiede

2Cor 5, 14-17 e Gv 20,1-2.11-18

Paolo si sente chiamato, o forse anche solo riconosce un rapporto nuovo ed esclusivo, in certo senso rivoluzionario, con Cristo. Ed è proprio in questa nuova dimensione di fede che ci invita ad entrare. Profondamente cristologico, nel pensiero di Paolo al centro c'è Gesù: il Signore di tutti i tempi e ugualmente presente nel quotidiano dell’esistenza di ognuno di noi. Il nostro essere nuove creature si rivela nel modo rinnovato con cui viviamo, ossia gustando la gioia di essere riconciliati rispetto alle troppe divisioni; liberi dalle nostre autoreferenze e autosufficiente. Solo così possiamo ritrovare il senso pieno di ogni istante della nostra esistenza terrena, e del nostro passare in questo tempo mortale, già portatori di eternità e immortalità.

lunedì 21 luglio 2025

A volte si ritorna troppo indietro ... e fa male

Es 14,5-18 e Mt 12,38-42

Il potere sugli altri, oggi come allora, rappresenta un fine esistenziale di molti. Nel racconto di Esodo, è il Faraone che si accorge che sta perdendo una grossa fetta di schiavi, che è il motore dell’economia egiziana, e sta già calcolando le perdite che questo suo errore di valutazione. La reazione a questo punto è rabbia e violenza; uno sforzo enorme di risorse e di soldati per  realizzare una sicura vendetta, e ridurre in obbedienza il popolo ribelle, che vuole fuggire verso la terra promessa. La rabbia e la vendetta portano altra violenza e morte, e tristemente dobbiamo ammettere che sono il linguaggio dell’uomo ancora oggi, attraverso il quale si vogliono regolare i rapporti tra i vari stati nel mondo. Oggi ci sono tanti faraoni con il cuore indurito nel mondo, che decidono la vita e la morte di intere popolazioni. 


domenica 20 luglio 2025

La parte migliore prima di tutto!

Gn 18,1-10 e Lc 10,38-42

Marta, Maria e Abramo ci portano un po’ nel cuore della nostra vita cristiana, e delle nostre comunità. Non so se tra noi c’è chi si ritrova in Abramo, e nello specifico nelle corse e nell’affanno di un Abramo preoccupato di preparare tutto ... non c’è tempo da perdere. Poi c’è Marta, cambiano le situazioni ma non le corse e gli affanni; di cose da fare ce ne sono fin troppe. Ce ne sono sempre troppe…
E infine Maria che prende le distanze, e mettere al centro le “cose giuste”, le più importanti. Ma rallentare ha un prezzo, fermarsi ha conseguenze ...
Forse devo imparare non semplicemente a trovare equilibri tra il fare e il pregare, tra la vita frenetica e attiva e quella riflessiva e contemplativa del mistero, ma scoprire quel cammino che mi porta a scegliere le realtà migliori cioè incontrare e stare con Gesù.
Sia per Abramo che per Marta e Maria, tutto si concentra nell'incontrare Dio. Quale esperienza facciamo di questo incontro? Dove si realizza?
Oggi devo imparare a lavorare su me stesso, per portare equilibrio tra gli opposti, per dare valore alle cose che contano: all’ospitalità come all’ascolto della Parola, alla carità come alla preghiera, a Dio e alla persona, alla sua Chiesa e ai talenti di ognuno.

sabato 19 luglio 2025

Una notte tutta diversa dalle altre

Es 12,37-42 e  Mt 12,14-21

Al termine dei quattrocentotrenta anni, proprio in quel giorno, tutte le schiere del Signore uscirono dalla terra d’Egitto. Il viaggio fu lungo e pericoloso, non tutti riuscirono ad arrivare in fondo al cammino, molti caddero per strada, stremati dalla fatica o per morte violenta. Tutti erano in cammino dentro il loro presente e proiettati verso il futuro, avendo ben presente la roccia che è Dio: Dio scommette su di loro, e ora ritrovato, piano piano, un passo alla volta, tutti insieme, fianco a fianco, nomadi della storia in un cammino che non deve lasciare nessuno indietro. Anche oggi il deserto sembra di fronte a noi, con tutta la sua inquietudine, ma abbiamo la guida di Gesù e il supporto di tutti i nostri nonni, padri, madri, amici che prima di noi ci hanno condotti a questa "notte di veglia".

venerdì 18 luglio 2025

Yhwh non si può sconfiggere mai

Es 11,10-12,14 e Mt 12,1-8

Il faraone è molto di più di un re ostinato, crudele, determinato nel suo agire, egli è dalla parte sbagliata, dalla parte del potente, dello sfruttatore, dell’assassino degli innocenti. Questa sua condizione non gli lascia che l’alternativa di compiere azioni malvagie contro il popolo di Israele. Di fronte a tanta durezza il Signore dimostra alla comunità di Israele la sua giustizia e la sua potenza. In questo brano il Signore ci insegna ad affidarci alla sua parola, facendola entrare nella nostra quotidianità, in tutti i momenti della giornata, magari in forme diverse, a volte con gesti, altre volte con riti particolari, ma tutto è segno della presenza di Dio al nostro fianco. 

giovedì 17 luglio 2025

Definire Dio ... è necessario?

Es 3,13-20 e Mt 11,28-30

Forse la tentazione a cui non riusciamo a sfuggire è riuscire a incasellare Dio. La nostra cultura greco-romana ci ha abituato alla speculazione razionale per cui accostando i testi sacri, non riusciamo non leggerli alla luce di un raziocinio culturale.
Come risuonano le espressioni: “Io sono colui che sono”, e il “Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”?
In ogni caso, il nome e la relazione costituiscono i punti fermi da Abramo fino a noi per ricondurci a un Dio fedele alle promesse; un Dio vicino e parte della nostra storia; un Dio che cammina con noi. Da qui ogni altra considerazione è frutto di speculazione teologica e riflessioni di storico-culturali. Una cosa torna evidente: è impossibile definire Dio se non in una relazione con lui.

mercoledì 16 luglio 2025

Recuperare il liberatore

Es 3,1-6.9-12 e Mt 11,25-27

Mosè trova a Madian il benessere, si sposa, ha un figlio e lavora come pastore curando le bestie del suocero. Sembra essere felice e sereno, ciò che è accaduto in egitto è un lontano ricordo. È in questo nuovo progetto di vita di Mosè che Dio si rivela e si manifesta, a partire dalla curiosità e dallo stupore. DIio si fa riconoscere come il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, il Dio dell’alleanza, che rimane fedele in ogni caso alla sua promessa. Nell'insieme della narrazione emerge un dato unico ed esclusivo: Dio chiama Mosè ad una missione, guidare il suo popolo e a tenere ben presente la meta, nonostante le sue fragilità e i suoi limiti. 

martedì 15 luglio 2025

Ma chi ha chiamato Yhwh?

Es 2,1-15 e Mt 11,20-24

Le conseguenze delle azioni istintive e violente di Mosè, sono la fuga, la paura, l’emarginazione, il perdere tutto. L’insegnamento che ci arriva è che il liberatore che il popolo di Israele attende non può essere un violento, la violenza non è la risposta giusta al male subito, questa non è la logica di Dio. Il liberatore non si impone con la propria forza, non è un eroe combattente, ma dovrà essere una persona come tutti gli altri, con i propri difetti e fragilità, e con un’unica caratteristica: essere scelto da Dio e diventare suo strumento, attraverso cui il Signore si manifesterà come colui che libera il popolo di Israele dalla schiavitù.


lunedì 14 luglio 2025

Un segno equivoco nella storia

Es 1,8-14.22 e Mt 10,34-11,1

Nel tempo in cui i figli di Giacobbe si trasferirono in Egitto, crebbero e divennero un popolo, possiamo affermare che ora Israele non è più solo Giacobbe ma, d'identità dello stesso popolo, che da ora inizia l'epopea della conquista della Terra. Tutto inizia con un faraone che non ha conosciuto Giuseppe e con un Dio che si affaccia a vedere il suo popolo che subisce l'avversione degli Egiziano, una ostilità che si esprime contro la vita dei figli maschi di Israele. Ciò che emerge ci deve essere di guida anche oggi, tempo nel quale occorre custodire e difendere soprattutto l'amore per le persone, specialmente le più indifese e deboli, adesso a prescindere.

domenica 13 luglio 2025

Chiesa Samaritana e Locanda

Dt 30,10-14   Sal 18   Col 1,15-20   Lc 10,25-37

Ci sono due situazioni che le parole di Gesù della Parabola risuonano immediatamente nella Chiesa: Samaritana, e Locanda ospitale. Ai tempi di Gesú essere samaritani era una disgrazia, una condizione deprecabile ... oscena, ma per Gesù diventa condizione prediletta e condizione scelta da Dio per coinvolgersi nella storia del popolo di israele, una condizione che diviene prioritaria per configurare la Chiesa.
Una Chiesa Samaritana che cosa significa?
In realtà si tratta semplicemente di essere discepoli di Gesú... alla scuola del maestro!
Con altre parole: Insegnaci, Signore, la prossimità che risolleva e fa vivere,
che sceglie di farsi carico e non vuole mantenere distanze.
Come il Samaritano, possa il nostro sì a te diventare un sì a favore della prossimità, della cura, della fraternità.
Non è Samaritana se non si comprende che per Gesù non è possibile umanamente essere suoi discepoli a prescindere dalla prossimità ...
Una Chiesa Locanda accogliente che cosa significa?
Essere una Chiesa spazio accogliente e di ospitalità, dove sperimentare concretamente l'esito della missione e la fratellanza nella fraternità, che per il Signore non è impresa impossibile. Quello che Dio chiede non è oltre noi stessi, non è oltre le nostre possibilità.
Chiesa locanda non vuol dire che è un albergo ma che è il luogo dove Gesú  buon Samaritano porta e fa curare il malcapitato finito nelle mani dei briganti; la locanda è l’immagine di quella Chiesa che accoglie e si prende cura dei malcapitati della storia e del tempo, è l’immagine di una Chiesa dell’ospitalità che vede nel debole e nel malato la carne di quel Cristo che tanto predica e prega.
Essere locanda significa aprirsi alla missionarietà ovunque.
Erio Castellucci, commentando la pagina dei discepoli di Emmaus ed evidenziando la straordinaria attualità di essa nell’oggi della Chiesa, scrive: “I due discepoli aggiungono un posto a tavola. Non hanno paura di allargare lo spazio della loro casa, non si barricano dietro alla loro porta. Hanno intuito, sentendo parlare Gesù, che quello straniero può solo arricchire la loro vita. Hanno capito, senza forse averlo sentito direttamente da Gesù, quello che aveva detto alla fine del Vangelo di Matteo: “ero straniero e mi avete accolto”.
L’esperienza dell’essere accolti e dell’accogliere è uno degli elementi fondamentali della Chiesa.
Oggi le nostre comunità dovrebbero semplicemente crescere ancor di più in questo senso e in questo stile.



sabato 12 luglio 2025

Non tutte le terre sono la "promessa"

Gen 49,29-33; 50,15-26 e Mt 10,24-33

Giacobbe muore e lascia detto che vuole essere seppellito a Macpela, la caverna sepolcrale di famiglia. La narrazione è densa e serve per annubciare che non resteranno sempre in Egitto, ma che torneranno nella terra promessa. Il messaggio, ancora una volta è di fede. Credere nel disegno che Dio ha immaginato per ognuno di noi e per la comunità. Mai, come in questa fase storica, l’uomo si sente al centro della propria vita. Autonmia difficilmente derogabile. Questo stare insieme è l’Ecclesia, è il vivere insieme, il confrontarsi, il decidere. In quanto “uomo contemporaneo" è difficile affidarsi ad un disegno divino; non so se ho la forza di arrendersi alla reale volontà di vivere con un altro.

venerdì 11 luglio 2025

San Benedetto

Pr 2,1-9 e Mt 19,27-29

Che cosa rappresenta per noi la Parola di Dio?
Occorre prestare attenzione alla parola di Dio, perché è parola di saggezza, che può renderci saggi per la salvezza. Occorre che siamo convinti che le parole di Dio sono la fonte della saggezza e della comprensione, e che non abbiamo bisogno di desiderare di essere più saggi di quanto la Parola ci renderà. Dobbiamo tendere allz Parola il nostro orecchio e applicare le Parole al nostro cuore. Dobbiamo, di conseguenza, ricevere la parola di Dio e accoglierla, senza presunzione e pregiudizio, mormorii o contestazioni. Parla, Signore, perché il tuo servo ascolta!


giovedì 10 luglio 2025

Riconciliarsi

Gen 44,18-21.23-29; 45,1-5 e Mt 10,7-15

Un brano narrativo: Giuseppe ha sofferto a causa dei suoi fratelli, ora  li mette alla prova, non si rivela immediatamente, prova a capire se i fratelli lo riconoscono. Cerca di comprendere se esiste ancora un legame di indissolubile appartenenza, se esssere fratelli va oltre le conseguenze del loro agire, vuole scoprire se l’hanno dimenticato. Ma è la riconciliazione che fa il suo cammino di evidenza. Alla fine  non importa cosa si è provato, non importa l’abbandono, il dolore, le sofferenze; ci sarà sempre un momento in cui sarà importante riconciliarsi con l’altro e con sé stesso. Fare pace con sé stessi è il primo passo per amarsi ed amare.

mercoledì 9 luglio 2025

Una storia umana continuamente ferita

Gen 41,55-57; 42,4-7.17-24 e Mt 10,1-7

Il brano narra della vicenda di Giuseppe durante la carestia. È il racconto di un dolore e della necessità della sua redenzione: quasi il desiderio di “restituire” il medesimo dolore a chi gliel’aveva causato. Giuseppe è addolorato e, non potendo dare una ragione al proprio dolore vuole capire quanto tutto ciò abbia inciso anche sulla vita dei fratelli che lo abbandonarono al suo destino.
Ma comprendere il dolore, è possibile fuori da un’otti

martedì 8 luglio 2025

Da Giacobbe a Israele

Gen 32,23-33 e Mt 9,32-38

Nel contesto attuale dire Israele, per molti risuona male,  crea imbarazzo o disagio ... Eppure dobbiamo trovare, al di là dell'attualità dei fatti la profondità di un mistero: l'umana fragilità del "Soppiantatore" - Giacobbe -, diviene lo spazio della sua stessa vocazione: "Dio è forte" - Israele -. Il confronto serrato di quella notte è una lotta che non indebolisce ma dà forza, e trasforma Giacobbe profondamente. In questa lotta si compie la sua identità, da scartato, peccatore, diviene forte al punto da vincere contro Dio e contro gli uomini. In realtà a vincere è Dio che non rivela il suo nome, mantiene intatto il suo mistero. La lotta invece lascia Giacobbe-Israele zoppicante, segno dell’incontro con Dio che rende manifesta la sua  trasformazione.

lunedì 7 luglio 2025

Di nuovo la promessa ... e tre ...

Gen 28,10-22 e Mt 9,18-26

La vicenda iniziale di Giacobbe si dispiega in venti anni: un viaggio, una fuga, la ricerca della sua identità e vocazione. Anni segnati dalla chiamata personale di Yhwh, dalla promessa che Dio fa a Giacobbe e dalla benedizione che si estene a tutta la terra. Siamo in una continuità con la narrazione dei patriarchi. L’alleanza tra Dio e Giacobbe rinnova le sue promesse in modo personale a Giacobbe e, per suo tramite, a tutti gli uomini. Qusta alleanza è "porta del cielo", punto di confine e luogo sacro. Giacobbe risponderà alle promesse di Dio con la sua fedeltà, riconoscendo il Signore come proprio Dio e tributandogli il culto. Dunque il Signore si pone in relazione reciproca con l’uomo, relazione la cui rappresentazione sarà quella della scala del sogno di Giacobbe, elemento di congiunzione tra il cielo e la terra.

domenica 6 luglio 2025

Molta messe pochi operai per il regno

Is 66,10-14c; Sal 65; Gal 6,14-18; Lc 10,1-12.17-20


Una tensione: "la messe è tanta ma pochi sono gli operai" ... e ... "È vicino a voi il regno di Dio".È all'interno di questa dinamica che va collocata la realtà del mondo che oggi viviamo. Una messe abbondante e la scarsità di risorse umane necessarie per prendersene cura. In questa abbondanza e scarsità ci siamo noi, c'è la missione della Chiesa; una missione necessaria non perché debba produrre qualcosa; non perché abbia qualcosa da offrire; non perché possa risolvere i problemi dell’umanità; ma perché la missione testimonia dunque che anche lì, proprio lì, il Signore sta venendo. La missione non è primariamente un intervento socio assistenziale o culturale religioso, ma in un modo molto particolare, è il segno, un anticipo di ciò che sta per accadere. Non sarà così importante ciò che fa, ma sarà importante quello che dice e annuncia: la venuta di Cristo nel mondo, la sua presenza. Il regno dei cieli è vicino, è veniente, sta "lievitando" nella storia, dentro l'impasto di questa nostra storia contemporanea: questo, noi testimoni del Vangelo, credenti in Cristo dovremmo, con coraggio annunciare. Lo dovremmo dire a chi non ha più speranza, a chi non vuole più averla, a chi ha chiuso il cuore e rifiuta l’amore. Noi, come i discepoli mandati da Gesù, proprio questo dobbiamo vivere e annunciare. Con uno stile libero e leggero, disarmato e accogliente, occorre ricondurre a Cristo il cuore dei nostri fratelli:

- di fronte ai tatticismi e ai compromessi iniqui;
- di fronte alle azioni di forza di uno sterile riarmo e alle prepotenze diplomatiche:
- di fronte all'indifferenza e alle menzogne di Fake News di convenienza;
- di fronte alle ingiustizie e alle esclusioni;
- di fronte a chi ha la presunzione di decidere e di condizionare la tua vita e di condurre anche alla morte;
è questa la messe abbondante, dove i discepoli nella loro insufficienza sono oggi chiamati ad annunciare Gesù Cristo.
Dice Papa Leone, forse con uno stile più pacato e certamente meno enfatico di tanti potenti: “Il cuore della Chiesa è straziato per le grida che si levano dai luoghi di guerra, in particolare dall’Ucraina, dall’Iran, da Israele e da Gaza”.
"Non dobbiamo abituarci alla guerra, anzi bisogna respingere come una tentazione il fascino degli armamenti potenti e sofisticati. In realtà poiché nella guerra odierna si fa uso di armi scientifiche di ogni genere, la sua atrocità minaccia di condurre i combattenti a una barbarie di gran lunga superiore a quella dei tempi passati.
Pertanto in nome della dignità umana e del diritto internazionale, ripeto ai responsabili politici ciò che che soleva dire papa Francesco: "La guerra è sempre una sconfitta". E con Pio XII: "Nulla è perduto con la pace tutto può esserlo con la guerra".
Inoltre, “oggi assistiamo, sgomenti, all’uso iniquo della fame come arma di guerra. Affamare una popolazione è un modo molto economico per fare la guerra”.
E ancora: “Risorse finanziarie e tecnologie innovative vengono distolte dall’obiettivo di sradicare la povertà e la fame nel mondo per la produzione e il commercio di armi“.
Ma proprio nella Striscia si stanno moltiplicando episodi di uccisioni di massa di persone che aspettano aiuti alimentari nei centri di distribuzione che hanno spinto funzionari dell’Onu ad accusare Israele di uso della fame come “arma di guerra”, appunto.
I discepoli di Cristo, inviati dal Signore e dalla Chiesa, offrono a tutti, anche se non accolta la pace, i discepoli non giudicano, non accusano, non fanno guerra.
Occorre che ci facciamo custodi e promotori di pace perché non vada perduta, e per poterla offrire in ogni villaggio, città e casa dove entriamo.
Quali sono i nostri villaggi, città e case?

sabato 5 luglio 2025

Eppure la benedizione di Dio passa nell'umano

Gen 27,1-5.15-29 e Mt 9,14-17

Leggendo Genesi, resto sempre affascinato, perché riesco a cogliere la concretezza della promessa dentro la quotidianità della vita fatta di bene e di male di verità e di inganno. Tutti i personaggi del brano sono accomunati da un tratto di debolezza: per la vecchiaia, la condizione femminile, perché prevaricati o peccatori. Eppure Dio si serve proprio di quella debolezza per manifestare la sua potenza. Questa vicenda, nel suo sovvertire le logiche umane, ci suggerisce che proprio nella nostra debolezza, nella nostra mancanza, Dio può manifestare la sua presenza e la sua grandezza. 

venerdì 4 luglio 2025

Di chi è quella terra

Gen 23,1-4.19; 24,1-8.62-67 e Mt 9,9-13

Abramo muore senza vedere realizzata la promessa. Egli è straniero in terra di Cana, e l'unica terra che possiede è la proprietà sepolcrale dove ha deposto il corpo di Sara. Tutta la promessa è quel piccolo fazzoletto di terra e in un unico figlio? Forse disilluso poteva rinnegare l'alleanza fatta con Yhwh, ma invece si lascia condurre dalla promessa di Dio e manda un servo a cercare moglie per il figlio Isacco presso i suoi parenti, nella terra da cui tanti anni prima è partito. "Il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che mi ha preso dalla casa di mio padre e dalla mia terra natia, che mi ha parlato e mi ha giurato: Alla tua discendenza darò questa terra”. Ma cosa significa la promessa? È un possesso esclusivo? O è un affidamebto in custodia di una terra che è di Dio, una terra anche diversamente abitata? L'interpretazione è un problema più che attuale!

giovedì 3 luglio 2025

Condizioni nuove

Ef 2,19-22 e Gv 20,24-29

Come eravamo? Quale era la nostra condizione?
Eravamo senza Dio e senza speranza, morti nella nostra fragilità e ripiegati nella idolatria.
La nostra situazione era paganesimo. Ma Dio stesso, in Gesú svela il suo mistero e condivide con noi quella relazione intima che è la fede. In Gesù si aprono nuovi orizzonti umani e nuove possibilità di "credere". Ora siamo figli di Dio!
Abbiamo con Dio più che un "patto": una libera relazione, garantita da Gesù stesso, ‘poiché è lui che è la nostra pace’; e per mezzo di lui possiamo presentarci al Padre in un solo Spirito cwpace di fare di tutti noi un edificio che si costruisce su Cristo, pietra angolare, per essere abitazione fin da quaggiù, per lo Spirito.

mercoledì 2 luglio 2025

Dio ascolta il nostro pianto

Gen 21,5.8-20 e Mt 8,28-34

Un racconto simile a quello già incontrato nel capitolo 16; simile, non identico, con diverse incongruenze, che fanno pensare a due tradizioni narrative diverse per spiegare i rapporti di parentela tra Ismaeliti (gli Arabi per la tradizione biblica) e Israeliti. Oggi come allora le circostante e gli atteggiamenti dei personaggi esprimono cinismo e crudeltà, invidia e gelosia. Abramo sembra oscillare, ma in realtà si rifà all’antichissimo codice di Hammurabi, che già regolamentava la questione di figli avuti da schiave e il rapporto schiava-padrona. Dentro tutto questo emerge che Dio ascolta la voce di chi piange; il "non temere" attraversa tutta la storia della Salvezza ... forse anche la nostra storia di oggi, fatta di profughi e di diseredati, in attesa di un compimento.

martedì 1 luglio 2025

Una mano anche oggi

Gen 19,15-29 e Mt 8,23-27

Un testo complesso, dove la distruzione e di Sodoma e Gomorra sembra prima di tutto la sco fitta del male, pri a che una punizione per la perversione morale. La stessa richiesta di Abramo in un dialogo intimo e speciale con Dio, rivelano la tensione di chi cerca di comprendere il mistero di Dio nella concretezza della vicenda umana e degli eventi, anche catastrofici della natura. Altra immagine suggestiva nel racconto, e piena di tenerezza è Lot che fugge guidato da un angelo che lo prende per mano. A volte per cambiare, per salvarci, ci vuole qualcuno che ci prenda per mano e che ci dia una forte spinta, per non guardare indietro, e fermarsi! Se anche i nostri sono tempi di cambiamento, a nulla vale fermarsi e rimpiangere il tempo passato: occorre fare un passo avanti, e poi un altro.