domenica 30 giugno 2024
Come toccare Gesù
La nostra fragilità e malattia sembra contraddire il principio di esistenza e di vita. Scrivevo alcuni giorni fa sul mio blog: "La malattia ci colpisce nella nostra integrità esistenziale. La malattia ci svela la nostra insufficienza e fragilità, ci colpisce nella relazione con gli altri, con il nostro corpo e ci riconduce a una umiltà che diversamente smarriamo strada facendo. Con questo non auguriamo mai la malattia a nessuno, ma accogliamo anche ciò che la fragilità può illuminare dell'esistenza. È sulle nostre "malattie" che il Dio di Gesù Cristo si china e ci tocca, è l'incontro esclusivo tra noi, mendicanti di amore e quel Dio a cui dobbiamo l'esistenza."
Questa pagina di vangelo è la più bella espressione dell'intreccio della fragilità umana e del mistero di un Dio che patisce per noi è con noi. L'incontro con il mistero redime anche il tentativo furtivo di guarire all'insaputa di Gesú.
Avvolti dalla fragilità ci riconosciamo tutti impauriti e tremanti, come l'emorroissa, come Giairo e la sua famiglia.
Certamente dal vangelo emerge che di fronte alla malattia, siamo fragili e incapaci di guarire, finora riconosciamo che l'ultima malattia, la morte è per noi fatale e risolutiva dell'esistenza. Ma il Dio della nostra esistenza è il guaritore e datore di eternità.
Ciò che irrompe nell'intreccio tra fragilità e mistero di Gesù, è il suo lasciarsi toccare e il suo volere toccare: chi tocca Dio e chi si lascia toccare vive.
Tre considerazioni:
1) Gesù vuole toccare e lasciarsi toccare per incontrarci, egli in realtà non evita e non esclude. Questo ci educa alla necessità di lasciarci coinvolgere, ci invita a farci vicini, a farci accanto.
2) Gesù nel toccare condivide la sua vita, esprime il suo desiderio di guarire, e vuole che chi è toccato senta in sé che è guarito del tutto.
3) Essere toccati, toccare ... anche se tante volte “frequentiamo” il Signore, senza però realmente toccarlo, o lasciarci toccare da lui ... i Sacramenti ...
Tutto questo è molto bello e coinvolgente perché ci rivela, ci fa conoscere ed entrare a contatto col mistero di Dio-amore, con il suo cuore, i suoi sentimenti, la sua volontà, perché suggerisce come noi dobbiamo maturare e alimentare i nostri sentimenti, la volontà e il nostro cuore.
Il toccare di Gesú e il lasciarsi toccare, ci invita a stare allo scoperto di fronte alla nostra fragilità. Dice il Cardinal Pizzaballa che il vangelo oggi ci apre la porta verso un tempo nuovo: un tempo in cui lasciar cadere ogni nostro sentimento di indegnità, ogni nostro timore, ogni meccanismo inconscio che ci porta a pensare di dover guadagnare la salvezza con i nostri sforzi, per credere che, in Gesù, la relazione filiale con Dio ci è data gratuitamente, è un dato di fatto, e si tratta solo di aprirgli sempre di più il cuore. Si apre il cuore quando gli portiamo ogni nostro desiderio di salvezza e di vita. E se è vero che Lui sempre ascolta, tanto più ascolta quando non gli portiamo solo il nostro dolore, ma anche quello di chi abbiamo a cuore. Ora toccati da Gesú lasciamoci prendere per mano e camminiamo ancora con lui.
sabato 29 giugno 2024
Su di te fonderó la mia Chiesa
2Tm 4,6-8.17-18 e Mt 16,13-19
venerdì 28 giugno 2024
Oltre ogni purificazione
2Re 25,1-12 e Mt 8,1-4
giovedì 27 giugno 2024
Signore Signore ... e poi
2Re 24,8-17 e Mt 7,21-29
mercoledì 26 giugno 2024
Dal frutto ci riconosceranno
2Re 22,8-13;23,1-3 e Mt 7,15-20
martedì 25 giugno 2024
Prove che costruiscono
2Re 19,9-11.14-21.31-35.36 e Mt 7,6.12-14
Passare attraverso una porta stretta necessità di uno sforzo. Prima di tutto perché la porta stretta ti obbliga a farti piccolo per passare, quasi a ridimensionarti. Inoltre la porta piccola ci costringe a ridimensionare il superfluo che ci accompagna. Quindi metaforicamente la porta stretta dice digiuno, spirito di sacrificio, capacità di distacco dalle cose; mentre la porta larga al contrario dice pigrizia, lassismo, comodità della vita… Ma a guardare bene non è detto che tutto questo sia solo una privazione perché in realtà facciamo verità in noi e rispetto agli altri.
lunedì 24 giugno 2024
Un nome straordinario
Is 49, 1-6 e Lc 1,57-66.80
domenica 23 giugno 2024
Coraggio nella tempesta
Gb 38,1.8-11 Sal 106 2Cor 5,14-17 Mc 4,35-41
Dopo aver ascoltato il cuore del pensiero di Gesù attraverso le parabole, Gesù invita tutti a muoversi, a non restare fermi sulla propria riva, e ci da’ il buon esempio: invita i discepoli, quelli più vicini, quelli che ha scelto, quelli a cui "in privato spiegava ogni cosa", ad andare dall'altra riva, a raggiungere la sponda pagana del Lago.
Il vangelo ci racconta come questo attraversamento non è privo di difficoltà e di situazioni non sempre, facili da vivere e accettare.
Una difficoltà in partenza all'imbarco:
"Presero Gesù così come era ...": caricarono Gesù sulla barca con tutti i suoi pensieri, le sue proposte ... le sue parabole ... Un carico di novità, di richieste alla conversione della vira, dei cuori, degli atteggiamenti. Gesù è un invito a fare del regno di Dio la novità a cui aderire. I discepoli questo non lo capiscono ancora, fanno fatica a vivere tutto ciò che Gesù propone.
Gesù dorme nella tempesta:
Come è possibile dormire in una tempesta? Forse perché la tempesta, la fatica a raggiungere la sponda opposta, la preoccupazione per le cose che cambiano, non è di Gesù, ma è dei discepoli. I discepoli sono nella tempesta, Gesù è sereno nel voler attraversare il lago e raggiungere tutti coloro che ancora non hanno potuto ascoltare la proposta del regno di Dio.
La tempesta smaschera le nostre ipocrisie da pii e devoti.
Gesù smaschera le nostre piccole e grandi paure di fronte alla sua chiamata a seguirlo, anche in questo attraversamento del lago. C'è un regno da annunciare e da vivere...
La nostra preoccupazione, deve incentrarsi su come fare vangelo (il regno di Dio) in quella distanza che ci separa da coloro che sono abbandonati o isolati sulla soglia della nostra chiesa, in strada, nelle carceri e negli ospedali, aprendoci e andando incontro ai nostri fratelli e sorelle. Si tratta di immergere le nostre realtà nello spirito di Cristo, incrociare il vangelo con la vita quotidiana, cioè, intessere Cristo con tutte le realtà terrene, soprattutto lì dove si formano i nuovi racconti di vita, e dove la passione dell'uomo ha bisogno di toccare la passione di Cristo.
Portare il regno significa smascherare le vecchie e nuove schiavitù che feriscono l’uomo e la donna, specialmente oggi che vediamo rinascere discorsi xenofobi, e promuovono una cultura basata sull’indifferenza e la chiusura, come pure sull’individualismo e l’espulsione. Occorre risvegliare in noi discepoli l'entusiasmo del regno di Dio.
Annunciare il regno significa contrastare l'anti-regno.
Il regno di Dio è come il seme di senape, piccolo gettato nell'orto di questo nostro mondo ... la Chiesa ne è segno profetico ... Ma è proprio a partire dalla realtà che facciamo esperienza dei segni dell'anti-regno. Di tutto ciò che si oppone e distruggere il regno. A partire dalla tempesta delle nostre resistenze e incomprensioni circa la Parola di Gesù, e a seguire delle nostre paure. Annunciare il regno di Dio, raggiungere l'altra riva significa prima di tutto confrontarci con le fragilità, con la diversità e l'inclusione. Non si vive l’annuncio del regno stando sulla nostra sponda a guardare l'orizzonte immaginando altre “sponde” senza raggiungerle.
Anche oggi, che ci sentiamo nella tempesta, pieni di paura e con dubbi che sorgono a ogni colpo di vento. Ma Gesù ci mostra come la fede in lui supera ogni nostra fragilità e ci riconduce alla sua chiamata a seguirlo ogni momento con coraggio e speranza.
sabato 22 giugno 2024
Priorità
2Cr 24,17-25 e Mt 6,24-34
venerdì 21 giugno 2024
Gli occhi del cuore
2Re 11,1-4.9-18.20 e Mt 6,19-23
giovedì 20 giugno 2024
Dio è Padre
Sir 48,1-14 e Mt 6,7-15
mercoledì 19 giugno 2024
Cosa avviene nel segreto?
2Re 2,1.6-14 e Mt 6,1-6.16-18
martedì 18 giugno 2024
Come amare?
1Re 21,17-29 e Mt 5,43-48
lunedì 17 giugno 2024
Un taglione amorevole
Nella mondo biblico la legge del taglio e era una norma che tendeva a regolare e superare le logiche di vendetta. Infatti la vendetta a quei rischiava di essere sproporzionata, implacabile e feroce. Quindi la legge aiutava a non esagerare. Nel Vangelo questa norma ormai di consuetudine viene rielaborata in chiave positiva e propositiva. Gesù ci fa capisce che il male genera male e il bene non vien fuori da una spirale di violenza. Per porre fine al male occorre opporgli il bene; se al male rispondi con il male, … ne vien fuori solo male.
domenica 16 giugno 2024
Alla ricerca del regno perduto?
Ez 17,22-24 Sal 91 2Cor 5,6-10 Mc 4,26-34
Anche nella preghiera del Padre Nostro chiediamo venga il regno ... ma oltre a qualche idea astratta, cosa significa questa espressione così antica: "regno di Dio".
Se il regno è una istituzione, un altro organismo per esprimere storicamente la presenza di Dio, forse dovrei dire che non mi interessa. Ecco allora che diviene indispensabile capire cosa intendeva dire Gesù con l'espressione regno di Dio, quindi da non intendersi in senso anti romano, come forse tanti a quel tempo lo interpretarono.
Partendo dalle immagini, comprendiamo che il regno esprime il modo in cui Dio si comunica nella storia e nel tempo.
La stessa immagine della parabola non vuole darci una definizione rigida, ma suscitare in noi la comprensione di come è quando il regno si realizza in noi e nella nostra vita. Quando e come questo regno di Dio assume concretezza.
Un primo livello di comprensione è legato all'immagine che va compresa nel suo insieme come un tutt'uno...
Poi non si può capire Cristo senza il regno che egli è venuto a portare. Ne consegue che la missione sulla terra di ogni cristiano «è inseparabile dalla costruzione del regno». Identificarsi con Cristo e i suoi desideri implica, per i cristiani, «l’impegno a costruire, con lui, questo regno di amore, di giustizia e di pace per tutti». «Ci si santificherà solo consegnandoci corpo e anima per dare il meglio di noi in tale impegno».
A camminare sulla via della santità, che ha il nome e il volto di Gesù Cristo, siamo chiamati tutti. E la strada da percorrere è quella delle Beatitudini. Il regno dei cieli, infatti, è per coloro che non pongono la loro sicurezza nelle cose, ma nell’amore di Dio; per coloro che hanno un cuore semplice e umile e non presumono di essere giusti e non giudicano gli altri; per coloro che sanno soffrire con chi soffre e gioire con chi gioisce; per coloro che non sono violenti ma misericordiosi e cercano di essere artefici di riconciliazione e di concordia. Le Beatitudini «sono lo specchio in cui guardarci, quello che ci permette di sapere se stiamo camminando nel sentiero giusto: uno specchio che non mente».
Ecco allora che il regno rivela alcune caratteristiche, il regno non vuole essere o instaurare una istituzione ma si rende evidente in una relazione:
- con Cristo;
- con la Parola;.
- con la Chiesa.
sabato 15 giugno 2024
Invece di giurare, scegli!
1Re 19,19-21 e Mt 5,33-37
venerdì 14 giugno 2024
Il peccato nel pensiero
1Re 19,9.11-16 e Mt 5,27-32
giovedì 13 giugno 2024
Ma io vi dico ...
1Re 18,41-46 e Mt 5,20-26
mercoledì 12 giugno 2024
Esistenza di Gesù
1Re 18,20-39 e Mt 5,17-19
martedì 11 giugno 2024
DNA della missione
At 11,21-26;13,1-3 e Mt 10,7-13
lunedì 10 giugno 2024
Beati quando vi perseguiteranno ...
1Re 17,1-6 e Mt 5,1-12
domenica 9 giugno 2024
Un cristianesimo fuori di sé stesso....
Gen 3,9-15; Sal 129; 2Cor 4,13-5,1; Mc 3,20-35
La lettura continua di Marco ci porta pogressivamente ad accostarci a Gesù e a rispondere alla sua chiamata a seguirlo, confrontandoci con le situazioni vissute da lui stesso, attualizzando il tempo della predicazione.Soggi siamo ancora all’inizio della narrazione di Marco, immediatamente la chiamata di Levi ...Ed ecco che i gesti e le parole di Gesù, creano sconcerto tra coloro che lo incontrano. Tutti faticano a capire chi è questo Gesù, così fuori dagli schemi, così imprevedibile. A lui si rimprovera di non essere come ce lo siamo immaginato, come vorremmo che fosse, è un Messia che non aderisce all’idea che ci siamo fatta di Lui. Marco ci dice che Gesù era diventato una persona nota, conosciuta: la fama dei suoi miracoli si era diffusa, per cui dove Lui si fermava, lì si radunava molta folla. E aggiunge una nota interessante: la folla che si radunava era tanta che Gesù e i suoi discepoli “non potevano neppure mangiare”.
Ciò che emerge nella fatica del quotidianotidiano è un Gesù incomunicabile che non riesce più a sfondare i pregiudizi, e che non convince più rispetto alla novità di vita che porta. In definitiva non c'è adesione rispetto alla proposta.
Abituati a pensare rispetto a un modello passato, le parole di Gesù oggi sembrano incontrare solo refrattarietà, una durezza culturale e sociale che da tempo non si sperimentava. La stessa impermeabilità che era all'origine della predicazione, così come ce la presenta Marco: Gesù risulta un satana, un imbarazzante maestro che porta fuori dall'istituzione religiosa per come la si conosce; oppure semplicemte è un pazzo un fuori di sé e dalla vita della gente comune.
Dietro queste situazioni estreme ci sta il rapporto/confronto con il Vangelo, con ilsuo annuncio. Oggi giorno non riusciamo a trovare la porta giusta per far risplendere Cristo, il problema allora è proprio il nostro e non di questa cultura. Essere dei Cattolici vuol dire essere aperti a tutte le espressioni culturali, perché occorre raccogliere da ciascuna ogni singolo frammento della bellezza di Cristo per ricondurli all'unità. Essere chiesa è comunità èun po l'immagine di Gesu che guardaxattornoa lio e dice: ecco mia madee,ecco i moei fratell, ... chi fa la volontá del Padre mio ecc...
Gesù insegnacalla Chiesa e a tutti noi come guardarci intorno, nel tentativo estremo di cercare il contatto, intercettando lo sguardo, gli occhi della gente, come a voler leggere dentro ognuno la disponibilità ad accoglierlo.
Gesù ci dice che a lui appartiene chi è disposto a correre il rischio di passare come chi sceglie la “spazzatura” e gli scarti del mondo, di essere preso per un pazzo scatenato, di essere un incontenibile ed ingenuo folle.
Forse per troppo tempo abbiamo inteso come cattolico, solo quella forma ed espressione nella cultura che si realizzava un certo modo di esprimere il "Cristo" ... un modo esclusivo, imprrmeabile e refrattario al confronto ... cisiadeguava ad essere credenti e cristiani upin un certo modo!
Ora sembra che sia è la cultura attiale, lo stile di vita della gente, impermeabile e refrattario al mostero di Cristo, al Vangelo ... mi sembra che si siano generate distanze incolmabili. Di fronte a tuttoquestocosa occorre fare cone Chiesa, come conunita?
Occorre spendere tempo per gridare che quel cattolicesimo del passato si è perso, perchè ha generato e proposto un Cristoche oggi è incomuicabile, lo ha reso un idolo che sostituisce Cristo vero.
Il confronto con la quotidianità ci chiede:
1) di aprirci alla esperienza della misericordia, che è quella del perdono del Signore, un perdono che desidera raggiungere tutti, prendendo coscienza delle durezze umane che escludono e respingono il perdono ... l'odio fratricida, la guerra, l'intolleranza ...
2) capacità relazionale: chi entra nella relazione con il Signore, si spalanca una possibilità relazionale infinita e ricchissima, dove siamo per il Signore, nonché gli uni per gli altri, fratelli, sorelle e madri.
In tutto questo scimpiglio oscomoaginazione della realtà occorre tenere ferma una immagine, quel.a dell'uomo più forte ... Noi dobbiamo continuare a custodire quel legame che il signore ore vuole realizzare lui è il più forte che vuole legarci a lui, per garantici la vita rispetto a ogni satana, a ogni divisore e a ogni pazzo, che vuole disperdere le nostre speranze di felicità.
sabato 8 giugno 2024
Cercatori del Dio bambino
Is 61,10-11 e Lc 2,41-51
venerdì 7 giugno 2024
Ho visto il suo cuore
Os 11,1.3-4.8-9 e Gv 19,31-37
giovedì 6 giugno 2024
Amare ci fa solo bene
2Tm 2,8-15 e Mc 12,28-34
mercoledì 5 giugno 2024
Mi basta un Dio vivente
2Tm 1,1-3.6-12 e Mc 12,18-27
martedì 4 giugno 2024
A Dio non si paga nessun tributo
2Pt 3,11-15.17-18 e Marco 12,13-17
lunedì 3 giugno 2024
Figlio amato = escluso
2Pt 1,2-7 e Mc 12,1-12
domenica 2 giugno 2024
La messa è il sacrificio di donarsi
Che cosa è la "messa" per me?
Oggi a questa domanda devo dare una risposta ... la più vera possibile!
Chiarire a me stesso il mio rapporto con la "messa" ... mi servirà anche per comprendere questa solennità della Chiesa che celebriamo. La solennità è nata nel periodo medievale, era un periodo difficile, nel quale si metteva in discussione la presenza reale del Signore nelle specie del pane e del vino, si metteva in discussione il senso stesso dell’eucarestia. Una tentazione ricorrente che anche oggi riaffiora anche nella vita delle nostre comunità e soprattutto nella vita dei singoli battezzati. Oltre al fascino che ancora esercita la "prima comunione" nell'immaginario infantile, e nel modo in cui i genitori e le famiglie vivono questo sacramento, ogni rilevanza dell'eucaristia sembra svanire nella maturità umana dei battezzati. A questo minimismo e irrilevanza aggiungiamo pure che siamo forse tentati di ridurre l'eucaristia solo a un momento conviviale, ad un incontro comunitario. Dal valore e da ciò che rappresenta la messa ne deriva anche la consistenza e rilevanza del mio rapporto con l'Eucaristia oggi.
Tornando all'origine della solennità, quando papa Urbano IV istituì la Solennità nella chiesa si metteva in discussione la presenza reale di Gesú nel pane e nel vino. Oggi la lontananza dei cristiani dalla messa genera di conseguenza un allontanamento dalla padola di Dio e anche dal pane del cielo. L'allontanamento causa di irrilevanza e del venir meno della fede come priorità della vita e dell'esistenza.
La solennità rimette ancora oggi al centro della attenzione dei fedeli il segno eucaristico come priorità nella vita e della fede. Vivere la messa è fare eucaristia è quindi esprimere un atto di fede in un rivelarsi di Dio che chiede fiducia. Dio si rivela all'uomo (Abramo, Mosè ecc...) e chiede di fidarsi delle sue parole ...
Parole che ridisegnano il rapporto con il mistero della vita e dell'esistenza. La Messa diviene l'occasione della lode a Dio, ma ora, per via di Gesù è anche il banchetto celeste, la Pasqua eterna! Il Dio che si fa carne e dona la vita per noi resta con noi, nel pane celeste, che nutre la nostra fame di vita. Da questo pane-presenza discende che non c’è comunità senza eucaristia. Di più: l’Eucarestia forma la comunità. L'Eucaristia è il punto di partenza della vita comunitaria. Da lì si attinge la forza di donarsi l’uno all’altro. Nel celebrare il sacrificio di Cristo per la vita del mondo acquista senso anche il sacrificio di ciascuno. È lì, nella celebrazione, che si aprono per noi gli occhi per vedere cieli e terra nuovi, per imparare lo stile di Dio, che è quello di donare la vita all’altro, di amarsi gli uni gli altri.
sabato 1 giugno 2024
E ... le nostre pretese
Gd 1,17.20-25 e Mc 11,27-33