Ger 15,10.16-21 e Mt 13,44-46
mercoledì 31 luglio 2024
Un tesoro in noi.
martedì 30 luglio 2024
Il fine della zizzania
Ger 17-17-22 e Mt 13,36-43
lunedì 29 luglio 2024
Marta risorge per prima
1Gv 4,7-16 e Gv 11,19-27
domenica 28 luglio 2024
Il pane segno efficace di Dio
2Re 4,42-44 Sal 144 Ef 4,1-6 Gv 6,1-15
Solitamente in questi ultimi anni mi affido alla lettura narrativa del vangelo, tralasciando tutto il bagaglio di nozioni esegetiche che stanno dietro la pagina che normalmente si proclama. Ma oggi questo approccio sarebbe troppo riduttivo, per cui vi propongo di puntualizzare alcuni concetti emergenti. Anche perché la lettura del capitolo sesto di Giovanni ci accompagnerà per le prossime domeniche.
IL SEGNO
1) Il primo concetto che dobbiamo chiarire è che cosa è un segno nel vangelo di Giovanni?
Un segno non è un miracolo, cioè non un fatto straordinario in sé stesso, fuori da ogni logica e regola razionale e scientifiche, ma il segno rimanda a una realtà e verità più profonda a cui i discepoli di Gesù, e ogni uomo è chiamato ad aprirsi e ad accogliere con la fede. Attraverso i segni, che Gesù ci fa conoscere e ci rende evidente il desiderio di Dio di rivelarsi, manifestarsi e agire attraverso l'esperienza concreta della nostra vita ed esistenza. Ecco allora che il segno rivela l'agire del Messia, solo il Messi può compiere quei segni.
Se negli altri vangeli Gesù compie il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci per sfamare la fame della gente, nel vangelo di Giovanni questo moltiplicare il pane e i pesci, non è un miracolo ma è il segno che manifesta la salvezza di Dio attraverso quel segno del pane, così come abbiamo imparato riflettendo l'ultima cena di Gesù: dove lui ci dona il suo corpo e sangue, è pane vivo, pane della vita.
IL FATTO
2) Questo brano ci arriva alla fine di un processo di formazione che parte dal fatto in sé della moltiplicazione dei cinque pani e dei due pesci ... Fatto che si fissa immediatamente nella tradizione orale, cioè nel parlato della gente, al punto che già nel 380 d.C. la pellegrina Egeria, ci da testimonianza nel suo diario, del luogo della moltiplicazione.
Ma quel fatto nella prima comunità dei discepoli di Giovanni (non il Battista) viene immediatamente collegato ai discorsi di Gesù sul pane e all'ultima cena, al punto che ciò che noi oggi leggiamo in realtà è il punto conclusivo di una importante riflessione teologica sull'eucaristia.
IL PANE
3) Quel pane moltiplicato, condiviso, mangiato... In realtà per il Signore quel pane rappresenta ed è veramente il segno di sé stesso, di tutto sé stesso, che continuamente e costantemente, grazie all'esserci della Chiesa e del sacerdozio, rimane nel tempo e nella storia umana garantendo e realizzando la comunione tra Dio e l'uomo: il Dio con noi non è solo un'immagine profetica, ma una realtà che abbraccio e coinvolge tutto il creato e tutto ciò che esiste. Quel pane ne è il segno ... Quel pane è pure segno di ogni nostra eucaristia dove Gesù continua a moltiplicare il pane con noi e per noi e per tutto l'universo.
IL PENSIERO DI GESU'
4) Detto questo ora dobbiamo mettere in evidenza quale pensiero di Gesù emerge dal vangelo.
Certamente la preoccupazione di Gesù era che la gente avesse fame e che fosse indispensabile che fosse Lui a procurargli il nutrimento per il loro sostentamento e la loro salvezza.
Ma è proprio questo pensiero che travalica il fatto e diviene motivazione della nostra eucaristia: come ci raggiunge Dio?
Come ci sazia con sé stesso?
Come alimenta la nostra fede e speranza?
Ecco che Gesù stesso si identifica con il Pane della Vita, affermando che chi viene a Lui non avrà più fame e chi crede in Lui non avrà più sete.
La sua identificazione con il Pane della Vita sottolinea il suo ruolo essenziale nel nutrire e soddisfare, nella Pasqua di risurrezione, le profonde esigenze dell'uomo.
sabato 27 luglio 2024
Una scomoda convivenza in noi stessi
Ger 7,1-11 e Mt 13,24-30
venerdì 26 luglio 2024
Dove semina il seminatore?
Ger 3,14-17 e Mt 13,18-23
giovedì 25 luglio 2024
Festa di san Giacomo
2Cor 4,7-15 e Mt 20,20-28
mercoledì 24 luglio 2024
Seminare oltre la ragione
Ger 1,1.4-10 e Mt 13,1-9
martedì 23 luglio 2024
Rimanere per amare
Gal 2,19-20 e Gv 15,1-8
lunedì 22 luglio 2024
La risurrezione come nuovo inizio
2Cor 5, 14-17 e Gv 20,1-2.11-18
domenica 21 luglio 2024
Gesù ci tiene con sé
Ger 23,1-6 Sal 22 Ef 2,13-18 Mc 6,30-34
La realtà storica, culturale in cui viviamo, la creazione con tutto ciò che rappresenta, terra, cielo, universo, cosmo ecc ... la nostra vita e la vita di chi ci ha preceduto con tutte le circostanze e le responsabilità, tutto questo è mediazione per la rivelazione del mistero di Dio creatore e salvatore...
Comprendere le Scritture sacre non è solo una questione di logica, sintassi, grammatica e traduzione... comprendere le Scritture significa entrare nel tempo, percorrerlo insieme agli uomini e alle donne che lo hanno vissuto e rintracciare con loro la presenza del mistero.
L'immagine del Dio pastore appartiene alla vita di un popolo che ha identificato in questa figura tutto il suo desiderio di essere unito a Dio, l’unico capace di prendersi cura di un gregge che spesso è disperso, aggredito, usato e sfruttato. Questa immagine recupera situazioni storiche e di vita ben precise.
Come anche il Dio liberatore e guerriero è immagine concreta che nasce nell'esperienza della liberazione nel momento in cui il popolo sperimenta l'oppressione degli egiziani.
Così pure Paolo ci parla di Dio, attraverso Gesù e da come lui stesso abbia visto in Gesù colui che porta a pienezza la storia che stava vivendo. Il tempo dell'annuncio una parola nuova ... il tempo del confronto nascosto con culture e religioni diverse e antiche.
L'inno ai filippini è la sintesi della comunione con Cristo in una Chiesa che da subito appare già molto umanamente divisa.
E così anche il vangelo ci presenta la necessità di non smarrire mai il cuore della nostra relazione con Gesù.
Un Gesù che chiede di stare con lui ... quanto io ci sto con lui e cosa significa questo stare? Un Gesù che ascolta il racconto di un'esperienza, ma cosa gli racconto io?
Un Gesù che ha compassione ... una chiesa che ha compassione non è una chiesa ripiegata su se stessa sulle sue liturgie, sui suoi riti e programmi pastorali.
Credo che in queste domeniche scendere dentro la mia umanità significhi riconoscere l’unico che è estremamente umano, e che in questo suo essere umano non pone solo dei segni miracolosi, ma vuole farci fare esperienza di un Dio padre amorevole...capace di dare senso anche alle nostre fragilità.
sabato 20 luglio 2024
Un Dio troppo umano
Mi 2,1-5 e Mt 12 14-21
venerdì 19 luglio 2024
Gesù trasgredisce il "sabato"
C'è qualcosa di sostanziale in queste discussioni c9n scribi e farisei. Se leggiamo con attenzione, si vede che i primi due fatti narrati, sono centrati sul sabato. Si svolgono di sabato e sono una trasgressione da parte di Gesù della legge e anche del significato del sabato. Il primo brano è circa il mangiare di sabato; nel secondo brano Gesù guarisce di sabato, guarisce l'uomo che ha la mano inaridita. La legge è per l'uomo, per portarlo a pienezza, non può essere un contenitore che lo ingabbia, o un paletto che ne limita la libertà e la possibilità. Non possiamo deformare la vita cristiana con leggi e precetti.
giovedì 18 luglio 2024
Un giogo necessario
mercoledì 17 luglio 2024
Una grande piccolezza
Is 10,5-7.13-16 e Mt 11,25-27
martedì 16 luglio 2024
Troppo sicuri
Is 7,1-9 e Mt 11,20-24
lunedì 15 luglio 2024
Come raggiungere Gesù
Is 1,10-17 e Mt 10,34-11,1
domenica 14 luglio 2024
Tirocinanti
Am 7,12-15 Sal 84 Ef 1,3-14 Mc 6,7-13
Discepoli come tirocinanti?
Il tirocinio è un periodo di orientamento e di formazione, svolto in un contesto lavorativo e volto all'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Se dilatiamo l'immagine è la rapportiamo all'essere discepolo, il vangelo di oggi rivela come Gesù ha pensato di fare esperienza concreta ai suoi discepoli nell'annunciare il regno di Dio.
Seguendo il parallelo potrei spingermi fino dire che il discepolato è una sorta di professione, quella di annunciare il regno di Dio.
Non è solo una questione di parole, ma se la professione sostituiamo vocazione, per come noi credenti la comprendiamo, allora tutto assume un senso diverso, assolutamente nuovo.
Per i discepoli andare per villaggi a incontrare gente, ha significato certamente prendere coscienza di ciò che Gesù Ha insegnato a loro e soprattutto se quelle parole, quell'insegnamento ed esempio, fosse veramente ciò in cui loro stessi credevano e iniziavano a mettere radici. In una immagine fantasiosa, i discepoli stanno imparando a spiccare il volo ... percentuale in contatto con la vita della loro gente.
Il regno viene portato nelle case; il confronto è tra la sua essenzialità e la vita di tutti giorni, e al discepolo è chiesto di fare comunione con la vita quotidiana in uno stile essenziale.
Alcuni punti chiari di quel primo tirocinio:
1) Gesù non invia dei super discepoli perfettamente preparati, ma li manda consapevole delle loro debolezze e fragilità ma non per questo incapaci di maturare.
2) Lì manda dopo l'esperienza della vita con lui;
3) Lì manda perché parlino della pace e della riconciliazione, siano artefici di relazioni;
4) Lì manda a guarire le persone.
5) Lì manda perché crescano loro stessi come ricercatori del regno.
E ora veniamo a noi, al nostro tirocinio.
Annunciare il regno non è promettere facili e future felicità, ma è:
1) il tirocinio mi permette di prendere confidenza con lo stile del discepolo che è mandato costruire e consolidare una comunità, se non vivo e non amo la mia comunità quale regno sarei capace di generare?
2) nel tirocinio faccio esperienza nell'annunciare il regno, che significa avere la consapevolezza che il regno ha a che vedere con la realtà, con l'attualità;
3) nel tirocinio scopri come attrezzarmi di essenzialità e come iniziare a vedere le cose secondo l'ideale del regno stesso, come misurare con la misericordia, l'accoglienza ecc.… nel tirocinio imparo ad usare gli strumenti che servono a generare il regno di Dio.
4) mi riconosco come responsabile del regno stesso: il reno non è proprietà di qualcuno o della Chiesa in senso lato.
Alla luce di questi punti essenziali, mi chiedo, ma io ho mai fatto tirocinio? Sono mai stato mandato?
Quando e in quale modo annuncio il Regno?
Il regno l'annuncio quando non ho la pretesa di portare qualcosa, ma quando sono accolto da chi desidera essere parte di quell'incontro con Gesù, di cui io discepolo sono testimone ed esempio. Incontrando i miei fratelli non posso avere la presunzione di chi ha già tutto e di chi sa già tutto, ma l’umiltà di chi si offre come compagno di strada, che condivide con tutti il medesimo bisogno di salvezza, la stessa ricerca di vita.
Si annuncia il Regno, si è tirocinanti del Regno quando nel mio andare ho bisogno di essere accolto: non si tratta di donare, di aggiungere qualcosa a ciò che gli altri già sono, ma di suscitare il bene che il Padre ha donato ad ogni uomo, e che è nascosto nella profondità della vita di tutti. Annunciare il Vangelo è svelare, rivelare, portare alla luce questo bene, creare l’occasione perché possa diventare vita vissuta. (Cardinal Pizzaballa)
sabato 13 luglio 2024
Esistere nel cuore di Dio
Is 6,1-8 e Mt 10,24-33
venerdì 12 luglio 2024
Ce l’aveva detto ...
Os 14,2-10 e Mt 10,16-23
giovedì 11 luglio 2024
San Benedetto patrono d'Europa
Pr 2,1-9 e Mt 19,27-29
mercoledì 10 luglio 2024
Spazi di appartenenza
Os 10,1-3.7-8.12 e Mt 10,1-7
Convocati per nome, come avviene questa convocazione e cosa produce nei discepoli? Si, perché fuori da ogni facile immaginazione, Gesù chiama ma occorre anche chiedersi come hanno reagito Simone, Andrea, Giacomo ecc... Chiamare a sé esprime da parte di Gesù un forte desiderio di avere con loro una relazione esclusiva, unica, personale e particolare. Dopo la "chiamata" diventano i "dodici discepoli". Il "contratto" che caratterizza questa chiamata è la nuova appartenenza: in realtà si tratta di una condizione esistenziale, il di chi sei ora, di chi è la tua vita. Umanamente a qualcuno o a qualcosa devi appartenere ... fosse anche il nulla!
martedì 9 luglio 2024
Muto che parla
Os 8,4-7.11-13 e Mt 9,32-38
lunedì 8 luglio 2024
Quelle mani
Os 2,16-18.21-22 e Mt 9,18-26
domenica 7 luglio 2024
Mancanza di fede
Ez 2,2-5; Sal 122; 2 Cor 12,7-10; Mc 6,1-6
Gesù è tornato lì dove lo conoscono, dove è cresciuto, dove ha lavorato, dove era per tutti il figlio del falegname, per loro non è possibile che lo stesso Gesù possa essere il pastore che cerca la pecora perduta; il seminatore del buon seme, il samaritano misericordioso, il cercatore di tesori, ecc ...
Lo scandalo consiste nel non poter tenere Gesù rinchiuso nello schema della loro religiosità, egli ha infranto la loro precomprensione, i loro schemi, ciò che hanno sempre visto e pensato. Per loro è impossibile tenere insieme la straordinarietà di ciò che sentono di Gesù e ciò che i loro occhi hanno sempre visto di lui.
Ma che strano, non sarà che anche oggi nella chiesa, nell'occidente post cristiano Gesù è di scandalo?
Che cosa vediamo in Gesù e cosa vogliono da lui? Come vogliamo che sia?
Attualizzando questa discriminazione occorre capire cosa oggi noi ci aspettiamo da Gesù, riconosciamo la bellezza delle sue due isole, ma Gesù non lo accogliamo.
Azzardo una lettura e una attualizzazione.
A Nazareth quel tempo, come anche oggi, noi, abbiamo paura di ciò che cambia e che trasforma la realtà ... il Dio di Gesù oggi si confronta con quel tradizionalismo che non è tradizione, ma solo un modo farisaico di proporre la fede. Il tradizionalismo è la Chiesa in difesa, la Chiesa attaccata dal mondo cattivo e peccatore ...
La fede tradizionalista fatta di segni e esperienze che diventano rigidità che limitano il mistero a un gruppo ristretto di fedeli, i quali vedono solo come giusto il loro modo di vedere il mistero e non si lasciano rinnovare dal mistero. Ma il mistero è lo spirito del quale nessuno sa dove soffia.
Oggi di fronte alla profonda trasformazione culturale e sociale che viviamo, a causa della secolarizzazione, ma soprattutto della digitalità e globalizzazione, la tentazione più comune è quella di rinchiudersi in difesa rinnegando quella indole originaria che appartiene a Gesù: andare ugualmente e costantemente all'altra riva.
Viviamo una realtà gravida di bisogni e di desideri consapevoli e inconsapevoli, che inoltre non sono compresi e che sono in lotta tra di loro ...
Cercare il contatto con il mondo, accettare anche che il mondo vada per una strada diversa è la sfida di un Dio che nell'immaginario di Gesù è pur sempre un Padre che sta a guardare l'orizzonte per riconoscere il figlio che ritorna a casa ...
Credo che dopo questo vangelo dobbiamo tornare a pensare a Dio, a quel Dio di Gesú, a un Dio scandalosamente umano.
Occorre riconoscerlo presente anche nella fragilità della nostra vita.
Occorre stropicciarsi gli occhi e togliere quella polvere accumulata sulle nostre pupille che ci fa vedere le persone e le cose, anche Dio, come troppo conosciute e scontate.
Il brano di oggi ci parla appunto di un Dio troppo umano per considerarlo Dio: “il figlio di…, il fratello di…, quello che stava in bottega…; quello lo conosciamo fin troppo bene”.
Dio si è fatto uomo ... questo è il primo e continuo scandalo, ma è anche il punto di partenza e origine della fede in Gesù Cristo. La realtà umana è lo spazio abitato da Dio e come tale gli appartiene. Ma se tutta la storia umana che oggi viviamo ha a che fare con Dio, o meglio in questa realtà Dio è coinvolto, questo cosa vuol dire? Con quale sguardo sto vedendo questa realtà? Riesco a dire: “È bello che tu esista, così come sei”.
sabato 6 luglio 2024
Digiuno con lo Sposo
Am 9,11-15 e Mt 9,14-17
venerdì 5 luglio 2024
E se chiama anche te?
Am 8,4-6.9-12 e Mt 9,9-13
giovedì 4 luglio 2024
Solidali nella preghiera e nella fede
Am 7,10-17 e Mt 9,1-8
mercoledì 3 luglio 2024
San Tommaso ap.
Ef 2,19-22 e Gv 20,24-29
martedì 2 luglio 2024
Chi è mai costui?
Am 3,1-8;4,11-12 e Mt 8,23-27
Ciò che non ci basta è un Dio che condivida la nostra vita, momenti belli e brutti, ma vogliamo un Dio che faccia andare la vita per come la vogliamo noi. In conclusione: non ci fidiamo di Lui. I discepoli hanno con sé Gesù nella barca ma nonsi fidano di lui. Ma se la barca è la Chiesa, l'immagine è spaventosa ...anche noi non ci fidiamo, anche noi vogliamo Gesù per come vogliamo che sia la Chiesa. Quando pretendiamo un Dio interventista, significa che la nostra fede sta diminuendo.
lunedì 1 luglio 2024
Passare dalla vita morta alla vita viva
Am 2,6-10.13-16 e Mt 8,18-22