Am 9,11-15 e Mt 9,14-17
Spesso Gesù critica l'esteriorità dei gesti religiosi o di devozione di scribi e farisei, mettendone in evidenza l'ipocrisia e l'ostentazione. Come anche rispetto ai tradizionalismi del suo tempo, ne smaschera ia rigidità.
Per i discepoli di Gesù le pratiche di devozione, penitenza e preghiera non sono mete della spiritualità se non nella possibilità di stabilire e garantire una vera comunione con Gesù stesso, "lo Sposo". Le pratiche religiose o liberano spazio in noi per crescere nella fede, o sono occasioni per vera conversione oppure è meglio non digiunare.
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