giovedì 7 aprile 2016

Atti 5,27-33 e Giovanni 3,31-36
Insegnare nel suo nome


"Insegnare": dal latino, imprime segni; traduce anche il greco "didaskein" che nell'insegnare dice un atto di autorità. Ciò che corrisponde alla Vangelo è l'azione di imprimere un segno nella realtà, un segno che rivela e rende presente Gesù stesso, in ciò si comprende anche l'autorità che il Segno porta in sé, quella appunto di Cristo. Se affianchiamo a tutto questo, le parole del Vangelo di Giovanni, non possiamo illuderci circa il segno che è il Vangelo: "Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito". La bellezza del credere in Gesù non è motivata da una estetica umana, ma dall'origine delle Parole del Signore e dallo Spirito che anima le stesse parole. Solo chi è al di sopra di tutto intuisce e ne comprende la "bellezza".

mercoledì 6 aprile 2016

Atti 5,17-26 e Giovanni 3,16-21
Nel carcere non abbiamo trovato nessuno!

Alcuni anni fa lessi un libro dal titolo "Io, prigioniero del Signore", ricordo poco, ma una cosa mi è rimasta chiara la libertà di chi è di Cristo non si rinchiude dietro le sbarre delle prigioni o dei campi di concentramento. Questa libertà immagine della liberazione degli apostoli, affinché annunciassero le parole di vita, è la conseguenza di un amore grande al Signore, solo amando Cristo si può intravedere quanto è grande l'amore del Padre per il mondo. Le parole di Gesù a Nicodemo risuonano come di una bellezza inaudita: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna" ... La libertà conquistata nell'amore è vita eterna, la vita che nessuna prigionia può contenere; ciò significa che la vita di Cristo è già eternità e nel tempo presente libertà di amare.

martedì 5 aprile 2016

Atti 4,32-37 e Giovanni 3,7-15
Deponevano il ricavato ai piedi degli apostoli ...

Come sono cambiati i tempi; dalla semplicità del dono alla complessità di amministrare dei beni, spesso senza competenza e criterio; da cui l'inevitabile tentazione nel gestire in modo "personale" e quindi mazzette, concussione, favoritismi, peculato ... Tutte parole che ormai fanno parte del lessico comune.
Quanto è necessario nascere dall'altro o da Dio, nascere dal cielo per stare sulla terra. Per stare nelle "cose" del mondo non occorre solo scaltrezza per non farsi omologare, ma occorre di essere abitati dallo Spirito, cioè da un grande amore, o almeno amore per Cristo: "Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito"; è Cristo che ci conduce sulle strade del mondo; è la sua voce che dobbiamo distinguere tra tutte le voci. Per stare nel mondo è quindi urgente nascere dallo Spirito.

lunedì 4 aprile 2016

Isaia 7,10-14 e luca 1,26-38
Annunciazione ...

L'annunciazione non dice solo che Dio si fa uomo nel grembo di Maria, ma ci obbliga a valutare la volontà e la libertà di Dio rispetto alla nostra. "Pertanto il Signore Dio vi darà un segno ..." (Isaia); "Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù..." (Luca). Il Padre si mette in gioco rispetto alla nostra capacità e volontà di accoglierlo. Spesso noi siamo bravissimi a dire: "sia fatta la tua volontà", ma in realtà sono spesso parole che non corrispondono alla realtà del cuore, sono espressioni di circostanza e forse neppure di desiderio. Maria ci dà l'immagine di chi accoglie la volontà di Dio a partire dalla sua stessa natura, dal suo stesso corpo ... Non è un accettare a livello razionale o intellettivo ... Ma un "fare" e "farsi fare" dalla libertà e volontà di Dio.

domenica 3 aprile 2016

Atti 5,12-16 / Salmo 117 / Apocalisse 1,9-19 / Giovanni 20,19-31
Tutto parte da quel giorno, il primo della settimana ...

Oggi solennità della "Divina misericordia", la comunità riunita insieme, riceve dal risorto la consegna nel tempo, la sua identità di Chiesa, a chi interessa essere Chiesa di Cristo, interessa ciò che Gesù rivela alla sua comunità, oggi rappresentata in ogni Chiesa particolare e in ogni parrocchia.

Prima attenzione, quando accade tutto ciò: il primo giorno della Settimana, era il 7 aprile dell'anno 30, quel primo giorno, più volte citato per confermare quando il risorto appare ai discepoli, vivo, diviene da subito il giorno in cui la comunità si trova per "essere insieme" in attesa della venuta del risorto. La tristezza delle nostre domeniche in cui la comunità dei battezzati non è insieme in attesa del risorto testimonia che la maggior parte di noi non attende proprio nessuno e che non ha più fede in Cristo.

Seconda attenzione: Gesù per due volte (in questo racconto di Giovanni) entra nel luogo della comunità ... le porte sono chiuse per paura ...
Una comunità che non è ancora del Risorto, ha paura, ha paura del mondo; ha paura dei fratelli; ha paura di tutto ... Queste porte chiuse, sono immagine di una Chiesa incapace di Vangelo, di annuncio, di una Chiesa codarda, di Cristiani tiepidi. Ciò che oggi manca alle nostre Comunità è la voglia di annunciare, cioè di vivere in Cristo risorto.
Cosa ci rende coraggiosi e con l'ardore di Emmaue nel cuore? Solo l'aderire intimamente è realmente a quel fatto che è il risorto, solo Lui è fonte di coraggio, non lo sono i miei ragionamenti razionali; solo Lui è fiamma che arde nel cuore, Spirito Santo donato; l'ardore non è l'entusiasmo momentaneo, ma è il coraggio e la voglia della testimonianza.

Terza attenzione: nelle parole di Gesù si dà iniziò a dei processi che determinano e plasmano una umanità nuova, che prima non c'era. Si dà inizio; è il primo giorno ... Il giorno in cui si è insieme non come semplice aggregazione ma come esperienza di comunione; in quel giorno, si dà inizio alla vita nuova nello Spirito Santo; si dà inizio alla misericordia del Padre come perdono e recupero personale e dei fratelli.
Nella Evangelii gaudium i sono racchiusi 4 principi che danno identità al nuovo popolo, quello del Risorto, principi che comprendiamo alla luce di questo primo giorno della settimana:
Il tempo è superiore allo spazio; il tempo è la dimensione in cui si dà inizio ai processi nuovi e buonisenza preoccuparsi del loro compiersi, avviamo dei processi ...
L'unità prevale sul conflitto; il superamento delle divisioni come strada per imparare ad amare e perdonare.
La realtà è più importante dell'idea; non soggiacere alle ideologie ma formare e generare  la realtà alla luce della verità del Vangelo.
Il tutto è superiore alla parte; la bellezza di un popolo che fa comunione.

sabato 2 aprile 2016

Atti 4,13-21 e Marco 16,9-15
Una fiducia azzardata ...


L'accostamento delle letture oggi genera inevitabilmente alcune perplessità ... "Che gente a scelto" Gesù, chi ha selezionato negli anni come suoi collaboratori e discepoli?
Secondo il Vangelo di Marco la "triplice manifestazione" del risorto è di per sè un fallimento, ha come esito: "... non credettero ..."; " ... ma non credettero neppure a loro"; " ...  e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto ...". Ma nonostante tanta ottusità e chiusura del cuore e della mente a comprendere la Scrittura, La risurrezione di Gesù è proprio affidata a questi "incapaci" e "peccatori". Gesù parte da loro, da questa povertà per poter mettere nel mondo, per sempre, fino al suo ritorno, l'annuncio del Vangelo, in greco: "Evangelizzare il Vangelo".
Se leggiamo Atti, alla luce di questa "chiave di interpretazione", scopriamo come Luca, ci attesta che Pietro e Giovanni (per Gesù e i dodici, il primo è l'amato) sono considerati: "persone semplici e senza istruzione", e che nonostante ciò il Vangelo non può essere taciuto: "Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato"; allora anche noi intuiamo con stupore la forza della Risurrezione.

venerdì 1 aprile 2016

Atti 4,1-12 e Giovanni 21,1-14
... Era la terza volta ...


Oggi "postiamo" due pensieri in riferimento alle letture. Il primo ispirato da Atti: "Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati". Questa affermazione di Pietro, è il vertice della testimonianza di chi ha visto il risorto. La pietra scartata ... risuona tuttora come estremo tentativo ordinario di escludere Gesù dalla realtà umana, dalla vita ... La cultura dello scarto, produce inesorabilmente anche lo "scarto" di Dio, ma questo scarto i primi ad operarlo sono i "credenti". Il secondo è la conclusione della pericope del Vangelo: "Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti". Quando nella Scrittura si fa riferimento a un fatto il cui accadere è triplice, non si è di fronte a una successione temporale, ma a un evento definitivo, in senso assoluto e di stabilità. Sul lago di Tiberiade, la comprensione del Risorto e la Comunione che è capace di realizzare, ed è capace di lasciare nei "simboli" e nel "segno" è inequivocabile, essa è "piena" ... Siamo di fronte a una rivelazione compiuta.