sabato 7 maggio 2016

Atti 18,23-28 e Giovanni 16,23-28
... Ma è difficile ...


Il Vangelo di Giovanni perché la fa così semplice!?!?
Giovanni riporta le parole del Signore prima della sua passione; parole che a momenti sembrano non tener conto della fatica della sua assenza ... parole che sembrano vaneggiamenti ...
Non si può amare semplicemente un ricordo, o una illusione, non si riescono ad amare delle parole anche se belle, non si amano delle suggestioni ... Non si ama con la ragione e nemmeno con i puri sentimenti ... Si può amare con la "fede"!
Tutto ciò che Giovanni ci racconta di Gesù acquista senso e forza esclusivamente in un atto di abbandono che è fede nella certezza comune, di Gesù è nostra che: "il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio". Solo in questa relazione di amore che è fede, tutto smette di essere difficile!
Quella relazione di amore non si esaurisce con i discepoli del Signore ma è oggetto della loro testimonianza.

venerdì 6 maggio 2016

Atti 18,9-18 e Giovanni 16,20-23
La tristezza diventa gioia

Nessuno ci toglie la tristezza e il pianto, non c'è nessuna sostituzione, ma è la stessa tristezza e pianto che diventa gioia. 
È un modo particolare di comprendere la gioia; certamente libera dai condizionamenti del momento presente, non una gioia come esaltazione estemporanea, ma una gioia che si fa strada pure nel mezzo delle fatiche e delle tristezze. Come infatti il bambino è il motivo della gioia della madre che nemmeno ricorda più le doglie e i dolori del parto, così l'incontro con il risorto, che appaga ogni "domanda" è l'evento che esprime la gioia, già custodita nell'esperienza della fede e della testimonianza del discepolo. La gioia non si manifesta all'improvviso, ma si rivela li dove già era intessuta nella vita del credente.

giovedì 5 maggio 2016

Atti 18,1-8 e Giovanni 16,6-20
Tra i micron e la gioia


Non c'è un tempo intermedio, non esiste una "terra di mezzo", Gesù stesso sperimenta il passaggio tra la paura e la tristezza ed essere presso il Padre. Possiamo dire che effettivamente il tempo si fa breve, "micron", cioè piccolo rispetto alla grandezza di essere presso il Padre, di essere parte dell'eterno. Il travaglio che Gesù sperimenta sarà anche il travaglio dei discepoli nel mondo. Il mondo si rallegrerà per il travaglio del discepolo, ma ogni pianto e ogni tristezza ha una fine che si fa sempre più breve per la gioia che il discepolo, che è di Cristo, porta in sé. Se io sono di Cristo, e Cristo è presso il Padre, allora la gioia di Cristo è la mia. Ogni tempo del mondo è troppo piccolo per contenere la gioia del discepolo. Oggi metto un po' di gioia di Cristo nelle mie cose del mondo.

mercoledì 4 maggio 2016

Atti 17,15.22-18,1 e Giovanni 16,12-15
Sono cose da portare ...


Una piccola correzione alla traduzione italiana del Vangelo per non cadere in un equivoco: "Ancora molte cose ho a voi da dire, ma non potete portar(le) ora". Portare le cose dette da Gesù, possiamo comprenderlo nel rivestircene, nel farle mostrare, nel caricarcele. Non è corretto collegarle a una fatica da fare, o a un loro peso da sopportare. Io preferisco collegarle al concetto di verità. La verità che Gesù ci comunica, non corrisponde subito alla nostra umanità e comprensione. Rivestirci di verità significa aderire a lei, condividerla, farla nostra ... questo non è immediatamente possibile. La verità è un percorso di amore, prima di tutto; un itinerario del cuore, della mente e della vita, in compagnia dallo Spirito (quello Santo), quello donato da Gesù risorto; ... e lo Spirito, in questo cammino, ci parla del Signore ... 

martedì 3 maggio 2016

1 Corinzi 15,1-8 e Giovanni 14,6-14
Chiedete a me!


Le richieste non sono mai a caso, esse mirano ad essere soddisfatte in partenza. Chiedere al Signore nel suo nome, non è semplicemente fare delle richieste o delle preghiere al fine di ottenere qualcosa. Se la richiesta è secondo la possibilità di chi può esaudirla, ciò che devo chiedere è in ordine alle opere di Gesù, ai segni del suo agire che rivelano l'agire del Padre in Lui. Filippo chiede: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". In realtà a questa richiesta Gesù ha già risposto: "Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto". Forse in tutte le nostre belle riflessioni dobbiamo solo rimettere al centro Gesù come Via, Verità e Vita; non in un modo "cervellotico", ma con la semplicità di chi ti cammina accanto, di chi dice cose vere per farti gustare il sapore di una vita piena.

lunedì 2 maggio 2016

Atti 6,11-15 e Giovanni 15,26-16,4
La testimonianza


Parole tremende quelle di Gesù in questa parte di Vangelo: "chi mi conosce, darà la sua vita per me!" È questo il senso della testimonianza, essere disposti a dare la vita.
Dare la vita sacrificandola ... come Gesù sulla croce ... A qualcuno potrebbe accadere!
Dare la vita donandola ... ti faccio dono bel mio tempo, del mio spazio, dei miei desideri, del mio amore, del mio cuore ... A molti può accadere di donare la vita anche solo attraverso una modalità tra quelle citate.
La testimonianza, dunque, non nasce come risposta a un impegno di fede preso e sottoscritto, ma come normalità di una vita cristiana. Quando lo Spirito di Dio, quello Santo, inizia a prendersi cura della mia vita, perché la mia libertà e volontà corrispondono, a quel punto, non esiste più la necessità di testimoniare, esiste solo una vita da credente.

domenica 1 maggio 2016

Atti 15,1-2.22-29 / Salmo 66 / Apocalisse 21,10-14.22-23 / Giovanni 14,23-29
Vi ho detto queste cose ... amami!

Gesù, in quell'ultima cena, chiede ai discepoli di amarlo! In che modo rispondo a questa richiesta del Signore?
Gesù non chiede una adesione di fede; non chiede una obbedienza a un comandamento;non chiede una rinuncia per lui ... ma chiede di amarlo ...
Cosa significa?
Gesù chiede a ogni singolo discepolo e a tutta la Chiesa-insieme di amarlo!
Un amore che non è semplicemente passione (anche se deve averne il tratto per generare l'ardore di appartenergli); un amore che non è semplicemente desiderio (anche se il desiderio riempie il tempo in cui lui se ne è andato); un amore che non è erotico (anche se devo riconoscere che questa mia vita se la dono totalmente a lui mi genera una gioia che è godimento). Amarlo allora significa vibrare per lui; averlo presente nei pensieri e nelle azioni; donargli il cuore e quindi la vita. Tutto questo è possibile se la relazione che ho con lui è radicata in me, ed è prioritaria.
Se una persona mi chiede: "amami" ... Ciascuno di noi come ci si pone di fronte,come reagisce?
Amando lui, non è più problema il suo andare; andando lui infatti, è donato il frutto dell'amore che è lo Spirito; amando lui, la sua Parola realizzerà la mia pace, cioè  darà qualità alla mia vita.