mercoledì 7 dicembre 2016

Isaia 40,25-31 e Matteo 11,28-30
Quanti sperano nel Signore riacquistano forza ...


Dice Isaia: chi spera nel Signore, mette ali, corre senza affanno, cammina senza stancarsi ... La vita di tutti i giorni, per ciascun è condizione di grande fatica, ma la speranza, cioè l'affidarsi al Signore diventa nella vita stessa motivo di sostenibilità: anche la grande fatica trova una ragione. Forse è proprio questo lo sguardo attraverso il quale caricarsi il giogo del Signore... Non come una cosa in più da sostenere con tenacia insieme alle altre, ma il farsene carico per amore Suo, per dare un senso alle cose che ci sono chieste, che scegliamo o che sono doverose. La promessa racchiusa in questa offerta di amore al Signore, è una sorta di consolazione di cui lui stesso sembra farsi carico: "Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro". Gesù non ci aggiunge un peso da portare, ma si accompagna nel portare il peso, Lui non è il peso ulteriore, Lui, come amico, porta i nostri pesi e noi stessi ...

martedì 6 dicembre 2016

Isaia 40,1-11 e Matteo 18,12-14
Consolate, consolate ...


"... La sua misericordia si esprime anche nella vicinanza, nell’affetto e nel sostegno che tanti fratelli e sorelle possono offrire quando sopraggiungono i giorni della tristezza e dell’afflizione. Asciugare le lacrime è un’azione concreta che spezza il cerchio di solitudine in cui spesso veniamo rinchiusi. Tutti abbiamo bisogno di consolazione perché nessuno è immune dalla sofferenza, dal dolore e dall’incomprensione. Quanto dolore può provocare una parola astiosa, frutto dell’invidia, della gelosia e della rabbia! Quanta sofferenza provoca l’esperienza del tradimento, della violenza e dell’abbandono; quanta amarezza dinanzi alla morte delle persone care! Eppure, mai Dio è lontano quando si vivono questi drammi. Una parola che rincuora, un abbraccio che ti fa sentire compreso, una carezza che fa percepire l’amore, una preghiera che permette di essere più forte... sono tutte espressioni della vicinanza di Dio attraverso la consolazione offerta dai fratelli". ("Misericordia et misera", papa Francesco)

lunedì 5 dicembre 2016

Isaia 35,1-10 e Luca 5,17-26
Quale è il potere del Figlio dell'uomo?

"Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?" Se nel nostro cuore/mente pensiamo così, abbiamo un problema non solo di durezza, ma non conosciamo la vera identità del Figlio dell'uomo. Ciò che caratterizza questa identità è la misericordia di Dio, che si rivela nel salvare chi è perduto, e nel sanare chi è malato. Nel cuore di coloro che portano il paralitico è già riconoscono il potere del Figlio dell'uomo, di Gesù. Per loro, il giudizio di giustizia e legalità dei farisei e dei maestri della Legge è improponibile rispetto alla realtà di dolore e sofferenza di quel loro amico. Il potere del Figlio dell'uomo, è il potere della Misericordia, essa è l'azione di Dio che rinnova la faccia della terra a partire da una umanità ferita e umiliata. Ma questo potere del Figlio dell'uomo, ora è affidato alla Chiesa e a chi nella Chiesa ha il potere di sciogliere e legare sulla terra e sciogliere e legare nel cielo ... e nel regno dei cieli!

domenica 4 dicembre 2016

Isaia 11,1-10 / Salmo 71 / Romani 15,4-9 / Matteo 3,1-12
Il frutto della conversione: cambiare!


Il profeta Isaia descrive una situazione che si può pensare solo tra "favola e realtà", al punto che per molti, oggi, ma anche a suo tempo poteva essere compresa solo come illusione. Ma siamo sicuri che Isaia intendesse proporre una immagine di suggestione?
E se invece voleva provocare le persone rispetto alla disumanità della vita di quel tempo? Ecco che queste immagini messianiche, non sono un auspicio di una realtà nuova che si realizza alla venuta del Messia, ma sono denuncia di una realtà dura in cui occorre realmente l'agire dello Spirito, per animare con i suoi doni una vera umanità.
Ed ecco che la forza di Isaia non si estingue e riemerge nel grido forte di Giovanni: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!" E ancora, "fate frutti degni della vostra conversione !"
Quel convertitevi, letteralmente "metanoeite", cioè, cambiare mentalità, perché, essendo vicino il regno dei cieli, bisogna adeguarsi al cambiamento, alla novità del regno di Dio.
La conversione, non traduce, in questo caso l'ammenda dei peccati, il chiedere perdono, ma propone il cambiamento dello sguardo sulla realtà e sulle cose.
Abbiamo un grande bisogno di conversione, per poter dare vita alla realtà secondo Vangelo. Le parole di Paolo nella lettera ai Romani sono una vera strada aperta nel deserto della mediocrità: "... il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù ... Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio."
La prima conversione riguarda lo sguardo reciproco. La conversione riguarda sempre più l'essere Chiesa di Cristo: una conversione alla misericordia. La conversione riguarda sempre più tutti noi per adeguarci alLa 
realtà secondo il cuore di Dio, che è misericordioso!

sabato 3 dicembre 2016

Isaia 30,19-21.23-26 e Matteo 9,35-10,1.6-8
"Vedendo le folle ne sentì compassione ..."


Solo chi si accompagna realmente nel cammino, può sentire compassione per chi cammina. Ascoltando le parole del Vangelo di Matteo, oggi, siamo sostenuti nell'idea che la compassione non è un sentimento fugace, ma una condizione scelta e vissuta.
Farsi accanto fisicamente, per Gesù, ha significato caricarsi della fragilità umana: malattia, morte, impurità, tentazione. A tutto l'uomo egli si accosta, e il suo patire insieme diviene il dono gratuito di se stesso. Da questa offerta nasce la missione della comunità dei discepoli e quindi della Chiesa. Il nostro agire missionario, l'agire della Chiesa, non è quindi proselitismo, ma l'essere inviati per "accompagnare" nella compassione.
Nella compassione di Gesù, che è la compassione del Padre, lo Spirito realizza la compassione della Chiesa, cioè della comunità cristiana: "il Signore curerà la piaga del suo popolo e guarirà le lividure prodotte dalle sue percosse".

venerdì 2 dicembre 2016

Isaia 29,17-24 e Matteo 9,27-31
La liberazione dall'oscurità ...


Le nostre oscurità che attendono la liberazione, sono esplicito richiamo alla salvezza. Cosa debbo intendere per oscurità? È una condizione di peccato? È un limite o fragilità umana? Credo che a volte siamo troppo determinati nel voler a tutti i costi individuare lo stato di tenebra e quello di luce; la nostra vita invece è un insieme di luce e tenebre che si alternano a seconda della nostra consistenza e inconsistenza. Essere nella luce non è semplicemente la condizione morale positiva, buona, questa è una conseguenza. Essere nella luce è cercare, desiderare e custodire la relazione con il Signore, con colui che è la "luce del mondo". I due cechi del Vangelo, sono attratti da Gesù-luce che illumina la vita. Essi pur nella loro cecità percepiscono la luce, pur senza vedere sentono che quella luce è per loro ...
Il loro grido: "Figlio di Davide, abbi pietà di noi", rappresenta la condizione di tanti di noi che vivono il desideri della luce ma anche la loro fragilità, la loro "tenebra". Al desiderio di vedere, corrisponde l'essere salvato dal Signore, e si sperimenta quotidianamente nell'essere compresi nella luce di Cristo. 

giovedì 1 dicembre 2016

Isaia 26,1-6 e Matteo 7,21.24-27
Tra saggezza e rovina


E' ovvio, non ci vuole un genio a capire che chi costruisce sulla sabbia lo fa a suo rischio e pericolo! Gesù, ci pensi così sprovveduti?
Attenzione perché la risposta del Signore potrebbe essere: "Certo, figliolo ... perché allora continui a mettere da parte ma mia Parola e ti intestardisci nella ricerca di cose che non sono volontà di Dio, ma solo la tua?"
L'uomo saggio di cui parla Gesù, è l'uomo che costruisce sulla roccia. La saggezza è: non cedere alla tentazione della nostra vanità, del nostro amor proprio; alla nostra presunzione; quella condizione per cui io penso di essere meglio della parola di Gesù. Come discepoli la Parola va seguita, amata e vissuta, anche quando è in contrasto con il mio stato d'animo, con le mie abitudini, con i miei desideri. La roccia è Dio ("... il Signore è una roccia eterna ..."), la Parola edifica e mi costruisce ("... chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica ..."). L'effetto di tutto ciò è la stabilità, essere del regno dei cieli.