Numeri 11,4-15 e Matteo 14,13-21
Tutti mangiarono a sazietà non pane ma ... amore!
Tabga, Dalmanuta, è il luogo geografico della moltiplicazione dei pani. Egeria, pellegrina egiziana, scrive nel suo diario di aver visto in questo luogo (siamo verso la fine del 4* secolo) la roccia dove Gesù pose i cinque pani e i due pesci prima di distribuirli moltiplicati ai 5000. È solo sfondo di tutto questo che il pane diviene simbolo di amore. Quel pane non serve solo a riempire le pance, cioè a soddisfare un bisogno, ma quel pane sazia la fame di amore. Gesù chiede ai discepoli di amare quella folla e di donarsi a loro. Ma amare la gente non è facile neppure ore degli apostoli. Allora Gesù chiede il loro piccolo amore, spesso un amore rivolto solo a qualcuno, un amore quasi interessato, condizionato; ma quel poco amore consegnato al Signore è come un germe dal quale fluisce l'amore del Padre. Questo è anche ciò che accade nell'eucaristia: quel pane spezzato è amore di Dio che si moltiplica a partire dalla nostra disponibilità di assumerlo e farne parte.
lunedì 7 agosto 2017
domenica 6 agosto 2017
Daniele 7,9-14 / Salmo 96 / 2 Pietro 1,16-19 / Matteo 17,1-9
Festa della Trasfigurazione del Signore
Testimoni oculari della sua grandezza ...
Anche noi siamo saliti sul monte, anche noi abbiamo percorso le strade di Israele, abbiamo toccato le acque del lago di Tiberiade, abbiamo bevuto alle fonti del Giordano, nello stesso modo in cui i discepoli e Gesù avranno fatto tante volte ...
Ed è proprio in questa ordinaria esperienza della vita che si comprende ciò che è la trasfigurazione ...
La tradizione orientale pone la trasfigurazione quaranta giorni prima della Pasqua del Signore, per cui nella liturgia, si pone la festa oggi al 6 agosto perché corrisponde al quarantesimo giorno prima della festa della Santa croce il prossimo 14 settembre.
Ma anche questa annotazione ci permette di capire come il mistero celebrato so colloca nel nostro tempo ... e lo scandisce!
Pietro quando ne parla lo fa riferendosi a una esperienza vissuta:
"non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate" ... La comprensione della figura e della vita di Gesù rischia sempre di essere archiviata nel fantasioso.
Proprio per questo Pietro ci vuole fare conoscere " la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo".
Cosa è stata per lui la Trasfigurazione:
- qualcosa di concreto e di reale, l'occasione di toccare il mistero della gloria (doxsa/shekinah), "non sono favole";
- ci descrive una visione che porta l'umano alle soglie del divino: "il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce". Non possiamo fissare il sole nel suo brillare, né restiamo accecati; neppure possiamo comprendere il candore come effetto della luce;
- la trasfigurazione permette a Pietro di ascoltare la voce del Padre. Non dobbiamo immaginare le "vocine" ma accogliere il contenuto della voce, imparare ad ascoltare: "questi è il mio figlio l'amato ... In lui io metto il mio compiacimento";
- questa esperienza pone al centro della vita di Pietro, come di ogni discepolo "Gesù solo"; questa unicità non è esclusione di altro, ma inizio della fede.
Chi ha fatto esperienza del "Tabor" acquista lo sguardo della fede, che gli permette di contemplare la gloria di Cristo nella ordinarietà della vita, senza scandalizzarsi della croce e della salutare fatica della vita.
sabato 5 agosto 2017
Levitico 25,1.8-17 e Matteo 14,1-12
Economia divina ...
L'anno del Giubileo, rappresenta il modo in cui ogni attività e realtà umana trova il suo pieno riposo: "Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti ..."
L'anno del Giubileo inaugura sulla terra la signoria di Yhwh, con tutte le conseguenze Gesù ne derivano:
- liberazione della terra;
- liberazione degli abitanti.
Terra e uomo sono intimamente connessi nel riposo del Giubileo, eco e riproposizione del riposo di Dio nel settimo giorno della creazione.
Vivere l'anno del giubileo è quindi attuare e insieme fare esperienza della santità di Dio.
Economia divina ...
L'anno del Giubileo, rappresenta il modo in cui ogni attività e realtà umana trova il suo pieno riposo: "Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti ..."
L'anno del Giubileo inaugura sulla terra la signoria di Yhwh, con tutte le conseguenze Gesù ne derivano:
- liberazione della terra;
- liberazione degli abitanti.
Terra e uomo sono intimamente connessi nel riposo del Giubileo, eco e riproposizione del riposo di Dio nel settimo giorno della creazione.
Vivere l'anno del giubileo è quindi attuare e insieme fare esperienza della santità di Dio.
venerdì 4 agosto 2017
Levitico 23,1-37 e Matteo 13,54-58
Uno scandalo che non finisce mai!
L'atteggiamento della gente intorno a Gesù assume presto il tenore dell'incredulità, noi siamo ingenuamente portati a pensare che alla predicazione di Gesù sia seguita la più ampia adesione possibile, almeno delle masse ... Ma i Vangeli ci consegnano una immagine ben diversa: "Ed era per loro motivo di scandalo".
Scettici fa rispetto ai prodigi; incredulità a causa della sua origine; le sue generalità non soddisfano un ideale messianico; sospetto circa la sua autorità di maestro.
È in questo contesto che Gesù ritorna in Galilea per completare la sua missione: annunciare la novità del Vangelo che è il Regno dei cieli.
Se è accaduto questo a Lui, perché ci lamentiamo se questo capita pure a noi?
Nessun discepolo è più grande del suo maestro, se hanno chiamato Belzebù il Signore, tanto più i suoi discepoli.
Uno scandalo che non finisce mai!
L'atteggiamento della gente intorno a Gesù assume presto il tenore dell'incredulità, noi siamo ingenuamente portati a pensare che alla predicazione di Gesù sia seguita la più ampia adesione possibile, almeno delle masse ... Ma i Vangeli ci consegnano una immagine ben diversa: "Ed era per loro motivo di scandalo".
Scettici fa rispetto ai prodigi; incredulità a causa della sua origine; le sue generalità non soddisfano un ideale messianico; sospetto circa la sua autorità di maestro.
È in questo contesto che Gesù ritorna in Galilea per completare la sua missione: annunciare la novità del Vangelo che è il Regno dei cieli.
Se è accaduto questo a Lui, perché ci lamentiamo se questo capita pure a noi?
Nessun discepolo è più grande del suo maestro, se hanno chiamato Belzebù il Signore, tanto più i suoi discepoli.
giovedì 3 agosto 2017
Esodo 40,16-38 e Matteo 13,47-53
... La gloria del Signore riempì la Dimora ...
La doxa, la gloria di Dio scende come nube nella dimora, nel santo dei santi; è la sua presenza che costituisce lo spazio intimo della relazione tra Dio e l'uomo.
Per secoli Israele ha sperimentato come "L’anima mia anela e desidera gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente (Salmo 84)". Israele ritrova la propria identità di popolo e la sua appartenenza in forza della presenza del Signore.
Ora per i discepoli, scribi del regno dei cieli, questa esperienza antica della presenza/inabitazione di Yhwh, diviene mistero di presenza assenza. Il sepolcro sarà sempre dopo la risurrezione il segno della sua presenza come vivente. Il sepolcro come il santo dei santi è vuoto di morte ma nella fede della novità degli "scribi del regno" è un "vuoto pieno di presenza e di gloria".
... La gloria del Signore riempì la Dimora ...
La doxa, la gloria di Dio scende come nube nella dimora, nel santo dei santi; è la sua presenza che costituisce lo spazio intimo della relazione tra Dio e l'uomo.
Per secoli Israele ha sperimentato come "L’anima mia anela e desidera gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente (Salmo 84)". Israele ritrova la propria identità di popolo e la sua appartenenza in forza della presenza del Signore.
Ora per i discepoli, scribi del regno dei cieli, questa esperienza antica della presenza/inabitazione di Yhwh, diviene mistero di presenza assenza. Il sepolcro sarà sempre dopo la risurrezione il segno della sua presenza come vivente. Il sepolcro come il santo dei santi è vuoto di morte ma nella fede della novità degli "scribi del regno" è un "vuoto pieno di presenza e di gloria".
mercoledì 2 agosto 2017
Esodo 34,29-35 e Matteo 13,44-49
Ore 05,37: sul Golgota al Santo Sepolcro
Essere alla presenza di Dio faccia a faccia, come amici, produce effetti immediatamente evidenti e riconoscibili: lo splendore (trasfigurazione) del nostro volto umano.
È bello poter dire che l'intimità con il Signore non è un fatto privato ma è un incontro che dona luce all'esistenza al punto che anche la nostra carne né vivente pienamente coinvolta e il nostro volto recupera la sua vera immagine ed espressione: luminosi come i figli della luce.
Davanti al luogo in cui il Signore è stato crocifisso ed è morto sulla croce è essere alla sua presenza faccia a faccia, davanti a tutta la sua vita vissuta e donata; questa intimità è preludio alla luce vera: "io sono la luce del modo ... per non camminare nelle tenebre".
Questo è il tesoro del discepolo ... questa è la perla preziosa!
Il regno dei cieli è il contadino, è il mercante ....
Il regno dei cieli c'è quando trovato il tesoro io stesso divento il contadino che compro il campo e posseggo il tesoro e vivo di quel tesoro per sempre.
Il regno dei cieli c'è durando trovata la perla tra tutte le perle ... So bene che solo quella perla è l'ornamento giusto e conveniente ... Sono io il mercante che non può perdere questa occasione unica e irripetibile!
martedì 1 agosto 2017
Esodo 33,7-34,28 e Matteo 13,36-43
A tu per tu con Dio
"Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico". Queste parole di Esodo rappresentano un vertice che trasforma profondamente e in modo nuovo il rapporto fra uomo e Dio, riportandolo nella sua originalità: una amicizia che corrisponde da un lato all'amore del creatore e dall'altro alla possibilità di corrispondervi. Questa manifestazione e relazione fa specchio al modo in cui Dio, in Gesù vive umanamente insieme ai dodici. La semplice ordinarietà della vita garantisce una intimità amicale per cui i discepoli possono rivolgersi a Dio faccia a faccia, in Gesù, come a un amico e chiedergli semplicemente: "Spiegaci la parabola della zizzania nel campo".
Nelle parole di Gesù la parabola prende una consistenza oggettiva, responsabilizza i discepoli rispetto al loro ruolo circa il "regno dei cieli": il buon seme sono i figli del Regno. Un discepolo, quindi, in forza della Parola ascoltata e accolta, viene generato in figlio del Regno; e producendo il frutto necessario concorre a quella mietitura dell'ultimo giorno, per la quale tutto ritrova ordine nelle mani del creatore. In questo modo, i "figli del maligno e la zizzania" ... ogni sorta di scandalo e di iniquità, cesserà di essere una condizione penalizzante.
A tu per tu con Dio
"Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico". Queste parole di Esodo rappresentano un vertice che trasforma profondamente e in modo nuovo il rapporto fra uomo e Dio, riportandolo nella sua originalità: una amicizia che corrisponde da un lato all'amore del creatore e dall'altro alla possibilità di corrispondervi. Questa manifestazione e relazione fa specchio al modo in cui Dio, in Gesù vive umanamente insieme ai dodici. La semplice ordinarietà della vita garantisce una intimità amicale per cui i discepoli possono rivolgersi a Dio faccia a faccia, in Gesù, come a un amico e chiedergli semplicemente: "Spiegaci la parabola della zizzania nel campo".
Nelle parole di Gesù la parabola prende una consistenza oggettiva, responsabilizza i discepoli rispetto al loro ruolo circa il "regno dei cieli": il buon seme sono i figli del Regno. Un discepolo, quindi, in forza della Parola ascoltata e accolta, viene generato in figlio del Regno; e producendo il frutto necessario concorre a quella mietitura dell'ultimo giorno, per la quale tutto ritrova ordine nelle mani del creatore. In questo modo, i "figli del maligno e la zizzania" ... ogni sorta di scandalo e di iniquità, cesserà di essere una condizione penalizzante.
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