venerdì 7 settembre 2018

1 Corinzi 4,1-5 e Luca 5,33-39
Il gusto del nuovo ...

Il gusto del nuovo ha il sapore gradevole del vecchio ... L'immagine del Vangelo di Luca ben si adatta a comprendere lo stile della Chiese, continuamente in rinnovamento e in riforma. Rispetto a tutte le istituzioni umane, che passano, e sono passate, la Chiesa ha sempre mostrato uno spirito di riforma che le permette di essere nel mondo segno efficace della salvezza. Solo chi non conosce ma chiesa e chi la vede come espressione di tradizionalismo e come fenomeno archeologico, non coglie il processo continuo attraverso il quale lo Spirito Santo promuove nella Chiesa la ricerca dello Sposo; lo stare con lo Sposo (Cristo) rinnova la Chiesa nel profondo e nelle generazioni. Per questo la Chiesa, fedele al proprio ministero, non procede mai per "toppe nuove" su realtà vecchie, ma nella gradevolezza della tradizione vissuta, progetta e persegue la novità di Cristo che è nel Vangelo.
Difficilmente chi è Fariseo o Scriba riesce a intuire tutto questo ...

giovedì 6 settembre 2018

1 Corinzi 3,18-23 e Luca 5,1-11
Voi siete di Cristo e Cristo è di Dio!

La forza di queste parole risiede nella loro chiarezza. Nulla nella Chiesa, nelle comunità cristiane, giustifica le contrapposizioni, gli interessi personali, gli intrighi finalizzati ... proprio nulla, perché tutto questo non appartiene a Cristo. Ma noi, noi che nel battesimo siamo stati uniti a lui, nella sua stessa vita, noi gli apparteniamo, siamo sua parte!
Essere di Cristo significa, entrare a suo servizio, disporsi in una docilità fatta anche di silenzio e preghiera: papa Francesco ci insegna oggi con il suo stile di vita, come questo essere parte (a servizio) di Cristo abbia sempre un costo, a volte anche generi sofferenza, ma sempre, mette in luce la volontà di Dio e la verità che si deve perseguire.
Seguire Gesù, ... e come farlo?
Nel silenzio di chi con Cristo getta le reti e con fatica raccoglie i pesci pescati! Docilmente si obbedisce alla parola che, chi è chiamato alla sequela, riconosce come verità: "d'ora in poi sarai pescatore di uomini" E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
È tempo per molti di lasciare ... sè stessi ... e seguire ... per essere di Cristo!

mercoledì 5 settembre 2018

1 Corinzi 3,1-9 e Luca 4,38-44
Poppanti ... Sempre ...

Con uno sguardo disincantato alle nostre comunità, nonostante gli sforzi di "evangelizzazione", non mancano i poppanti; l'unico problema è che non si tratta di bambini ma di adulti.
Ho parlato a voi - dice Paolo, come a uomini carnali - a neonati in Cristo! Ma questa condizione sembra prevalere anche nella vita adulta. Leggevo una riflessione circa la trasmissione della fede, essa dice che c'è una significativa difficoltà nel passare la fede vissuta ai propri figli, specialmente quando essa è convinta e praticata. Al contrario, ateismo o religiosità soft si trasmettono più facilmente. Più della metà delle famiglie italiane i cui genitori sono non credenti, infatti, hanno figli non credenti. E più della metà delle famiglie caratterizzate da un cattolicesimo di tradizione e poco di "esperienza di fede" hanno figli che si riconoscono in quella stessa matrice religiosa.
Sullo sfondo di questa realtà "carnale", neonata in Cristo, l'attenzione va proprio ricollocata nello stile di vita personale e delle nostre comunità, gruppi e associazioni. Esse, secondo le parole dell'Apostolo, devono essere veri cantieri di edificazione della fede (edificio di Dio); campo di lavoro per mettersi a servizio del regno dei Cieli e non di semplice "propaganda fide"; luoghi in cui i neonati in cristo possano crescere ed esprimere la maturità spirituale che gli è propria, e non delle affinità spirituali o affiliazioni affettive.

martedì 4 settembre 2018

1 Corinzi 2,10-16 e Luca 4,31-37
Noi abbiamo il pensiero di Cristo!

La mente di Gesù, il suo pensiero ... è il suo modo di guardare il mondo, di comprenderlo, di interagire con esso, attraverso l'opera dello spirito del Padre che è in Lui.
Il "Santo di Dio" come ci suggerisce il Vangelo, dice di Gesù la sua intima relazione con la Vita di Dio: Santità è bellezza, è mitezza, è purezza di cuore, è tenerezza, è libertà ... La Santità (tradotta nelle beatitudini) corrisponde al desiderio umano di bontà, tutto ciò che è buono in senso di valore, e quindi ciò che è bene è il pensiero di Cristo.
Chi possiede il pensiero di Cristo? San Paolo lo dice della comunità di Corinto; lo dice dei cristiani che in forza della fede e della conversione progressiva della vita continuamente si appellano allo Spirito di Dio, che permette a ciascuno di distaccarsi dallo spirito del mondo, che non può comprendere la mente di Dio, il Suo pensiero. Non deve stupirci allora se il pensiero cristiano, spesso, quando è espressione vera del Vangelo, nell'esprime il pensiero di Cristo trova resistenza da parte dello spirito del mondo. Questo non giustifica uno scontro, ma chiede di riconoscere una diversità è una grazia che comunque non è impossibile.

lunedì 3 settembre 2018

1 Corinzi 2,1-5 e Luca 4,16-30
Fondati sulla potenza di Dio

Di quale potenza parliamo? L'incontro tra Dio e ciascuno di non avviene per necessità di conoscenza, o per soddisfare un bisogno psicologico religioso, e neppure per semplice convenzione o educazione sociale. In tutte queste modalità ci si appropria ad uso e consumo di una proposta, di un prodotto che adattiamo alle nostre esigenze. L'incontro tra Dio e cuscino di noi avviene nella mediazione esclusiva di Gesù. Avviene nella sua persona; questa persona è la potenza di Dio, cioè la possibilità per Dio di toccare la nostra umanità in modo umano, di coinvolgersi con noi attraverso i nostri sensi e sentimenti, di legarsi a noi in un vincolo di fedeltà che si chiama amore e del quale noi siamo i più competenti in materia, dopo Dio stesso.
La potenza di Dio è possibilità di diventare parte della nostra esistenza e di trasformarla in esistenza eterna, progressivamente, attraverso la fede in Gesù.
La potenza di Dio è il suo sguardo attraverso gli occhi di Gesù; sono le sue Parole attraverso le parole del Signore; sono i suoi gesti di guarigione e di tenerezza attraverso le mani stesse di Cristo. La potenza di Dio è in realtà la persona di Gesù, e in ultima analisi anche quel Gesù in croce, potenza di Dio, stoltezza degli uomini.

domenica 2 settembre 2018

Deuteronomio 4,1-8 / Salmo 14 / Giacomo 1,17-27 / Marco 7,1-23
Questione di cuore

Cosa è al giorno d'oggi l'impurità?
Per scribi e farisei, l'impurità era una condizione che si contraeva, quasi come fosse una malattia, una condizione spesso tradotta come stato di immoralità e di conseguenza come disubbidienza ai precetti della legge di Dio, per cui se commetti adulterio sei impuro; se rubi, se sei disonesto, sei impuro ... Tutto corrispondeva al "mi sento sporco".
In realtà il concetto di impurità/purità non ha necessariamente una connotazione fisica o sensitiva; per Gesù, come anche per tutti gli ebrei, la purezza non è moralismo, ma è santità, essere santi come Dio è Santo; e la Santità corrisponde a vivere la vita di Dio in noi.
Quindi, forse non è così strano che Gesù di fronte alle provocazioni su ciò che è puro e impuro tuoni con forza sulla sacralità del cuore e della vita di Dio in noi, esperienza che si manifesta nella fede. È infatti dal cuore che si manifesta il desiderio dell'uomo, un desiderio di amore e verità oppure di menzogna o morte.
Noi non siamo indenni da questa condizione, il nostro cuore è il terreno di battaglia delle nostre contraddizioni e della nostra purità/impurità, cioè della nostra Santità di vita secondo Dio o della nostra disumanità fatta di orgoglio, invidia, idolatria, maldicenza, infedeltà ...
Come discepoli di Gesù non possiamo trascurare di prenderci cura del nostro cuore.
Sam Massimiliano Kolbe diceva che : " ... La vita attiva è la conseguenza della vita interiore e non ha valore se non viene da essa. Vorremmo fare tutto il meglio possibile, con perfezione. Ma se non è collegato alla vita interiore, non serve a nulla. Tutto il valore della nostra vita e della nostra attività dipende dalla vita interiore, la vita dell’amore di Dio ...". La vita interiore è la realtà del nostro cuore.
La cosa assurda è che scribi e farisei pensavano di prendersi cura del loro cuore attraverso tutta quella serie di precetti umani che hanno reso il cuore disumano, trasformando la loro fede nel Dio dei Padri in "imparaticci pesanti da portare e inutili". Tutta una serie di precetti di uomini che hanno svuotato il cuore della vera fede e lo hanno riempito di religiosità e di superstizione: una questione di lavaggi di stoviglie e di mani.
La provocazione di Gesù ai discepoli è evidente: "Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro".
Guardiamo ora a cosa conduce l'incuria del cuore ...
Non è forse mancanza di cura del cuore la condizione di immoralità che si è consumata come dramma della pedofilia; come insabbiamento della verità e responsabilità; come calunnia e intrigo di palazzo, per screditare persino il successore di Pietro, il vicario di Cristo in terra, il servo dei servi di Dio, il Santo Padre il Papa?
Ho usato tutti i titoli proprio perché nel nostro cuore dobbiamo mettere tutto ciò che corrisponde alla persona del Papa per amarlo e sostenerlo. Perché oggi e sempre, Lui rappresenta l'unità e la comunione, rappresenta la fedeltà e la tradizione, rappresenta l'amore di Cristo per la Chiesa e la passione di Dio per l'umanità. 
È diabolico, in questo nostro contesto storico, tessere intrighi per screditare e decapitare la Chiesa nella persona che lo Spirito Santo ha posto alla sua guida.
Educate il cuore significa mettere ancora e di nuovo le verità scomode del Vangelo al centro della nostra conversione personale.
Ecco che allora che è scomodo parlare di uomo e donna, è scomodo parlare di famiglia ed è scomodo parlare di educazione alla sessualità e affettività ...
È scomodo perché il nostro è il tempo della contro cultura cristiana - perché di questo si tratta -, non siamo di fronte a un nuovo mondo di valori a una nuova civiltà (almeno l'Illuminismo e la rivoluzione francese promuovevano valori umani universali); oggi siamo solo di fronte alla cultura del disvalore, dell'egoismo e dell'indifferenza; oggi è di moda la cultura che promuove l'insignificanza cristiana; ebbene oggi è scomodo e faticoso sostenere la santità della famiglia, dell'amore di un uomo e di una donna come sacrario della vita; è scomodo parlare di maturità affettiva e responsabilità sessuale, di fronte alla più facile uniformità sessuale e uso e consumo del sesso in tutti i suoi aspetti legati alle possibili relazioni umane.
Ed è ancora più scomodo parlare di accoglienza; per questo dobbiamo distinguere tra uomo e uomo, tra profugo è rifugiato, tra richiedente asilo e clandestino ... Ma questo è solo un modo politico per salvare la faccia di fronte alla frattura che si è generata nel nostro mondo tra paesi poveri e paesi ricchi, tra paesi del vecchio continente - schiavisti e colonialisti - e paesi sfruttati e umiliati per millenni. Certamente come cristiani non possiamo in coscienza tollerare che in nome di Cristo si affermino delle ingiustizie e delle discriminazioni tra figli di Dio, tutti siamo figli fidi Adamo ... Anche se uno è italiano, o europeo e uno è nigeriano o africano ...
"Maria donna dei nostri giorni, che hai sperimentato le tribolazioni dei poveri, aiutaci a mettere a loro disposizione la nostra vita, con i gesti discreti del silenzio e non con gli spot pubblicitari del protagonismo. rendici consapevoli che, sotto le mentite spoglie degli affaticati e degli oppressi, si nasconde il Re. Apri il nostro cuore alle sofferenze dei fratelli. E perché possiamo essere pronti a intuirne le necessità, donaci occhi gonfi di tenerezza e di speranza. Gli stessi occhi che avesti tu, quel giorno. A Cana di Galilea." (Mons. Tonino Bello)

sabato 1 settembre 2018

1 Corinzi 1,26-31 e Matteo 25,14-30
Uno o più talenti di amore!

La logica della parabola è ferrea, infatti tutto si svolge per sottolineare il personale e responsabile coinvolgimento nel realizzare la gioia del proprio Signore. Ma questa è una immagine che declinata nella vita di ciascuno opera quel contatto con il mistero di Dio che prima di tutto chiama a conversione. La nostra relazione con il Padre parte proprio dalla presa di coscienza di essere dono, essere 5, 2 o 1 talento non conta, ciò che è importante e sentirsi dono.
Perché è importante passare dall'essere dono al prendersene cura? Perché nel prendermi cura del dono, divento parte della gioia e mi incammino verso il mio fine: la gioia del mio Signore!
Nella logica economica, il profitto motiva il curare i talenti ricevuti: una logica del profitto che riconosce un valore e il perseguirne il suo incremento. Di fronte all'esperienza del dono - che è tutto ciò che è del Padre (il suo amore) - la nostra umanità se illuminata dalla fede, corrisponde all'amore amando a sua volta. Riconoscere il dono ricevuto, è prima di tutto riconoscere di essere amati, di essere unici e speciali per Dio Padre. Incrementare l'amore ricevuto corrispondendovi è già partecipare alla gioia del Signore. La sfida della nostra vita quotidiana è legata alla cura di un amore donato che che spesso tratteniamo e non corrispondiamo. La nostra umanità ferita e umiliata, si dimostra spesso come il luogo in cui sotterrare il dono di amore ricevuto. Questo non ci fa bene!