lunedì 7 marzo 2022

Quando riusciamo a dire: "Padre nostro ..."

Isaia 55,10-11 e Matteo 6,7-15


La preghiera è conseguenza dell'ascolto. Ascolto del proprio cuore, cioè dell'intimo di noi stessi, e ascolto della Parola di Dio. La preghiera cristiana - ci ricorda Gesù -, non è un fiume di parole per chiedere e ottenere ciò che speriamo o desideriamo.
La preghiera di cui Gesù ci ha reso partecipi, è come la sua, come lui pregava. Scendendo nell'intimità di sé stesso, egli rivedeva i volti e ripercorreva gli incontri avuti con le tante persone; raccoglieva le lacrime e le sofferenze di chi malato si rivolgeva a lui; riascoltava le sue stesse parole di consolazione e di amorevole tenerezza. Nell'intimità del cuore Gesù ritrovava il Padre.
La preghiera non è un chiedere, ma una evidenza! La preghiera esprime l'evidenza della nostra umanità, e nello stesso tempo della nostra fede. La fede in Dio si esprime come preghiera, come modo di coinvolgere la vita quotidiana nella relazione che abbiamo con Dio.
Ecco allora che la preghiera ci porta dialogare in noi stessi con il Padre e a riconoscerlo, prima di tutto come: "Padre nostro ...". Ma che cosa c'è a fondamento di questa relazione con Dio?
C'è una esperienza di amore, c'è il sentirsi e percepirsi amati da Dio e insieme desiderosi e bisognosi di poter amare. Non si ama per istinto, si ama per necessità e la preghiera esprime ed incarna questa necessità.

domenica 6 marzo 2022

Tentazione

Dt 26,4-10; Sal 90; Rm 10,8-13; Lc 4,1-13


Iniziamo il percorso quaresimale con lo sguardo sulla tentazione. Parlare di tentazioni significa riconoscere quel mistero di iniquità che accompagna da sempre la nostra libertà, la nostra umana possibilità di scegliere e vivere il bene e l'amore, oppure il male e l'odio, con tutto ciò che ne deriva.
1) La tentazione e Gesù.
Gesù per quaranta giorni nel deserto, è in lotta col demonio, cioè con lo spirito del male. Gesù lo combatte insieme allo Spirito che è con lui, quello Spirito che lo riempie e lo conduce. Trascorso quel tempo di quaranta giorni, Gesù subisce quella triplice tentazione che esprime in senso pieno la contrapposizione tra bene e male, la lotta continua tra l'opera e l'agire di Dio, cioè il bene, e l'opera di sabotaggio, cioè il male, del maligno di Satana.
A Gesù, Satana chiede di poter entrare nella sua vita per riempire, per sostituire e colmare la sua relazione di amore con Dio Padre: ed ecco il pane, il potere e la fiducia, sono per Satana l’occasione di auto proporre se stesso in modo avvincente e convincente ... Ma per Gesù non è sufficiente questa abile strategia di vendita, quei tre "prodotti" per quanto alettanti, per Gesù non soddisfano la sua esigenza più vera, il suo essere figlio di Dio, il suo essere vero uomo, la sua vita con noi, il suo destino di eternità.
2) La tentazione e noi.
Le tentazioni ci accompagnano ogni giorno nei nostri deserti della vita, dove il nostro limite o le nostre debolezze prevalgono sulle nostre virtù. Il deserto della noia, il deserto della solitudine, il deserto dell'indifferenza, il deserto dell'amarezza, il deserto dell'amor proprio, il deserto della durezza di cuore, il deserto della nostra rabbia ...
Quel deserto che nella notte, con gli ultimi pensieri della giornata, ci assale e contorce le miste viscere ..., e lo percepiamo in quel vuoto nello stomaco, che poi in realtà è un vuoto nell’anima. La tentazione mette in evidenza la nostra fragilità e la nostra debolezza, e si esprime con quell’inquietudine, quel vuoto che, nel fare capolino nella vita, sembra mostre di averla vinta.
Satana anche a noi, come a Gesù si propone come alternativo, nascondendoci il suo essere menzogna, falsità ed ipocrisia. Ma l'ambizione estrema di Satana, l'ambizione del male è quella di rendere vuoto e insignificante la sacralità del nostro cuore, della nostra vita, al punto di riempire il nostro senso religioso con la sua idolatria e spegnendo in noi l'amore che è fondamento della nostra fede. 
3) La tentazione e la realtà.
Oggi di fronte alla realtà che viviamo siamo posti davanti alla fatica di scegliere tra umano e disumano, tra più vita e meno vita. Le tentazioni e le scelte di Gesù nel deserto ridisegnano il mondo delle relazioni umane: il rapporto con me stesso e con le cose, con Dio e con gli altri, ma è proprio in questo dialogo con la realtà che subiamo la tentazione del disinteresse, dell'egoismo del pensare e chiuderci in noi stessi.
La tentazione più subdola è pensare che la guerra sia una via possibile di soluzione. Pensare anche solo che potrò avere pace, attraverso una diplomazia arida e condita con interessi economici e qualche crisi di borsa. 
La tentazione è fare affidamento solo nei nostri mezzi per la soluzione di questo conflitto, di questa crisi. Occorre alzare lo sguardo dell'uomo al cuore della verità assoluta, altrimenti ogni uomo precipita nell'abisso della meschinità, cioè nella tentazione di Satana al male.
Preghiera, digiuno, e carità sono gli stringenti più esigenti ma anche i più sicuri per ricondurre il cuore alla verità di noi stessi.
La tentazione vince quando mi accontento della proposta di Satana, quando mi lascio affascinare da ciò che il male mi offre come alternativa alle conseguenze del bene; ma  sono sempre scelte al ribasso!
Non è forse per questo che il Papa in queste settimane di quaresima ci dice quando ci invita a non stancarci nel fare il bene?
Di fronte alle tentazioni, occorre avere chiaro alcune priorità, cristiane e umane,  altrimenti si è vinti, travolti dalle strategie del maligno.
Quindi, quando entriamo nel deserto della vita quotidiana, non possiamo credere o pensare di poter fare senza il pane di Dio, senza la sua Parola, senza la preghiera, senza la carità operosa.
A dispetto delle tentazioni a cui possiamo per tanti motivi cedere, cerchiamo di non smettere di coltivare la speranza, perché è dalla speranza che genera la forza cristiana di vincere il male con il bene.
Come per Gesù, anche per noi, Dio Padre abita la speranza, e non ci abbandona, sussurrando al nostro cuore che lui è il solo amore che ci attende per esserlo per sempre.

sabato 5 marzo 2022

Esperienze al limite

Isaia 58,9-14 e Luca 5,27-32


Il testo di Isaia illumina senza veli, quella ipocrisia che spesso accompagna il nostro vivere ed agire cristiano e non solo. Con infinita tristezza, e con imbarazzo, guardiamo come l’invidia, la mormorazione, l’attaccamento alla giustizia meschina ci rende ciechi di fronte alle possibilità di riscatto e cambiamento. Isaia chiede fiducia alla proposta-presenza di Dio, collegando tutto alla fedeltà alle promesse fatte ai padri; quelle promesse non sono mai state cancellate.
La forza di quelle promesse risuona nelle parole e negli atteggiamenti di Gesù, che il Vangelo riassume nella frase conosciuta: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano". La fedeltà alle promesse diviene un appello al recupero di ogni possibilità di bene e di vero. La mostra umanità è lo spazio da recuperare. Ed ecco che, quando ci sediamo sulla nostra vita e ci ripieghiamo su noi stessi, quando non sembra esserci nulla di diverso per noi se non il pregiudizio degli altri, ecco che Gesù ci chiama, e se vede in noi un piccolissimo segno di desiderio di accoglierlo, egli ci sceglie; se non lo vede, egli spera di poterlo trovare, prima o poi. Questo è lo stile di Gesù e rappresenta il punto centrale di tutto il suo annuncio. Il pubblicano Matteo, non è una eccezione, ma è la norma.

venerdì 4 marzo 2022

Il digiuno che voglio

Isaia 58,1-9 e Matteo 9,14-15


Nel messaggio di Papa Francesco per la quaresima 2022 egli dice: "Non stanchiamoci di estirpare il male dalla nostra vita. Il digiuno corporale a cui ci chiama la Quaresima fortifichi il nostro spirito per il combattimento contro il peccato".
In un contesto culturale e sociale come il nostro, in cui si è smarrito il senso del peccato, il digiuno non può più essere semplicemente una mera pratica penitenziale. Ecco che per noi digiunare deve significare: svuotarsi per fare spazio a Dio, al suo amore che ci rinnova e ci risana.
Proprio in questo giorno (venerdì di quaresima), nel Vangelo ma anche la prima lettura di Isaia, siamo messi in guardia dal confinare la nostra fede a pratiche pie ed abitudinarie. Il nostro digiuno è un tempo di discernimento, di riflessione per ritrovare la via maestra di relazioni autentiche e vere tra di noi e con il Padre. La meta dunque non è la mortificazione ma il ritrovare se stessi, il ridestarci da una vita morta a causa del peccato a una vita risorta, scoprirci nell'abbraccio tenero e amorevole di Dio.

giovedì 3 marzo 2022

Seguire con la vita

Deuteronomio 30,15-20 e Luca 9,22-25

Il percorso della Quaresima che abbiamo appena iniziato è fatto di scoperta, di verità di se stessi e di umiltà. Il confronto con Gesù sarà per questo determinante per rinnovare i nostri pensieri; l'ascolto della sua Parola ci attrarrà in una sequela intelligente e piena di amore per lui. Legare la nostra vita a Lui, significherà porla fra le sue mani, affinché egli ne faccia un dono maturo di salvezza per tutti i fratelli. Il nostro itinerario avrà quindi due luci di riferimento: la sequela e la vita. Ecco perché oggi riecheggia importante la domanda: Che cosa sei disposto ad accettare e testimoniare per seguire Gesù?

"Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua". Cioè Gesù è davanti ai tuoi occhi o dietro le tue spalle? E l'altra domanda riguarda la vita: La tua vita è per te stesso o ha il sapore del dono e dell'amore?

"Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà." Amare e donare ci permettono di non fare della nostra vita una esperienza di egoismo.

mercoledì 2 marzo 2022

Un tempo per seminare il bene

Gl 2,12-18; Sal 50; 2 Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18


Se siamo qui stasera non è per celebrare una Messa penitenziale, ma per iniziare con una Messa un tempo di penitenza, un vero tempo di conversione e di carità, cioè di amore concreto e avvincente. Perché chi ama compie ciò che di più bello l'umano possa compiere.
Questo giorno, quindi particolare per la liturgia della cenere, vuole risvegliare in tutta la Chiesa l'urgenza di fare penitenza, cioè non una lista più o meno lunga di peccati commessi di cui chiedere perdono, ma prima di tutto ci invita a vivere l’intimità con Dio secondo un autentico sentimento d’amore.
Le parole di Gesù ci invitano ad una reale intimità con Dio, ad una più autentica relazione con Lui. Ogni digiuno, sacrificio o preghiera, hanno senso solo se ci aiutano ad approfondire il dialogo quotidiano, semplice, con Lui, il Signore.
Cerchiamo di vedere questo tempo come veri figli, per cui attenti a quella mortificazione di noi stessi, che risulta fine a sé stessa, fatta più per toglierci il senso di colpa causato dal nostro rimorso di coscienza o, peggio, fatte per attrarre il consenso degli altri, ma che allontanano Dio da noi, perché fa spazio a quella ipocrisia che è ostentazione di religiosità perché Dio non abita il nostro senso di colpa e neppure i rimorsi. La misericordia di Dio, la sua vicinanza, non si mette in cattedra a giudicarci; ma si mescola con la nostra povertà e la nostra miseria, ed è da questo incontro che sperimentiamo la giustizia di Dio, che realizziamo nel non stancarci di fare il bene! Il messaggio di papa Francesco per la quaresima di questo anno è proprio su questa urgenza.
Dice: Di fronte all’amara delusione per tanti sogni infranti, di fronte alla preoccupazione per le sfide che incombono, di fronte allo scoraggiamento per la povertà dei nostri mezzi, la tentazione è quella di chiudersi nel proprio egoismo individualistico e rifugiarsi nell’indifferenza alle sofferenze altrui. (...) La Quaresima ci chiama a riporre la nostra fede e la nostra speranza nel Signore, perché solo con lo sguardo fisso su Gesù Cristo risorto, possiamo accogliere l’esortazione dell’Apostolo: «Non stanchiamoci di fare il bene». Non perdiamo il coraggio di fare il bene.
Non stanchiamoci di pregare. Gesù ha insegnato che è necessario «pregare sempre, senza stancarsi mai». Oggi più di ieri abbiamo bisogno di pregare perché abbiamo bisogno di Dio. Prima di tutto per chiedere la pace tra gli uomini.
Se la pandemia ci ha fatto toccare con mano la nostra fragilità personale e sociale, la guerra che è così incombente ci fa inginocchiare di fronte alla nostra incapacità di custodire la pace e l'amore. La fede che non ci esime dalle tribolazioni della vita, ma ci permette di attraversarle uniti a Dio in Cristo.
Non stanchiamoci di estirpare il male dalla nostra vita con il digiuno corporale, fortifichi il nostro spirito per il combattimento contro il peccato. Non stanchiamoci di chiedere perdononel sacramento della Penitenza e della Riconciliazione, sapendo che Dio mai si stanca di perdonare. Non stanchiamoci di combattere contro la concupiscenza, quella fragilità che spinge all’egoismo e ad ogni male, trovando nel corso dei secoli diverse vie attraverso le quali far precipitare l’uomo nel peccato.
Non stanchiamoci di fare il bene nella carità operosa verso il prossimo. Durante questa Quaresima, pratichiamo l’elemosina donando con gioia. (...). Mettiamo in pratica l’appello a operare il bene verso tutti, prendendoci il tempo per amare i più piccoli e indifesi, gli abbandonati e disprezzati, chi è discriminato ed emarginato.
La Quaresima ci ricorda ogni anno che «il bene, come anche l’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre; vanno conquistati ogni giorno». In questo tempo di conversione, trovando sostegno nella grazia di Dio e nella comunione della Chiesa, non stanchiamoci di seminare il bene. Il digiuno prepari il terreno, la preghiera irriga, e la carità lo feconda.

martedì 1 marzo 2022

È possibile lasciare tutto?

1 Pietro 1,10–16 e Marco 10,28-31


Che cosa intendeva Pietro con quel "lasciare tutto"? Siamo sinceri, quel tutto ci inquieta e ci spaventa! È possibile che seguire ..., stare con Gesù significhi lasciare veramente tutto? Ma cosa è questo tutto?
Gesù non si paragona a tutte le nostre "cose" ..., ai nostri affetti, agli attaccamenti e a qualsiasi "ricchezza" di cui abbiamo bisogno ...
Gesù prima di tutto chiede con discrezione alla nostra libertà di essere scelto in riferimento alle scelte della vita.
Gesù ci rassicura e ci ripete di essere Lui il cento volte, in "casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi ecc..." È lui il centuplo nella vita, è lui che chiede di essere accolto per poter dare frutto di vera felicità e pienezza di vita. A Dio è possibile, ciò che a noi non lo è, cioè essere la nostra piena felicità, cioè dare senso eterno al nostro esistere ... Ecco perché seguirlo significa sceglierlo!
Ogni altro discorso è ciò che in quel momento vive Pietro, cioè il limite degli attaccamenti, il contare cosa occorre limitare e lasciare umanamente per fare posto a qualcos'altro ... Ma Gesù non è qualcos'altro ...
Questo passo del Vangelo va compreso in ordine a questo duplice sguardo: quello di Pietro che è sul piano della concretezza e delle cose che compensano; quello di Gesù che si pone su quello della scelta di vita, della pienezza dell'esistenza ..., della libertà che apre alla gioia.