Genesi 17,3-9 e Giovanni 8,51-59
giovedì 7 aprile 2022
Gesù e il Padre
mercoledì 6 aprile 2022
Rimanete fedeli alla mia parola
Parole estremamente taglienti, che puntano il dito su un dato inequivocabile: "cercate di uccidermi". Dopo l'esperienza iniziale della Galilea, dove Gesù ha riscontrato la popolarità, a breve nel confronto con l'autorità religiosa, Gesù patisce il dolore immenso del rifiuto e dell’indifferenza di chi non vuole accettarlo come Figlio del Padre, mentre il suo solo desiderio era di donarci suo Padre e quindi la vita e l’amore eterni.
Tutto il dialogo di oggi, anche se in una chiave che evidenzia un difficile rapporto tra la comunità dei discepoli di Giovanni e l'ortodossia della comunità giudaica - sviluppatosi anche nei decenni successivi -, pone in evidenza come la fedeltà alla Parola determina la differenza nel discernere la verità circa l'identità e la missione di Gesù.
Rimanere fedeli alla sua parola; rimanere nella relazione figliale che Gesù ci assicura, garantisce la nostra libertà. Rimanere in Cristo significa garantire il rapporto privilegiato con la sua parola: affidarsi ad essa con amore fiducioso ed aperto. Così come ha fatto Abramo che tutto ha lasciato fidandosi della promessa del Padre. È in questo abbandono, ovvero in questo rimanere, che risiede la vera fede.
martedì 5 aprile 2022
Un amore crocifisso
Numeri 21,4-9 e Giovanni 8,21-30
Nella croce che innalza il suo Figlio, il Padre sarà accanto alla nostra umanità ferita e piegata dalla morte. La croce ci fa conoscere una immagine rivoluzionaria di Dio, quella del Dio che dona sé stesso, offre sé stesso, sacrifica sé stesso per amore; perché ci ama.
Nessuna religione ha mai immaginato un Dio come lo vediamo sul patibolo della croce.
Un Dio, in Gesù Cristo, che si costringe ad amarci, senza nessuna certezza di essere corrisposto nel suo amore; non si può amare per forza. Perché l’amore è libertà. Ma l'amore è anche il superamento e ciò che può sanare, riempendo, ogni baratro umano di solitudine e paura, lì dove si annida il rifiuto di amare e dove si fa solo esperienza del vuoto attorno a sé.
lunedì 4 aprile 2022
Cosa illumina la luce
Siamo ancora nel Tempio (dopo il brano di ieri) nel contesto della festa delle Capanne, c'è gente, cè fermento. Dopo quanto accaduto con la donna adultera c'è anche un certo disorientamento in alcuni, in altri turbamento ... ma in molti, forse, anche una grande gioia, quella che si ha quando una luce nuova illumina la vita e ne svela il senso.
Giovanni non esita nel riportarci come Gesù in questo momento apre alla sua autocomprensione: "io sono la luce del mondo, chi segue me non cammina belle tenebre, ma avrà la luce della vita". Certamente non è un concetto semplice. Ma proviamo ad immaginare una vita senza luce; immaginiamoci di essere in un bosco di notte senza torcia e proviamo a muoverci ... ecco ora capiamo cosa vuol dire la luce.
Ecco questa è la luce esteriore che permette all’uomo di orientarsi, di non perdersi, di sapere dov’è, da dove viene, dove va, di avere relazioni con le cose e le persone: è importante la luce, perché senza luce vivere diventa in un certo senso complicato. Ma nelle parole di Gesù, egli si spinge più oltre, egli vuole dirci di sé che è lui la luce interiore. La luce, che più di tutte, da il senso e che serve alla vita; una vita senza senso, è una vita persa, angosciata, vuota, oscura, e tutti conosciamo anche questo buio interiore.
domenica 3 aprile 2022
Rinnegare la misericordia?
Is 43,16-21; Sal 125; Fil 3,8-14; Gv 8,1-11
«Il clericalismo è una vera perversione nella Chiesa. Il pastore ha la capacità di andare davanti al gregge per indicare la via, stare in mezzo al gregge per vedere cosa succede al suo interno, e anche stare dietro al gregge per assicurarsi che nessuno sia lasciato indietro. Il clericalismo invece pretende che il pastore stia sempre davanti, stabilisce una rotta, e punisce con la scomunica chi si allontana dal gregge. Insomma: è proprio l’opposto di quello che ha fatto Gesù. Il clericalismo condanna, separa, frusta, disprezza il popolo di Dio».
«Il clericalismo dimentica che Dio si è manifestato come dono e si è fatto dono per noi»: un dono da condividere «come dono e non come possesso nostro». Il dono divino, che «è ricchezza, apertura e benedizione», non può essere chiuso e ingabbiato in una dottrina o in tante leggi: non può neppure essere ridotto alla stregua di una «ideologia moralistica» talmente «piena di precetti» e di casistiche da risultare talvolta ridicola».
Quando invece accade che scribi e farisei (i pastori) si impossessano del rito, del culto, del senso religioso e anche della manifestazione di Dio; ecco che subito incorrono nel clericalismo, e mettono l'uomo contro Dio.
Ma anche noi cristiani e discepoli di Gesù non siamo immuni da questa malattia. Ecco allora che questa pagina di vangelo diventa ben più di un racconto spicciolo sulla misericordia.
Siamo di fronte a un dramma umano, una scena sconvolgente densa di emozioni estreme e provocanti, e poi al momento critico tutti se ne vanno, lasciano cadere dalle loro mani quella pietra pronta a scaricare in un solo colpo di rabbia tutto lo zelo per la Legge ... per ciò che crediamo ci richieda la legge di Dio.
Ma perché si è arrivati a tutto questo?
Forse per distogliere il vero significato dell'adulterio come infedeltà e tradimento dell'amore che Dio ci offre e ci chiede di corrispondere. In Deuteronomio al capitolo sesto, ogni pio israelita confessa che Dio occorre amarlo con tutto il cuore, la mente e la forza ecc...
Quanta infedeltà rispetto all'amare Dio? Quanto Israele è adultero ... è un popolo dalla testa dura ... Quanto ciascuno di noi è adultero nell'amare?
Ecco che dai più anziani, tutti se ne vanno e lasciano cadere le pietre della loro ipocrita giustizia, dalle loro mani. È il recupero della saggezza, della verità ... dell'essere misericordia.
Questa immagine ci riporta, oggi, immediatamente, a quanto arriva come notizia delle donne afgane, o di altre parti del mondo in cui sono sottoposte a maltrattamenti disumani. Di fronte a questo, quali sono i sentimenti e gli atteggiamenti di Gesù che siamo chiamati a recuperare e a fare nostri?
Quello che Gesù ci fa toccare è come viene bistrattato l'amore di Dio, e come a tanto amore corrispondono spesso, ferite e dolore. Si arriva appunto ad odiare una donna fino a trascinarla seminuda, lacera e piena di vergogna di fronte a Gesù. Ma é su tutte queste storie che si posa uno sguardo d’amore. Lo sguardo di Gesù, uno sguardo che supera la legge di Mosè, per applicare la legge dell’amore e del perdono, proprio dove tutti hanno riconosciuto il "flagrante adulterio".
Ecco che Gesù ci chiede di rivedere i nostri comportamenti, perché ogni uomo e ogni donna hanno diritto di essere amati prima di essere presi a sassate: “Misericordia voglio, non sacrifici”.
sabato 2 aprile 2022
E noi cone ti conosciamo?
Geremia 11,18-20 e Giovanni 7,40-53
venerdì 1 aprile 2022
Relazioni complicate anche con Gesù?
Sapienza 2,1.13-22 e Giovanni 7,1-2.10.25-30