sabato 7 gennaio 2023

Luce, tenebra e profezia ...

1 Giovanni 3,22-4,6 e Matteo 4,12-17.23-25

Cosa dice la profezia di Isaia? Che cosa è la profezia?
È una profezia che descrive l'irrompere della luce: "Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta".
Le tenebre che tengono nell'oscurità cioè nella assenza di prospettiva e di amore, vengono infrante dal sorgere della luce che è frutto dell'amore misericordiosi di Yhwh per il suo popolo Israele. Un amore concreto che si rende visibile in Gesù stesso. La luce è Gesù persona, la luce è Gesú parola, la luce è Gesù amorevolezza ... questa luce spezza la tenebre del nostro cuore, del nostro vivere. La profezia custidice la traccia della luce, e anticipa il desiderio del generersi della luce. La profezia è come una dolce tenerezza, un desiderio che un intero popolo non ha mai dimenticato.


venerdì 6 gennaio 2023

Magi per il nostro tempo

Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3.5-6; Mt 2,1-12

Sembra proprio una favola di mille e una notte quella dei “misteriosi” personaggi - i re magi - che il 6 gennaio portano i doni a Gesù Bambino, la cui carta di identità, fornita dal vangelo di Matteo, è stata arricchita nel corso dei secoli da una lunga, fantasiosa e multiforme tradizione.
Per tagliare corto ... riporto la catechesi di papa Francesco del 2016 : “I Magi rappresentano gli uomini di ogni parte della terra che vengono accolti nella casa di Dio. Davanti a Gesù non esiste più divisione alcuna di razza, di lingua e di cultura: in quel Bambino, tutta l’umanità trova la sua unità”.
Direi che nelle parole del Papa c'è il superamento di una immagine che si è cristallizzata in minuzie e tradizioni.
Matteo ci dice che: “Giunsero da oriente”. Non ci dice che erano tre, né che erano re, né tanto meno si fanno i loro nomi.
Una cosa interessante è però che non sono semplicemente invenzioni di fantasia dell'evangelista. Infatti già 500 anni prima di Cristo lo storico greco Erodoto, li descrive come una delle sei tribù dei Medi, un antico popolo iranico stanziato in gran parte dell’odierno Iran centrale e occidentale, a sud del mar Caspio. Essi costituivano la casta sacerdotale ed erano perciò sacerdoti della religione mazdea (credevano nel Dio unico Ahura Mazda), il cui culto fu riformato nel VI secolo a.C. da Zarathustra. Coltivavano anche l’astronomia (osservavano i corpi celesti) ed erano dediti all’interpretazione dei sogni, come attestano fonti storiche riguardanti, ad esempio, l’imperatore persiano Serse.
Detto questo possiamo solo riconoscere la nostra ignoranza in materia e affidarci alle parole del papa per dare un senso di fede a quanto il vangelo ci riporta, come fonte storica di un avvenimento accaduto. In seguito la tradizione cristiana e non solo, si è esercitata lungo duemila anni nel tentativo di dare un volto, un nome e un «curriculum» ai magi evangelici. E qui vengono in primo piano i Vangeli apocrifi, e altre tradizioni e narrazioni medievali europee.
Oggi di fronte a un modo sempre più globale, di fronte al dramma della frammentazione umana, i magi rappresentano un vero itinerario spirituale e umano per riconoscere come la fede è il fuoco che illumina la ricerca di verità e di eternità e unità del cuore umano. I Magi non sono l'illustrazione grafica di una mitologia. Ma in riferimento a quel bambino che adorarono, essi ci testimoniano come sia necessario per la nostra vita, per dargli un senso pieno, per recuperare l'essere famiglia, dobbiamo incontrare e conoscere Gesù, il bambino di Betlemme, il giovane di Nazareth, l'uomo di Cafarnao ... il maestro di Galilea.
Se tutto porta a lui, il cielo porta a lui, buoni e cattivi vengono a lui, tutti sembrano andare a lui, dagli angeli ai pastori, tutti seguono i segni che portano a lui, vorrà poi dire che lui c'entra con ognuno di noi!
Ecco allora che anche noi siamo di fronte ai segni di lui, di cui la nostra esistenza porta traccia visibile. Segni di lui sono la nostra fame di gioia, il bisogno di amore, la speranza di vita. Di fronte a questo bambino nulla è statico, tutto è occasione per accogliere e riconoscere il dono della fede:
Fammi credere ai segni.
Fammi alzare lo sguardo al cielo.
Dammi l’umiltà di chiedere ciò che ho perso.
Piegami il capo e le ginocchia per adorarti come i magi.
Perché sei piccolo e per trovarti devo farmi piccolo.
E per adorarti devi essere il mio desiderio più grande.

giovedì 5 gennaio 2023

Diventiamo discepoli...

1 Giovanni 3,11-21 e Giovanni 1,43-51

E noi quando abbiamo deciso di seguire il maestro?
Quando lo sguardo di Gesù ha intercettato la nostra quotidianità, subito sono emersi dei frutti di grazia. Sono i frutti dello sguardo di misericordia di Gesù verso la nostra fragilità e umanità. Sentirsi guardati, significa essere cercati, amati, perdonati. Questo genera immediatamente un frutto di autostima che non è orgoglio, ma è consapevolezza di essere prezioso per il Signore. È questa originalita del rapporto con Gesù che diviene condizione di "contagio" e di coinvolgimento per esere portati nello sguardo del Signore.
La cosa bella è che da Filippo, ad Andrea Pietro e Natanaele ... posso arrivare anche allo sguardo di Gesù su ciascuno di noi.

mercoledì 4 gennaio 2023

Dove abita l'agnello

 

1 Giovanni 3,7-10 e Giovanni 1,35-42

Dopo aver accolto dalla testimonianza di Giovanni il contenuto teologico circa l'Agnello di Dio, ora il vangelo ci racconta come questa espressione entra a contatto con la vita di due discepoli del battista, di Andrea e di un altro discepolo. Quella espressione provoca curiosità, desideri e aspettative ...
Per i due discepoli quell'Angello di Dio è mistero, che attrae e che conduce a immergersi in colui che è causa del cambiamento radicale delle nostre vite; ma non solo, l'Agnello ci offre una casa, un desiderio di essere intimi con Dio, da cui ci siamo allontanati. Ma non solo certezza e sicurezza; l'agnello è pure inquietudine ardente di andare e vedere; é gioia di comunicare agli altri e di condividere con gli altri la vita piena ricevuta in una quotidianità densa di possibilità.




martedì 3 gennaio 2023

Ecco l’agnello

1 Giovanni 2,29-3,6 e Giovanni 1,29-34

Ecco l’agnello … Cosa rappresenta questo animale? Era - per antonomasia -l’animale che veniva sacrificato per ottenere il perdono dei peccati; era l’animale ucciso nella cena Pasquale il cui sangue redime dal male. Il suo sangue diviene così simbolo della vita … senza sangue non viviamo. Questa espressione di Giovanni Battista rilegge l’immagine di Gesù crocifisso cioè nella condizione del vero Agnello immolato.
Anche noi riceviamo quell’agnello proprio nel suo offrirsi per il sacrificio della croce e nel suo versare il sangue che ci dona la vita.
Le parole di Giovanni Battista sono testimonianza non solo di un vedere Gesù, ma del vedere l’Agnello, cioè ci testimonia che il Dio eterno si carica del nostro peccato per liberarci dal male e dal peccato, causa della nostra infelicità, per darci la conoscenza della vita nello Spirito Santo e nel suo amore.

lunedì 2 gennaio 2023

E noi chi siamo?

1 Giovanni 2,22-28 e Giovanni 1,19-28

Di fronte a chi gli domandava chi egli fosse, Giovanni Battista, arriva a dire: "io non sono il Cristo" - ciò che si aspettavano invece che egli fosse; ma va oltre, egli riesce ad andare a definirsi la voce che annuncia la sua venuta. Questa risposta è importantissima per dire che è giunta la pienezza del tempo e che Dio rende attuale e realizza il patto di all'alleanza con Abramo e la sua discendenza, per sempre.
Credo che questo vangelo di Giovanni sia fondamentale per capire che ogni nostra vocazione e identità trae consistenza e origine dalla relazione che abbiamo con Gesù. È lui il Cristo che ci partecipa il senso a noi tutti. Io, sono ... in ragione di Cristo.
Ma se Giovanni è voce, io e ciascuno di noi, chi o cosa è?

domenica 1 gennaio 2023

Maria Madre di Dio


Nm 6, 22-27; Sal 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21

Oggi primo giorno del nuovo anno la Chiesa, tutta, si stringe ai piedi di Maria e la invoca Madre di Dio a sua protezione e custodia.
Oggi abbiamo bisogno di affidare a Maria questo nuovo tratto di cammino che iniziamo.
Cosa significa per noi che Maria è madre di Dio; ci cambia qualcosa?
Il vangelo di Luca oggi ci riporta alla grotta, e poi all'ottavo giorno, quello della circoncisione, quando Gesù entra nella carne in quella alleanza che unisce ogni ebreo al mistero eterno di Yhwh.
Questo entrare nella carne del figlio di Dio e il suo legarsi umanamente al mistero di amore del Padre, ci rivela immediatamente un volto di Dio umanamente diverso da ogni aspettativa.
Non è il Dio della gloria, che corrisponde alla potenza terrena dell’immaginario comune, ma è un Dio che si dona e desidera essere accolto fin da subito da esseri umani, fragili e disprezzati come i pastori, degli emarginati e degli esclusi in quanto considerati gli ultimi degli ultimi, peccatori e malfattori. Simboli di varie categorie di persone relegate nelle periferie del mondo, quando non segregate attraverso muri.
Il Dio nato da Maria che l’evangelista Luca vuole raccontare è il Dio della misericordia che non sceglie in base a meriti acquisiti, bensì gratuitamente, un amore che si dona senza guardare l'identità di nessuno.
Certamente nascere a Betlemme rivela da subito e con chiarezza le sue preferenze “esistenziali”. Maria è madre di un Dio che si presenta debole, un Dio che sembra sottomettersi alla forza dei potenti ma che resiste rispetto ogni forma di oppressione o di emarginazione. Anzi si pone dalla parte del diverso, di colui che gli stereotipi solo umani vorrebbero rigettare ai margini, negandone l’esistenza.
Un Dio umile, al punto che ci spaventa tanta umiltà. Che sceglie la povertà, non per farne una ideologia, ma perché rappresenta la condizione umana più vera e comune, e che di fronte alla povertà dell'uomo urge ricercare la giustizia sociale, pur sapendo che ogni società umana imperfetta produrrà sempre degli scarti.
Ecco che dire Maria Madre di Dio oggi significa farci portavoce di quel messaggio evangelico che è sempre e di nuovo rivoluzionario, sempre capace di rinnovare ogni nostro momento storico, con la originalità di Dio.
Allora alla Madre di Dio oggi affidiamo tutte le nostre fatiche, anche quelle che ci portiamo dietro dopo più di due anni di pandemia ...
Alla Madre di Dio affidiamo il desiderio e la speranza per una pace che sia presto e sia vita, una pace che vinca l'immobilismo indifferente di una guerra ingiusta e disumana ... come tutte le guerre ...
Alla Madre di Dio affidiamo tutta la Chiesa Cattolica, la Chiesa di Cristo, a Lei che nel cenacolo con gli Apostoli ha ricevuto il dono dello Spirito, chiediamo di accompagnare e di sostenere ogni battezzato nel realizzare il regno di Dio.
Alla Madre di Dio chiediamo di intercedere per noi per questa benedizione di inizio anno: Ti benedica il Signore, scenda su di te come energia di vita e di nascite. E ti custodisca, sia con te in ogni passo che farai, in ogni strada che prenderai, sia sole e scudo. Faccia risplendere per te il suo volto e ti conceda pace.