giovedì 6 aprile 2023

Cena del Signore

Giovanni 13,1-15


Questa sera dobbiamo proprio entrare nei sentimenti e negli atteggiamenti di Gesù.
Quali sentimenti ha Gesù? Credo che quella sera Gesù abbia provato il più profondo sentimento di amore/amicizia per i discepoli insieme alla fatica e al dolore per il tradimento che Giuda aveva nel suo cuore. Sentimenti che non sono una teoria o una astrazione, ma sono la concretezza di ciò che in quella cena egli stava vivendo.
Quale atteggiamento rappresenta il lavare i piedi ai discepoli e l'insegnare a farlo gli uni gli altri come lui ha fatto?
Sintetizzerei questo Vangelo con l'espressione: sentimenti che vedono e gesti che amano. La nostra comunità credente è, e sarà credibile se sarà capace di esprimere sentimenti che corrispondono a ciò che vede; e sarà altrettanto credibile se agirà con quella tenerezza che è solo di Dio, una tenerezza che accoglie, che non esclude, che soccorre, che si interessa.
Quali sentimenti devono accompagnare i nostri sguardi.
Quali gesti di tenerezza devono avviare processi e progetti che esprimano il nostro agire nella fede?

Profezia e speranze

Isaia 61,1-3.6.8-9 e Luca 4,16-21

Questo testo di Isaia ci è molto familiare perché Gesù, nella sinagoga di Nazaret lo applica a sé lasciando tutti disorientati e allo stesso tempo affascinati, almeno in un primo momento. Si tratta del ribaltamento di quella logica che generalnente si sperimenta nel mondo attuale, dove sembrano vincenti la forza e il potere. In Isaia invece si afferma che i vincenti sono altri, sono coloro che, provati dalla vita in tanti modi diversi, sono capaci di riconoscere la carezza di Dio e trovarsi liberi di volare. La gente presente nella Sinagoga, quelli che stanno in casa, si sentono figli unici e vogliono restare tali. Ma è una scelta di morte, senza futuro e bellezza.

mercoledì 5 aprile 2023

Terzo canto del Servo di Yhwh

Isaia 50,4-9 e Matteo 26,14-25

Il terzo canto del Servo, oggi ci consegna questo invito, o meglio, ci ricorda che, prima di parlare, prima di tutto, è necessario aprirsi all’ascolto. Dovremmo ricordarcelo tutti che, prima di parlare, prima di “giudicare", prima di formulare le nostre sentenze, è necessario ascoltare tutte le voci, le storie, le vite vissute, le fragilità, le difficoltà che ciascuno/a, nella propria vita, affronta! Questo è quanto dovremmo imparare a fare sempre più: aprire il nostro orecchio, del cuore e dell’anima, e ascoltare!

martedì 4 aprile 2023

Secondo canto del Servo di Yhwh

Isaia 49,1-6 e Giovanni 13,21-33.36-38

Dio sceglie l’uomo per uno scopo, e lo fa chiamandolo per nome. Così ha fatto anche per il suo Servo, al quale ha dato la missione di riunificare il popolo di Israele.
Ma il suo Servo ha fallito, e i suoi sforzi sono stati vani. Eppure il Servo non si è scoraggiato, ma ha continuato a ripone tutta la sua fiducia in Dio. A questo punto ci si potrebbe aspettare che il Signore abbandoni il suo Servo, ma Yhwh non lo abbandona a sé stesso. Anzi, se essere il suo servo non è sufficiente per riunire il popolo di Israele, allora occorre qualcosa di più grande, qualcosa che superi le umane fragilità. Dunque, il servo diventerà "luce delle nazioni", per portare "la salvezza fino all’estremità della terra". 

lunedì 3 aprile 2023

Primo canto del Servo di Yhwh

Isaia 42,1-7 e Giovanni 12,1-11

Nelle varie epoche gli studiosi hanno fatto molte ipotesi sull’identità del Servo in Isaia. Due sono le più ricorrenti: una identifica il Servo con un individuo eroico, l’altra con Israele come collettività. In entrambi i casi, la realtà di contatto con il Servo, esprime la sintesi dell'esperienza umana che travalica ogni singolo contesto particolare. C’è molta gioia in questo passo, la gioia che deriva dalla lotta. C'è attesa per ciò che il Servo realizza: “stabilire il diritto sulla terra”; la giustizia per tutti, ovunque. Questa lettura ci permette di ipotizzare che l'opera del Servo non si esaurisce in un "adesso" storico e particolare, ma che tutto il tempo e l'universo è coinvolto sempre nel suo agire. La tensione tra la promessa universale di Dio e la sua realizzazione particolare è stato ciò che ha portato a rileggere la vicenda di un popolo come scelta particolare di privilegio, non come un essere tutti amati ed eletti.

domenica 2 aprile 2023

Passione per il mondo

Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mt 26,14-27,6

Inizia la più Santa delle settimane dove rinnoveremo nella morte e la Resurrezione di Gesù, la nostra fede in Lui nostro salvatore e nostra vita. Oggi, Gesù entra nella Città Santa, la città di Davide, il monte del Tempio di Dio ma sa perfettamente che quel viaggio terminerà in maniera tragica. C'è contraddizione tra i sentimenti di Gesù e la gioia della folla: Gesú ha pianto alla vista della Città Santa, mentre le folle ora lo acclamano vedendolo arrivare con la modesta cavalcatura dei Re di Israele, la mula. Ecco allora lo acclamiamo e alziamo rami di palma e stendiamo drappi e mantelli ai suoi piedi: “Osanna al Figlio di Davide!”
È la contraddizione d'un mondo antico, come anche del nostro mondo moderno, dove la verità non esiste e dove non interessa più scegliere il bene non il male; dove la vita non ha più valore se non per un profitto vantaggioso per qualcuno, scafista e mercante di profughi, come anche ad una etica e a una morale non solo soggettiva, ma che esalta il ruolo del più forte del momento; dove la parola pace riempie la bocca di tutti, ma poi rimane insieme alla parola guerra, ai tanti mercanti di armi ed agli speculatori dell'energia e delle derrate alimentari.
È in questo guazzabuglio che Gesù non si sottrae, ma si consegna per entrare caricarsi di tutto ciò che rappresenta anche oggi la nostra vita, perché tutto transiti dalla gioiosa esultanza alla drammaticità della passione, per essere innalzato sulla croce w issato sulmondoco e segno di salvezza e di vita eterna.
Anche oggi vogliamo piegare Dio, il suo unico figlio, alle nostre idee, adattare Dio alla nostra misura umana, dove Dio stesso è irrilevante e di accompagna alla nostra indifferenza. Non ci disturba Dio, purché sia indifferente.
Tutto questo è accaduto duemila anni fa; tutto questo accade ancora oggi: Gesù è piegato, a seconda delle circostanze e dei luoghi, secondo la necessità del momento. Continuerà ad accadere, così come alle porte di Gerusalemme, finché non saremo in grado di scorgere in Lui la verità dell’Amore, altrimenti lo condanneremo e lo uccideremo ancora e ancora perché mai soddisferà le nostre aspettative.



sabato 1 aprile 2023

Siamo suo popolo

Ezechiele 37,21-28 e Giovanni 11,45-56

In cosa si esprime l'identità di Israele?
Direi che tutto parte dalla coscienza di essere il popolo di Dio: il bisogno esistenziale di legami forti. Non ci contamineremo più con gli idoli: saremo purificati dall'amore che è misericordia infinita. Non quindi una non contaminazione come segregazione ma al contrario come segno di contagio dell'amorevolezza. Essere popolo significava avere un Re; ecco che la regalità di Davide ripropone la presenza, l'abitare di Dio nello stesso popolo, nel mezzo di loro. E in ultimo, essere popolo significa essere parte di una alleanza. Nnostante che il popolo abbia rinnegato ogni patto, l'essere popolo di Dio realizza il suo amore per loro. Un essere amati che pur mettendo in evidenza ogni fragilità, i realtà conferma l'unico amore che ci rigenera sempre.