mercoledì 7 giugno 2023

Dio c'è

Tobia 3,1-11.16-17 e Marco 12,18-27

Due persone, Tobi e Sara, che sono nella disperazione invocano il Signore. Tobia chiede di morire per mettere fine all’angoscia; Sara non sopporta più la maledizione che si è abbattuta su di lei. Più  che la prova in sé, sono gli insulti delle persone più o meno vicine, a provocare un senso di disperazione e di abbandono. Di fronte alla contingenza della esperienza della vita, la perseveranza nella preghiera introduce una semplice richiesta: Donami, Signore, il coraggio di non lasciarmi andare di fronte alle negatività in me e intorno a me, ma permettimi di leggere in ogni situazione il tuo appello a impegnarmi maggiormente perché la tua luce illumini ogni tenebra. Scoprire in ogni prova che tu non sei assente, ma sei il "presente".

martedì 6 giugno 2023

Il dramma della vita

Tb 2,9-14 e Marco12,13-17

Quando anche noi, nelle difficoltà e nelle prove della vita, ci rivolgiamo a Dio con parole simili a quelle di Tobia, quasi a rivendicare di una nostra presunta giustizia, che non merita quanto si vive in quel momento, e ci lamentiamo di sentirci esclusi dal favore divino, diamo semplicemente corso a un dramma umano che possiamo definire come senso di abbandono.
Ed ecco che Tobia diventa cieco, una cecità che durerà nel tempo, e che diviene immagine di un prolungato disagio. Tobia ne soffre molto, perchè una simile prova gli sembra eccessiva per uno come lui. La vicenda di Tobia, nel suo stile narrativo, offre a ciascuno una grande occasione, quella di guardare la propria situazione e riconoscere la fragilità come spazio esistenziale e non come puro accidente.

lunedì 5 giugno 2023

Rischi del possesso ...

Tb 1,3;2,1-8 e Marco12,1-12

Il nostro egoismo, il pensare prima di tutto al nostro bene, il progettare secondo la nostra volontà evitando l'ascolto della volontà del Padre: tutti gesti che dicono che anche noi tante volte “uccidiamo” Gesù, pensando che l’eredità sia tutta nostra.
Con i nostri stili di vita che non corrispondono al Vangelo, dimostriamo il nostro scarso  riguardo per il Figlio. Gesù oggi ci mette di fonte alla nostra mediocrità e ce lo dice in Parabole, lo dice agli scribi e agli anziani, ma lo dice anche a noi. Spesso mostriamo di essere vignaioli voraci, che vorrebbe pretendere di avere il merito dei frutti prodotti dalla vigna che il "Signore" - proprietario della vigna -, che generosamente ci ospita, ci ha messo a disposizione per farci senture come a casa nostra.

domenica 4 giugno 2023

Trinità oggi

Es 34,4-6.8-9; Dan 3, 52-56; 2 Cor 13, 11-13; Gv 3, 16-18

Al numero 233 del catechismo della Chiesa Cattolica è detto che i cristiani sono battezzati “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”; poi al numero 277 si aggiunge che non vi è che un solo Dio, il Padre onnipotente e il Figlio suo unigenito e lo Spirito Santo: la Santissima Trinità.

La Trinità è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. È il mistero di Dio in sé stesso. È quindi la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina.

Tutta la storia della salvezza (dal peccato e dalla morte) è la storia del rivelarsi all'umanità del Dio vero e unico: Padre, Figlio e Spirito Santo.

Troppo spesso noi stiamo di fronte a Dio non come cristiani, ma come gli ebrei o come i musulmani. Ci ostiniamo a parlare con Dio - un solo Dio - senza renderci conto che questo Dio, pur essendo totalmente uno, è anche Trinità.

Oggi, celebrare questa solennità ci porta a ripensare al nostro modo di percepire, capire e comprendere il mistero di Dio.

Quando sono in Terra Santa, quando mi trovo a Gerusalemme e incontro un mussulmano mi interroga il suo modo di percepire un Dio che per lui può essere solo unico; come pure quando incrocio ebreo, che mi evita, pure di non incrociare il mio sguardo, perché ritenuto un eretico e causa di impurità; eppure tutti ritorniamo quel Dio unico, Dio di Abramo; Dio dei Padri e dei Profeti, Dio di Mosé e pure Dio di Gesú.

Gesù non ha spiegato Dio, non ha definito un dogma, non stabilito dei principi. Gesù invece ci ha parlato del Padre; di sé stesso come Figlio, e dello Spirito dell’amore, lo Spirito Santo.

Ma anche l'Antico Testamento ci parla di Dio. L'immagine del Dio sul monte, così come Mosè ha sperimentato rischia di essere inadeguata.

Ad alcuni farebbe comodo un Dio solitario e inaccessibile, per altri sembrerebbe solo un anacronismo. Un'immagine che va resa chiara soprattutto per il grande contenuto di comunione che rivela: "il signore cammina in mezzo a noi, e fa di noi la sua eredità".

Un Dio vicino che cammina ... cosa significa? Cosa significa oggi nella indifferenza trasversale che viviamo?

Anche nel vangelo siamo immersi nella esperienza di vicinanza.

Il dialogo tra Gesù e Nicodemo ne è il chiaro esempio.

Nicodemo va da Gesù di notte, per paura di essere visto dai suoi colleghi che provano fastidio per questo nuovo Rabbi senza diploma, che viene da una Nazaret da niente, da una Galilea dei pagani, da cui non è mai venuto fuori nulla di buono, figuriamoci un profeta.

Eppure lui, è stato toccato, affascinato da quel maestro di Galilea che mette in pratica i comandamenti e i precetti in un modo nuovo: polemico circa le decime per il tempio; che  si intrattiene con le prostitute e mangia con i peccatori.

Quando Gesù parla di Dio gli si illumina il volto, pare che lo veda con gli occhi. Gesù è libero e innamorato di un Dio che chiama Abbà, lo chiama suo Padre.

Ecco, Gesù ha spostato l’attenzione dalla Legge di Dio al volto di Dio. Siamo abituati a spiegare alla gente quello che deve fare per Dio, e Gesù spiega quello che Dio fa per l’uomo. Nicodemo è rimasto toccato proprio da questo agire, dal fare di Dio per noi.

Ma oggi, quale Dio ci affascina? Il Dio raccontato da Gesù o un altro Dio?

Ma anche la nostra comunità cristiana, pur con tutti i limiti umani, quale Dio rivela?

La bellezza di Dio rivelata da Gesù non risiede in una perfezione che Dio Padre sa benissimo che non potremmo raggiungere mai, ma la vera bellezza è fatta di quel completo affidamento della nostra vita, con le sue gioie e le sue ferite, alla sua misericordia, è fidarsi che Lui può e vuole amarci e salvarci, appena gliene diamo la possibilità.

 

sabato 3 giugno 2023

Una eloquente non risposta

Siracide 51,17-27 e Marco 11,27-33

Dopo avere scacciato mercanti e cambiamonete e aver manifestato la sua rabbia contro chi ha fatto della sua casa un covo di briganti, i giudei gli chiedono perché hai reagito così? Credo che dobbiamo riconoscere a loro la buona fede dell'ignoranza. Per loro è incomprensibile il comportamento di questo Galileo ... Dopo secoli di abbandono ora, il Tempio funziona bene, tutto sembra tornare all'originario splendore. Ma in realtà tutto si è cristallizzato in un tradizionalismo passato ed è imbavagliato tra leggi e precetti che nulla hanno a che fare con il mistero di Dio e della sua gloria. Un profeta, è sempre sopra il tentativo dell'umana normalizzazione e la sua voce deve sempre scuotere la coscienza. Anche nelle nostre comunità occorre ritrovare lospirito della profezia di chi adora il Padre in Spirito e Verità ... non per servile obbligo normato.

venerdì 2 giugno 2023

Reazioni fortissime ...

Siracide 44,1.9-13 e Marco 11,11-25

L’allusione in questo Vangelo è rivolta al popolo d’Israele che, come il fico sterile, non ha portato frutto ..., e Gesù lo condanna duramente! Con un atteggiameto simile e parallelo, Gesù se la prende con tutti coloro che rendono sterile e senza frutto, il Tempio, che non è più casa di Dio, luogo di Preghiera, ma un covo di ladri. Le immagini si legano e si sovrappongono nel significato e nelle allusioni.
Il brano di vangelo chiude poi con un triplice invito: fede-preghiera-perdono. Ovvero: se avremo fede potremmo pregare il Padre sicuri che quanto chiederemo ci verrà concesso. Ma prima di farlo impariamo il perdono, verso coloro “contro” i quali abbiamo qualcosa; come anche accogliere il perdono di qualcuno da cui lasciarci perdonare.

giovedì 1 giugno 2023

Un grido sulla strada

Siracide 42,15-26 e Marco 10,46-52

Gridare il nome di Gesù per attirare la sua attenzione, per provocare il suo interesse verso di noi ... Solo nella disperazione, solo quando tutto ciò in cui poniamo le nostre sicurezze viene meno, solo allora riusciamo a gridare: "Figlio di Davide abbi pietà di me!"
Anche questo è un segno della fragilità della nostra fede ...
Bartimeo chiama Gesù, abbandona il mantello delle convenienze e delle protezioni, di cui a volte anche tutti noi abbiamo bisogno, ma solo così riesce a entrare in contatto con quell'uomo straordinario, desiderato e atteso: il Figlio di Davide .... il Cristo glorioso. Il cambiamento sperato, ancora prima che nel corpo, è avvenuto nel suo cuore: il cieco nato è il primo a seguirlo sulla strada.