Neemia 2,1-8 e Luca 9,57-62
Adatti al regno di Dio
Adatto ... o meglio, utile al regno di Dio. È questo il significato che meglio spiega in quale modo il regno di Dio si interfaccia con ciascun discepolo. Il dialogo con Gesù che il Vangelo rileva si sviluppa tutto intorno alla sequela: si oscilla tra il "ti seguirò" e il "seguimi"; ma in entrambe le situazioni emerge una esigenza particolare che necessita un adattamento: il regno si identifica con Gesù, ed è in ragione di lui e della sua vita che si richiede un adeguarsi e in tal modo si diviene utili.
Essere adatti o utili al regno ci sgancia dalla logica funzionale per divenire una esperienza di vita: "ovunque tu vada" ... "annunceremo il regno di Dio" ... "senza voltarci indietro". Così risoluti (utili/adatti) cammineremo per la strada del mondo insieme al Signore senza nostalgie per ciò che "regno" non lo è.
mercoledì 30 settembre 2015
martedì 29 settembre 2015
Daniele 7,9-14 e Giovanni 1,47-51
Festa dei santi Arcangeli, Michele, Gabriele e Raffaele
La festa dei messaggeri di Dio (arcangeli) ci mette in relazione con il mistero stesso che è il "regno che non tramonta mai e che non sarà mai distrutto". La visione di Daniele nella prima lettura di oggi, ci prefigura una realtà che non è di questo mondo; prefigura la "gloria di Dio", affinché attraverso la visione noi che veniamo educati da quelle parole ci disponiamo ad accogliere ciò che è eterno, che non si esaurisce nelle vampe di fuoco e neppure nelle miriadi che sono a servizio. Tutta la visione si fissa su uno "simile a figlio dell'uomo", che appare sul nubi del cielo; egli non resta relegato nella visione ma presentato al vegliardo, entra in relazione con tutte le genti, con l'uomo. Nelle parole del Vangelo troviamo echeggiare questa visione di Daniele in ciò che Gesù dice a Natanaele. La realtà creata non è separata da quella eterna, condannata nella sua fragilità, ma attraverso la visione già si fa parte di ciò che è eterno. Gli angeli ci testimoniano che ciò che è eterno è parte del nostro "tempo".
Festa dei santi Arcangeli, Michele, Gabriele e Raffaele
La festa dei messaggeri di Dio (arcangeli) ci mette in relazione con il mistero stesso che è il "regno che non tramonta mai e che non sarà mai distrutto". La visione di Daniele nella prima lettura di oggi, ci prefigura una realtà che non è di questo mondo; prefigura la "gloria di Dio", affinché attraverso la visione noi che veniamo educati da quelle parole ci disponiamo ad accogliere ciò che è eterno, che non si esaurisce nelle vampe di fuoco e neppure nelle miriadi che sono a servizio. Tutta la visione si fissa su uno "simile a figlio dell'uomo", che appare sul nubi del cielo; egli non resta relegato nella visione ma presentato al vegliardo, entra in relazione con tutte le genti, con l'uomo. Nelle parole del Vangelo troviamo echeggiare questa visione di Daniele in ciò che Gesù dice a Natanaele. La realtà creata non è separata da quella eterna, condannata nella sua fragilità, ma attraverso la visione già si fa parte di ciò che è eterno. Gli angeli ci testimoniano che ciò che è eterno è parte del nostro "tempo".
lunedì 28 settembre 2015
Zaccaria 8,1-8 e Luca 9,46-50
Cosa è piccolo?
La priorità di ciò che è piccolo nel pensiero di Gesù corrisponde all'immagine del bambino ... Ogni discepolo deve imparare a riconoscere Dio, il Padre, in tutti quei sdegni che nel loro piccolo e umile svelarsi rivelano gloria e onnipotenza, cioè presenza, giustizia e fedeltà.
La potenza di Dio è la forza della fedeltà: un patto è una alleanza che non tradisce e non viene meno.
La giustizia è il modo di agire concretamente la misericordia, la quale diviene accoglienza e vicinanza della fragilità e alle ferite dell'uomo.
La gloria è la presenza di Dio il suo non venire mai meno: Dio c'è, e sempre ci sarà per tutti i suoi figli.
Tutto ciò che è "piccolo" per noi ci conduce al Padre, tutto ciò che è piccolo in noi, tutto ciò che ci rende piccoli rivela il Padre.
Cosa è piccolo?
La priorità di ciò che è piccolo nel pensiero di Gesù corrisponde all'immagine del bambino ... Ogni discepolo deve imparare a riconoscere Dio, il Padre, in tutti quei sdegni che nel loro piccolo e umile svelarsi rivelano gloria e onnipotenza, cioè presenza, giustizia e fedeltà.
La potenza di Dio è la forza della fedeltà: un patto è una alleanza che non tradisce e non viene meno.
La giustizia è il modo di agire concretamente la misericordia, la quale diviene accoglienza e vicinanza della fragilità e alle ferite dell'uomo.
La gloria è la presenza di Dio il suo non venire mai meno: Dio c'è, e sempre ci sarà per tutti i suoi figli.
Tutto ciò che è "piccolo" per noi ci conduce al Padre, tutto ciò che è piccolo in noi, tutto ciò che ci rende piccoli rivela il Padre.
domenica 27 settembre 2015
Numeri 11,25-29 / Salmo 18 / Giacomo 5,1-6 / Marco 9,38-43.45.47-48
Nel nome (mio) ...
Essere gettati nella "Genna" dove il verme non muore e il fuoco non si estingue ... Queste parole di Gesù riecheggiano quelle di Isaia (66,22-24) dove si contrappone la realtà nuova che Dio viene a realizzare con la conseguenza di chi non vuole unirsi a Dio nel realizzare la nova creazione. La Genna è il luogo dei rifiuti della città di Gerusalemme, dove tutto si corrompe e marcisce (il verme) e dove tutto viene bruciato (il fuoco) ... Dalla discarica saliva quindi un odore ben distinguibile che dava l'immagine evidente del luogo di morte ...
Ma ciò che è più evidente non si esprime nel giudizio di condanna ... Ma nella sollecitazione ad agire nel nome di Gesù. Il discepolo di Cristo, agisce nel suo nome, non agisce, non vive, non ama per suo conto; ciò che la mia persona è, lo è in quanto unita al Cristo, all'Unto del Signore, la nostra comunione con Gesù si rivela pienamente nella nostra esistenza ...
Nessuno ha una esistenza insignificante, ma la nostra vita diviene spazio esistenziale della vita di Dio ... È questa la svolta esistenziale che ci permette di vivere un vero ANTROPOCENTRISMO, cioè comprendere il valore dell'uomo a partire dalla sua origine da Dio e della sua inalienabile relazione da Dio.
Gesù tratteggia la condizione esistenziale di chi rinnega l'appartenenza a Lui, di chi non agisce nel nome di Cristo: scandalizzare i piccoli ... ferire la fede semplice e indurre chi è fragile nell'errore (manipolare, plagiare, condizionare) ... Una condanna esemplare (gettati in mare con una macina al collo: certezza assoluta di morire).
Questo scandalizzare si concretizza nell'agire concreto (mano), nel condurre nel cammino di ogni giorno (piede) e nel vedere la realtà, cioè nel discernimento della vita (occhio).
Che cosa permette a discepolo di Cristo di non cadere nello scandalo?
Che cosa permette al discepolo di Cristo di generare e vivere un autentico divino antropocentrismo?
Assomigliare alla misericordia di Dio, assomigliare a Gesù. Le opere della misericordia, cioè l'essere e l'agire secondo misericordia, realizzano la realtà nuova del regno di Dio, cioè come dice Marco, permette di "entrare nella vita".
Ciò che ci è chiesto da Gesù è di infettare la nostra esistenza con il virus della misericordia per poter così contagiare il mondo con la misericordia.
Portatori di una malattia che, contagiando, non porta alla morte ma permette alla vita di entrare in se stessa e fiorire in pienezza!
Nel nome (mio) ...
Essere gettati nella "Genna" dove il verme non muore e il fuoco non si estingue ... Queste parole di Gesù riecheggiano quelle di Isaia (66,22-24) dove si contrappone la realtà nuova che Dio viene a realizzare con la conseguenza di chi non vuole unirsi a Dio nel realizzare la nova creazione. La Genna è il luogo dei rifiuti della città di Gerusalemme, dove tutto si corrompe e marcisce (il verme) e dove tutto viene bruciato (il fuoco) ... Dalla discarica saliva quindi un odore ben distinguibile che dava l'immagine evidente del luogo di morte ...
Ma ciò che è più evidente non si esprime nel giudizio di condanna ... Ma nella sollecitazione ad agire nel nome di Gesù. Il discepolo di Cristo, agisce nel suo nome, non agisce, non vive, non ama per suo conto; ciò che la mia persona è, lo è in quanto unita al Cristo, all'Unto del Signore, la nostra comunione con Gesù si rivela pienamente nella nostra esistenza ...
Nessuno ha una esistenza insignificante, ma la nostra vita diviene spazio esistenziale della vita di Dio ... È questa la svolta esistenziale che ci permette di vivere un vero ANTROPOCENTRISMO, cioè comprendere il valore dell'uomo a partire dalla sua origine da Dio e della sua inalienabile relazione da Dio.
Gesù tratteggia la condizione esistenziale di chi rinnega l'appartenenza a Lui, di chi non agisce nel nome di Cristo: scandalizzare i piccoli ... ferire la fede semplice e indurre chi è fragile nell'errore (manipolare, plagiare, condizionare) ... Una condanna esemplare (gettati in mare con una macina al collo: certezza assoluta di morire).
Questo scandalizzare si concretizza nell'agire concreto (mano), nel condurre nel cammino di ogni giorno (piede) e nel vedere la realtà, cioè nel discernimento della vita (occhio).
Che cosa permette a discepolo di Cristo di non cadere nello scandalo?
Che cosa permette al discepolo di Cristo di generare e vivere un autentico divino antropocentrismo?
Assomigliare alla misericordia di Dio, assomigliare a Gesù. Le opere della misericordia, cioè l'essere e l'agire secondo misericordia, realizzano la realtà nuova del regno di Dio, cioè come dice Marco, permette di "entrare nella vita".
Ciò che ci è chiesto da Gesù è di infettare la nostra esistenza con il virus della misericordia per poter così contagiare il mondo con la misericordia.
Portatori di una malattia che, contagiando, non porta alla morte ma permette alla vita di entrare in se stessa e fiorire in pienezza!
sabato 26 settembre 2015
Zaccaria 2,5-9.14-15 e Luca 9,43-45
Consegnati nelle mai degli uomini ...
Un Dio consegnato rappresenta l'immagine più chiara del dono della vita. Ogni consegna ci svela il senso e ci permette l'esperienza della gratuità. Ogni cristiano, ogni discepolo ddi Gesù, diventa parte della consegna del Maestro. Il Consegnarsi di Gesù non è semplicemente un gesto che si esaurisce in se stesso; tale consegna infatti pone nella realtà il presupposto dell'unità e della comunione: "vi consegno la mia vita affinché tutti ne facciate parte con la vostra stessa vita". La vita che Gesù ci consegna è la vita del figlio di Dio! Ma dalla consegna fatta da Gesù, anche la vita che mi consegna un fratello è anch'essa la vita di un figlio di Dio! Questo adombra la nostra vera Fraternitá! È in questa prospettiva che posso comprendere il dono che è la vita dei fratelli!
"Nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore e diverranno suo popolo, ed egli dimorerà in mezzo a te"
Consegnati nelle mai degli uomini ...
Un Dio consegnato rappresenta l'immagine più chiara del dono della vita. Ogni consegna ci svela il senso e ci permette l'esperienza della gratuità. Ogni cristiano, ogni discepolo ddi Gesù, diventa parte della consegna del Maestro. Il Consegnarsi di Gesù non è semplicemente un gesto che si esaurisce in se stesso; tale consegna infatti pone nella realtà il presupposto dell'unità e della comunione: "vi consegno la mia vita affinché tutti ne facciate parte con la vostra stessa vita". La vita che Gesù ci consegna è la vita del figlio di Dio! Ma dalla consegna fatta da Gesù, anche la vita che mi consegna un fratello è anch'essa la vita di un figlio di Dio! Questo adombra la nostra vera Fraternitá! È in questa prospettiva che posso comprendere il dono che è la vita dei fratelli!
"Nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore e diverranno suo popolo, ed egli dimorerà in mezzo a te"
venerdì 25 settembre 2015
Aggeo 1,1-8. 2,1-9 e Luca 9,18-22
L'unto di Dio (il Cristo)
L'unto di Dio (il Cristo)
Una variazione ontologica ... Così dobbiamo intende la conseguenza dell'unzione che imprime il "carattere" nuovo ed esistenziale in ogni battezzato.
Nel segno del "crisma" la vita umana viene non solo resa partecipe della vita di Dio ... ma è come se diventasse essa stessa vita di Dio.
DIO IN NOI... questa prospettiva è stravolgente per l'umiltà in cui si attua ... ma ugualmente è potenza di Dio. Gesù è vita del Padre, ma anche ciascuno di noi diviene vita del Padre.
Ogni minuto in cui esisto nella grazia che mi è affidata, è vita di Dio Padre in me.
"Manda la tua verità e la tua luce; siano esse a guidarmi, mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore.
Verrò all'altare di Dio, al Dio della mia gioia, del mio giubilo. A te canterò con la cetra, Dio, Dio mio."
Nel segno del "crisma" la vita umana viene non solo resa partecipe della vita di Dio ... ma è come se diventasse essa stessa vita di Dio.
DIO IN NOI... questa prospettiva è stravolgente per l'umiltà in cui si attua ... ma ugualmente è potenza di Dio. Gesù è vita del Padre, ma anche ciascuno di noi diviene vita del Padre.
Ogni minuto in cui esisto nella grazia che mi è affidata, è vita di Dio Padre in me.
"Manda la tua verità e la tua luce; siano esse a guidarmi, mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore.
Verrò all'altare di Dio, al Dio della mia gioia, del mio giubilo. A te canterò con la cetra, Dio, Dio mio."
giovedì 24 settembre 2015
Aggeo 1,1-8 e Luca 9,7-9
L'importante da cui partire...
L'importante da cui partire...
Di fronte alle necessità e ai problemi che ci circondano, o
che abbiamo, come siamo capaci di agire, come ci rendiamo capaci di
soluzioni?
Dire che prima di tutto c'è Signore, non vuol dire semplicemente che prima devo pregare e poi agire; la priorità non è nella successione delle azioni ma nella preminenza dell'apertura del cuore. Papa Francesco ci insegna che i problemi trovano la loro soluzione non solo dai nostri ragionamenti, ma da quella Parola che risuona della volontà di Dio. Non è la Parola l'elenco delle soluzioni, ma è la Parola il fulcro del pensiero di Dio che mi viene comunicato, e che interagendo con la mia volontà genera una soluzione ispirata. Questo è il senso della prima lettura di oggi, per cui diviene una divina esortazione: "Salite sul monte, portate legname, ricostruite la mia casa. In essa mi compiacerò e manifesterò la mia gloria."
Per piacere prendiamo questo modo di stare con la Parola come stile di vita!
Dire che prima di tutto c'è Signore, non vuol dire semplicemente che prima devo pregare e poi agire; la priorità non è nella successione delle azioni ma nella preminenza dell'apertura del cuore. Papa Francesco ci insegna che i problemi trovano la loro soluzione non solo dai nostri ragionamenti, ma da quella Parola che risuona della volontà di Dio. Non è la Parola l'elenco delle soluzioni, ma è la Parola il fulcro del pensiero di Dio che mi viene comunicato, e che interagendo con la mia volontà genera una soluzione ispirata. Questo è il senso della prima lettura di oggi, per cui diviene una divina esortazione: "Salite sul monte, portate legname, ricostruite la mia casa. In essa mi compiacerò e manifesterò la mia gloria."
Per piacere prendiamo questo modo di stare con la Parola come stile di vita!
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