Atti 16,1-10 e Giovanni 15,18-21
Obiettivo: che conoscano te, Padre!
L'ateismo, l'indifferenza, il secolarismo ... Tutti mali della nostra epoca in realtà li possiamo riassumere in queste parole di Gesù: " perché non conoscono colui che mi ha mandato". Nel cuore di molti, e soprattutto dei più giovani, oggi abita una strana idea: Dio non è necessario alla mia vita; posso vivere bene ed essere felice anche senza Dio. Dio è semplicemente il frutto di una necessità!
Gesù non ci ha parlato del Padre come la risposta a dei bisogni, ma come Padre misericordioso, la cui esistenza amorevole, imprime nella nostra vita una qualità che non è legata al tempo e allo spazio, ma che è amore per sempre. La nostra vita umana, appartiene, è parte della vita di Dio, ed è esperienza concreta del suo amore misericordioso. Gesù con tutta la sua vita, morte e risurrezione, ci vuole narrare questa storia eterna, frutto di amore. Una vita così è una vita che ha senso; una vita di amore umano non basterà mai, nemmeno a se stessa!
sabato 30 aprile 2016
venerdì 29 aprile 2016
1 Giovanni 1,5-2,2 e Matteo 11,25-30
Festa di Santa Caterina da Siena
La fede alimenta l'amore
L'amore di un cristiano non è naturale, non è la conseguenza del desiderio, dei sentimenti o di una qualche forza interiore che positivamente si sprigiona. L'amore del cristiano si alimenta di fede. Fede, che significa: "imparate da me" ... Questa espressine chi convoca a comprendere Gesù come punto di riferimento della nostra esistenza. Non tanto per una adesione morale e neppure per un adeguamento delle nostre azioni; imparate da lui è assumerne lo stile di vita, condividerne l'esistenza. Per Caterina, tutto ciò che la poneva in relazione vitale con Gesù (la Chiesa, il papa ecc...) era occasione di amore, per cui amava la Chiesa, amava il "dolce Cristo in terra", amava la sua gente ...
L'amore alimentato dalla fede ha un sapore diverso da quello solamente umano che spesso ha solo il sapore della passione; ha il sapore dell'eternità, sapore dell'umiltà e della mitezza di cuore: esperienze che appagano ben più di ogni espressione consumabile dell'amore. Spero di imparare da Gesù ad amare ...
Festa di Santa Caterina da Siena
La fede alimenta l'amore
L'amore di un cristiano non è naturale, non è la conseguenza del desiderio, dei sentimenti o di una qualche forza interiore che positivamente si sprigiona. L'amore del cristiano si alimenta di fede. Fede, che significa: "imparate da me" ... Questa espressine chi convoca a comprendere Gesù come punto di riferimento della nostra esistenza. Non tanto per una adesione morale e neppure per un adeguamento delle nostre azioni; imparate da lui è assumerne lo stile di vita, condividerne l'esistenza. Per Caterina, tutto ciò che la poneva in relazione vitale con Gesù (la Chiesa, il papa ecc...) era occasione di amore, per cui amava la Chiesa, amava il "dolce Cristo in terra", amava la sua gente ...
L'amore alimentato dalla fede ha un sapore diverso da quello solamente umano che spesso ha solo il sapore della passione; ha il sapore dell'eternità, sapore dell'umiltà e della mitezza di cuore: esperienze che appagano ben più di ogni espressione consumabile dell'amore. Spero di imparare da Gesù ad amare ...
giovedì 28 aprile 2016
Atti 15,7-21 e Giovanni 15,9-11
Come il Padre mi ha amato...
Tutto ha origine dal Padre, il principio originante è l'amore del Padre. Per Gesù questo amore lo riconosciamo in alcuni momenti particolari e nelle parole stesse del Signore. Al capitolo terzo v. 35, Giovanni dice: "Il Padre ama il figlio ..." Ma in che modo? Credo che l'espressione più chiara di questo amore sia al capitolo 11,41b: "Padre rendo grazie a te perché hai ascoltato me ..." Amare è corrispondere all'ascolto dell'altro; l'ascolto delle parole, della presenza, della vita. È bello capire che il Padre non si esaurisce nella parola creatrice, ma si comprende come parola ascoltata: una condizione di relazione che genera amore, quindi, non solo esprime amore. Il Padre ascolta il Figlio perché in questo è l'amore ... Rimanere nell'amore significa rimanere in questo ascolto delle parole, della presenza e della vita. Per Israele il primo comandamento è "Ascolta Israele ...", così come ci ricorda il Deuteronomio.
Come il Padre mi ha amato...
Tutto ha origine dal Padre, il principio originante è l'amore del Padre. Per Gesù questo amore lo riconosciamo in alcuni momenti particolari e nelle parole stesse del Signore. Al capitolo terzo v. 35, Giovanni dice: "Il Padre ama il figlio ..." Ma in che modo? Credo che l'espressione più chiara di questo amore sia al capitolo 11,41b: "Padre rendo grazie a te perché hai ascoltato me ..." Amare è corrispondere all'ascolto dell'altro; l'ascolto delle parole, della presenza, della vita. È bello capire che il Padre non si esaurisce nella parola creatrice, ma si comprende come parola ascoltata: una condizione di relazione che genera amore, quindi, non solo esprime amore. Il Padre ascolta il Figlio perché in questo è l'amore ... Rimanere nell'amore significa rimanere in questo ascolto delle parole, della presenza e della vita. Per Israele il primo comandamento è "Ascolta Israele ...", così come ci ricorda il Deuteronomio.
mercoledì 27 aprile 2016
Atti 15,1-6 e Giovanni 15,1-8
Portare frutto
L'immagine del tralcio è adeguata solamente per la modalità di fruttificare della vite; il cuore del mio portare frutto sta nella "purificazione".
Cosa dobbiamo intendere? Un processo simile a quanto pensata dai Catari? Dice Papa Francesco "La Chiesa dei puri è una eresia!"
Quindi cosa posso intendere dalle parole di Gesù riproposte oggi nel Vangelo da Giovanni?
Non portare frutto è condizione di esclusione dalla relazione e intima unione con Cristo.
L'intima unione con lui è condizione, non solo di fruttificazione, ma anche di continua "purificazione"; solo chi adegua se stesso attraverso la Parola, in realtà si purifica gradualmente attraverso una comprensione e una conoscenza che è l'amore al Signore.
La purificazione non è quindi in prima istanza una questione morale o l'assenza di peccati. La purificazione è condizione di Santità di vita, di vocazione alla santità, cioè alla vita bella! Questa vita bella è il frutto desiderato e desiderabile.
Portare frutto
L'immagine del tralcio è adeguata solamente per la modalità di fruttificare della vite; il cuore del mio portare frutto sta nella "purificazione".
Cosa dobbiamo intendere? Un processo simile a quanto pensata dai Catari? Dice Papa Francesco "La Chiesa dei puri è una eresia!"
Quindi cosa posso intendere dalle parole di Gesù riproposte oggi nel Vangelo da Giovanni?
Non portare frutto è condizione di esclusione dalla relazione e intima unione con Cristo.
L'intima unione con lui è condizione, non solo di fruttificazione, ma anche di continua "purificazione"; solo chi adegua se stesso attraverso la Parola, in realtà si purifica gradualmente attraverso una comprensione e una conoscenza che è l'amore al Signore.
La purificazione non è quindi in prima istanza una questione morale o l'assenza di peccati. La purificazione è condizione di Santità di vita, di vocazione alla santità, cioè alla vita bella! Questa vita bella è il frutto desiderato e desiderabile.
martedì 26 aprile 2016
Atti 14,19-28 e Giovanni 14,27-31
La mia pace ...
Sembrano parole confuse, un discorso da riordinare; forse sono solo parole di un uomo che percepisce imminente un evento drammatico, carico in incognite. In realtà in quesa manciata di versetti emerge chiaro che Gesù ci vuole fare conoscere che lui ama il padre, lo ama talmente che questo amore diventa obbediente al punto di esprimersi in tutto ciò che egli compie. Questa testimonianza di amore deve colmare nel cuore dei discepoli, ogni dubbio e ogni paura. Dubbi e paure dovuti alla drammaticità della realtà e delle parole di Gesù circa il suo "andarsene". Questa certezza di amore è la qualità della pace che lui lascia. L'amore colma ogni distanza e separazione, ed è qualitativamente diverso da quello del mondo; l'amore di Gesù è la vera pace.
La mia pace ...
Sembrano parole confuse, un discorso da riordinare; forse sono solo parole di un uomo che percepisce imminente un evento drammatico, carico in incognite. In realtà in quesa manciata di versetti emerge chiaro che Gesù ci vuole fare conoscere che lui ama il padre, lo ama talmente che questo amore diventa obbediente al punto di esprimersi in tutto ciò che egli compie. Questa testimonianza di amore deve colmare nel cuore dei discepoli, ogni dubbio e ogni paura. Dubbi e paure dovuti alla drammaticità della realtà e delle parole di Gesù circa il suo "andarsene". Questa certezza di amore è la qualità della pace che lui lascia. L'amore colma ogni distanza e separazione, ed è qualitativamente diverso da quello del mondo; l'amore di Gesù è la vera pace.
lunedì 25 aprile 2016
1 Pietro 5,5-14 e Marco 16,15-20
Festa San Marco evangelista
Un linguaggio nuovo
"Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano".
... Partirono (essendo uscito) ...;
... Predicarono (annunciation) ...;
... Il Signore operava (il Signore operando insieme) ...;
... Confermava la Parola ...;
Festa San Marco evangelista
Un linguaggio nuovo
"Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano".
... Partirono (essendo uscito) ...;
... Predicarono (annunciation) ...;
... Il Signore operava (il Signore operando insieme) ...;
... Confermava la Parola ...;
domenica 24 aprile 2016
Atti 14,21b-27 / Salmo 144 / Apocalisse 21,1-5a / Giovanni 13,31-35
Amore dentro!
Pochi versetti di Giovanni per comprendere come il "guazzabuglio" del nostro cuore, può continuare ad essere spazio dei tradimenti (Giuda) o lo spazio del "faccio nuove tutte le cose".
Il figlio dell'uomo, rappresenta il segno e il simbolo delle "cose" nuove. Queste nascono da uno seme che se messo nella nostra vita germoglia e mette radici ... Non si tratta di una cosa appiccicata, aggiunta, quel seme ha la pretesa di mettere radici dentro di noi, e se ce ne prendiamo cura, allora ci cambia le cose dentro e da dentro.
Questo seme si chiama amore reciproco. Gesù ci comanda l'amore reciproco, come "comandamento nuovo" cioè come realtà nuova. La reciprocità non si motiva nella convenienza, ma nell'obbedienza a Gesù. Ma è in quella obbedienza, appunto dalla reciprocità dell'amore, che nasce il suo amore per noi, cioè il "come io vi ho amati": si ama con la vita, tutta la vita, non a pezzetti. Questo rappresenta il "fare nuove le cose", un amore che permette di farle nuove.
Lasciamoci condurre dalla reciprocità dell'amore e allora scopriremo come la realtà, il nostro guazzabuglio può cambiare ...
L'amore reciproco, non è solo un modo di amarsi, ma è amore dentro le cose che viviamo.
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