Amos 7,10-17 e Matteo 9,1-8
Ti sono rimessi i peccati ...
Gli effetti del peccato, alla luce del Vangelo, hanno implicazioni non solo morali. Non dobbiamo considerare il peccato solo come azione "cattiva" compiuta, rispetto alla quale ciascuno risponde con la propria responsabilità, ma vi sono conseguenze che si imprimono nella esistenza personale: la paralisi del corpo; il pensiero cattivo nel cuore; il pregiudizio rispetto alla persona. La libertà connessa con la remissione del peccato, alla luce della parola di Gesù, è quindi espressione di una natura umana che, visitata dall'amore di Gesù, si svincola da ogni limitazione per agire secondo verità è bellezza nello spazio della "propria casa". La remissione del leccato ha come conseguenza il timore e il rendere gloria a Dio ...
giovedì 30 giugno 2016
mercoledì 29 giugno 2016
Atti 12,1-11 e Matteo 16,13-19
Solennità dei Santi Pietro e Paolo
Un potere immenso...
A Cesarea di Filippo, Gesù pone la fondamenta della Chiesa; Pietro ne è la prima pietra, la fondazione su cui tutto il resto verrà costruito. Noi subito corriamo col pensiero a tutto ciò che in duemila anni la Chiesa ha rappresentato, ma in realtà è bene non discostarsi mai dalle parole del Cristo, il figlio del Dio vivente. In quelle parole di Gesù si svela lo "straordinario" di Pietro rispetto al mistero di salvezza. PIetro non è semplicemente il primo o il capo della Chiesa; a Pietro è affidato il modo in cui l'amore di Dio per l'uomo troverà sempre una concretezza e la possibilità di essere riconosciuto. Pietro non è un funzionario del Cristo, ma è colui che "presiede la carità" per tutta la Chiesa, per tutte le Chiese. Pietro è beato per il semplice atto di Dio per cui condivide il dono dell'amore misericordioso; condivide,custodisce, garantisce e elargisce l'amore che è vita. A Pietro è affidato un potere immenso come immenso è l'amore.
Solennità dei Santi Pietro e Paolo
Un potere immenso...
A Cesarea di Filippo, Gesù pone la fondamenta della Chiesa; Pietro ne è la prima pietra, la fondazione su cui tutto il resto verrà costruito. Noi subito corriamo col pensiero a tutto ciò che in duemila anni la Chiesa ha rappresentato, ma in realtà è bene non discostarsi mai dalle parole del Cristo, il figlio del Dio vivente. In quelle parole di Gesù si svela lo "straordinario" di Pietro rispetto al mistero di salvezza. PIetro non è semplicemente il primo o il capo della Chiesa; a Pietro è affidato il modo in cui l'amore di Dio per l'uomo troverà sempre una concretezza e la possibilità di essere riconosciuto. Pietro non è un funzionario del Cristo, ma è colui che "presiede la carità" per tutta la Chiesa, per tutte le Chiese. Pietro è beato per il semplice atto di Dio per cui condivide il dono dell'amore misericordioso; condivide,custodisce, garantisce e elargisce l'amore che è vita. A Pietro è affidato un potere immenso come immenso è l'amore.
martedì 28 giugno 2016
Amos 3,1-12 e Matteo 8,23-27
Chi è mai costui?
Poche righe per rappresentarci il modo nel travaglio del grande sconvolgimento e quella barca dove si confrontano la paura dei discepoli e la pace imperturbabile del maestro.
Gesù vuole abituare il discepolo a confrontarsi sempre con la potenza di Dio che opera in tutto e per mezzo d tutto ciò che esiste. Dice Amos : "In verità, il Signore non fa cosa alcuna senza aver rivelato il suo piano ..." Il signore non si sottrae agli eventi e alle situazioni della realtà, anche se queste come onde altissime sovrastano la barca fragile della Chiesa, della nostra fede. La fede si genera nel confronto col mistero; più che un atto di ragione, la fede è un arrendersi al mistero che si impone e si rivela nello stupore.
Chi è mai costui?
Poche righe per rappresentarci il modo nel travaglio del grande sconvolgimento e quella barca dove si confrontano la paura dei discepoli e la pace imperturbabile del maestro.
Gesù vuole abituare il discepolo a confrontarsi sempre con la potenza di Dio che opera in tutto e per mezzo d tutto ciò che esiste. Dice Amos : "In verità, il Signore non fa cosa alcuna senza aver rivelato il suo piano ..." Il signore non si sottrae agli eventi e alle situazioni della realtà, anche se queste come onde altissime sovrastano la barca fragile della Chiesa, della nostra fede. La fede si genera nel confronto col mistero; più che un atto di ragione, la fede è un arrendersi al mistero che si impone e si rivela nello stupore.
lunedì 27 giugno 2016
Amos 2,6-15 e Matteo 8,18-22
Tane, nidi e tombe ...
Ieri il Vangelo di Luca ci riportava le medesime parole del Signore che questa mattina ripetono uno strano ritornello: "... Tane, nidi e tombe ..."
Gesù ordina di passare all’altra riva. Dall'altra riva si può guardare il "lago" con una prospettiva nuova, inusuale, libera dai vincoli che ti tengono ancorati alla sponda.
Nella vita, prima o poi, ti accorgi che è necessario seguire Gesù nell'attraversata degli eventi e delle esperienze che ti coinvolgono. Seguirlo con determinazione e fiducia: seguirlo con amore, anzi, amandolo, seguirlo appunto perché lo si ama.
Attraversare il lago porta sempre con sé un briciolo di timore, di paura, ma è proprio questa inquietudine che garantisce la genuinità e verità dell'amore al Signore: nulla ti turbi, nulla ti spaventi, solo Dio basta!
Amos 2,6-15 e Matteo 8,18-22
Tane, nidi e tombe ...
Ieri il Vangelo di Luca ci riportava le medesime parole del Signore che questa mattina ripetono uno strano ritornello: "... Tane, nidi e tombe ..."
Gesù ordina di passare all’altra riva. Dall'altra riva si può guardare il "lago" con una prospettiva nuova, inusuale, libera dai vincoli che ti tengono ancorati alla sponda.
Nella vita, prima o poi, ti accorgi che è necessario seguire Gesù nell'attraversata degli eventi e delle esperienze che ti coinvolgono. Seguirlo con determinazione e fiducia: seguirlo con amore, anzi, amandolo, seguirlo appunto perché lo si ama.
Attraversare il lago porta sempre con sé un briciolo di timore, di paura, ma è proprio questa inquietudine che garantisce la genuinità e verità dell'amore al Signore: nulla ti turbi, nulla ti spaventi, solo Dio basta!
domenica 26 giugno 2016
1 Re 19,16.19-21 / Salmo 15 / Galati 5,1.13-18 / Luca 9,51-62
Un nuovo umanesimo.
Spesso nelle nostre riunioni pastorali, nei consigli, negli incontri di associazione, gruppi e movimenti, ci interroghiamo e "arrovelliamo" su come riuscire a fare un annuncio del Vangelo che possa trovare una accoglienza e che possa realmente chiamare a conversione. Questo desiderio spesso si traduce in una tecnica o in una strategia che ha tanto di campagna promozionale, pubblicitaria ... Ma Gesù, nell'annuncio del Vangelo non si è affidato né a società di promozione e neppure di sondaggio demoscopico. Questo Vangelo lo ascoltammo anche nel 1992, lo dico perché la frase conclusiva (in quel tempo) mi diede particolare fastidio: "nessuno che ha gettato mano sull'aratro e guarda ciò che è dietro è ben messo per il Regno di Dio". Una frase che risuonava in un momento della mia vita nel quale ero abbastanza travagliato e in crisi circa la mia vocazione. A questa fase faceva eco una espressione del mio bisnonno "chi non è buono per il re, non lo è neppure per la regina" ... Come dire: se non sei buono per il regno di Dio, per cosa pensi di esserlo?
Oggi, a distanza di ventiquattro anni, all'ascolto delle parole di Gesù non mi sento infastidito, anzi ne gusto un fascino straordinario: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo"; come pure: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio".
Gesù indurisce il suo volto, assume nel volto la determinazione della sua decisione e non si frantuma neppure di fronte alla ostilità di tutto il mondo attorno.
Queste parole stanno di fronte a noi, discepoli di oggi, e ci fanno chiarezza:
- oggi non occorre una durezza, che diventi estremismo o opposizione, quasi un "fuoco dal cielo che brucia tutte le opposizioni" ... Alcuni manoscritti (compresa la vulgata) citano che Gesù a Giacomo e Giovanni disse anche che il figlio dell'uomo non è venuto per perdere le anime degli uomini, ma per salvarle.
La durezza del volto corrisponde alla fermezza della decisione di vivere fino in fondo il Vangelo, la parola del Padre, e questa durezza del suo volto, ovvero fermezza, si traduce nella misericordia.
- oggi non occorre svendere in Vangelo, "un tre per due o uno sconto globale ..."
Queste tecniche commerciali svuoterebbero il volto di Gesù del fascino del mistero, del fascino del figlio di Dio. È il travaglio che la parola di Gesù è capace di generare che dimostra l'importanza di una adesione senza addolcimenti.
- oggi occorre riaccostarci all'idea di Gesù, annunciare un Vangelo che è capace di ridisegnare una nuova realtà umana. Papa Francesco parla di ecologia umana, di nuovo umanesimo. Questo può nasce solo dal Vangelo che sgorga dal pensiero di Gesù, dalla sua vita e da come lui lo ha vissuto.
Tre sintesi:
- neppure un sasso; siamo troppo legati alla "sicurezza";
- staccarsi dal mondo dei morti; il regno di Dio è vita;
- tendere lo sguardo alla meta; e la mano salda sull'aratro.
Questo per comprendere come la Chiesa e alla nostra comunità occorre:
- Uscire, per poter sperimentare il mettersi in cammino con Gesù verso Gerusalemme;
- Annunciare per poter ritrovare il gusto di testimoniare il Vangelo con la vita;
- Abitare per condividere gli spazi in cui l'uomo di oggi dimora e vive;
- Educare per suscitare il desiderio del vero e del bello;
- Trasfigurare, per fare vedere cosa c'è oltre i nostri limiti.
sabato 25 giugno 2016
Lamentazioni2,2.10-14.18-19 e Matteo 8,5-17
La nostra fragilità ... La sua misericordia ...
La paura più grande non è la morte, ma la "fragilità". Ciascuno ne porta in sè il segno della presenza e manifestazione. La nostra esperienza ne viene, infatti, sdegnata da subito, ed è spesso un appello costante a Dio, invocato come salvatore e liberatore. A Cafarnao, Gesù compie dei miracoli, ma soprattutto prende contatto con la nostra "fragilità"; non la tratta semplicemente come una malattia, non si comporta come un pranoterapeuta e neppure con un giudice che sentenzia una qualche etica purificativa. Gesù mostra come le nostre fragilità possono diventare uno spazio di grazia, di incontro tra la nostra umanità ferita e la misericordia del Padre. Gesù non compie dei miracoli - fatti straordinari - ma dimorando nella nostra umanità se ne prende cura a partire dal suo limite: questo suo modo di agire è un esempio è una profezia per tutti; occorre infatti fare come dice Isaia: "Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie".
La nostra fragilità ... La sua misericordia ...
La paura più grande non è la morte, ma la "fragilità". Ciascuno ne porta in sè il segno della presenza e manifestazione. La nostra esperienza ne viene, infatti, sdegnata da subito, ed è spesso un appello costante a Dio, invocato come salvatore e liberatore. A Cafarnao, Gesù compie dei miracoli, ma soprattutto prende contatto con la nostra "fragilità"; non la tratta semplicemente come una malattia, non si comporta come un pranoterapeuta e neppure con un giudice che sentenzia una qualche etica purificativa. Gesù mostra come le nostre fragilità possono diventare uno spazio di grazia, di incontro tra la nostra umanità ferita e la misericordia del Padre. Gesù non compie dei miracoli - fatti straordinari - ma dimorando nella nostra umanità se ne prende cura a partire dal suo limite: questo suo modo di agire è un esempio è una profezia per tutti; occorre infatti fare come dice Isaia: "Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie".
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