giovedì 10 novembre 2016

Filemone 1,7-20 e Luca 17,20-25
Il sollievo del cuore ...


Paolo, in catene, chiede a Filemone di essere esaudito nelle sue richieste, e ottenere in tal modo un sollievo e consolazione tale che Paolo lo esprime "in Cristo". Mi sono chiesto, il perché di questo coinvolgimento. Paolo, racconta gli antefatti della sua richiesta, e da questi si comprende che anche la nostra vita, come la sua, è lo spazio dell'esperienza della grazia e della carità. Le nostre "storie" sono "l'universo" in cui risuonano non solo le nostre esistenze, ma tutto risuona in Cristo, tutto è in lui compreso. La consolazione è la gioia interiore di chi sa bene come Cristo manifesta la sua Signoria nel "Regno di Dio che è in mezzo a noi" (Vangelo di oggi).

mercoledì 9 novembre 2016

Ezechiele 47,1-12 e Giovanni 2,13-22
La memoria dei discepoli ...


I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: "Lo zelo per la tua casa mi divorerà", e ancora essi stessi si ricordarono che aveva detto questo (... Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere ...) "e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù".
La memoria del discepolo sfugge al ruolo di archivio del semplice ricordo, e diventa spazio e strumento  della presenza attuale del Signore. Quando i suoi discepoli non ricordano più le sue parole, non sanno più tratteggiare il suo volto umano, né gioire della sua consolante presenza nel segno del pane, allora apprendiamo che il cuore è malato di indifferenza. Non c'è cosa peggiore di un credente indifferente ... un uomo senza memoria ... senza misericordia, senza speranza certa!

martedì 8 novembre 2016

Tito 2,1-8.11-14 e Luca 17,7-10
La grazia necessaria ...


Prima di ogni moralità, anzi a fondamento di ogni moralità, "È apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, (...). Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone". Questa grazia, dono che rinnova e rivoluziona tutto è Gesù. Quando avremo fatto, realmente, e non solo a parole, tutto in lui, con lui e per lui,  allora con soddisfazione e gioia potremo dire "Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare". Credo infatti che l'esperienza dell'incontro con Cristo altro non sia che decidersi a mettersi a servizio di un tale "Signore". Rinunciare a ogni personale ambizione, per essere a suo servizio! Oggi nella Chiesa e nelle comunità non abbiamo più bisogno di carismatici, ma di servi di Cristo, di servi della grazia!

lunedì 7 novembre 2016

Tito 1,1-9 e Luca 17,1-6
Sradicati e piantati nel mare ...

La frede di tutti i giorni, seppure irrealmente semplice come un granello di senape è sufficiente per il discepolo di Cristo per compiere le opere di Dio, tutte le opre del Padre, cioè la sua volonta, la sua misericordia...
Alla fede grande non è detto che corrisponda la grandezza delle azioni compiute; la fede piccola non significa una espereienza "da poco". La fede non si misura con il metro della grandezza o della quantità, ma attraverso il desiderio di voler conoscre Dio ed essere suoi. Quando manca questo desiderio di lui, quando manca la voglia di stare con Gesù Cristo, la nostra fede è tale che non è capace di sradicare neppure un radicchio ... La fede è fare l'opera di Dio! 

domenica 6 novembre 2016

2 Maccabei 7,1-14 / Salmo 16 / 2 Tessalonicesi 2,16-3,5 / Luca 20,27-38
I figli di Dio risorgono!

Per comprendere questo brano occorre capire cosa sta accadendo:
- I Sadducei, il nome deriva da Sado, sacerdote al tempo del re Davide, erano una casta sacerdotale, aristocratica e ricca; non credono nella risurrezione, accettano come ispirati solo i 5 libri della Bibbia (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio). Questi nel mondo e nella vita presente hanno messo buone radici.
- levirato, espressione che indica lavorassi giuridica attraverso la quale si garantiva la continuità del nome per l'uomo che moriva senza figli. Il cognato doveva mettere incinta la donna vedova. Una pratica squalificante la donna è il segno del figlio, emblema della vita che nasce.
- figli di questo mondo e figli della risurrezione ... I figli di questo tempo sono i Sadducei, impegnati a prendere mogli e mariti per fare sopravvivere un nome, un casato ...
I figli del tempo futuro sono figli della risurrezione ... Figli di Dio ... Sono come gli angeli che hanno ma vita e l'esistenza da Dio ...
La fede dice San Paolo non è di tutti, parole durissime, ma danno il senso della necessità di usare il tempo della vita per fare della fede lo spazio della comprensione dei misteri, lo spazio in cui la ragione è l'intelletto si attivano per ricercare la verità è scrutare il trascendente.
Il nostro tempo che mette al bando ogni trascendenza e si aggrappa a cercare nel benessere e nel piacere (edonismo) il modo per esiliare ogni pensiero di morte, non da risposte circa il destino dell'uomo e il perché delle cose create.
Le parole di Gesù spezzano il grigiore dell'uomo "grigio" e sazio delle suor "cose", un uomo che non ha speranza, non ha aspettative (desideri), un uomo per cui la felicità è condizionata dalle situazioni e dal possesso, ma non è una vera beatitudine esistenziale.
Nelle sue parole conclusive, Gesù, dice: "Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: ‘Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe’ (Es 3,6). Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché in lui tutti vivono". La fede in Dio, la stessa fede di Abramo nostro padre, contiene già in se la garanzia che la nostra vita gli appartiene, e che nemmeno la morte cancella la promessa di amore che si concretizza nell'essere tutti figli.

sabato 5 novembre 2016

Filippesi 4,10-19 e Luca 16,9-15
La vera ricchezza


"I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui". L'attaccamento al denaro, alla ricchezza, è la dimostrazione che la nostra vita cerca di compensare la sua indigenza, e se non vogliamo intenderlo solo negativamente, possiamo dire che la nostra esistenza non basta a se stessa. Discernere ciò che da compimento è l'esercizio della vita stessa: il tempo, i giorni, i mesi gli anni rappresentano lo spazio dell'esperienza in cui come San Paolo ci racconta, attraverso le cose terrene si intuiscono i valori più grandi, le vere ricchezze: i frutti preziosi di una comunità credente. La ricchezza è uno strumento e non un fine! L'attaccamento allo strumento è abominio davanti a Dio; è idolatria!

venerdì 4 novembre 2016

Filippesi 3,17-4,1 e Luca 16,1-8
Scaltrezza, scaltrezza ...

"La nostra cittadinanza è nei cieli, e da là aspettiamo il Signore Gesù Cristo ..." Questa affermazione di Paolo ci riconduce al senso del cammino e al valore del tempo della nostra vita. Una esistenza nel tempo che va "amministrata" anche con scaltrezza, non con inganno, ma col fine di anticipare, al presente l'esperienza della Misericordia di Dio. In realtà l'amministratore capitalizza a suo vantaggio, i beni del suo Signore, con un criterio che è esclusivamente del suo Signore. Il suo agire è quello di chi attiva la misericordia per i fratelli, gratuitamente, innestando in tal modo non un vantaggio per se, ma la stessa misericordia: "Siate misericordiosi ... e sarete come il padre vostro che è misericordia infinita".