venerdì 30 giugno 2017

Genesi 17,1.4-5.9-10.15-22 e Matteo 8,1-4
La pienezza della vita


Se cento anni sono il "simbolo" della pienezza, la vita di Abram raggiunge tale pienezza nella piena rivelazione dell'alleanza con Dio. Ancora una volta il patto diviene il centro del suo destino è della sua stessa vocazione. Ora occorre individuare il contenuto del patto:
- sarai padre di una moltitudine ...;
- ti chiamerai Abramo ...;
- sia circonciso ogni maschio ...;
- Sara ti darà un figlio ...;
- stabilirò la mia alleanza con Isacco.
Si può notare, immediatamente, che non è più presente nessun accenno al possesso della terra. Infatti più che il possesso della Terra - cosa che ieri un nomade è fuori luogo - quella Terra rappresenta le coordinate spazio-temporali in cui le promesse di Dio, la sua Alleanza si concretizzano. In questo senso l'alleanza rappresenta la pienezza di vita per sempre, per tutti coloro che nella fede di Abramo avranno origine e quindi vita.
Anche i gesti di Gesù nel Vangelo, superano il semplice fatto "miracolistico" per introdurre il concetto della fedeltà di Dio alla promessa, come compimento della vita dell'uomo.

giovedì 29 giugno 2017

Atti 12,1-11 / Salmo 33 / 2 Timoteo 4,6-8.17-18 / Matteo 16,13-19
Solennità dei Santi Pietro e Paolo
Le fondamenta "Ecclesiae"


Le  parole del Vangelo di oggi, Solennità dei Santi Pietro e Paolo, oltre a rappresentare, per noi cattolici, il fondamento del primato petrino, sono parole di una sorprendente forza; è indubbio il loro riferimento a Gesù; è fori di ogni sospetto, attribuzioni posteriori per giustificare una struttura gerarchica. Gesù fonde, costituendone un tutt'uno, la Chiesa e Pietro, per sempre. Essere parte della Chiesa, allora non è la stessa cosa che appartenere a un gruppo, a una organizzazione, seppur meritoria; essere parte della Chiesa è essere parte di quelle parole che Gesù dice a Pietro. Significa essere consapevoli del divenire della salvezza nel tempo (terra) e per l'eternità (cielo) attraverso , seppur con i limiti umani, le vicende e la vita della Chiesa stessa. Ciò che siamo come Chiesa ha origine nelle parole di Gesù quando lui stesso la inizia a edificare: "costruire la sua (mia) Chiesa sulla roccia", la fede di Pietro e degli Apostoli.

mercoledì 28 giugno 2017

Genesi 15,1-18 e Matteo 7, 15-20
Non temere Abram, io sono il tuo scudo ...


L'Alleanza è ben di più di un patto o un contratto, ben di più di un documento o una formalità per regolare i tapparti tra Dio e l'uomo. Ascoltando e parole del libro della Genesi, scopriamo che l'alleanza è prima di tutto memoria di una vicinanza nella vita. Dio non vuole stipulare un contratto di salvezza, ma vuole essere compagno di vita, dentro le pieghe dell'esistenza di Abram e della sua discendenza, per generare in quella storia un evento nuovo che è salvezza. L'Alleanza è uno spazio di vita, di speranza, di amore. In quella Alleanza, e in quella soltanto, Abram riconosce l'agire di Dio e impara il timore per il Signore: amore a colui che è il suo scudo. Un Dio amico e compagno fedele è la scoperta fatta da Abram; che egli con stupore e meraviglia riconosce nei frutti della sua stessa vita. I frutti buoni di cui parla Gesù vanno quindi oltre la loro bontà morale, ci parlano infatti della vicinanza del Padre. Nessuno può compiere le opere di Dio, se Dio non è con Lui!

martedì 27 giugno 2017

Genesi 13,2.5-18 e Matteo 7,6.12-14
Echi passati ... suono del presente!


Ogni volta che si legge la Genesi, riecheggiano parole e immagini di un passato, che non è solo mitologia o storie antiche. Le immagini e le parole ci riconducono agli eventi della vita di quei patriarchi su cui si fonda la nostra fede. Quella terra di Canaa, quella valle del Giordano, in quel tempo lontano, rigogliosa come il giardino di Eden, come un paradiso; quella città di Sodoma in cui gli uomini sono malvagi, dove il fuoco e lo zolfo saranno il segno della distruzione e del giudizio... In quello spazio del tempo passato risuonano le promesse di Dio e la fede dell'uomo. Ma di quello spazio e di quel tempo è parte anche il nostro spazio e il nostro tempo. In ugual modo i "detti" di Gesù che Matteo riporta nel capitolo settimo, sono parole che riecheggiano nella nostra vita, oggi, e ci propongono uno stile che è suggerito dal Signore stesso, nello stesso identico modo in cui Lui formava i suoi discepoli.

lunedì 26 giugno 2017

Genesi 12,1-9 e Matteo 7,1-5
La promessa fatta ad Abramo...


La promessa di Dio, sgorga semplicemente dalla gratuità del Padre (il Sio amare) non è motivata e neppure necessitata. Abramo, che già si era messo in cammino da Ur dei Caldei (Babilonia) ed era giunto alle porte della terra di Canaan, a Carran si sente in modo ulteriore sostenuto da quella stessa promessa che ora lo spinge a entrare nella terra della Promessa e della Benedizione. Fidarsi di Dio, avere fede significa varcare la soglia della nostra paura e delle nostre ritrosie. In questo affidarsi, Abramo sperimenta la forza della Parola del Signore, e l'apertura dello sguardo verso un orizzonte che supera ogni aspettativa. Il deserto del Negheb è la misura della trascendenza. Uno sguardo che corre verso l'infinito, non inciampa né in travi né in pagliuzze (come una lettura morale del Vangelo di oggi ci porterebbe a fare) ma ricerca la bella visione del fratello e di Dio.

domenica 25 giugno 2017

Geremia 20,10-13 / Salmo 68 / Romani 5,12-15 / Matteo 10,26-33
Chi mi riconoscerà anche io lo riconoscerò ...

Dopo essere stati a scuola per conseguire il titolo di discepoli, siamo arrivati al momento del tirocinio, l'incontro con la realtà, con i fatti concreti.
Oggi il Vangelo è preso dal capitolo dieci di Matteo; è il capitolo in cui i discepoli del Signore si confrontano con la missione, con il mondo. Vengono mandati ad annunciare il Vangelo. Facciamo anche noi questa esperienza ...
Quale è lo sguardo che ho sulla realtà, sulle vicende della vita e della storia?
Quale relazione stabilisco con gli avvenimenti, con i fatti dei quali sono parte?
Di fronte alle difficoltà economiche, alla povertà, cosa significa realmente essere mandati da Cristo?
Di fronte alle strettoie delle leggi, delle norme, dei protocolli, cosa significa essere mandati da Cristo?
Di fronte alla paura dell'altro, alla diffidenza verso lo straniero, che cosa significa essere mandati da Cristo?
Di fronte agli scandali di cui gli uomini di Chiesa sono causa, cosa significa essere mandati da Cristo?
Di fronte al potere, al perbenismo, agli interessi personali o di parte, che cosa significa essere mandati da Cristo?
Di fronte alla comunità cristiana spesso ingessata nelle sue tradizioni e "buone abitudini", cosa significa essere mandati da Cristo?
Non sempre è facile vedere la verità delle cose, perché se fosse tutto bianco o nero, allora sarebbe facile, ma nella vita e nella realtà siamo chiamati a confrontarci con una serie di "grigi" che sono ciò che emerge come confronto col quotidiano.
Senza avere paura delle pretese altri, dei giudizi di parte e convenienza, delle strumentalizzazioni che da più parti vengono agite, Gesù, al discepolo in missione ribadisce che ciascuno di noi non è mandato per dare soluzione a problemi sociali ma a vincere il male del mondo e a sanare le malattie e le infermità del cuore dell'uomo.
Il Vangelo non è per una precettistica morale, ma per edificare un uomo a immagine di Cristo stesso.
Proprio per questo al discepolo Gesù dice:
- nessun maccheggio segreto deve turbarti nel perseguire la verità; tutto viene alla luce.
- la vita spirituale è più importante di quella fisica e biologica; è lo spazio in cui risuona il Vangelo.
- nulla cade a terra senza il padre (ne passeri ne capelli); Dio non mi esclude, non mi abbandona mai, neppure se cado.
- non temere ... mai; che corrisponde al coraggio di stare in campo, anche se la partita sembra persa.
Per cui se avrò delle buone lenti progressive ovvero buoni strumenti per vedere, avrò più possibilità di vedere secondo Gesù e quindi di cercare di essere come lui mi vuole e dove lui mi conduce.

sabato 24 giugno 2017

Isaia 49,1-6 e Luca 1,57-66.80
Solennità della nascita di Giovanni Battista
Portare la salvezza fino alla estremità della terra ...


Non ci deve sfuggire che il senso e la pienezza della realtà si chiama "salvezza". Magari, rischiamo di comprendere la salvezza come un progetto di ristrutturazione del creato a seguito del danno del peccato, e che ogni esperienza buona produce una parziale realizzazione di questo progetto di Dio ... una comprensione troppo concreta e tecnica!
La salvezza, in realtà è intimamente legata al "mistero" dell'eterno Padre. Salvezza, con approssimazione, è la realizzazione in pienezza dell'amore del Padre dal quale tutto trae origine. Tutto è salvabile, tutto è salvato, tutto attende di essere pienamente salvo a causa della morte e risurrezione del Figlio di Dio. Questo compimento si manifesta e realizza nell'esistenza e nella vita di tutti noi, perché anche la nostra vita è intimamente legata al mistero dell'eterno Padre. La vita di Giovanni, allora, diviene un segno evidente della salvezza. Attraverso la vicenda di Giovanni ci abituiamo alla originalità della salvezza di Dio, una novità in divenire. Il Vangelo, la parola è salvezza perché è la nuova e buona narrazione della salvezza. In Luca tutto e tutti sono testimoni di questa "novità", a nessuno sfugge che "davvero la mano del Signore era con lui".