giovedì 31 agosto 2017

1 Tessalonicesi 3,7-13 e Matteo 24,42-51
Il Signore verrà ...


Il Vangelo di Matteo, dopo aver notato ampiamente l'ipocrisia di molti, proprio nonostante questa, introduce il contenuto della venuta del Figlio dell'uomo.
Se l'ipocrisia è dimenticanza e indifferenza, rispetto a Signore,  ugualmente il Figlio dell'uomo porta a compimento la salvezza di Dio.
La nostra ipocrisia è causata da quella tiepidezza di fede per cui in realtà non attendiamo nessuno, o meglio diciamo di essere in attesa, ma siamo completamente immersi nel garantire la nostra vita; raramente assumiamo il ruolo del buon servo che attende con dedizione. L'immagine è molto forte, ma sostiene una necessità: l'attesa del Signore corrisponde alla possibilità di percepirlo presente e accanto nella vita di tutti i giorni. Il discepolo ipocrita è colui che non si cura di custodire l'attesa.

mercoledì 30 agosto 2017

1 Tessalonicesi 2,9-13 e Matteo 23,27-32
La parola di Dio, che opera in voi che credete ...

Ciò che Paolo dice ai Tessalonicesi, circa la Parola è straordinario, per esprimere una Parola che è di Dio, e che se accolta opera, cioè agisce realizzando.
Ma questo non accade a caso, accade a Tessalonica, in una comunità di credenti, di uomini e donne che hanno scelto Gesù e la sua Parola come fonte della verità e del mistero di Dio. Se l'annuncio, il kerigma, è causa della fede (e ciò dimostra ciò che la Parola è capace di operare), la fede generata, si nutre continuamente della Parola stessa, cioè della predicazione e catechesi. Il rapporto con la parola diviene così stringente che ogni latitanza da parte dei credenti genera "scribi e farisei, ipocriti".
Nel Vangelo di oggi, Gesù, è quasi spietato verso coloro che della parola fanno uno strumento del loro status sociale e del loro potere; infatti non sono solo ipocriti, ma figli degli uccisori della Parola, e così complici di quell'ingiustizia.
Ricordo che il Profeta è colui che porta (proclama/grida) davanti a se la Parola di Dio.

martedì 29 agosto 2017

Geremia 1,17-19 e Marco 6,17-29
In te Signore mi rifugio ...


"Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti". Queste parole del Salmo 70, commentano adeguatamente la vicenda del martirio di Giovanni Battista, cioè di un uomo che ingiustamente si sente perseguitato e oppresso, che vede attorno a se crescere l'intrigo e il complotto, fino a dubitare della propria salvezza ...
Chi fa esperienza di "tale" disperazione, a chi può rivolgere la sua invocazione?
In quella prigione e di fronte al suo carnefice, quante volte Giovanni avrà ripetuto: "In te Signore mi rifugio!"
Stando ai fatti, Giovanni è uno sconfitto, come tanti testimoni della verità che in ogni tempo vengono sopraffatti dall'ingiustizia; ma la loro preghiera, in quanto invocazione della vita, è come un chiodo, che solidamente unisce a Dio. Quando invochiamo il Signore, compiamo quell'atto di fede che ci permette di superare ogni difficoltà legata alla terra, facendoci già sperimentare la redenzione attesa e sperata che è di Dio.

lunedì 28 agosto 2017

1 Tessalonicesi 1,2-5.8-10 e Matteo 23,13-22
Guai a voi scribi e farisei ipocriti ...


L'ipocrisia è una pessima caratteristica se applicata alla persona, peggio ancora se l'ipocrisia coinvolge un discepolo del Signore. Quando Gesù critica l'ipocrisia degli scribi e farisei, mette in luce come per loro interesse stravolgevano persino le loro norme e i loro precetti, pur di trarre un vantaggio e vincolare a se i fedeli ... Questo è lo scandalo maggiore, non semplicemente la manipolazione delle leggi, ma il plagio e il condizionamento dei fedeli, cioè di chi con animo credente si accosta ai misteri di Dio.
Il giudizio è esplicitamente duro: "guide cieche" ... che per la vostra ipocrisia conducete gli uomini nelle tenebre.
L'accento posto sull'ipocrisia, merita oggi la nostra attenzione e riflessione. Uno sguardo attento alla nostra ipocrisia, ai nostri atteggiamenti e scelte che non onorano né il tempio e neppure l'oro, né l'altare né il sacrificio. La maggior ipocrisia è varcare la soglia della Chiesa per non convertire la vita, per consolare la coscienza personale, ma senza alcuna intenzione di mettersi in discussione, questo per pigrizia o per presunzione. Ora capiamo in cosa consista pure la cecità di cui parla Gesù.

domenica 27 agosto 2017

Isaia 22,19-23 / Salmo 137 / Romani 11,33-36 / Matteo 16,13-20
Io sono il Cristo, tu sei Pietro (la pietra)

Ogni volta che ascolto questo Vangelo, sento profondamente quanto queste parole costituiscono l'identità profonda della Chiesa, ma anche il punto di origine delle fede.
La Chiesa non è fatta di immagini e di gossip o di Twitter o messaggi dei social network.
La Chiesa non sono i nostri progetti pastorali, le masse a San Pietro, i discorsi del Papa.
Credo che la risposta a cosa sia la Chiesa si debba proprio cercare nelle parole di Gesù a Pietro, e in ciò che anche oggi la Chiesa deve rappresentare per il mondo.
La Chiesa va amata!
Quando Gesù dice a Pietro: "tu sei Pietro e su questa pietra edifico la mia chiesa ..." é come se dicesse, Pietro, ti scelgo, sei importante per me al punto di affidare a te e su di te ciò che più amo.
Ma per amare la Chiesa occorre amare Cristo; amarlo, e non semplicemente credere in Lui, amarlo significa avere fede in Lui. Ed è proprio per generare, sostenere e nutrire la fede in lui che Gesù ti rende parte (appartenenza) alla sua Chiesa.
Verifichiamo se amiamo la chiesa?
Il punto di partenza, sembra strano ma è nell'identità dell'uomo Gesù: lui è il Cristo, così come nelle parole di Pietro: "il Cristo, il Figlio del Dio vivente".
Questa identità è la prima che i "cristo-pagani", molti dei battezzati di oggi, non sanno più riconoscere. Per questi, molti battezzati, che all'origine dell'atto di fede ci sia Gesù uomo-Dio e non una norma o un concetto culturale, non comporta alcuna differenza; in questi battezzati non si è generata la fede e non si è coltivata la "personale adesione" al Signore.
Chiamerei questo il Paganesimo Ecclesiale, cioè di quei battezzati entrati nella Chiesa in forza dei sacramenti, ma che dei sacramenti non ne vivono la grazia.
La seconda parte del dialogo, fa correre i brividi lungo la schiena, "tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli".
Cosa vuol dire amare la Chiesa oggi?
Proprio perché è di Cristo, la voglio amare, perché attraverso di Lei, amo Lui.
Amare la chiesa significa vivere l'appartenenza fino in fondo, riconoscendo tutte le fragilità umane di una Chiesa che porta in sé il limite (pedofilia, devianza, scandali, ricerca del potere ecc...) non per trovare delle giustificazioni, ma per invocare la misericordia di Dio per poter essere invece autenticamente come Gesù la vuole: una forza, un'arma contro il male, la porta che si apre sul regno dei cieli.
Come non desiderarla nella sua possibilità di esserci?
Amo la possibilità inaudita che la Chiesa realizza: "quel legare e sciogliere ..."
Non si tratta di un privilegio, ma di una certezza che ciò che agisce e compie la chiesa è la porta che è posta tra celo e terra. A Pietro è data la chiave di questa porta. Ma lo straordinario è che ciò che la Chiesa può porre nel tempo si colloca nell'eternità. Questo è straordinario ... Questo è stupendo, questa è la forza del regno dei cieli.
Come non desiderarne essere parte?
Non potrei pensare me stesso senza sentirmi parte di questa Chiesa di Cristo. Fondata su Pietro. È questa originalità che mi consegna alle radici. Ma anche alla speranza certa, alla carità perfetta e all'umiltà profonda di non essere noi i protagonisti di tutto ... Ma ugualmente insieme a Pietro siamo chiamati ad edificarla, costruirla ... a far sì che sia ciò che deve essere: la Chiesa di Cristo nel mondo!

sabato 26 agosto 2017

Rut 2,1-3.8-11; 4,13-17 e Matteo 23,1-12
Obed, padre di Iesse, che fu padre di Davide.


Questa pagina del libro di Rut, acquista ed esprime un significato non solo teologico-salvifico, ma una forza che esprime tutta la bellezza della vicenda umana e personale.
Rut, una donna sola, una moabita, trova la sua piena corrispondenza in Booz; è in questa storia di un amore umano che prende consistenza il progetto di salvezza di Dio. Queste vicende che sembrano narrare episodi di storia famigliare, danno invece il senso della grandezza del Dio con noi, di un Dio che ci cammina accanto e che fa storia con noi, fino a noi e oltre noi. Tutto è preparato nel tempo ma non con una finalità deterministica, ma come una realtà che, gravida di vita, deve generare un futuro di grazia. 
È in questo senso che possiamo rileggere questa vicenda che apre la strada alla discendenza davidica e quindi anche alla pienezza del tempo: "il verbo che si fa carne in una donna, Maria, sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe". Anche la loro storia è una vicenda di amore umano che esprime tutta la capacità di essere spazio del mistero di Dio.

venerdì 25 agosto 2017

Rut 1,1-22 e Matteo 22,34-40
La fedeltà ... Una storia ...

La storia di Rut, è una storia di fedeltà. Nella Genealogia di Gesù, secondo il Vangelo di Matteo "Bozz generò Obed da Rut"; non ci si vergogna di citare una moabita (una non ebrea, una pagana) nuora di Noemi, tra le mogli dei padri nella stirpe davidica. Nel progetto di Dio, ogni "chiamato" è nella possibilità, secondo la sua storia, secondo la sua libertà, secondo le sue capacità, di vivere fedelmente un patto che è ben più di una "legge". Scribi e farisei, hanno smarrito la libertà di appartenere al patto di amore che nella fedeltà lega Dio agli uomini, e che si esprime nella storia della salvezza. Quando Gesù risponde alla domanda sulla "legge più grande", in realtà ribadisce che non si tratta di una legge, ma descrive la condizione di fedeltà che Dio Padre a posto tra sé e l'uomo, condizione alla quale mai verrà meno, mai ...
Noi, oggi, nella dimenticanza delle nostre radici, non percepiamo il legame con un parto di amore/fedele di Dio, che è legato alle generazioni umane. Chi di noi si sente parte della storia della salvezza rappresentata dalla discendenza a partire da Abramo?