mercoledì 30 giugno 2021

Una promessa molteplice

Genesi 21,5.8-20 e Matteo 8,28-34

Ismaele e Isacco, due figli di Abramo sintesi di due storie che si intrecciano ma che appartengono alla medesima promessa. Così come le due storie, quella della salvezza e quella universale, non sono estranee o contrapposte tra loro, ma quella della salvezza è a servizio di quella universale. La storia di Hagar ci ha detto chiaramente che Dio è ben presente nella storia di ogni uomo e di ogni donna, per quanto lontani possano essere, ma se sceglie per sé un popolo, tutto questo Egli lo fa per rendere possibile il suo manifestarsi in modo corrispondente alle sue intenzioni di ricondurre l’umanità alla sua vera vocazione alla vita. La scelta di un popolo particolare non è segno di privilegio e, quindi, di relativa esclusione degli altri, ma vuole costituire un segno che aiuti la storia profana a recuperare il vero senso dell’abitare questo mondo e questa terra. La storia dei credenti, di chi vive in obbedienza alla Parola di Dio ha la grande funzione di collocarsi di fronte alla storia profana come punto di luce, perché la storia dell’umanità intera ritrovi quell’orientamento, che conduca a costruire ed a tracciare sentieri di pace e di convivenza fraterna tra tutti i popoli.

martedì 29 giugno 2021

Ho combattuto la buona battaglia ...

Atti 12,1-11; 2Tim 4,6-8.17-18 e Matteo 16,13-19

Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo


Per Paolo, nella seconda lettera a Timoteo è una affermazione certa, per noi può essere una domanda articolata e profonda.
Ho combattuto la buona battaglia? Per Paolo, è fondamentale combattere la buona battaglia della vita, ma cosa significa? Paolo pensa la battaglia come l'impegno del discepolo in una esistenza giusta, in lotta con le tenebre del male. Non ha caso Paolo ci lascia tutta una serie di avversità che ha affrontato per amore di Cristo. La battaglia è la quotidiana esperienza di trasformare le nostre fragilità e debolezze in una occasione di Grazia. La battaglia implica sacrificio, chiede il superamento di noi stessi; la battaglia è il quotidiano confronto tra vangelo e realtà, ma è pur sempre una battaglia combattuta con le armi del Signore: la bontà, la mitezza, la disponibilità la misericordia e il perdono.
Ho terminato la corsa? E Paolo sa bene che ho conquistato il premio della sua "fatica", un premio che non è una semplice gratificazione ma è quella unione intima con il Signore che riempie ogni altro sentimento e amore.
Ho conservato la fede? Paolo ci dà una chiara testimonianza di una perseveranza nel tenere viva e accesa la propria fede, una fede che nasce e si alimento sulla Parola di Gesù.
La nostra buona battaglia, la corsa, la fede, sono allora una necessità, se vogliamo con Gesù, affrontare il nostro tempo, e usare della nostra vita per dare gloria al Signore. Per questo non sarà mai una nostra battaglia, ma un agire e lottare per il regno di Dio, non sarà mai solo, affaticamento, ma sempre percorrere, con protagonismo le strade dell'uomo; non sarà mai una custodia di una rivelazione ma la trasfigurazione della nostra vita in forza della Parola di Cristo.

lunedì 28 giugno 2021

Genesi 18,16-33 e Matteo 8,18-22

La preghiera di Abramo tra peccatori e giusti

Ci sarebbe molto da dire circa il peccato di Sodoma e di Gomorra, che attraverso una lettura e uno studio approfondito del testo, supera la convinzione tradizionale acquisita circa il peccato di sodomia. Ma rileggendo il testo si giunge a una evidenza che va oltre  anche all'esperienza di intercessione nei confronti dei giusti e il legittimo giudizio per delle città "il cui grido è troppo grande e il peccato è molto grave".

Cosa c'è al centro di questo brano di Genesi? 

Scrive papa Benedetto XVI: "Abramo non chiede a Dio una cosa contraria alla sua essenza, bussa alla porta del cuore di Dio conoscendone la vera volontà. Certo la distruzione di Sodoma doveva fermare il male presente nella città, ma Abramo sa che Dio ha altri modi e altri mezzi per mettere argini alla diffusione del male. È il perdono che interrompe la spirale del peccato, e Abramo, nel suo dialogo con Dio, si appella esattamente a questo. E quando il Signore accetta di perdonare la città se vi troverà i cinquanta giusti, la sua preghiera di intercessione comincia a scendere verso gli abissi della misericordia divina". È questa la potenza della preghiera. Perché attraverso l’intercessione, la preghiera a Dio per la salvezza degli altri, si manifesta e si esprime il desiderio di salvezza che Dio nutre sempre verso l’uomo peccatore; il suo desiderio è sempre quello di perdonare, salvare, dare vita, trasformare il male in bene”.

domenica 27 giugno 2021

Quotidianità con il risorto!

Sap 1,13-15; 2,23-24; Sal 29; 2 Cor 8,7.9.13-15; Mc 5,21-43

 

Non solo miracoli e segni, non solo discorsi e insegnamenti. I vangeli, nel proporci la narrazione della persona di Gesù, hanno comunque una grande cura nel raccontare la quotidianità della sua vita; un poco per volta scopriamo la sua vita di tutti i giorni fatta di relazioni, di incontri, di umanità!

E così come, il toccare Gesù, l'essere toccati da Lui, corrisponde anche a un lasciarsi toccare il cuore. È un mettere completamente in relazione la propria umanità, la propria persona con la sua..

Ed ecco che Gesù si gira, si avvicina, si affaccia al dolore: “non temere, soltanto abbi fede”. Giunti alla casa, Gesù prende il padre e la madre con sé; prende con sé anche i suoi tre discepoli preferiti, li mette alla scuola dell’esistenza. Non spiega loro perché si muore a dodici anni, o perché esiste il dolore, ma li porta con sé nel corpo a corpo con l'ultima nemica: la morte: «Prese la mano della bambina».

Bellissima immagine: Dio e una bambina, mano nella mano. Non era lecito per la legge ebraica toccare un morto, si diventava impuri, ma Gesù profuma di libertà e di vita. E ci insegna che bisogna toccare la disperazione delle persone per poterle rialzare.

"Talità kum". Bambina alzati.

Ecco descritti come i sentimenti e le situazioni di vita di un padre la cui figlia è gravemente malata, in fin di vita, entrano in contatto con i sentimenti e la persona di Gesù. E a seguire una donna umiliata, da tanti raggiri, ormai stanca di chiedere ancora consulti ed aiuti, tenta furtivamente di garantirsi la guarigione, ma quel toccare il Signore è come una accusa: "non fai nulla per me ..." 

Di fronte a questa vita quotidiana, il lasciarsi toccare di Gesù è volersi coinvolgere.

Tutto ciò supera il fare un gesto straordinario; ma è un toccare in profondità, è un toccare il cuore di un padre disperato, è il toccare il cuore di una donna frustrata, è il toccare il nostro cuore e generare un affidamento a Lui che diviene progressivamente fede.

La nostra vita quotidiana è il luogo della relazione con il Signore.

È la quotidianità lo spazio nel quale nell'incontrare Gesù, la fede, ben lungi da un ragionamento o da una adesione formale, diviene condizione di salvezza: "desidero essere salvato dall'amore di Gesù".

È in questo ordine di esperienza che è possibile il cambiamento, la conversione della vita; proprio perché la relazione con il Signore, l'incontro con lui tocca la mia umanità, se mi lascio toccare ... 

Per noi oggi il toccare di Gesù, il lasciarci toccare, e il volerlo toccare è riferito al Gesù vivo, risorto e glorioso.

È il risorto che entra in relazione con la nostra quotidianità, non un ricordo di altri tempi. È il risorto che tocca a nostra umanità, che ci tocca nel profondo, non si tratta di gesti scaramantici o rituali che invocano una salvezza: noi oggi siamo toccati dal risorto cioè dalla salvezza vera.

sabato 26 giugno 2021

Mamre: accoglienza e promessa.

Genesi 18,1-15 e Matteo 8,5-17

Il racconto inizia con quell'ospitalità di Abramo che inconsapevole accoglie Dio stesso che gli si manifesta. È una situazione tipica del deserto nella stagione più calda ... Quasi a rassicurarci che la quotidianità è lo spazio preferito da Dio per rivelare le sue "promesse". Di questo brano mi piace sottolineare l'inadeguatezza di Abramo e di Sara, una inadeguatezza che si è via via generata nel tempo, negli anni in cui la delusione e l'amarezza si sono in un certo modo smussate fino a divenire quella sottile ironia che, la descrizione (della coppia Abramo e Sara) dell'autore di genesi, sottintende: "Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne. Allora Sara rise dentro di sé e disse: «Avvizzita come sono, dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!".

Ma è proprio questo ciò che la promessa vuole affermare nella nostra vita: il superamento dei nostri limiti, per inaugurare un tempo di grazia e il tempo della fedeltà di Dio verso di noi. Il figlio che nascerà indipendentemente dalla sfiducia dei due patriarchi, indipendentemente dalla inadeguatezza dovuta alla sopraggiunta vecchiaia è un segno; ma è soprattutto la possibilità di aprirci al mistero di un amore, quello di Dio, che ci pervade e che porta a compimento realmente ogni nostro desiderio più radicato e soprattutto la nostra vocazione, ovvero la nostra chiamata a realizzare le grandi opere di Dio.

Anche io, ora che sono vecchio e celibe, mi accorgo con stupore di aver scoperto la paternità come dono di Dio! È bellissima ed è fonte di gioia e di pienezza, come anche condizione necessaria per qualsiasi fecondità!

venerdì 25 giugno 2021

La concretezza della promessa

Genesi 17,1.9-10.15-22 e Matteo 8,1-4


La promessa fatta ad Abramo, si focalizza sulla terra, la fecondità e la discendenza. Per un nomade errante del deserto è un vero stravolgimento. Come è pensabile affidarsi a una promessa così diversa da tutto ciò che fino ad allora si è vissuto?
La terra percorsa non è mai entrata nel possesso, la fecondità si scontra con la realtà dura della vecchiaia e della sterilità; la discendenza numerosa trova un riscontro limitato nell'entità del piccolo clan famigliare. Siamo di fronte a un vero atto di fede! Una vera disponibilità allo stupore di fronte a una proposta che non solo impegna Dio, ma che impegna chi la accoglie a non indietreggiare, a non dubitare anche quando tutto sembra ben lontano da quanto promesso. Così Abramo e Sara sono chiamati a una nuova condizione, il cambiamento dei loro nomi i loro segna l’inizio di un tempo nuovo, quello del compimento delle promesse. Anche a ciascuno di noi è chiesto di entrare nella promessa di Dio; la terra è lo spazio della nostra esistenza nella quale il possesso significa pienezza della vocazione ricevuta e il suo portarla a compimento; è lo spazio esistenziale. Fecondità è la disponibilità a lasciare agire lo Spirito di Dio in noi, essere vivi della grazia che salva. La discendenza è l'appartenenza a un popolo numeroso, il popolo dei figli di Dio, che si genera nella rinnovata fraternità umana. 


giovedì 24 giugno 2021

Secondo le promesse ...

Isaia 49,1-6; Atti 13,22-26 e Giovanni 1,57.66-80

Natività di Giovanni Battista


La storia umana è anche la storia di Dio. C'è un grande fraintendimento nel nostro modo di percepire questo inevitabile intreccio che rappresenta il tempo e il suo divenire. Non siamo di fronte a due linee parallele che mai si incontreranno e neppure a due binari uniti a intervalli da traversine. La storia di Zaccaria ed Elisabetta, come anche quella di Giovanni Battista, le loro personali vicende sono anche Il tempo di Dio. È il tempo concreto in cui le Promesse rivelate anche nei profeti trovano realizzazione. Ma non è ingerenza, non è una violazione della libertà dell'uno e dell'altro; questo è vero, se la storia rappresenta il divenire positivo della piena realizzazione della verità. Quando in un'ottica di autonomia, invece, Dio è percepito come un possibile antagonista, oppure come un ingiustificato ingerente nella libertà ed emancipazione dell'uomo, la frattura è tale che ciò che rappresenta il sacro divine inevitabilmente parte avversa. È questo lo scontro culturale che spesso si consuma all'interno del nostro mondo occidentale. Ma d'altronde, quando l'autonomia si prefigura come autosufficienza delle istituzioni, ecco che non c'è più spazio per il mistero. Il cristianesimo invece nell'evolversi della storia umana è erede delle stesse promesse fatte al nostro padre Abramo e poi ai profeti, al suo popolo Israele ecc... Il cristiano vive compreso nel mistero di Dio nel tempo della fede e delle Promesse, che trovano costantemente manifestazione nelle vicende personali, come anche nelle nostre. Siamo di fronte a un modo differente di percepire la realtà ... Di questo non possiamo scandalizzarci. Però quanto è consolante per tutti noi vivere nella stessa promessa di Abramo, il quale poté alzare lo sguardo al cielo e contarvi le stelle. In quelle stelle vide la promessa della sua discendenza, vide anche noi. Un vedere che ci coinvolge totalmente e che chiede la nostra responsabilità - che non può mai essere partigiana -,  in questo cammino nel tempo, cioè nel portare a pienezza le promesse stesse; è questo guardare il cielo che ci permette di vivere meglio l'essere nella terra.