Baruc 1,15-22 e Luca 10,13-16
venerdì 1 ottobre 2021
Ci siamo ostinati a non ascoltare!
giovedì 30 settembre 2021
Il libro della legge
Neemia 8,1-4.5-6.7-12 e Lc 10,1-12 (San Girolamo)
mercoledì 29 settembre 2021
Santi arcangeli, mistero e presenza oltre il tempo
Daniele 7,9-14 e Giovanni 1,47-51
martedì 28 settembre 2021
Abbiamo udito che Dio è con voi ...
Zaccaria 8,20-23 e Luca 9,51-56
lunedì 27 settembre 2021
Dio sogna ... Noi lo sogniamo?
Zaccaria 8,1-8 e Luca 9,46-50
domenica 26 settembre 2021
Disconnettersi & connettersi
Numeri 11,25-29 / Salmo 18 / Giacomo 5,1-6 / Marco 9,38-48
In questi giorni una notizia mi ha colpito, e mi ha suscitato un senso di disagio e di paura.
Afganistan, nuovi orrori, i Talebani hanno condannato un giovane ragazzo di 18 anni alla amputazione in pubblico di una mano e di un piede, perché il ragazzo era accusato di furto. La terribile condanna rappresenta l’applicazione più spietata della shaaria, è stata eseguita nella provincia di Herat. La gente del posto è stata invitata ad assistere allo "spettacolo" - un modo per dissuadere a compiere ulteriori furti, dicono i talebani -. Il giovane è stato tenuto prigioniero un mese, prima di essere processato sommariamente in pubblico e sottoposto alla terribile condanna. Ma anche altre notizie simili arrivano ora da quella terra, comprese le lapidazioni pubbliche di donne adultere e la fustigazione, sempre pubblica, dell'uomo colto in fragranza di adulterio.
Mi ha fatto molto pensare questo estremismo nell'applicare il Corano, che per un islamico, rappresenta anche il fondamento della legge morale, giustificato col dire: “se io non giudico le vostre leggi occidentali, perché dovete giudicare le nostre?”
Di fronte a tutto ciò ... ci possiamo voltare dall'altra parte e fare finta di nulla.
Ma per me il Vangelo di oggi, dice qualcosa di veramente illuminante. Un Vangelo che ci impedisce di trasformarci in cinici esecutori di una legge morale che serve solo a punire e a reprimere l'uomo dentro le sue frustrazioni e fragilità, rinchiudendolo dentro il suo peccato e riconoscendolo solo come peccatore.
La punizione quando non serve a sollevare la persona e a restituirla alla sua vera dignità è solo una condanna a morte. La punizione in realtà, per un credente in Dio, è un cammino di riabilitazione di fiducia e di speranza: perché la tua umanità che è immagine di Dio, appartiene a Dio ed è amata da Dio; una punizione non può ridursi a condanna e persecuzione ... A volte dimentichiamo che tutto di noi è salvato dal figlio di Dio, Lui che ha vissuto l'esperienza di una atroce è ingiusta sentenza e condanna.
Ma allora queste parole "chi scandalizza un piccolo è meglio che si butti in mare con una bella pietra al collo ... Se la mano è motivo di scandalo, tagliala; se l'occhio è motivo di scandalo, toglilo; se ...
Non fanno così i Talebani oggi? Noi non dovremo avere lo stesso tenore, la stessa fermezza morale?"
Cosa significa tagliare, togliere, gettarti nel mare ... Per Gesù queste immagini sono di una forza estrema, proprio per farci entrare in quella dinamica profonda di male che con il nostro agire siamo capaci di generare, e nello stesso tempo ci immerge nella drammaticità della pena/punizione che una giustizia puramente umana, sarebbe capace di esprimere: solo conseguenza della violenza e della barbarie che abita la nostra disumanità.
Tagliare, togliere, gettarti in mare ... Oggi potremo sostituirli col concetto di disconnettersi!
Orecchie, occhi, mani, cuore ... Sono parti del nostro corpo, ma rappresentano anche quanto si compromette con le scelte di male: con le inclinazioni al peccato; con le seduzioni dei nostri appetiti sensuali, narcisistici e di possesso; con l'attaccamento alla ripetitività dei nostri limiti morali e fragilità.
Disconnettiti, significa tagliare, staccare, gettare fuori di te stesso, quanto ti tiene schiavo e ti lega a una realtà che ti intossica, ti priva di libertà, ti condiziona.
Oggi capiamo che la "connessione"non dà scampo, pretende tutto da te, una volta connesso tutto è condiviso.
Ecco perché è fondamentaleconnettersi con ciò che non distrugge la tua umanità. Gesù si propone come Vangelo della vita, come colui la cui connessione ti costruisce nella libertà.
Ecco allora che non possiamo mai limitarci come cristiani, all'applicazione di una condanna, o a promulgare una giustizia/giudizio solamente è rigorosamente umano, ma dobbiamo sempre avere in noi la connessione con il Risorto, con il Signore della vita e dell'amore, colui che della condanna ha fatto l'occasione di salvezza.
Disconnettiamo la nostra quotidianità dalle fragilità che ci sono vicine, cercando di connetterci con quella parola di verità che è capace di mettere in crisi e discussione il nostro modo di pensare e di amare i fratelli.
In questo modo tutto diventerà come un fresco bicchiere d'acqua. Cioè il Vangelo in noi ci permetterà di avere semplicità, misericordia, speranza e tenerezza, ma soprattutto la forza di realizzarlo, in una proposta nuova e veramente umana.
Un bicchiere di acqua rappresenta un segno povero ma pieno di possibilità. Tutti l'abbiamo, e nel momento che è dato, esso diventa una possibilità di vita per chi lo riceve. Chi è di Cristo è uno che da non un bicchiere d'acqua, ma tanti bicchieri di acqua, quante ne occorrono per generare la comunione.
È in questa disponibilità ad essere di Cristo che nasce l'esserci della Chiesa.
Incoraggiati da Papa Francesco, togliamo il male che ci ferisce (che ci rende gelosi e cinici gli uni verso gli altri) e che rende impossibile la gioia del mondo e nella Chiesa stessa.
Ognuno, con il dono che ha ricevuto, con le luci che il Signore gli da, deve togliere ciò che è di scandalo, cioè disconnettersi, ed aiutare il resto dei membri della Comunità a trovare la via dell'amore, della pace, della giustizia e della fraternità, cioè a restare connessi con Gesù.
sabato 25 settembre 2021
Gerusalemme città di tutta la terra
Zaccaria 2,5-9.14-15 e Luca 9,43-45
Ancora una visione profetica, quella di Zaccaria, illumina la prospettiva di chi crede: non solo Dio abita Gerusalemme, non solo il Tempio sarà riedificato per sancire il ritorno dei deportati a Babilonia, ma l'immagine si dilata nella universalità del Dio di tutta la terra, e soprattutto della pienezza messianica che coinvolge l'universo intero.
Gerusalemme, è la città di Dio fin dalla notte dei tempi, ben prima di Abramo, ora diviene la città di tutti gli uomini della terra; immagine di una madre che abbraccia tutti i figli, ora la città si dilata e si priva delle sue mura, delle sue protezioni e difese per poter accogliere proprio tutti suoi figli. È questa immagine della presenza dell'onnipotente e di una ritrovata maternità che oggi Gerusalemme può essere percepita come "città di tutta la terra", oltre ogni divisione e ogni particolarismo. Gerusalemme è la città inclusiva della diversità umana, ma non per una nuova forma di proselitismo o sincretismo, quasi a suggerire una nuova religione universale. Ma la città segno della presenza del Dio con noi. Dio abita con gli uomini, la loro storia il loro vissuto gli appartiene e Gerusalemme esprime il luogo della vera fraternità umana frutto del riconoscersi figli dell'unico Dio Altissimo. Gerusalemme suggerisce lo stile materno della Chiesa: stile dell'unico partire, e del solo gregge e di un solo ovile, tutte immagini del Vangelo, che non sono esclusive, ma inclusive.