domenica 31 luglio 2022

Ricchezza inconsistente

Qo 1,2; 2,21-23; Sal 89; Col 3,1-5.9-11; Lc 12,13-21

A Gesù non piacciono i ricchi?  Gesù disprezza la ricchezza? Gesù non ama possedere cose e persone?
Direi che occorre fissare l'attenzione su ciò che per Gesù è causa di tanti mali che affliggono l'uomo: la cupidigia, cioè dall’avidità di possedere.
Ma tutto ciò ci segna di una grande fragilità, tutto esprime anche i nostri limiti umani. Tutto ci conduce a compensare ciò che ci manca nello spasmodico bisogno di possedere.
È per distoglierci da questa ricerca affannosa della ricchezza, che Gesù racconta la parabola del ricco stolto, che crede di essere felice perché ha avuto la fortuna di una annata eccezionale e si sente sicuro per i beni accumulati.
Ma il vero problema è proprio il progetto che il ricco medita in sé stesso incurante dell'iniziativa di Dio. Pensa solo in sé stesso, in uno sforzo di assoluta solitudine.
Il ricco mette davanti a sé stesso, tre considerazioni: i molti beni, i molti anni, la tranquillità e il benessere sfrenato.
Ma la parola che Dio gli rivolge annulla questi suoi progetti. Invece dei "molti anni", Dio indica l’immediatezza: "stanotte morirai". Al posto del "godimento della vita" gli presenta il "rendere la vita e il giudizio". Per quanto riguarda la realtà dei molti beni accumulati su cui contare si erge il sarcasmo della domanda: "E quello che hai preparato, di chi sarà?"
Stolto: lo è perché ha rinnegato Dio; stolto è chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio.
E noi cosa siamo, siamo stolti pure noi?
I beni materiali sono necessari?
Sono beni! Sono un mezzo per vivere onestamente e nella condivisione con gli altri.
Gesù non odia la ricchezza ma ci invita cercare altre ricchezze, non quelle che incatenano il cuore e distolgono dal vero tesoro che è nei cieli, cioè di Dio: la giustizia, la solidarietà, l’accoglienza, la fraternità, la pace; tutte cose che costituiscono la vera dignità dell’uomo.
È questa la ricchezza secondo il vangelo: amare Dio con tutto il nostro essere, e amare il prossimo come lo ha amato Gesù, cioè nel servizio e nel dono di sé.
La cupidigia dei beni, la voglia di avere beni, non sazia il cuore, anzi provoca fame di possesso!
Se amare è la sola vera ricchezza, si comprende come il nostro mondo, la nostra cultura occidentale è in una corsa verso il declino, perché tutto viene vissuto come ricerca dell'immediato, del tutto e in una ricerca smisurata di ricchezza di beni materiali e di piacere che nessuno riesce a raggiungere, e che per questo non soddisfano. Questa ricerca di benessere alla fine è sorgente di inquietudine, e di avversità; di prevaricazioni e di guerre, come anche stiamo vivendo. Che cosa anima questa nuova guerra in Europa se non la bramosia dell'economia e dei flussi di denaro?
Davanti a Dio noi siamo ricchi solo di ciò che abbiamo condiviso; siamo ricchi di ciò che abbiamo donato con amore; siamo ricchi del cammino compiuto con chi aveva paura di restare solo; siamo ricchi di un cuore capace di perdonare, di amare.

sabato 30 luglio 2022

La forza redentiva del martirio

Geremia 26,11-16.24 e Matteo 14,1-12

La tragica vicenda di Giovanni Battista non ha nulla da invidiare a certe situazioni e accadimenti della nostra quotidianità. L’iniquità del mondo, le ingiustizie, la crudeltà sono i veri ostacoli alla conversione e al cambiamento. È evidente in questa periscope, come tutto ciò che resta legato al mondo di Erode - pur se affascinato dal Maestro che viene dalla Galilea -, non riesce a compiere il salto della fede; quel mondo iniquo non viene toccato dal dubbio che la verità accende nella coscienza. Neanche il Battista è riuscito a scalfire la durezza e la loro incredulità, ma alla fine sarà proprio il suo essere vittima innocente a determinare una irruzione inattesa.
Sarà proprio dalla mesta sepoltura di Giovanni che Gesù prende consapevolezza della pienezza del suo tempo; tutto è compiuto e la verità non può attendere oltre, cioè che la malvagità alla fine, invece che vincere sul bene diviene condizione affinché il bene si compia pienamente. Il male non prevarrà mai e neppure troppo a lungo.

venerdì 29 luglio 2022

Credi questo?

1 Giovanni 4,7-16 e Giovanni 11,19-27

Un dialogo oltre ogni immaginazione. Un dialogo non certo di circostanza: quale appunto la morte di un amico carissimo; Lazzaro. Certamente la morte improvvisa di Lazzaro ha gettato molti nell'inquietudine circa il senso della vita e la stessa vita dopo la morte. L’evangelista Giovanni, coglie nella drammatica situazione della morte di Lazzaro, l'occasione per introdurci nel cuore della fede in Gesù figlio di Dio e unico salvatore. La domanda di Marta pone l'accento sulla vita presente e sulla possibilità di Gesù di compiere quei gesti che l'avrebbero garantita, ma la risposta del Signore apre a una prospettiva totalmente diversa, che supera la domanda stessa. Il cuore della fede in Gesù, il vangelo, non sono una ulteriore rilettura morale dell'esistenza, una qualche nuova filosofia di vita, ma la possibile comprensione del mistero di Dio, che è amore e vita per sempre, anche per ciò che è insignificante, irrilevante ma comunque esistente.
Al centro della nostra fede, non ci sono i discorsi di Gesù, o le sue altissime parole, ma la sua risurrezione. Credere questo significa avere uno sguardo che supera il dramma del presente, e tutta l'esperienza della nostra fragilità e del male. Diversamente occorre adattarsi a rimanere rinchiusi in una realtà che non ci darà mai scampo.
Che cosa dice Gesù a Marta se non che il suo amore per noi non verrà mai meno, nemmeno di fronte ai nostri limiti e alla nostra morte. Credere questo significa da parte nostra scegliere lo stesso amore come origine della felicità; credere in Gesú significa scegliere di amare senza riserve, senza timori.

giovedì 28 luglio 2022

La pazienza di capire

Geremia 18,1-6 e Matteo 13,47-53

Quale obiettivo hanno le parabole del Regno che Gesù con abbondanza di immagini ci rappresenta? La mia impressione è quella di una rappresentazione del presente come anche personale, insieme, dove il mistero di Dio si intreccia alla nostra vita; è questo rapporto dinamico che costruisce e rappresenta il Regno. Tutto questo non si esaurisce nell’oggi ma è orientato a un compimento, la "fine", ma che si concretizza nel divenire progressivo, giorno per giorno.
Ma è proprio questo divenire che la parabola descrive con stupore e meraviglia attraverso le immagini. Come anche la rete gettata in mare che raccoglie ogni genere di pesce, non è forse immagine dell'amore del Padre che tutti vuole salvare, indistintamente: buoni e cattivi? Il Regno, poi, non è un tribunale che emette un giudizio secondo leggi, norme e precetti; il giudizio è il compimento del Regno, ma questo giudizio è frutto della pazienza di sedersi a contemplare la pienezza della rete e affidare il discernimento della vita all'infinito amore di Dio. Gesù non nega il giudizio, ma occorre che noi non lo travestiamo di legalismo puramente umano. In tutti noi si realizza la parabola della rete, quando siamo disposti a mettere nelle mani del Padre tutto ciò che siamo, bene e male, ogni fragilità e ogni limite, come anche ogni possibilità e dono; ma questo significa anche sedersi e discernere con amore, per ricollocare tutto nel compimento, e realizzare così il meglio di noi stessi.



mercoledì 27 luglio 2022

Il Regno per la mia vita

Geremia 15,10.16-21 e Matteo 13,44-46

Dopo anni di ascolto della Parola ... dopo tutto il nostro essere discepoli di Gesù, che cosa è il Regno di Dio? Riesco a dare alle parabole del Regno una qualche forma di concretezza, di esperienza, di vita?
Le parabole del tesoro nascosto e del mercante che cerca la perla, sono parte di una sezione che ha il suo inizio in quella del seme caduto in diversi terreni; Gesù afferma che il Regno di Dio è vicino - come il seme gettato -, e si mescola con la vita, con le soffrenze, con i progetti della gente comune. Ho l'impressione che il Regno di Dio abbia a che vedere con la vocazione personale; trovare, cercare, comprare ... hanno un obiettivo: coinvolgerci pienamente nel Regno, cioè nell'intreccio tra il dono di amore di Dio e la realizzazione della nostra felicità. Sì, perché il Regno è portatore di una gioia pari a quella di un tesoro nascosto o di una perla digrande valore.
Ecco che il Regno non è una questione di appartenenza a una istituzione e tantomeno l'adeguarsi a norme e precetti di vita; il Regno di Dio è proprio la conseguenza dell'amore del Padre che diviene parte della nostra storia e della nostra quotidianità. Il Regno è il vero investimento della vita; trovare il tesoro o la perla bellissima, significa accogliere un mistero inaspettato che ci supera, ma soprattutto fare di noi degli autentici cercatori di gioia: la gioia di Dio, la gioia che è Dio.

martedì 26 luglio 2022

La zizzania degli scandali e dell'iniquità

Geremia 14,17-22 e Matteo 13,36-43

"Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre  loro." Ieri papa Francesco ha iniziato il pellegrinaggio penitenziale in Canada per chiedere perdono ai nativi tradizionali per le violenze e uccisioni subite da oltre 150.000 bambini tra la metà del diciannovesimo secolo e la prima metà del ventesimo. Violenze, abusi sessuali, e uccisioni di cui anche Istituzioni Cattoliche e uomini di Chiesa si sono macchiati, rinnegando con i loro gesti e stili di vita il Vangelo di Gesù. Oggi è il tempo in cui i giusti risplendono come il sole in forza della misericordia e del perdono. La Chiesa quando ritrova la sua originaria vicinanza a Cristo, non può che essere fonte di riconciliazione e perdono, e condannando le atrocità commesse, si mette a raccogliere quella zizzania che ha causato lo spargimento del sangue innocente e il grido di troppe vittime. Oggi assistiamo al fuoco purificatore dell'amore del Padre.  Nello spiegare la parabola della zizzania, Gesù non si mostra come un giustiziere; ma ogni sua prerogativa di Figlio dell'uomo è per attendere conversione e salvezza. Conversione e salvezza al posto della zizzania fatta da scandali e iniquità. Oggi in questo nostro mondo distorto, occorre coltivare ogni atteggiamento di perdono, perché solo nella remissione del male ci sarà la vera redenzione.

lunedì 25 luglio 2022

Posti preziosi ...

2 Corinzi 4,7-15 e Matteo 20,20-28
Festa di San Giacomo apostolo

Non è certo per correggere san Paolo, ma con entusiasmo mi verrebbe da coniare questa espressione: "siamo un tesoro fatto di argilla". Preziosi per l'amore di Gesù per noi, ma fragili per la debolezza della nostra umanità; ma entrambe le cose sono indissolubilmente insieme, preziosità e fragilità.
Pensare una fragilità preziosa, è possibile proprio solo in forza della nostra umanità. La nostra fragilità è fatta spesso di ingenuità e anche di quella presunzione che gonfia l'amor proprio finanche ad essere incuranti dei fratelli; cioè trascurare la loro preziosità.
La madre di Giacomo e Giovanni voleva per i propri figli il massimo, forse li riteneva migliori degli altri, certamente ai suoi occhi, più preziosi di ogni altro. Ma il suo desiderio di preziosità (essere i primi) si scontra con l'essere primi nel regno dei cieli, che significa essere disposti al sacrificio di sé per il bene e la vita degli altri; inoltre, la vita e le opere non bastano, occorre la grazia che solo il Padre può donare. Infatti quella madre sta chiedendo a Gesù di rendere capaci i figli di donarsi totalmente come lui sta per fare. E Gesù risponde che questo non è possibile perché amare è un miracolo che si genera quando si sprigiona il “sì” che ciascuno di noi può dire. Questa è la nostra vera preziosità, il nostro unico tesoro.