sabato 31 dicembre 2022

Finire e ripartire

1 Giovanni 2,18-21 e Giovanni 1,1-18

Abbiamo bisogno di luce ... Alla fine di questo anno abbiamo bisogno di luce per fare breccia nell'oscurità delle tenebre. Pandemia, guerra, crisi economica, ingiustizie, stragi, tragedie di ogni tipo ... di fronte a tutto questo la Chiesa continua a ripetere questa parola di speranza: la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.
Spesso in questo momento di valutazione finale dell'anno, ci troviamo mancanti e ci rammarichiamo o ci perdiamo d’animo, oppure ancora ci chiudiamo in noi stessi, sconfitti. La Chiesa, come Madre, ci invita a vivere ogni fine come un nuovo inizio. Ogni fine anno come presupposto di un nuovo inizio; come annuncio di cieli e terra nuovi, come momento di attesa da vivere con vigilanza e speranza, pieni di fede nel fatto che Gesù ci accompagna ed è con noi ogni giorno della nostra vita: e venne ad abitare in mezzo a noi.

venerdì 30 dicembre 2022

Festa della sacra famiglia

Siracide 3,3-7.14-17 e Matteo 2,13-15.19-23

Il Vangelo di questa festa, e quello della strage degli innocenti (del 28 dicembre) hanno diversi punti di contatto. In questo modo la liturgia mette in evidenza la realtà in cui la giovane famiglia di Giuseppe si muove: un contesto storico difficilissimo e straordinariamente sospinta dalla volontà di Dio (il Regno) che si realizza attraverso la loro stessa quotidianità.
Così se la strage degli Innocenti sembra segnare un legame con tutti gli eventi che riportano alla memoria la storia recente dove il dolore innocente, la sofferenza senza ragione sembra vincere sull’amore, nello stesso modo le vicende della famiglia di Gesù sembrano declinare un continuo rinascere della speranza e della fiducia.
Il vincolo famigliare risulta vincente, e capace di resistere alle durezze della vita. L'umiltà di Giuseppe e la fede di Maria risultano vincenti e sufficienti non solo per resistere nella fatica quotiduana, ma anche per orientare secondo la volontà di Dio ciò che si vive.

giovedì 29 dicembre 2022

Tra le braccia Dio

1 Giovanni 2,3-11 e Luca 2,22-35

Chissà che emozione, chissà che tenerezza inaudita a provato il vecchio Simeone, ad avere tra le braccia quel bambino, il Messia, il figlio di Dio. E se fosse capitato a noi?Avere Dio fra le braccia!!! Ma ecco che oggi è proprio quello che Gesù vuole fare: lasciarsi, abbandonarsi fra le nostre braccia per poterci pienamente consolare con la sua presenza. Accogliere Gesù nella fragilità della nostra vita, nella povertà del nostro modo di amare, nel venir meno delle nostre certezze. Simeone al limite della sua possibilità di vita raccoglie in quell'abbraccio una intuizione dello spirito che gli permette di vedere oltre la sua stessa vita, in quel bambino, ci è donata la salvezza. Il nome di quel bambino, significa “Dio salva”, salva a partire da una mangiatoia; egli sarà il nostro liberatore; ci salverà dal peccato e dalla morte; egli insegnerà il valore del servizio, oggi ai poveri e agli emarginati, ai profughi e ai fuggitivi.

mercoledì 28 dicembre 2022

La strage continuerà

1 Giovanni 1 5-2,2 e Matteo 2,13-18

A cosa può portare l'attaccamento al potere, il consolidamento di una ideologia, il prevalere di interessi e convenienze?
Erode non si è estinto, non è venuto meno nel suo determinare scelte spaventose e futuri scenari di morte. Non solo può capitare a tutti di essere un poco egli Erodi, ma è la stessa nostra realtà che seglie Erode come stile e ideale di vita. La strage degli innocenti bambini e dell'innocenza umana continua in una macabra scelta di consolidamento di una idea di potere e di condizionamento della vita.
Fintanto che siamo disposti a sacrificare la vita e ciò che rappresenta, Erode trionfa in ogni gesto, parola e azione che sopprime la vita  nel suo essere origine e senso dell'esistente.


martedì 27 dicembre 2022

Il discepolo amato

1 Giovanni 1,1-4 e Giovanni 20,2-8

Giovanni secondo antica tradizione è il discepolo amato. Ciò mette in evidenza l’umanità di Gesù; egli era si “vero Dio”, ma anche “vero uomo”, capace di provare i nostri stessi sentimenti! Per Gesù, Giovanni è proprio il discepolo prediletto, amato. Questo sentimento vero e vivo, corrisponde alla tenerezza di appoggiare il capo sul petto del Signore. Ma questo legame intimo forma la stessa fede di Giovanni. Di fronte al sepolcro vuoto, è l'amore vissuto per il maestro che da’ contenuto a ciò che Giovanni ci testimonia. La corsa nell'arrivare per primo, come chi è primo nell'amare; l'umiltà di attendere fuori, dice che per amare occorre sempre attendere, per poi amare ancora. È questo amore che alimenta e costituisce la fede di Giovanni.

lunedì 26 dicembre 2022

Un santo Stefano speciale ...

Atti 6.8-12;7,54-60 e Matteo 10,17-22

Dopo la tenerezza del Natale, il dramma del martirio. Che strano accostamento la liturgia della Chiesa ci porta a vivere. Per convenienza era meglio continuare a cullarci nel dolce incontro tra il divino e l'umano, in quell'incontro che è la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti. Ma credo che sia proprio questa grazia che dobbiamo viverla integralmente e ad ogni costo in una concretezza reale che non è una favola di cioccolato. Stefano e il suo martirio, ci mostrano come la salvezza si intrecciano con la realtà, cone dono di Dio e da parte nostra come percorso vivo e integrale di fede e di amore: di fede nella certezza che Cristo è il solo e vero Signore; di amore che solo ci porta a pienezza, cioè chi permette di donarci totalmente fino al dono di noi stessi. Stefano ci porta al limite della nostra possibilità, e ci mostra come la testimonianza che dobbiamo dare è saper lasciare agire in noi lo Spirito affidandoci al Padre, in modo che in noi la vera testimonianza sia frutto dell'amore a Cristo e di Cristo.


Atti 6.8-12;7,54-60 e Matteo 10,17-22

Un santo Stefano speciale ...

Dopo la tenerezza del Natale, il dramma del martirio. Che strano accostamento la liturgia della Chiesa ci porta a vivere. Per convenienza era meglio continuare a cullarci nel dolce incontro tra il divino e l'umano, in quell'incontro che è la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti. Ma credo che sia proprio questa grazia che dobbiamo viverla integralmente e ad ogni costo in una concretezza reale che non è una favola di cioccolato. Stefano e il suo martirio, ci mostrano come la salvezza si intrecciano con la realtà, cone dono di Dio e da parte nostra come percorso vivo e integrale di fede e di amore: di fede nella certezza che Cristo è il solo e vero Signore; di amore che solo ci porta a pienezza, cioè chi permette di donarci totalmente fino al dono di noi stessi. Stefano ci porta al limite della nostra possibilità, e ci mostra come la testimonianza che dobbiamo dare è saper lasciare agire in noi lo Spirito affidandoci al Padre, in modo che in noi la vera testimonianza sia frutto dell'amore a Cristo e di Cristo.


domenica 25 dicembre 2022

Natale in guerra ...

Is 9,1-6; Sal 95; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14
MESSA DELLA NOTTE DI NATALE


Il brano del vangelo di questa Santa Notte di Natale descrive la nascita di Gesù a Betlemme. Oltre a Luca l'altra registrazione storica della nascita di Gesù è in Matteo; dove viene raccontata anche la storia dei magi, la storia dei potenti, dei ricchi, la storia di chi crede di contare.
I vangeli in queste narrazioni ci consegnano, di questo avvenimento, il coinvolgimento delle persone vincenti, delle persone stimate, dei capi di Stato, dei potenti come pure sullo stesso piano ci consegnano gli umili, chi è in basso, i dimenticati ... tutti sono attirati da questo luogo Santo, dalla grotta di Betlemme e dal suo divino mistero.
Sarebbe stato bello se fin da allora questi due mondi avessero camminato insieme in un unico abbraccio, capace di accogliere quel bambino ... ci pensate, avrebbe potuto esserci da subito la pace sulla terra.
Ma fino a che non si verranno incontro con una vera disponibilità all'accoglienza, a vivere in vera fratellanza, non ci sarà mai pace nel nostro mondo ... rimarrà un vuoto incolmabile, il vuoto che solo Dio e il suo amore può riempire quando viene accolto nel cuore umano.
Quella notte l'amore che è Dio si è concretamente rivelato in quella grotta, in quel bambino che nascendo ha messo l'uomo di fronte alla possibilità di rigenerare e riempire di senso la propria esistenza, la propria umana fragilità: questo è il fatto, è l'evento del Natale.
Quel bambino di Betlemme oggi come allora, sta di fronte alla guerra fratricida che insanguina anche il nostro continente; è di fronte alla violenza verso i fragili e i deboli, non ultima quella verso le donne violentate nella loro carne e dignità; si pone come resistenza all'umana follia, alle invidie e alla insana avidità speculativa; il bambino denuncia ogni forma di paura e di odio, come anche tutte le orrende agonie e indifferenze che riempiono i nostri giorni trasformandoli in incubi.
Il dono che Dio ci fa attraverso il bambino Gesù è per tutti, perché tutti, credenti e meno credenti, cristiani, ebrei, mussulmani, buddisti ecc... tutti possano partecipare nella sua nascita alla redenzione del mondo: quella nascita segna l’inizio di una situazione nuova, pianta il germe della vera salvezza sulla nostra terra.
Dopo aver tessuto e intrecciato, in avvento, le nostre vite nelle mani di Maria, oggi siamo di fronte alla possibilità di intrecciare la nostra vita con quella del bambino di Betlemme.
Una calda accoglienza di Gesù, si realizza qui attraverso di noi. Facciamo della nostra comunità parrocchiale non una formalità liturgica o canonica, non un regolamento di precetti, ma un'occasione in cui imparare a essere una bella chiesa. Fatta di intrecci di vita, di accoglienza sincera e senza pretese, fatta di disponibilità ad accoglierci e ad accogliere. Vinciamo le nostre pigrizie e soprattutto le nostre paure di metterci in gioco, oggi Gesù nasce ancora per fare rinascere la sua Chiesa, e noi tutti con lei. In questo mondo sfregiato dal male, e avvilito dalla disumanità, quale segno di bene noi cristiani possiamo essere? Quale segno comunità di Santo Spirito puoi essere?
Oggi le Scritture ci ricordano che “È apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini”.
Tocca a noi, in questo Natale, «non avere paura» di aprire la strada nuova dell’accoglienza e della fratellanza. Tocca a noi aprire quella porta che spesso abbiamo chiuso quando abbiamo negato il nostro perdono, appunto limitato la Carità, e intiepidito la fede.
O Dio Facci accogliere Gesù in un caldo abbraccio del nostro cuore, della nostra vita, della nostra comunità. Libera il mondo dal suo fardello di guerra, di ingiustizia e di male, porta la buona novella della tua pace a tutti, aiuta NOI a fare gesti concreti di pace. Amen.