Quante volte queste parole le abbiamo ascoltate con la preoccupazione di individunare in noi la condizione migliore dove il seme potesse portare frutto ... Una preoccupazione morale; una preoccupazione produttiva, redditività ... da contabili.
Ma se ci mettiamo in ascolto di questa parabola come la descrizione della semina, percepiamo prima di tutto lo sforzo del seminatore, e la sproporzione tra il seme gettato e il seme che porta frutto. Il seminatore non si scoraggua, non viene meno al suo compito di gettare il seme della parola. Questa immagine deve farci capire che il senso ultimo è la mietitura, ma il senso primo è la semina, come gesto gratuito abbondante e gratuito. Coltiviamo la certa speranza che nonostante rovi e le difficoltà, nonostante il nostro essere fragili, non è necessario cedere allo scoraggiamento. È questa consapevolezza che ci rende fecondi dell’amore e della speranza che Dio stesso ha avuto oggi e da sempre nei nostri riguardi.
Ma se ci mettiamo in ascolto di questa parabola come la descrizione della semina, percepiamo prima di tutto lo sforzo del seminatore, e la sproporzione tra il seme gettato e il seme che porta frutto. Il seminatore non si scoraggua, non viene meno al suo compito di gettare il seme della parola. Questa immagine deve farci capire che il senso ultimo è la mietitura, ma il senso primo è la semina, come gesto gratuito abbondante e gratuito. Coltiviamo la certa speranza che nonostante rovi e le difficoltà, nonostante il nostro essere fragili, non è necessario cedere allo scoraggiamento. È questa consapevolezza che ci rende fecondi dell’amore e della speranza che Dio stesso ha avuto oggi e da sempre nei nostri riguardi.
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