venerdì 24 ottobre 2025

La giustizia si compie in noi

Rm 8,1-11 e Lc 13,1-9

Dividere ciò che è buono da ciò che è cattivo diviene un modo dualista di comprendere la nostra natura umana. Ma cosa succede se partiamo da quella stessa carne duale, nella quale abita anche il figlio di Dio? Leggendo con attenzione non possiamo limitarci a dire che è in Cristo Gesù chi vive secondo lo Spirito, poi ci sono gli altri, che vivono secondo la carne. I primi tendono alla vita e alla pace, gli altri alla morte. Ma in realtà Gesù ha accettato di entrare nella storia contaminata dal peccato che ci rende fragili e incompleti. Si è fatto uomo per condannare il peccato ma non l’uomo che viene invece liberato dal peccato; e per questo ha accettato di essere crocifisso. Lui che poteva essere solo spirito è diventato carne, ossa, muscoli, pelle, pianto e sorriso. Su quella croce che unisce umano e divino, non c’è più spazio per facili dualismi e divisioni. 

Una lotta impari

Rm 7,18-25 e Lc 12,54-59

«Quando voglio fare il bene, il male è accanto a me», e anche se non vogliamo non sfuggiamo da questo sgradevole compagno di viaggio, che offusca l’orizzonte ed è un pessimo consigliere.
Bene e male convivono in noi, anzi il bene non abita in noi, ma solo il suo desiderio, in noi abita il peccato, capace di soggiogarci, al punto da farci pensare di operare il bene. Ma se ci ascoltiamo attentamente scopriamo che divisioni e discordie sono il sintomo di una grande infelicità, che non ci abbandona neanche quando abbiamo vomitato in qualche modo tutta la nostra rabbia. L’unica via possibile di liberazione è il volto di Gesù, che per amore, si è fatto inchiodare ad una croce.

giovedì 23 ottobre 2025

Raccogliamo frutti di santificazione

Rm 6,19-23 e Lc 12,49-53

Ora, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, grazie al battesimo, possiamo raccogliere il frutto della nostra santificazione. Ma questa nuova vita, convive con la fragilità del peccato che è sempre davanti a noi, anzi ci andiamo spesso a sbattere contro a causa della poca fiducia che abbiamo nei confronti di Dio, di noi stessi e del prossimo. Il peccato infatti si nutre delle nostre fragilità. Dove sono allora i frutti che la grazia donati nel battesimo? I frutti ci sono, ma forse hanno bisogno di essere riscoperti ogni giorno. Che tristezza essere qualcosa in apparenza senza averne la sostanza. E allora è necessaria quella disciplina di vita che introduce nel quotidiano la preghiera; l'ascolto della Parola; il nutrirsi del pane della vita; compiere gesti di carità ... ; solo così il battesimo mostrerà i frutti maturi della nostra santificazione. 

mercoledì 22 ottobre 2025

Schiavi della giustizia

Rm 6,12-18 e Lc 12,39-48

Questo brano ci riporta a ciò  da cui dovremmo ripartire ogni mattina al risveglio: “Noi non siamo sotto la legge, ma sotto la grazia”. Essere sottomessi alla grazia è come dire che siamo nell’abbraccio di colui che ci salva, come un bimbo tra le braccia di un padre, paterno e materno al contempo. Un abbraccio protettivo e fecondo, non asfissiante e restrittivo. L’obbedienza alla grazia ci rende liberi dalla schiavitù del peccato e ci apre una nuova possibilità: diventare pure noi “strumenti di giustizia”.
Eppure la nostra società fluida ci porta a ritenee che l'obbedienza x una legge sia un limite alla nostra realizzazione. E così il peccato si insinua, con i suoi tentacoli. È comodo pensare che l’obbedienza sia ostile alla nostra realizzazione, forse servirebbe riflettere su cosa significhi veramente obbedire.

martedì 21 ottobre 2025

Sovrabbonda la grazia

Rm 5,12.15.17-19.20-21 e Lc 12,35-38

Nella visione di Paolo è tutta colpa di Adamo se siamo peccatori. Il peccato e la morte sono entrati nel mondo per causa di un solo uomo. Ma in un tempo, come il nostro, dove il senso del peccato svanisce e la morte è relegata a puro fine vita, questa affermazione di Paolo perde ogni referenzialità. Ma è proprio dentro questo svuotamento di significato che il dramma del male rimane e pone nuove domande irrisolte circa il peccato e la morte. In realtà la figura idealizzata del progenitore apre alla corresponsabilità nell'agire del male e alla indifferenza che oggi sperimentiamo nella realtà che viviamo. A maggior ragione se il peccato abbonda, la grazia sovrabbonda in tutti i nostri lati oscuri,  morte compresa.

lunedì 20 ottobre 2025

Abramo non esitò per incredulità ...

Rm 4,20-25 e Lc 12,13-21

Non credo che ascoltare Dio, riconoscere la sua presenza, accogliere le promesse e fidarsi ... sia stato un itinerario facile e senza cedimenti o fragilità. Questi versetti descrivono come la fede di Abramo nella promessa di Dio, e la sua convinzione che Dio avrebbe portato a compimento ciò che aveva promesso. Quello che è certo è che la fede di Abramo si costruisce e consolida rispetto all'esperienza della fedeltà  di Dio, senza troppi tentennamenti ed, tant’è che si dice che “Dio rispetta la Parola data, “ e che quanto aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento.” E l’altra cosa fantastica è che in questa dinamica di fede si inserisce il vivere la comunità come spazio in cui le persone si amano, per cui il bene e la fede di uno diventano ricchezza per tutti, infatti  Paolo dice «E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato, ma anche per noi», così come l’Amore di Gesù che ha dato tutto di sé per noi ci ha salvati tutti, non solo gli amici suoi contemporanei, ma tutti.

domenica 19 ottobre 2025

La nostra bella preghiera ...

Es 17,8-13   Sal  120   2Tm 3,14-4,2   Lc 18,1-8

 
Il figlio dell'uomo quando verrà troverà troverà la fede della vedova!

Questo è vero per la venuta ultima di Gesù come giudizio finale, ma è ugualmente vero per la venuta puntuale nella nostra quotidianità che è lo spazio dove il male si infrange rispetto al desiderio di bene e alla giustizia.
Si, solo una fede umile, semplice e senza "potere" resterà come segno di una fede capace di infrangere il potere del male.

 

Questa pagina di Vangelo non è semplicemente una esortazione a pregare ma, nell'invito dell'evangelista si nasconde il desiderio di Gesù che non ci scoraggiamo nel nostro tempo rispetto a tutti i giudici di iniquità che sono il simbolo del male e dell'ingiustizia,

Il rapporto tra il male che è sordo al grido dell'umile è del piccolo, risuona in tutti i tempi rispetto all’indifferenza del cuore di coloro che pur potendo non fanno, di chi agisce in forza di un potere ma non compie le opere di Dio: il bene, la giustizia e la misericordia.

 

La vedova del vangelo sembra una donna cocciuta e impertinente, che non si ferma davanti a nulla, ma in realtà è semplicemente una donna. La vedova sa di non valere nulla, di non avere alcuna possibilità se non quella di poter chiedere ..., chiedere con insistenza ... È di fronte a questa insistente nullità che si realizza il "prontamente" di Dio, che non significa subito o immediatamente, ma rappresenta il modo di agire di Dio al tempo opportuno, quando Dio realizza nella storia la salvezza.

 

Ecco che la preghiera si inserisce nel modo in cui Dio porta a salvezza, cioè realizza la giustizia, ci rende giusti, ci rende santi ovvero secondo la sua volontà, e rende giusto tutto ciò che esiste. La preghiera infatti, non è una richiesta spot per chiedere piccole cosucce, ma per allargare il nostro orizzonte di vita nel chiedere di realizzare noi stessi, nell'essere santi, cioè come Dio ci vuole, e per ciò per cui Dio ci chiama ad esistere.