Siracide 35,1-15 e Marco 10,28-31
Offrire a Dio attraverso la propria vita
L'osservanza
della Torah e dei precetti della Legge, è per Israele, garanzia di
partecipare al tempo che verrà. È in questa logica che si sviluppa la
dimensione culturale dei sacrifici a cui anche Gesù deve
la sua rielaborazione. Il Libro del Siracide in un sorprendente
intreccio di fedeltà alla Torah e slancio profetico, unisce la sacralità
dell'offerta al precetto da osservare, insieme alla più perfetta
celebrazione della lode che è il sacrificio del cuore giusto. La
consapevolezza di
Siracide supera la semplice ritualità e ci porta a conoscere l'essenza
dell'atto sacrificale, dell'atto dell'offerta. Ecco che il sacrificio
supera la dimensione puramente rituale e celebrativa, e apre alla
contemplazione del mistero e della relazione con Dio, creatore e
Sapienza. Nell'offerta del sacrificio, ogni ebreo, restituisce a Dio il
tesoro prezioso che gli è stato affidato, per prendersene cura nel tempo
opportuno. Ecco che ogni offerta non è un accampare un diritto ma è un
restituire a Dio un tesoro; in quella restituzione/offerta si pone,
inoltre, la consegna di sé stessi e la cura che abbiamo avuto per il
dono di amore che ci era affidato. È inoltre una consegna di
gratitudine, di soddisfazione, di partecipazione. Nel Vangelo di oggi,
Pietro, sembra sembra non capire ma è preoccupato di dover ricevere una
ricompensa per quanto ha custodito - il dono della vocazione/sequela -,
ma la risposta di Gesù non tarda a ricondurlo alla pienezza dell'offerta
di sé stesso: offrire sé stessi nella libertà di accogliere non un
contraccambio, ma la peggiore delle condizioni avverse. Solo questa
accettazione ci libera dal possesso del dono di Dio, e ci permette di
offrirlo/restituirlo, e con amore partecipare dell'atto stesso di
offrire. Ecco la logica della restituzione: "Da’ all’Altissimo secondo il dono da lui ricevuto, e con occhio contento, secondo la tua possibilità, perché il Signore è uno che ripaga e ti restituirà sette volte tanto" (Sir 35,15).
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