sabato 7 giugno 2025

Dopo tre giorni

At 28,16-20.30-31 e Gv 21,20-25

Dopo tre giorni ... ci rimanda immediatamente alla resurrezione di Cristo. Il tratto finale della vita dell’apostolo delle genti sembra segnata drammaticamente dall'attesa della morte, ma in realtà emerge la luce particolare della vita dopo la morte. La prigionia a Roma è molto interessante, l’apostolo si trova ai domiciliari in una casa presa in affitto, sotto vigilanza di una guardia. Vive così due anni potendo parlare con grande libertà di Gesù. Lo fa senza sosta e senza freni. L’avvicinarsi della morte non diminuisce il suo vigore spirituale, ma lo aumenta. Paolo rimase a Roma, annunciando il regno di Dio.

venerdì 6 giugno 2025

Per raccontare Gesù

At 25,13-21 e Gv 21,15-19

Per il governatore Festo e il re Agrippa stare a discutere se Gesù sia morto, ma ancora vivo, non pareva una questione così delicata e grave. Mentre per  Paolo è talmente decisiva la vicenda che ha per lui una percezione completamente nuova della morte. Credendo fermamente nella vita eterna non si sente abbandonato in quanto prigioniero, in catene, in attesa di andare verso una probabile condanna. Per lui in realtà inizia l'occasione di grazia che è annunciare la fede in Cristo risorto alla comunità di Roma. Per questo si appella a quel tribunale, non certo per un tentativo di salvarsi ma solo per raccontare di Gesù anche a Roma.


giovedì 5 giugno 2025

Mi darai testimonianza anche a Roma

At 22,30;23,6-11 e Gv 17,20-26

In questo passo di Atti - leggiamolo tutto - troviamo per la terza volta la chiamata di Paolo, sulla via di Damasco. Il racconto ci permette di fare una breve biografia della sua vita: nato a Tarso di Cilicia, quindi di cultura greca, educato sin da ragazzino a Gerusalemme alla scuola di Gamaliele, quindi giudeo abituato ad un rispetto rigoroso della legge, era solito perseguitare i cristiani e aggiunge di essere stato presente al martirio di Stefano. Tutto è cambiato quando sulla via di Damasco gli è apparso Gesù Cristo. Alla fine racconta di avere la cittadinanza romana, e questo gli salva temporaneamente la vita, in quanto cittadino aveva diritto ad essere giudicato a Roma.

mercoledì 4 giugno 2025

Testamento spirituale ... seconda parte

At 20,28-38 e Gv 17,11-19

Paolo rimette a fuoco il cuore della sua predicazione cioè la fede in Gesù Cristo come  esperienza di gioia, ma anche pazienza e perseveranza nella prova. Paolo ha vissuto anni entusiasmanti di viaggi missionari e incontri straordinari, ma non esita a confidare tra le tante lacrime versate i patimenti vissuti. In questo "testamento" spirituale Paolo invita a comprendere il senso della Chiesa e della sua prassi organizzativa; la predicazione su Gesù Cristo; lo Spirito Santo e la scelta dei vescovi; l'attenta carità verso i più poveri. E tutto si compie in una preghiera intensa e piena di commozione: "Dopo aver detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. Tutti scoppiarono in pianto e, gettandosi al collo di Paolo, lo baciavano (...).


martedì 3 giugno 2025

Il testamento di Paolo a Mileto

At 20,17-27 e Gv 17,1-11

Sono tante le vicissitudini che hanno condotto Paolo a Mileto; ovunque il suo annuncio del Vangelo gli aveva suscitato numerose avversità a causa appunto del insegnamento su Gesù Cristo figlio di Dio, e sul superamento della Legge. Ora la nave fa tappa a Mileto e Paolo si prepara ad un discorso drammatico, che risulterà una sorta di testamento spirituale. Non avendo tempo per raggiungere Efeso, fa chiamare quelle persone su cui aveva imposto le mani e a cui era profondamente affezionato. Un discorso fra le lacrime, con grande commozione e tristezza. Paolo è sereno perché il suo unico scopo è predicare Gesù Cristo a più persone possibili. Oggi è possibile vivere così intensamente la fede in un contesto cosi radicalmente minato dall’indifferenza?

lunedì 2 giugno 2025

Come e cosa annunciare

At 19,1-8 e Gv 16,29-33

Siamo a Efeso e Atti ci immerge nell'opera di evangelizzazione di Paolo: "Entrato poi nella sinagoga, vi poté parlare liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori di ciò che riguarda il regno di Dio". Non mancano pe difficoltà, ma è evidente che Paolo fa costantemente una scelta di contenuti: annunciare agli efesini il battesimo nel nome di Gesù, insegnando loro il significato dello Spirito Santo. Spiegando che il battesimo di conversione predicato da Giovanni era solo preannuncio della venuta di Cristo; impone le mani affinché scendesse lo Spirito Santo e venissero battezzati in Cristo. A Efeso assistiamo all'inizio della vita di una comunità, in cui la fede si genera  nell’annuncio di Gesù Cristo.

domenica 1 giugno 2025

Desiderare il paradiso

At 1,1-11   Sal 46   Eb 9,24-28;10,19-23   Lc 24,46-53

Recentemente ho rivisto la scena del film su San Filippo Neri, in cui alla nomina a cardinale risponde al papa: "Santo Padre, preferisco il paradiso!"
Solennità dell'Accensione ... non è certo facile descrivere la dimensione religiosa, psicologica e teologica di questa Solennità. Nell'immaginario passato della Chiesa si è delineata una visione in cui Gesù è una sorta di vettore che di innalza nel cielo ... d'altronde certe espressioni dei vangeli non lasciano dubbi a supportare questa immagine iconografica.
Ma se devo essere sincero ... la trovo poco calzante col mistero dell'Incarnazione e col Dio con noi che è l'Emmanuele!
Mi ritrovo più a mio agio con l'idea che Gesù doveva ascendere. Lui, che è diventato carne della nostra carne, ossa delle nostre ossa, doveva ascendere per accendere in noi il “desiderio del cielo”… Ritornando al Padre ci ha donato lo Spirito Santo, che radica in noi il desiderio di Dio.

Con la solennità dell’Ascensione celebriamo un mistero: il nostro desiderio di ritornare al Padre. “L’uomo è desiderio, l’uomo è un essere finito che si apre all’infinito, quindi gli manca sempre qualcosa. Grazie a Dio, gli manca l’infinito”, gli manca il paradiso. Che Gesù Ascende al cielo, in realtà o coinvolge anche tutti noi oppure resta un evento teologico ininfluente, per cui nel Figlio asceso al cielo, l’umanità di cui anche Dio si è impastato, siede alla destra del Padre, accanto al Padre. La nostra umanità, anche quella fatta di carne ferita, colpita, uccisa, è con il Signore, nel Signore, accanto al Padre dei cieli, accanto al Signore e Creatore del tempo e dello spazio. C’è una frase che appartiene al vangelo di Matteo che riempie di senso e ci corrisponde umanamente: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Sono le ultime parole del Vangelo di Matteo. Ecco, lui è con noi tutti i giorni perché noi siamo con lui nel  cuore del Padre, lì dove è la sorgente di ogni vita. Lui è con noi perché nella sua ascensione non c’è più cielo e terra, ma nel cielo ora c’è anche la terra. È questa la straordinaria certezza che ci deve accompagnare, è questo ciò che vorrei riempisse le nostre giornate colme oggi di crudeltà e disumanità. Gesù Asceso al cielo trasforma il desiderio di cielo in annuncio del Vangelo … al punto che Gesù risorto e vivo possa riempire il cuore e la vita di chi è in questo mondo e chi lo abita. Il Vangelo ci chiede di alzare gli occhi, di spostarli dal nostro ombelico, all'orizzonte di Dio ... ed è in questo tentativo che impauriamo l'esperienza dell'assenza, e ci chiede di fare lo sforzo di desiderare una fede che riesca a spingersi sempre un po’ più oltre. Non un oltre noi, ma un oltre con noi. Una fede forte di una certezza: siamo fatti per il cielo, la nostra umanità, noi siamo accanto a Dio, noi siamo con Dio, lì dove lui è. È questo il pensiero che dovrebbe disarmare ogni nostro gesto, ogni parola, ogni pensiero nemico.