At 28,16-20.30-31 e Gv 21,20-25
sabato 7 giugno 2025
Dopo tre giorni
venerdì 6 giugno 2025
Per raccontare Gesù
At 25,13-21 e Gv 21,15-19
giovedì 5 giugno 2025
Mi darai testimonianza anche a Roma
At 22,30;23,6-11 e Gv 17,20-26
mercoledì 4 giugno 2025
Testamento spirituale ... seconda parte
At 20,28-38 e Gv 17,11-19
martedì 3 giugno 2025
Il testamento di Paolo a Mileto
At 20,17-27 e Gv 17,1-11
lunedì 2 giugno 2025
Come e cosa annunciare
At 19,1-8 e Gv 16,29-33
domenica 1 giugno 2025
Desiderare il paradiso
At 1,1-11 Sal 46 Eb 9,24-28;10,19-23 Lc 24,46-53
Con la solennità dell’Ascensione celebriamo un mistero: il nostro desiderio di ritornare al Padre. “L’uomo è desiderio, l’uomo è un essere finito che si apre all’infinito, quindi gli manca sempre qualcosa. Grazie a Dio, gli manca l’infinito”, gli manca il paradiso. Che Gesù Ascende al cielo, in realtà o coinvolge anche tutti noi oppure resta un evento teologico ininfluente, per cui nel Figlio asceso al cielo, l’umanità di cui anche Dio si è impastato, siede alla destra del Padre, accanto al Padre. La nostra umanità, anche quella fatta di carne ferita, colpita, uccisa, è con il Signore, nel Signore, accanto al Padre dei cieli, accanto al Signore e Creatore del tempo e dello spazio. C’è una frase che appartiene al vangelo di Matteo che riempie di senso e ci corrisponde umanamente: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Sono le ultime parole del Vangelo di Matteo. Ecco, lui è con noi tutti i giorni perché noi siamo con lui nel cuore del Padre, lì dove è la sorgente di ogni vita. Lui è con noi perché nella sua ascensione non c’è più cielo e terra, ma nel cielo ora c’è anche la terra. È questa la straordinaria certezza che ci deve accompagnare, è questo ciò che vorrei riempisse le nostre giornate colme oggi di crudeltà e disumanità. Gesù Asceso al cielo trasforma il desiderio di cielo in annuncio del Vangelo … al punto che Gesù risorto e vivo possa riempire il cuore e la vita di chi è in questo mondo e chi lo abita. Il Vangelo ci chiede di alzare gli occhi, di spostarli dal nostro ombelico, all'orizzonte di Dio ... ed è in questo tentativo che impauriamo l'esperienza dell'assenza, e ci chiede di fare lo sforzo di desiderare una fede che riesca a spingersi sempre un po’ più oltre. Non un oltre noi, ma un oltre con noi. Una fede forte di una certezza: siamo fatti per il cielo, la nostra umanità, noi siamo accanto a Dio, noi siamo con Dio, lì dove lui è. È questo il pensiero che dovrebbe disarmare ogni nostro gesto, ogni parola, ogni pensiero nemico.