Qoelet 11,9-12,9 e Luca 9,43-45
La
riflessione sapienziale di Qoelet di giorno in giorno si approfondisce e
ci porta alle soglie della eternità. Come in questi giorni di autunno,
possiamo fare memoria del susseguirsi del tempo e delle stagioni; come
dal progredire della luce del sole; al germogliare dei semi; allo
sbocciare dei fiori in un susseguire prodigioso si è giunti prima alla
floridezza e poi alla maturità dei frutti, ora nel declinare della luce
tutto sembra prepararsi al sonno del freddo inverno. Questo
addormentarsi della creazione, si presta a farci comprendere anche le
stagioni umane, non con una nostalgia pessimistica, ma con uno spirito
di attesa come quello di chi nell'inverno desidera il tepore della
prossima primavera con lo sbocciare dei suoi fiori e l'esplosione della
vita. Tutto questo avvicendarsi ci porta realmente alle soglie
dell'eternità, dove ciascuno lasciandosi alle spalle ogni vanità, si
affida totalmente al Creatore. La sapienza di Qoelet è dunque un
esercizio esistenziale propedeutico al mistero.
"... e ritorni la polvere alla terra, com’era prima, e il soffio vitale torni a Dio, che lo ha dato. Vanità delle vanità, dice Qoèlet,tutto è vanità." Ma tutto è di Dio, tutto gli appartiene.
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