lunedì 30 settembre 2024

Chiedo più grande?

Gb 1,6-22 e Lc 9,46-50

Il dramma umano della grandezza ... essere di più per creare dividere di più! Mettersi in confronto con gli altri perpoter esprimere la propria superiorità èun brutto tentativo di superare la propria mancanza di autostima. Anche il gruppo dei dodici vive questa fragilità; è la loro umanità ferita che esprime il loro limite. Di fronte a questo Gesù si accorge delle fatiche che ci sono, della tensione che si respira. Il suo gesto, l'attenzione rivolta al bambino, non è un rimprovero moralistico, ma un tentativo che li aiuti a superare e a libersarsi da quel narcisismo infantile che li spinge a cercare di essere superiori agli altri. I discepoli devono imparare a diventare dei padri dei piccoli. Solo crescendo nella paternità potranno uscire da loro stessi e crescere nella donazione di sè stessi.

domenica 29 settembre 2024

Ma noi vogliamo entrare nella vita ... o vivacchiare

Num 11,25-29; Sal 18; Giac 5,1-6; Mc 9,38-43.45.47-48

Siamo una Chiesa in transizione ... alcuni dicono in fallimento causa del Concilio Vaticano II che ne ha sconvolto l'identità, ma il Vaticano II ha solo accelerato una crisi ben più complessa legata alla relazione della Chiesa con la contemporaneità, e la mancanza di vere riforme dal Concilio in poi. La Chiesa con il Concilio si era preparata ad stare al passo con il "nuovo tempo" ma la maggior parte dei credenti e delle comunità sono rimaste ferme senza alcun cambiamento nella loro rigidità tradizionalista.
La questione oggi quindi non è il ritorno all’età dell’onnipotenza ecclesiale in alternativa alla situazione attuale, ma come vivere questa situazione di minorità e transizione?
Il vangelo di questa domenica rappresenta una occasione per rileggerci come Chiesa e comunità credente nel contesto delle realtà attuale.

Un bicchiere d’acqua, basta quello per entrare nel regno di Dio e nella vita. Il bicchiere d'acqua rappresenta il modo in cui ci facciamo piccoli rispetto al Regno e alla vita. Che cosa rappresenta quel bicchiere d'acqua? Il bicchiere d'acqua è un segno di speranza, è aperture, è relazione, è dialogo ... Gesù in questa pagina di Marco, mescola immagini e gesti, parola e vita; annuncia l’inaudita verità delle promesse realizzate dal messia, il Cristo, che si invera attraverso la comunità di chi crede. Quel bicchiere denuncia la nostra ipocrisia, quella dei figli di Dio, che si percepiscono come esclusivi, con la pretesa di  stare con Dio senza permettere che Dio ci cambi la vita. Questa pagina di vangelo, ci annuncia una Chiesa nel cambiamento, per cui mette in evidenza la necessità di cambiare, cioè di evolversi, non tanto per restare agganciata al mutamento dei tempi, quanto per corrispondere alla sua stessa vocazione annunciare il vangelo ad ogni creatura, a tutto il mondo, fintanto che ci sarà il mondo. La Chiesa, è una comunità che non può chiudersi in sé stessa anche se destinata ad essere minoritaria, priva di quella autorevolezza a cui eravamo abituati. Una Chiesa e una comunità come la nostra che non può essere un gruppo esclusivo che detiene gelosamente un primato di elezione. Già questo è sufficiente per mettere in crisi non solo Giacomo e gli altri apostoli, ma anche tutti noi quando non viviamo e pensiamo da "piccoli” ovvero da credenti in Cristo, ma ci ancoriamo  solo in noi stessi. La Chiesa deve sempre avere come obiettivo (vocazione) introdurre nella vita, nel regno di Dio, è in questa strada non può essere lei stessa occasione di scandalo. Oggi paghiamo lo scandalo della pedofilia, del potere e della immoralità taciuta e insabbiata. Gesù e il vangelo scardinano, sempre ogni certezza e rompono tutti i chiavistelli che avevamo messo sulle porte. Anche i dodici, provano in tutti i modi a ingabbiare il maestro nelle loro miopi logiche di possesso, nelle stupide gerarchie di valori, nel tradizionalismo che è come un fumo che copre il nulla, ma Gesù è troppo libero, egli è  come il vento .... Ma solo in questa libertà riesco a intuire e vedere la volontà del Padre: cioè, che noi entriamo nella vita, che la nostra vita sia piena, sia donata nell’amore come quella di Cristo.

sabato 28 settembre 2024

Vita, morte e realtà

Qo 11,9-12,8 e Lc 9,43-45

Poteva essere estremamente facile per Gesù tracciare con sé un popolo di scontenti e una folla di discepoli che aspiravano a un profondo cambiamento nella vita dell'intero Israele, ma invece, no! Nonostante che in un determinato momento le cose andassero bene, dice il Vangelo di oggi, "tutti erano ammirati dalle cose che faceva", Gesù smorza ogni facile entusiasmo con questa sentenza lapidaria: il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini; cioè come dire: ne uscirò sconfitto. Ma cosa intende dirci il Signore con queste sue parole? Gesù intende educarci al realismo, Gesù non scinde mai la vita dalla morte rispetto al quotidiano e reale.

venerdì 27 settembre 2024

Capire chi sia Gesù!

Qo 3,1-11 e Lc 9,18-22

La domanda di Gesù riportata da luce si collega all'interrogativo di Erode circa l'identità del predicatore di Galilea, ma questa "coincidenza" evidenzia un contesto diffuso circa il fenomeno rappresentato da questo singolare maestro. La risposta di Pietro: il "Cristo di Dio" supera di gran lunga la consapevolezza di Erode e della gente, anzi possiamo rileggere in questa formula una comprensione post-pasquale, ecclesiale, è un riportare a Gesù molto di più dell'essere un predicatore o un maestro. Di Gesù, Pietro dice essere il Messia atteso e sperato. Questa risposta è spesso anche nostra quando ostentiamo un credere idealizzato e teologico, rispetto al quale il Signore pone immediatamente il correttivo: questo Cristo di Dio di cui parli è anche colui che sarà disprezzato dagli uomini, perseguitato e ucciso e dopo risorgerà". Non è così facile capire chi sia Gesù!

giovedì 26 settembre 2024

Il valore del vedere

Qo 1,2-11 e Lc 9,7-9

Il Vangelo dice che Erode cercava di vedere Gesù. Facciamo un passo indietro. Erode aveva fatto decapitare Giovanni Battista dopo averr guardato il sensuale ballo di Salomè, figlia di Erodiade, e in un momento di debolezza cede alle richieste della ragazza.
Come può Erode vedere Gesù, lui che ha lo sguardo abbagliaro dalla sensualità? Per vedere Gesù ci vuole un occhio limpido, purificato e allenato alla Bellezza. Beati i puri di cuore perché vedranno Dio. Un cuore inquinato dalla violenza, dalla sessualità, dalle grettezze umane come può vedere Dio? Oggi più che mai dobbiamo rieducare il nostro guardare. Lo sguardo va educatoarispettare ciò che guarda. 

mercoledì 25 settembre 2024

Missione possibile?

Pr 30,5-9 e Lc 9,1-6

L'esperienza della missione ci pone in netto contrasto con la nostra indole sedentaria e incline a trovare una stabilità accomodante, in cui tutto è regolare e pianificato. L'essere in missione invece corrisponde all'idea o all'ideale del viaggio, in cui la dinamicità rappresenta la condizione base, e ogni preoccupazione lascia il posto all'accoglienza di ciò che è nuovo. Ecco che il vero viaggio di chi vive la missione non ha bisogno di tante sicurezze ma è un viaggio in sicurezza, in cui l'affidamento al Signore comporta anche un alleggerimento della vita, uno spogliarsi di pesi inutili, perché il vero bagaglio che porti lo arricchisci dentro di te, proprio nell'incontrare la realtà.

martedì 24 settembre 2024

All'inizio dell'ascolto della Parola

Pr 21,1-6.10-13 e Lc 8,19-21

Cos'ha a che fare Gesù con la sua famiglia d'origine? Per loro la scelta di Gesù, di essere un maestro ... un predicatore è qualche cosa di estraneo, da "fuori di testa". Il loro agire sembra essere motivato dal preservare Gesù, ma lui non si lascia "agganciare" in nessun modo e da nessuna invadenza affettiva. La risposta di Gesú nel vangelo di Luca sembra diretta a Maria sua madre: "Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica". Chi meglio di Maria sa che tutto si compie e realizza a partire dall'ascolto della Parola?

lunedì 23 settembre 2024

Una luce che guida

Pr 3,27-34 e Lc 8,16-18

La luce come fenomeno fisico accende il mondo di meraviglia nuova ogni giorno. La luce ci permette di esplorare confini irraggiungibili. Per comprendere l'universo dobbiamo usare la luce, affidarci alla luce. E’ la luce che ci consegna immagini dallo spazio, della storia e del tempo passato, presente  e futuro. Quando nel vangelo Gesù ci consegna questa immagine ci affida anche l'essere noi stessi luce, non tenebra, ma occasione di verità  perché la luce rende evidente cioè che è vero. A questa immagine non possiamo non legare quelle parole in cui il Signore dice ai discepoli di essere sale e di essere luce cone lui stesso è luce. 

domenica 22 settembre 2024

Come ci sto? Come Gesú!

Sap 2,12.17-20; Sal 53; Giac 3,16-4,3; Mc 9,30-37

Gesù insistenva nel dire una cosa a suo riguardo, che i discepoli non capivano e, se la capivano, né la accettavano e neppure la volevano per se stessi. Visto poi ciò che era capitato a Simone, non si azzardavano a replicare, per cui avevano timore di interrogarlo. Si vede bene come tra Gesù e i discepoli non c'è comprensione. A volte è meglio non capire, non chiedere ... rimanere chiusi nelle nostre idee, perché quelle di Gesù ci scompaginano la vita. Per cui Pietro, dopo aver dichiarato la fede in Gesù, lo rimprovera; i discepoli discutono su chi è il più grande di loro; Giacomo e Giovanni chiedono di avere i posti a fianco di Gesù; i discepoli scacciano dei bambini, invece Gesù li mostra come esempio per entrare nel Regno. È evidente che la logica di Dio e il pensiero del Signore sono ben diversi - sono altro - dal nostro. Occorre che Gesù spieghi e faccia comprendere, ma lo fa mettendo in evidenza che quello che propone lo vive fino in fondo. Ecco allora che Gesù, tornato a Cafarnao, nella casa della suocera di Simone conversa con i discepoli. Gesù si siede nella casa - segno di intimità, di delicatezza e di famiglia - e colloquia con i suoi; non li rimprovera, ma insegna come il mistero pasquale, segno dell’amore di Dio per l'uomano, un amore che si dona nel sacrificio della vita del maestro, un amore che indica la meta del cammino della vita del discepolo. La Pasqua, la passione, la croce, sono la conclusione e il compimento dell'essere primi nel servire. A tutti i discepola del Gesù chiede: “chi ci sta ... di fronte a questa proposta?” E l’abbraccio al bambino spiega come l’accoglienza di qualunque piccolo sia il modo in cui Lui, il maestro insegna a tutti l'accettazione del fratello la sua accoglienza. Perché quel modo di accogliere è quello del Padre del cielo che accoglie tutti i suoi figli. Gesù ci svela i due fulcri del discepolato per il regno di Dio: il servizio, che non è una forma di volontariato ma è un ministero, per cui ci fa primi e ci conduce e apre al secondo fulcro che è l'accoglienza, l'abbraccio di ciò che è piccolo. Una apertura rispetto e a partire dal mistero stesso di Dio che si nasconde in ogni piccolo, fragile, vulnerabile, debole.





sabato 21 settembre 2024

Matteo ... seguimi

Ef 4,1-7.11-13 e Mt 9,9-13

Oggigiorno la sequela di Gesù risulta sempre più complessa. Se per secoli la scelta era sostenuta da un contesto socioculturale cristiano, cioè un contenitore di appartenenza, oggi non lo è più. Oggi sembra di essere tornati a una sequela di Cristo come all'origine, come descritta nel vangelo, cioè nella condizione in cui la chiamata è realmente personale e senza condizionamenti. Matteo, quel giorno iniziò il suo cammino dietro al Signore, con il suo sì ha deciso di seguire Gesù, nonostante  la mancata gioia e consenso degli altri, intorno.

venerdì 20 settembre 2024

Un ruolo originario

1Cor 15,12-20 e Lc 8,1-3

Il vangelo di oggi presenta uno spaccato del gruppo che era con il Signore, dando voce soprattutto alle donne. Luca ci dice che i maschi erano dodici ma delle donne ci dice esattamente chi sono: Maddalena, Giovanna e Susanna. Un segno straordinario e di rottura rispetto alla realtà sociale e alle convenzioni di quel tempo. Queste donne hanno scelto di seguire Gesù e di servire la Chiesa nascente. Sono forse loro, anche oggi, che possono rendere ancora nuova e feconda la Chiesa quando intristisce e invecchia?


giovedì 19 settembre 2024

Lacrime di paradiso

1Cor 15,1-11 e Lc 7,36-50

Fuori dai facili moralismi, come è bella la figura di Gesù che accoglie le tenerezze della donna, pubblica peccatrice, senza fare una piega. Libero nel cuore e nella mente pensa a questa donna come una figlia che ha voglia di riscattarsi e desidera essere perdonata. Lo stesso sentimento è riservato a Simone, non lo giudica, ma cerca di fargli capire quanto è importante essere perdonati, e quanto è necessario piangere i propri peccati, in vista del paradiso.

mercoledì 18 settembre 2024

Salvezza vicina... e tu dove sei?

1Cor 12,31-13,13 e Lc 7,31-35

Gesù nel Vangelo sembra voler dire: non vi accorgete che sta passando accanto a voi la salvezza? E voi cosa dite, cosa fate? Ve ne state li inermi senza lasciarvi coinvolgere? Non ci staremo comportando come i bambini che fanno i capricci? Ma se i bambini, è possibile con attenzioni e sollecitazioni, coinvolgerli nuovamente, noii nduritinei nelle nostre pigrizie e indifferente, rischiamo solo di non  riconoscere il dono e restare esclusi per sempre dal regno dei cieli.

martedì 17 settembre 2024

Ragazzo, dico a te. Alzati!

1Cor 12,12-14.27-31 e Lc 7,11-17

Questo miracolo così "grande" ... che ha in realtà una risonanza così piccola. Tutto si svolge nell'incontro tra Gesù e il dolore di una madre vedova e l'affiliazione di chi accompagnava il corteo funebre. In quel breve momento Gesù si muove a compassione; un fremito sgorga dal suo cuore ed ecco alla donna: non piangere! È in quel frangente di disperazione che il Signore compie quel miracolo che è ciò che noi umani, possiamo solo sperare e che riconoscere come vero mistero: la risuscitazione di un morto! Questo segno rappresenta la prova della interconnessione tra il divino e l'umano.

lunedì 16 settembre 2024

Fede nella vita

1Cor 11,17-26.33 e Lc 7,1-10

Se uno sta male va dal medico ... o forse c'era stato e non aveva risolto nulla. forse Gesù rappresenta l'ultima speranza di guarigione per l'amico-servo di questo centurione romano. Non credo che un centurione vada da Gesù per simpatia o perché ne riconosce un ruolo religioso. Eppure va proprio da Gesù a chiedere una guarigione. E Gesù riconosce in questo uomo una fede grande come nessuno in Israele. È la vita, la quotidianità delle vicende che ti conducono a dare testimonianza di fede. Gesú giarisce il servo-amico, come sequenza ideale del riconoscimento di una fede che sgorga nel vissuto di ogni giorno. La fede non si misura a suon di catechesi.

domenica 15 settembre 2024

Ma a qualcuno interessa ancora Gesù?

Is 50,5-9 Sal 114 Giac 2,14-18 Mc 8,27-35

Nella realtà attuale, e soprattutto tra i giovani la domanda che Gesù rivolge ai discepoli ha ancora un senso?
Papà Francesco dice che non si può seguire Gesù per interessi ma solo per fede. Ma quale fede oggi permette di incontrare Gesù?
La mia opinione è che noi oggi non conosciamo Gesù e neppure viviamo una fede che ci permette di con9scerlo e incontrarlo. Le nostre idee, che spesso sono secondo il pensiero degli uomini, al pari di Pietro, non ci portano vicino e neppure nella sequela di Gesù, ma ciallontano dalla sua vicinanza.
Forse c'è qualcosa in tutti noi che ci porta fuori strada ... che non ci permettevdi unire al nostro desiderio di felicità e di vita a Gesù ...
In questa pagina di vangelo, sicuramente trascuriamo il fatto che la domanda che Gesù fa è il frutto di una convivenza, di un vissuto insieme. Non è opinionismo, non è un sondaggio, ma è un interrogare il cuore, la vita.
Per Pietro, Gesú, prima di essere il "Cristo" è un amico, è parte della sua vita, c'entra con lui.
Potremmo dire che Gesù ha scelto Pietro, ma anche Pietro ha scelto il suo maestro.

UNA STORIA PER RIFLETTERE:

C'era una volta un vecchio pastore, che amava la notte e conosceva bene il percorso degli astri. Appoggiato al suo bastone, con lo sguardo rivolto verso le stelle, il pastore stava immobile sul campo.
"Egli verrà!" disse.
"Quando verrà?" chiese il suo nipotino.
"Presto!".
Gli altri pastori risero.
"Presto!", lo schernirono. "Lo dici da tanti anni!".
Il vecchio non si curò del loro scherno. Soltanto il dubbio che vide sorgere negli occhi del nipote lo rattristò. Quando fosse morto, chi altri avrebbe riferito la predizione del profeta? Se lui fosse venuto presto! Il suo cuore era pieno di attesa.
"Porterà una corona d'oro?". La domanda del nipote interruppe i suoi pensieri. "Sì!".
"E una spada d'argento?". "Sì!".
"E un mantello purpureo?". "Sì! Sì!".
Il nipotino era contento. Il ragazzo era seduto su un masso e suonava il suo flauto. Il vecchio stava ad ascoltare. Il ragazzo suonava sempre meglio, la sua musica era sempre più pura. Si esercitava al mattino e alla sera, giorno dopo giorno. Voleva essere pronto per quando fosse venuto il re. Nessuno sapeva suonare come lui.
"Suoneresti anche per un re senza corona, senza spada e senza mantello purpureo?", chiese il vecchio.
"No!", disse il nipote.
Un re senza corona, senza spada e senza mantello purpureo, come avrebbe potuto ricompensarlo per la sua musica? Non certo con oro e argento! Un re con corona, con spada e mantello purpureo l'avrebbe fatto ricco e gli altri sarebbero rimasti a bocca aperta, l'avrebbero invidiato.
Il vecchio pastore era triste. Ahimé, perché aveva promesso al nipote ciò a cui egli stesso non credeva? Come sarebbe venuto? Su nuvole dal cielo? Dall'eternità? Sarebbe stato un bambino? Povero o ricco? Di certo senza corona, senza spada e senza mantello purpureo, e tuttavia sarebbe stato più potente di tutti gli altri re. Come poteva farlo capire al suo nipotino?
Una notte in cielo comparvero i segni che il nonno così a lungo aveva cercato con gli occhi. Le stelle splendevano più chiare del solito. Sopra la città di Betlemme c'era una grande stella. E poi apparvero gli angeli e dissero: "Non abbiate paura! Oggi è nato il vostro Salvatore!".
Il ragazzo corse avanti, verso la luce. Sotto il mantello sentiva il flauto sul suo petto. Corse più in fretta che poteva. Arrivò per primo e guardò fisso il bambino, che stava in una greppia ed era avvolto in fasce. Un uomo e una donna lo contemplavano lieti. Gli altri pastori, che l'avevano raggiunto, si misero in ginocchio davanti al bambino. Il nonno lo adorava. Era dunque questo il re che gli aveva promesso?
No, doveva esserci un errore. Non avrebbe mai suonato qui.
Si voltò deluso, pieno di dispetto. Si allontanò nella notte. Non vide né l'immensità del cielo, né gli angeli che fluttuavano sopra la stalla.
Ma poi sentì piangere il bambino. Non voleva sentirlo. Si tappò le orecchie e corse via. Ma quel pianto lo perseguitava, gli toccava il cuore e infine lo costrinse a tornare verso la greppia.
Eccolo là, per la seconda volta.
Vide che Maria, Giuseppe e anche i pastori erano spaventati e cercavano di consolare il bambino piangente. Ma tutto era inutile. Che cosa poteva avere il bimbo?
Non c'era altro da fare. Tirò fuori il suo flauto da sotto il mantello e si mise a suonare. Il bambino si quietò subito. Si spense anche l'ultimo, piccolo singhiozzo che aveva in gola. Guardò il ragazzo e gli sorrise.
Allora egli si rallegrò, e sentì che quel sorriso lo arricchiva più di tutto l'oro e l'argento del mondo. (Bruno Ferrero)

Chi è Gesù... o è colui che mi arricchisce di vita eterna oppure sono solo un disperato in fuga ...

sabato 14 settembre 2024

Nel segno della Croce

Nm 21,4-9 e Gv 3,13-17

La festa che oggi celebriamo - l’esaltazione della Croce -, non ha nulla a che vedere con l’eroismo o con i patimenti umani, ma è la Croce gloriosa di Cristo, dove si può salire, ma soprattutto rimanere soltanto mossi da una compassione per l’altro a cui si può donare un po’ di quella vita che noi per primi sappiamo di ricevere senza alcun vanto, solo per grazia. La croce sarà sempre per l’uomo un segno “ambiguo e strano” con cui non è facile prendere confidenza, ma che nella sua possibilità simbolica esprime pure la possibilità estrema di dono di se stessi e della vita come pure del dono gratuito dell’amore.

venerdì 13 settembre 2024

E se la trave resta?

1Cor 9,16-19.22-27 e Lc 6,39-42

Ovvio, nessun cieco può guarire un altro cieco. Forse occorre capire che tutti siamo in parte ciechi e questo ci Iimita subito in partenza ... La prima conseguenza della cecità è il non vedere in noi stessi, ma così ciechi, presumiamo di vedere nella vita dei fratelli i loro limiti e le loro cecità. È una situazione contorta, difensiva ... ma forse solo molto umana. Forse non si vince la cecità se non con l'umile comprensione della propria fragilità che è sempre davanti allo sguardo dei molti fratelli. È solo attraverso questa umiltà che si può vedere e accettare che si hanno delle travi con le quali dei convivere, per non essere giudici spietati di nostri fratelli.


giovedì 12 settembre 2024

Il nemico deve essere amato e generato ...

1Cor 8,1-7.11-13 e Lc 6,27-38

Gesù ci propone di diventare ciò che siamo: figli di Dio, nostro Padre. La cui qualità fondamentale è quella di essere misericordiosi. Essere misericordiosi significa riconoscere la visceralità della relazione che io stabiliscono con l'altro, al punto che l'altro lo accolgono, cone se lo generassi dalle mie viscere. La misericordia è specchio di una madre che sempre accoglie i suoi figli. Con questa immagine rileggiamo l'atteggiamento nuovo che Gesù pone a fondamento delle sue relazioni e che insegna a chi lo segue.


mercoledì 11 settembre 2024

Il regno é una grazia

1 Cor 7,25-31 e Lc 6,20-26

Chi avrebbe e il coraggio di dire a un povero:"beati voi poveri". Ma chi avrebbe il coraggio di affermare ogni altra parola di questa pagina di vangelo? Affermare, significa anche credere che queste benedizioni e maledizioni siano vere? Cosa pensa Gesù quando pensa al povero? Dice Silvano Fausti, sj, che il povero è chi ha poco e con tanta fatica, mentre il ricco ha tanto senza fare fatica. Ma in questo vangelo il termine corretto sarebbe "pitocco", cioè colui che non ha niente e ciò che ha, lo ha con tanta pena e che quindi vive di elemosina, vive di dono, vive di dipendenza. Il regno di Dio non si può ottenere con poca o molta fatica, ma è solo per grazia. Ecco perché genera beatitudine in chi lo riceve, ovvero si è beati.

martedì 10 settembre 2024

Chiamati da lui

1Cor 6 1-11 e Lc 6, 12-19

Gesù chiama a sé i Dodici, in questa chiamata dei discepoli ci siamo anche noi,e sta a noi aprirci al dono oppure chiuderci all’Amore. Infatti essere chiamati non significa essere assunti come dipendenti della Chiesa, ma essere chiamati significa essere amati. Dice papa Francesco della chiamata dei dodici: “Tutti peccatori, tutti. Giuda non era il più peccatore: non so chi fosse stato il più peccatore… Giuda, poveretto, è quello che si è chiuso all’amore e per questo diventò traditore. Ma tutti sono scappati nel momento difficile della Passione e hanno lasciato solo Gesù. Tutti sono peccatori". Ma Lui, li scelse.

lunedì 9 settembre 2024

La guarigione inizia da come vediamo ...

1Cor 5,1-8 e Lc 6,6-11

"Alzati e mettiti qui in mezzo". Non sei più malato di chi ti giudica come "sfigato" della vita. Tu non sei la tua malattia. Tu non sei il maledetto, il senza Dio. La malattia non ti deve impedire di vivere. Non voler sentirti da meno degli altri, la tua dignità non si misura da una imperfezione fisica. È questo che emerge come pensiero di Gesù di fronte all'uomo con la mano inaridita: tu sei importante ai miei occhi e quindi ti pongo al centro delle mie attenzioni. Ti metto al centro del cuore di Dio. Ecco allora la malattia, la fragilità saranno la tua forza e dal dolore nascerà lo sguardo nuovoch e ribalta una realtà di scarto e di emarginazione.

domenica 8 settembre 2024

Credenti in un modo sordomuto

Is 35,4-7; Sal 145; Giac 2,1-5; Mc 7,31-37

Effetà, apriti ... questa parola aramaica è la stessa che mentalmente nel battesimo ripeto toccando le orecchie e la bocca a dei bambini, e aggiungo queste parole: "Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede, a lode a gloria di Dio Padre".

Dal miracolo della guarigione del sordomuto, in terra pagana, al segno di una apertura che introduce nel mistero di Dio Padre: ascoltare la Parola ...; professare la Fede ...

L'umano sordo e muto, è in ripiegamento su se stesso, nel disperato tentativo di trovare in sé una soluzione alla sua solitudine ... Ma l'umano non è fatto per la solitudine, l'umano è fatto per la relazione, e il fondamento è la relazione con Dio. Quando estingue o riduce la relazione si trasforma in un sordo e in un muto. In un sordo che non sa e non riesce ad ascoltare ciò che è se stesso e ciò che è altro da sé; come anche in un muto che non può e non sa cosa dire ..., non sa pronunciare la parola amore.

Un uomo o una donna che vive senza relazioni è un uomo che vive solo a metà. Non può ascoltare, non può esprimersi, vive in un mondo suo, è isolato da tutti gli altri.

Essere sordi e muti era considerata una maledizione: chissà quale sarà la colpa, quale peccato avrà fatto ... per essere una creazione “difettosa”. Ed ecco che quell'uomo malato ora, oltre al peso della propria malattia, doveva anche portare il peso della sua presunta colpa.

La speranza dei suoi amici è che Gesù possa guarirlo. Per guarire la sua sordità e il suo mutismo Gesù entra paradossalmente nel suo isolamento, forza la sua possibilità relazionale. Fa breccia nel suo assurdo silenzio con l'unica parola vera: ti amo, apriti all'amore. Solo ascoltando infatti è possibile parlare. Ogni bambino dopo nato, ascoltando impara a parlare quello che ascolta. Interessante questo, perché anche noi potremo parlare come discepoli solo se ascoltiamo il maestro. Chi non ascolta la sua parola che cosa potrà mai riuscire a dire? Gesù riapre, e lo fa con un sospiro, con un soffio: segno, forse, di quella prima creazione, quando Dio aveva soffiato dentro l’uomo la sua stessa vita. Ed ecco che l'uomo diviene capace di parole vive, parole di vita, parole frutto dell'esperienza della misericordia di Dio.

È da questa esperienza, che il nostro aprirci testimonia la speranza che ci salva, una speranza che trasuda fede e carità.

sabato 7 settembre 2024

Lecito o non lecito, questo è il problema

1Cor 4,6-15 e Lc 6,1-5

Non è facile capire che la legge è per l'uomo e non l'uomo per la legge. Anche noi spesso ci nascondiamo diero la rigidita delle leggi e dei precetti. Lo affermiamo da tempo che il sabato è per l'uomo e non il contrario. Inoltre nel Vangelo è chiaro che Gesù è il Signore della legge. L'ha fatta Lui. Il brano di vangelo vuole portarci a forzare la legge come giustificazione di rigide osservanze in forza della novita che è Gesú  ... Ma nello stesso tempo il precetto ci richiama a un essenziale che non deve essere stravolto ma che evolve, nella verità, con il crescere e maturare dell'umano.

venerdì 6 settembre 2024

Nuovo contro vecchio

1Cor 4,1-5 e Lc 5,33-39

C'è una novità, una forza nuova, un pensiero nuovo, una notizia nuova in tutto ciò che è Gesù, e di questo i custodi di ciò che nuovo non è se ne sono accorti. Anche oggi nella Chiesa, nelle nostre parrocchie, quando si parla di novità, subito c'è chi con resistenza pone il principio del: perché cambiare? E se si cambia, è per non cambiare niente! Al massimo si rimescola vecchio e nuovo, giusto giusto, per far vedere che qualcosa si è fatto. Ma perché siamo così poco propensi al cambiamento? Forse semplicemente perché abbiamo un cuore "chiuso e vecchio", incapace di accogliere il nuovo,  pieno della paura che il "nuovo" rompa "gli otri vecchi" ... questo significa che siamo fatti di vecchiume.

giovedì 5 settembre 2024

La pesca della vita

1Cor 3,18-23 e Lc 5,1-11

È la scena stupenda della pesca miracolosa, tra le piu belle di tutto il vangelo. È un dialogo asciutto ed essenziale che mette in evidenza come Gesù voglia coinvolgere Simone (futuro Pietro), chiedendogli la barca - per compiere l'annuncio -; poi sempre quella barca per accogliere i moltissimi pesci - la Chiesa -; e a seguire per superare il limite rispetto alla cruda realtà - non abbiamo preso nulla -, con la fiducia nella sua Parola - sulla tua parola getterò le reti -. Ecco che quella barca conduce alla sequela: "tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono".

mercoledì 4 settembre 2024

La realtà si riempie di Dio

1Cor 3,1-9 e Lc 4,38-44

Gesù uscito dalla sinagoga dove ha scacciato il demonio (il male/maligno) elentra in casa (quella di Pietro) dove incontra l’umanità ferita. Ed ecco che quella casa al pari della sinagoga si riempie di sacralità, quella vera, fatta non tanto di rituali e catechesi, ma di relazioni buone e di fraternità. La potenza di Dio esce dal tempio e si aggira per le case di Cafàrnao dove accadono miracoli e guarigioni. Gesù vuole sacralizzare il mondo, le case, gli ambienti. La realtà quotidiana si riempie di mistero, di presenza, si riempie del Regno di Dio che viene!

martedì 3 settembre 2024

Una Parola autorevole

1Cor 2,10-16 e Lc 4,31-37

Oggi ci soffermiamo sulle caratteristiche e conseguenze delle Parole di Gesù. L'evangelista dice che erano stupiti del suo insegnamento, perché la sua Parola aveva autorità. Per chi è nella Sinagoga, non è Gesù ad avere autorità, ma la Parola. Ma per noi la Parola non esiste senza Gesù, perchè Gesù e la Parola sono la stessa cosa. È Lui la Parola che era fin da principio, è Lui la Parola che risuona nella Sinagoga e che realizza se stessa: la Parola è il centro della Liturgia della Sinagoga e rappresenta qualcosa di autorevole e potente, perchè quella Parola realizza ciò che dice, rende concrete e vere le Scritture. La Parola è autorevole perché, se la accogli ti cambia la vita.

lunedì 2 settembre 2024

Quando regana il pregiudizio.

1Cor 2,1-5 e Lc 4,16-30

Deve essere stato veramente duro per Gesù sentirsi indagato, giudicato e scartato. Il problema è uno solo: riuscire a fare accettare la sua identità... riuscire a fare accettare senza pregiudizi ciò che siamo e come siamo. Questi atteggiamenti prevenuti e dichiarerà appartengono alla nostra umana fragilità restia a credere che il Messia possa esistere insieme al figlio del falegname di quel piccolo e insignificante paese di pastori della Galilea. Ma quanto è accaduto a Gesù, quante volte accade anche a noi, e quante volte accade a causa dei nostri pregiudizi.

domenica 1 settembre 2024

Lavami nel tuo amore

Dt 4,1-2.6-8 Sal 14 Giac 1,17-18.21-22.27 Mc 7,1-8.14-15.21-23

Gesù ci ha dato un cuore nuovo e uno sguardo divino sulla vita ... è questo il motivo per cui un vero cristiano non riesce ad accettare le scelte di male che oggigiorno vengono  presentate come necessarie espressioni di giustizia e quindi legittimo risarcimento. "Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo".
Dobbiamo ammettere che il nostro cuore, il nostro cuore o realtà interiore è spazio di amore come anche di fragilità, una grande fragilità. Il popolo di Israele aveva appreso la necessità di riempire questo spazio interiore del mistero di Dio, per poter fare discernimento nella vita e vivere bene la propria condizione umana. Gli eccessi e lo stravolgimento delle leggi hanno portato all'indurimento del cuore e alla aridità della vita... lasciando spazio al peggio di noi e al male.
Ma se è vero che il male è dentro di noi, come ci è entrato il male nel cuore dell’uomo? Sì da renderlo cattivo?
Gesù dice una cosa importante: Non c’è nulla fuori di noi che possa contaminare il cuore. Per cui smettiamo di nasconderci dietro a delle scuse. Smettiamo di incolpare la televisione, Internet, il vino, la scollatura di una donna. Non sono loro il male. La responsabilità del peccato è del male che scelgo e voglio è solamente mia. 
A tutti noi suoi discepoli viene data la possibilità di compiere un vero salto di qualità nel proprio cammino di fede, una vera e propria traversata dentro le dinamiche e tensioni che abitano il cuore.
Prima di tutto saper discernere le nostre mentalità religiose e spesso bigotte che invece di esprimere la bellezza del mistero, allontanano dal Signore.
Il cambiamento che Gesù propone ai suoi discepoli va nella direzione di uno scardinamento di questa mentalità, scrutando in noi stessi per capire.
Gesù vuole metterci in guardia dalla tentazione di cercare l’origine del male fuori: sarebbe sempre colpa di qualcuno o di qualcos’altro. Gesù ci libera da quest’illusione
Ecco allora che non basta cioè alzare steccati, creare separazioni, escludere qualcosa o qualcuno: il male va cercato e guarito nella sua vera sorgente.
E poi, altra illusione, quella per cui basterebbero dei riti o l’osservanza di alcuni precetti per purificare il cuore.
Il cuore impuro è quello lontano dal Signore, un cuore cioè che cerca di salvarsi da solo e non si fida della salvezza che viene da Dio.
Il cuore impuro è anche quello lontano dai fratelli e, soprattutto, dai poveri e dai sofferenti: è il cuore egoista, ripiegato su se stesso.
La purezza cristiana non è mai dunque una questione giuridica e di purità legale, ma è una purezza incarnata, che ha il sapore di una solidarietà fraterna: è puro chi ama.