domenica 22 settembre 2024

Come ci sto? Come Gesú!

Sap 2,12.17-20; Sal 53; Giac 3,16-4,3; Mc 9,30-37

Gesù insistenva nel dire una cosa a suo riguardo, che i discepoli non capivano e, se la capivano, né la accettavano e neppure la volevano per se stessi. Visto poi ciò che era capitato a Simone, non si azzardavano a replicare, per cui avevano timore di interrogarlo. Si vede bene come tra Gesù e i discepoli non c'è comprensione. A volte è meglio non capire, non chiedere ... rimanere chiusi nelle nostre idee, perché quelle di Gesù ci scompaginano la vita. Per cui Pietro, dopo aver dichiarato la fede in Gesù, lo rimprovera; i discepoli discutono su chi è il più grande di loro; Giacomo e Giovanni chiedono di avere i posti a fianco di Gesù; i discepoli scacciano dei bambini, invece Gesù li mostra come esempio per entrare nel Regno. È evidente che la logica di Dio e il pensiero del Signore sono ben diversi - sono altro - dal nostro. Occorre che Gesù spieghi e faccia comprendere, ma lo fa mettendo in evidenza che quello che propone lo vive fino in fondo. Ecco allora che Gesù, tornato a Cafarnao, nella casa della suocera di Simone conversa con i discepoli. Gesù si siede nella casa - segno di intimità, di delicatezza e di famiglia - e colloquia con i suoi; non li rimprovera, ma insegna come il mistero pasquale, segno dell’amore di Dio per l'uomano, un amore che si dona nel sacrificio della vita del maestro, un amore che indica la meta del cammino della vita del discepolo. La Pasqua, la passione, la croce, sono la conclusione e il compimento dell'essere primi nel servire. A tutti i discepola del Gesù chiede: “chi ci sta ... di fronte a questa proposta?” E l’abbraccio al bambino spiega come l’accoglienza di qualunque piccolo sia il modo in cui Lui, il maestro insegna a tutti l'accettazione del fratello la sua accoglienza. Perché quel modo di accogliere è quello del Padre del cielo che accoglie tutti i suoi figli. Gesù ci svela i due fulcri del discepolato per il regno di Dio: il servizio, che non è una forma di volontariato ma è un ministero, per cui ci fa primi e ci conduce e apre al secondo fulcro che è l'accoglienza, l'abbraccio di ciò che è piccolo. Una apertura rispetto e a partire dal mistero stesso di Dio che si nasconde in ogni piccolo, fragile, vulnerabile, debole.





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