mercoledì 30 aprile 2025

Le parole di vita

At 5,17-26 e Gv 3,16-21

Usciti dal carcere, gli apostoli, non scappano a nascondersi, non ebbero paura, ma si misero nuovamente a condividere nel Tempio le "parole di vita", così come l'angelo aveva loro detto liberandoli dalla prigione.
Ma di che parole si tratta? È il Vangelo, cioè le parole che diceva Gesù, cioè quella buona notizia di una vita nuova che Dio vuole per tutti. Quelle parole nessuno può rinchiuderle, perché sono parole di libertà e verità che corrispondono alla dignità dell'uomo. Il brano di Atti di oggi ci aiuta a non perderci d’animo, rispetto al tempo presente, sapendo che la parola del Signore non può essere fermata, ma che risuona nelle nostre relazioni, al punto che la fraternita che si genera rivela il valore più vero della nostra vita che è dono che che ci mette in comunione con il Padre.

martedì 29 aprile 2025

Le false vie sul Cristo

1Gv 1,5-2,2 e Mt 11,25-30

L’autore della lettera è probabilmente lo stesso del quarto Vangelo; quando scrive, sicuramente stavano già nascendo lo gnosticismo e il docetismo, cioè false versioni del Cristianesimo, sia a livello di dottrina sia a livello di pratica. La gnosi era una “conoscenza” religiosa speciale e personale, riservata a pochi "intellettuali"  privilegiati.
I docetisti inveve non credevano nella reale incarnazione del Cristo; la carne di Cristo era pura “apparenza”. Giovanni risponde dicendo che se diciamo di essere con Dio ma camminiamo nelle tenebre, allora mentiamo, non ci sono altre possibilità.

lunedì 28 aprile 2025

La risurrezione e la nascita del coraggio.

At 4,23-31e Gv 3,1-8

Dopo la risurrezione, non certo per magia, Pietro, Giovanni e la comunità che seguiva Gesú, come per incanto diventano fieri, forti e valorosi. Diventano esempio di verità e amore. Ed è bello, perché il coraggio è contagioso e coinvolge tutta la comunità. La forza nasce nella preghiera per domandare al Signore il dono di una parola franca e fedele, capace di affermare il progetto di Dio, e di respingere il tentativo di chi si oppone alla salvezza di Dio nel nome del tuo santo servo Gesù. È la preghiera animata dallo Spirito che suscita continuamente il coraggio di seguire il maestro.

domenica 27 aprile 2025

Non c'è porta che tenga!

At 5,12-16    Sal 117  Ap 1,9-11.12-13.17-19    Gv 20,19-31

Nonostante i pochi pellegrini presenti per la Pasqua a Gerusalemme, tutti si emtra nel sepolcro e si fa un atto di venerazione nella tomba, generalmente si bacia il letto sepolcrale, ma ciò che è evidente è che la tomba è vuota. La tomba è vuota perché Gesù, come tutti i vangeli ci dicono: "... non è qui! È risorto ..."
Anche questa domenica dopo Pasqua, domenica della divina misericordia, Gesù ci conferma della sua presenza dopo il Triduo Pasquale come colui che è risorto.  Noi spesso rimaniamo intrappolati in mezzo tra Passione e Sabato Santo e stentiamo a credere in un Cristo risorto che, con la sua umanità e divinità, porta in cielo tutti gli uomini e ci reca un messaggio di salvezza e speranza, anche quando siamo chiusi nelle nostre paure. Ma non c'è porta chiusa che possa trattenere il risorto, o impedirgli di raggiungerci per farci toccare con le mani ilmostero della vita che è la sua risurrezione.
Anche oggi nonostante le chiusure della nostra disumanità, il Signore Gesù continua a entrate  nel nostro tentativo di essere sicuri per noi stessi e simanifesta in tuttacquella fragilità umana che non vogliamo vedere che teniamo fori dalla porta.
Gesù ci raggiunge, per metterci di fronte a quella chianata a seguirlo. Che non possiamo rinnegare nella paura di essere suoi discepoli; così dopo aver incontrato le donne, la Maddalena, Pietro e Giovanni, ora tocca a Tommaso, cioè a ciascuno uno di noi, spesso timorosi e pieni di dubbi e incertezze. Oggi, quel Pace a voi è un Pace a te, metti la mano e toccami ... perché ne hai bisogno

sabato 26 aprile 2025

Chi dobbiamo obbedire?

At 4,13-21 e Mc 16,9-15

Come vivere e leggere oggi la persecuzione?
Gli apostoli hanno risposto che hanno guarito lo storpio con il potere della pietra scartata, il Figlio ucciso dai potenti. Solo in lui, risuscitato da Dio, c'è
salvezza e risurrezione per tutti. La loro autorità è la loro esperienza di cui rendono testimonianza:“ Non possiamo non parlare di ciò che udimmo e vedemmo”. Davanti alle minacce all'ordine di tacere, non si piegano e rispondono: “ È più giusto obbedire a voi o a Dio?”. Questa dichiarazione della coscienza e dell'evidenza su ogni autorità è, per ogni uomo, principio di libertà e responsabilità, luogo della testimonianza di Gesù. 

venerdì 25 aprile 2025

Annunciavano la risurrezione dai morti

At 4,1-12 e Gv 21,1-14

Al cuore di ciò che Pietro e Giovanni fanno e dicono c'è la risurrezione. Questo dovrebbe farci pensare sulla missione della Chiesa e dei credenti. Non serve fare cose belle e anche buone, se non si annuncia Cristo risorto. Questo è il messaggio che dobbiamo proclamare a tutti. Non importa quello che le persone pensano. Questo è il messaggio che ogni persona ha il diritto e il bisogno di sentire. Ma è in forza di questo annuncio che si svela la vera identità della Chiesa di Cristo; non una associazione caritativa, non un ente morale benefico; non un servizio alla persona; non... Ma dobbiamo tornare a annunciare che esiste solamente una via per ottenere la salvezza, e quella via è Gesù Cristo. Gesù è la porta stretta, solo nel nome di Gesù Cristo c'è perdono e salvezza. Non ci sono più vie che portano a Dio. Nessuna religione porta a Dio, solo Gesù Cristo. In tutto il mondo, esiste solo un modo per essere salvati, cioè per mezzo della fede in Gesù Cristo.


giovedì 24 aprile 2025

La fede nel risorto è la nostra fede

At 3,11-26 e Lc 24,35-48

Il racconto molto lungo potrebbe essere causa di distrazione, per questo, occorre subito focalizzare che l’oggetto privilegiato di queste parole è il Signore Gesù, il Signore della Pasqua, la Pasqua del nostro Signore, cioè la questa Pasqua di Gesù in cui ognuno e tutti, dobbiamo convertirci. E’ molto bello il “gesto” dello storpio sanato: egli “trattiene”, tiene stretti e insieme sta afferrato, ai due che sono stati per lui la causa, la fonte del prodigio che gli ha dato la vita nuova. Ma subito Pietro chiarisce come si debba interpretare quanto è avvenuto. Non si deve pensare a qualche potere straordibario o per magia, ma solo per la fede nel nome di Gesù che voi avete ucciso, ma che è l’autore della vita, e Dio lo ha risuscitato dai morti.

mercoledì 23 aprile 2025

Pietro può fare come Gesù

At 3,1-10 e Lc 24,13-35

Per sei volte in questo brano troviamo parole che hanno a che fare con il guardare: vedendo, fissando, sguardo, guarda, guardarli, vide. Sempre qualcuno che guarda qualcun altro o qualcuno che chiede, quasi implora, di essere guardato.
Ma se ho il coraggio di guardare non è un caso vedere la fragilità di un uomo che vive accanto  alla mia vita. Quando Gesu vedeva un paralitico gli chiedeva in modo diretto: vuoi guarire? E cio che emerge è solo la forza dell'amore. Ma questo è cioè  che Pietro ha imparato. Quanta fatica c’è nell’amare, quanta fatica in quello sguardo. Quanto sarebbe più semplice alla fine chiudere gli occhi e basta, non guardare più, guardare altro. L’amore è, in fin dei conti, tutto qui. Sperare in uno sguardo, non avere niente, ma quel poco che si ha regalarlo come se fosse il regalo più prezioso, il bene più imprescindibile, la cosa più bella tra tutte le cose più belle.


martedì 22 aprile 2025

Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù ...

At 2,36-41 e Gv 20,11-18

"Sì, la risurrezione di Gesù è il fondamento della speranza: a partire da questo avvenimento, sperare non è più un’illusione. No. Grazie a Cristo crocifisso e risorto, la speranza non delude! Spes non confundit! (cfr Rm 5,5). E non è una speranza evasiva, ma impegnativa; non è alienante, ma responsabilizzante. Quanti sperano in Dio pongono le loro fragili mani nella sua mano grande e forte, si lasciano rialzare e si mettono in cammino: insieme con Gesù risorto diventano pellegrini di speranza, testimoni della vittoria dell’Amore, della potenza disarmata della Vita".

Riposa in pace, Papa Francesco, in cammino con Gesù sulla via di Emmaus … luogo del tempo e della storia …

(dal messaggio Urbi et Orbi, Pasqua 2025, di Papa Francesco)

lunedì 21 aprile 2025

Tutto accadde a Gerusalemme

At 2,14.22-33 e Mt 28,8-15

"Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni". Dire “questo” Gesù, rivela il desiderio di sottolineare il contrasto e la sfida che si evidenzia tra quelli che hanno ucciso in croce il Signore e il Padre che Lo ha glorificato. L’enfasi del “questo” è efficace per confrontare l’umiltà e l’umiliazione del Figlio di Dio e la sua signorìa alla destra del Padre. Qui sta la potenza, la meraviglia e la novità sconvolgente dell’annuncio cristiano! Questo uomo Gesù, dunque, umiliato e ucciso, è stato glorificato da Dio. E tutto questo ha la sua assoluta evidenza nella testimonianza dei discepoli: "... e noi tutti ne siamo testimoni". La testimonianza cristiana non è solo e non è tanto una “dottrina”, una prova oculare, ma è un "avvenimento", un fatto, che Dio stesso accende nella storia dell'umanità.

sabato 19 aprile 2025

Non è qui, è risorto!

Lc 24,1-12

È per me una Pasqua densa di situazioni che si affollano alla mente ... anche in modo un poco caotico.
È un insieme di situazioni personali, di impegni, di corse frenetiche da luoghi a situazioni di vita completamente opposti; un crogiuolo di impegni, di progetti e prospettive; con un solo rischio, quello di essere fagocitati nella successione frenetica delle cose da fare, al punto tale che anche il ministero sacerdotale corre il rischio di diventare un fare, per fare e di essere distratto nell'incontro con Gesù, con il risorto.
Ecco allora che ho cercato in alcune testimonianze le tracce di una presenza … Testimonianze che mi servono per recuperare il mio vivere questa Pasqua di risurrezione:

Croce, morte e sepoltura.
Una guida palestinese di pellegrinaggi oggi ha scritto:
Avevo sentito tante volte dire che Gesù, soffrendo per noi, ci ha donato la Vita. Ma ieri - venerdì santo - per la prima volta, non l’ho solo capito con la testa … ma l’ho sentito con il cuore.
Il sacrificio di Gesù non è stato una sconfitta, ma un atto d’Amore che ha vinto la morte.
In quel momento, ho compreso una verità semplice ma potente: Gesù sofferente è un modello per noi, qui in Terra Santa e ovunque nel mondo. Ogni volta che scegliamo di amare, anche quando costa, anche quando fa male… stiamo generando vita.
Il sacrificio, vissuto con amore, non è una perdita, ma una fecondità.
Non è una fine, ma un nuovo inizio. Non è oscurità, ma luce che si accende.
E se vissuto nel Cuore di Cristo, anche i nostri piccoli sacrifici quotidiani – una fatica, una rinuncia, un perdono – diventano semi di Risurrezione, portano Vita nuova. (basterebbe già questo!)

La risurrezione e la vita nuova.
Dal messaggio pasquale dei Patriarchi delle Chiese di Gerusalemme: «Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me non morirà in eterno»
Dal cuore delle tenebre che avvolgono la nostra regione, noi, Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme, proclamiamo con audacia al mondo un messaggio di vita e speranza.
È lo stesso annuncio rivolto alle donne giunte al sepolcro di Cristo per piangerlo. Come disse loro l’angelo: «Perché cercate il vivente tra i morti? Non è qui, è risorto». A queste parole sconvolgenti, il dolore delle donne si trasformò in gioia e il lamento in esultanza. Il Signore era davvero risorto!
La sua risurrezione è la luce che dissolve le tenebre e solleva chi a Lui si avvicina con fede.
Chiediamo quindi a cristiani e persone di buona volontà in tutto il mondo di rinnovare il loro impegno a lavorare e pregare per il sollievo degli afflitti, la liberazione di tutti i prigionieri, la fine delle guerre e delle aggressioni che hanno causato sofferenza umana immane, morte e distruzione nella nostra amata Terra Santa, così come in altre regioni del mondo ugualmente colpite.
Soprattutto, li esortiamo a unirsi a noi nel lavorare per una pace giusta e duratura, che inizi da Gerusalemme, la Città della Risurrezione, e si estenda da Gerusalemme fino ai confini della terra.

Capite che Gesù non è in una tomba di duemila anni fa?
Gesù non è in una tomba, ma risorto in tutto ciò che è lo spazio della nostra esistenza, della nostra vita di tutti i giorni.
Ecco che allora occorre cercarlo presente negli avvenimenti quotidiani e soprattutto riconoscerlo vivo e risorto.
Le confessioni di oggi sono state una feconda occasione di immergermi nel Gesù risorto e vivo:
- la confessione di Valerio,15 anni, spinto dalla mamma a confessarsi ... ma uscito dal confessionale raggiante e col sorriso;
- come anche la confessione di Luisa, cieca e in carrozzina, ma che con la luce del cuore vede ben più di tutti noi, e corre con gioia verso l'incontro con Gesù.
Oggi in tanti dialoghi e tante aperture del cuore, ho visto dove era il Signore, non in un sepolcro ma nelle ferite, nelle gioie, nelle fatiche e nei desideri di tanti di noi.
E poi a ricordarmi come il mio sacerdozio, nonostante le mie cadute, e la mia inadeguatezza e indegnità, è per Gesù la possibilità di essere vivo risorto ogni volta che nel Suo nome compio i suoi gesti di amore: i suoi sacramenti.
Oggi ho concluso la giornata amministrano l'olio Santo a Rina, ormai arrivata e al limite del suo cammino, che con i suoi 94 anni il prossimo 7 maggio è prossima al passaggio dalla terra al cielo; … con un flebile filo di voce mi dice: "ho capito cosa mi hai fatto, mi hai dato l'Olio Santo ... grazie", poi abbiamo fatto un patto: "mi aspetti, perché devo andare in Terra Santa e torno il 28 ..." credo proprio che Gesù ci accontenterà ...
Il risorto non è in un sepolcro, morto, ma vive e rende viva la nostra vita: nel nostro vivere lui presente ... nel nostro amare lui è vivo, nel nostro sperare lui è vivo e presente. Lui è vivo sempre e nonostante tutto!

venerdì 18 aprile 2025

Venerdì Santo: Passione del Signore

Is 52,13-53,12 e Gv 18,1-19,42

39° giorno di Quaresima: Non esiste un senso logico alla sofferenza, soprattutto quella innocente. Anche se ci sforziamo di trovare un senso, la sofferenza in se stessa non ha nessuna logica, spiegazione e giustificazione, perché non è espressione di ciò che può portare alla vita. Infatti, la interpretiamo come ingiusta, insopportabile e mortifera. Eppure Il servo del Signore accetta di caricarsi il peso del male che sembra dominare il mondo: lui, il giusto, ma odiato; lui, il buono, ma perseguitato; lui, l'uomo, ma disprezzato come animale da macello. Che senso ha questa sofferenza? Non c'è una logica o ragionevole spiegazione. L'unica possibilità è la redenzione che deriva dalla sofferenza del Servo. La redenzione come amore che salva, redime e da vita. Ecco che la Chiesa deve ritrovare in Gesù-servo il modello da seguire. Non deve temere di essere lei pure Serva come il suo Signore.

giovedì 17 aprile 2025

In quella notte io passerò …

Es 12,1-8.11-14 e Gv 13,1-15

38° giorno di Quaresima: Questo giorno sarà per voi un memoriale!  La Pasqua ebraica è derivata dalla fusione di due feste più antiche: una festa di pastori, che consisteva nell'immolazione di un agnello e una festa di agricoltori, che per sette giorni mangiavano pani azzimi, al tempo delle primizie dell'orzo. Ma ciò che ha radicalmente mutato il senso di questi antichi riti è stato il fatto di averli riferiti in modo rigoroso a un preciso evento storico: l'uscita dall'Egitto. È così che dall'unione delle due feste è nata quella celebrazione originalissima che è la Pasqua ebraica; questa non è più né una festa di pastori né una festa di contadini, ma il “memoriale” dell'uscita dall'Egitto. La festa della Pasqua è diventata così il segno liturgico e rituale-sacramentale di quegli eventi che furono vissuti dagli Ebrei nei giorni del loro esodo, della loro liberazione.

mercoledì 16 aprile 2025

Giovedì Santo: Cena del Signore

Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

Mi piacerebbe condividere tantissimi ricordi del Giovedì Santo e tantissimi contenuti maturati negli anni di sacerdozio, perché questa Messa è la più bella e densa di sentimenti, di significati e di segni che vi possa essere.
Mi limiterò a tre contenuti:
1) IL CAMMINO FATTO
Abbiamo percorso il cammino Quaresimale, non a caso, o almeno nelle mie intenzioni non lo era, ma c'era l'intento di generare in voi domande, attese, riflessioni e soprattutto prendere coscienza della necessità di essere una comunità nuova e non clericale, moralista e precettistica, se non vogliamo aprirci alla novità che pone il vangelo davanti a noi, ogni speranza cade nel vuoto. 
Che la speranza cristiana è Cristo vivo e risorto, ha senso solo a partire da una comunità che vuole fare esperienza della vita nuova che nasce da Gesú, ma solo se sarà una comunità potrà darne vera testimonianza.
Abbiamo vissuto l'incontro con Mons.Castellucci ... giorno di ritiro comunitario sui Pellegrini di Speranza, peccato che certe opportunità non vengono colte o giustamente apprezzate. Ho chiesto in queste domeniche al vescovo Giovanni, di accompagnare il cammino quaresimale, per avere un riferimento non certo di prestigio, ma capace di mostrare la cura del pastore, del Padre, della nostra Chiesa imolese.
Abbiamo vissuto la testimonianza di "Franz e Franziska", nella domenica delle Palme come dimostrazione che la vita di ciascuno è lo spazio della adesione a Cristo, e come tale è via di santità. Tre occasioni generatrici di speranza!

2) I SEGNI PARLANO OLTRE LE PAROLE
I segni di questa celebrazione ci svelano il mistero di un memoriale antico che è la Pasqua degli ebrei e la novità della Pasqua di Gesú. Il racconto della Pasqua ci immerge in una narrazione antica che va alla preistoria umana e si unisce alle vicende di schiavitù e libertà di un popolo nomade ...
Il brano del vangelo mette a nudo i sentimenti di Gesú e del suo amare i suoi amici e fratelli, con umiltà ma soprattutto senza riserve, fino a donarsi e darsi a loro ... consegnarsi a noi!
L'Eucaristia ci svela, nel segno del pane e del vino, il sacrificarsi ... il sacrificio di Gesú, di Dio, un sacrificio che irragionevolmente è spazio di redenzione, di superamento del nulla delle cose, è vittoria sul male, e senso di ciò che esiste.

3) GENESI DI UNA VOCAZIONE
Come terzo spunto vi lascio le parole del Cardinal Pizzaballa circa la vocazione dei Cristiani di terra santa. Ve le lascio come monito e occasione di ripensamento dei nostri stili e dei nostri pensieri, spesso clericali, e conditi con mentalità non proprio cristiane.conservatorici di destra e progressiste di sinistra.
“Stiamo vivendo tempi difficili. Ma non possiamo e non vogliamo fermarci solo a dire quanto duri siano questi tempi. Oggi dobbiamo ricordarci di altro, di ciò che più conta. Noi siamo qui oggi, cristiani locali e pellegrini, tutti insieme, per dire con forza che non abbiamo paura. Siamo figli della luce e della risurrezione, della vita. Noi speriamo e crediamo nell’amore che vince su tutto”.
La vocazione dei figli della luce
“La nostra vocazione oggi è costruire, unire, abbattere barriere, sperare contro ogni speranza. Questa è e resta la nostra forza e questa sarà sempre la nostra testimonianza, nonostante i nostri tanti limiti. Non scoraggiamoci, dunque. Non perdiamoci d’animo. Non perdiamo la speranza. E non abbiamo paura, ma alziamo lo sguardo con fiducia e rinnoviamo ancora una volta il nostro impegno sincero e concreto di pace e di unità, con salda fiducia nella potenza dell’amore di Cristo”.
Gerusalemme, è il luogo della morte e risurrezione di Cristo, il luogo della riconciliazione, di un amore che salva e che supera i confini di dolore e di morte”, e questa è la vocazione dei cristiani: “Costruire, unire, abbattere barriere, sperare contro ogni speranza”. Non c’è paura, perché in quanto “figli della luce e della risurrezione, della vita”, si vive nella speranza e nella convinzione che l’amore “vince su tutto”.

Non mi sono nascosto

 Is 50,4-9 e Mt 26,14-25

37° giorno di Quaresima: In questi giorni di Quaresima il profeta Isaia ci ha accompagnati fino alla Settimana Santa. Oggi ci consegna questo invito, o meglio, ci ricorda che, prima di parlare, prima di tutto, è necessario aprirsi all’ascolto.Dovremmo ricordarlo un po’ tutti che, prima di parlare, prima di "giudicare", prima di formulare le nostre sentenze, è necessario ascoltare lestorie, le vite vissute, le fragilità, le difficoltà di ciascuno. Dice infatti Isaia,: “il Signore mi ha aperto l’orecchio, perché io sappia indirizzare, sappia dare una parola allo sfiduciato”. Questo è quello che dovremmo imparare a fare sempre più: aprire il nostro orecchio, del cuore e dell’anima, e ascoltare!

martedì 15 aprile 2025

Il Servo diventerà luce delle nazioni

Is 49,1-6 e Gv 13,21-33.36-38

36° giorno di Quaresima: Dio sceglie l’uomo per uno scopo, e lo fa chiamandolo per nome.Dio ha dato al suo Servo una missione: riunificare il popolo di Israele sotto l’unico Dio. Il servo però ha fallito, i suoi sforzi sono stati inutili, eppure non si è scoraggiato, perché ripone tutta la sua fiducia in Dio. Ma Dio non si arrende con noi, ma alza il tiro. Se essere il suo servo non è sufficiente per cambiare il destino di Israele, allora occorre qualcosa di più grande. Dunque, il servo diventerà «luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra». Ma questa luce profetizzata da Isaia, non potrebbe essere il vangelo? Non potrebbe essere la luce che dice di essere Gesù stesso? È Lui la “luce delle nazioni”, il servo che si innalza per far risplendere tutto della luce di Dio.

lunedì 14 aprile 2025

Il servo di Dio Padre ...

Is 42,1-7 e Gv 12,1-11

35* giorno di Quaresima: Chi è il servo di cui parla il Signore? Si tratta di un uomo che è stato scelto da Dio come suo intermediario per una grande missione: portare la giustizia, quella vera, quella divina, sulla terra a tutte le genti. Non imporrà il suo volere con la forza, né farà grandi proclami in pubblica piazza. Sarà mite e umile. Sarà anche saldo e risoluto. Così l’ha voluto il Signore, che l’ha chiamato e l’ha formato, perché porti il suo insegnamento a tutti i lontani che sono in attesa ... Non è difficile intravedere in questo “servo del Signore” la figura di Gesù, agnello sacrificale per la redenzione di tutti gli uomini. La sua mitezza, ma anche la sua risolutezza, il suo affidamento totale al Padre, la sua adesione completa alla missione consegnatagli, ne fanno lo strumento perfetto della volontà di Dio. 



domenica 13 aprile 2025

La passione del Signore.

Is 50,4-7   Sal 21   Fil 2,6-11   Lc 22,14-23,56

Coloro che acclamavano Gesù, con fronde di olivo e figlie di palma, sono gli stessi che poco tempo dopo gridarono a Pilato,"crocifiggilo"; oggi siamo in tanti a cercare il segno della palma, forse solo per tradizione, forse come emblema di fede, forse per un senso un poco magico e di superstizione; forse neppure lo sappiamo bene ...
I nostri sentimenti, forse non sono troppo differenti da quelli della gente di duemila anni fa ... e come a quel tempo, chissà anche noi siamo poi capaci di gridare il Crocifiggilo, cioè di rinnegare e nasconderci dal vivere la fede come espressione della nostra vita.
Il "crocifiggilo" oggi si veste della nostra indifferenza rispetto al male e alle ingiustizie; si riveste della convenienza e del profitto, si riveste del pregiudizio e della discriminazione dell'altro fratello. Per i cristiani cattolici prendere il segno dell'ulivo significa prima di tutto desiderare di aderire alla vita stessa di Gesù, in tutto ciò che rappresenta. Anche in questo tempo di prova e di tenebra. Oggi come dice il Cardinale Pizzaballa, la Terra Santa vive il lo stesso Getsemani di Gesù! Ecco allora che la Nostra Pasqua non può più essere una felice ricorrenza, la nostra pasqua deve essere un vero atto di fede, di fronte al mondo intero. Non una espressione di forza, ma di una fede che è fatta di amore e di fratellanza.
Oggi, in questa giornata, aderire a Gesù significa vivere la sua storia e la sua vita; vivere il suo donarsi e il suo morire... come anche il suo risorgere. Significa fare nostro quel credo che a Nicea 1700 anni fa la Chiesa scrisse per dire con chiarezza cosa era la fede in cui credeva. Il credo, o professione di fede, ha come fine che tutti insieme rispondiamo alla parola di Dio, proclamata nella lettura della sacra Scrittura e spiegata nell’omelia, e  meditiamo e professiamo i grandi misteri della fede, prima della loro celebrazione nell’Eucaristia.

"Io credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra.
e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore,
il quale fu concepito di Spirito Santo nacque da Maria Vergine,
patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, mori e fu sepolto;
discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte;
salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente:
di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica, la Comunione dei Santi,
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen."

sabato 12 aprile 2025

Farò ricordare la mia promessa

Ez 37,21-28 e Gv 11,45-56

34 giorno di Quaresima: Dio parla attraverso Ezechiele ad un Popolo,che ha smarrito il ricordo del patto. Per mezzo del profeta ne riaccende la speranza: l'alleanza non è rotta e la terra di Israele sarà nuovamente abitata dal Popolo eletto al quale Dio offrirà la guida di un grande re per radunarli tutti, e donare nuovamente la pace e l’orgoglio di essere figli di Dio. Ma questa immagine non puo essere compresa esclusivamente per una sua realizzazione storica, infatti non va mai dimentichiamo che il patto genera, custodisce, realizza l'appartenenza al Popolo di Dio. Quello che valeva per il Popolo di Israele ci permette di capire, con il conforto della profezia di Ezechiele, che anche noi siamo destinati al ritorno alla terra dei Padri, e che la nostra appartenenza siglata col Battesimo che è un sigillo eterno di appartenenza al Popolo di Dio.

venerdì 11 aprile 2025

Mai rinunciare alla speranza

Ger 20,10-13 e Gv 10,31-42

33° giorno di Quaresima: "Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre ..." È questa la frase, che precede il brano di questa giornata,  che ci permette di capire l'esperienza del profeta Geremia: l’intima e lacerante relazione con Dio e insieme il disprezzo che deve sopportare per le parole che deve annunciare. Ma il profeta riconosce come nel suo cuore c’è un "fuoco ardente", trattenuto ma che non contenibile ... cio che Geremia ha profetizzato per ordine di Dio, è inaccettabile, la ragione lo rifiuta perché significherebbe ammettere una volontà di Dio fatta di castighi e di sconfitte. Stare dalla parte di Dio non è sempre facile, tuttavia proprio quando sembra tutto perso, l’intervento di Dio ci raggiunge inaspettato e risolutivo . Proprio quando ogni speranza sembra vana, "Il Signore stesso cammina davanti a te. Egli sarà con te, non ti lascerà e non ti abbandonerà. Non temere e non perderti d’animo!".

giovedì 10 aprile 2025

L'alleanza sottomessa

Gen 17,3-9 e Gv 8,51-59

32°giorno di Quaresima: tu ti chiamerai Abramo. Assistiamo in questo passo alla nascita del rapporto tra Dio e Abramo. Tra Dio e l’Uomo, una amicizia che si firmz nella promessa della terra, una promessa che diviene possesso. Ma a tutto questo va associata una condizione, un monito: osservare l’alleanza. Così come Abramo è stato chiamato, ugualmente ogni uomo e donna sono chiamati? Ma quanti l’hanno intesa e seguita? Quanti realmente sono fedeli all'alleanza nel loro quotidiano? L'alleanza è dialogo e il possesso della terra è dono, non possono essere odio e sterminio. Oggi più che mai Israele per essere fedele all'alleanza dovrebbe ricercare il divino che risiede nell’uomo, e non in una rigidità della legge antica, che ancora una volta corrisponde solo alla durezza del cuore, ma non del cuore di Dio. Ma ora, non è tempo dei patti, sembra essere il tempo della durezza e del plagio dell'alleanza .

mercoledì 9 aprile 2025

Quando la fede è una speranza certa

Dn 3,14-20.46-50.91-92.95 e Gv 8,31-42

31°giorno di Quaresima: Daniele è i suoi compagni, incarnano la fedeltà al Dio unico, di fronte alla richiesta del Re di prostrarsi davanti alla sua statua d’oro, a loro chiede che lo riconoscano come loro dio, pena la morte. Che cosa spinge Daniele alla fedeltà al costo stesso della vita? I tre giovani non chiedono al loro Dio di salvarli, si dichiarano solo fedeli al Dio che non li ha mai abbandonati e che dà senso alla loro vita e per questo sono disposti al sacrificio estremo. Sperano forse in un aldilà che potrà renderli felici e, in qualche modo, salvarli?
Sperano in qualcosa che non possono vedere ma che sentono e credono con grande forza, sperano e hanno la certezza che Dio sarà con loro e, in qualche modo, li salverà. La loro giovane età li ha resi intrepidi forti nell’aiuto di Dio, la stessa forza e lo stesso coraggio che il Signore chiede oggi a noi: una fede che non ha bisogno di vedere e toccare ma che si lascia fare.

martedì 8 aprile 2025

Un esodo da disperati?

Nm 21,4-9 e Gv 8,21-30

30° giorno di Quaresima: I serpenti velenosi che mordevano e facevano morire, furono una delle tante insidie durante la marcia di Israele nel deserto del Sinai; il racconto ha come sbocco l’“innalzamento” di un serpente di bronzo da parte di Mosè, quasi come una sorta di antidoto e di ex voto. È interessante notare che a Timna, nella regione mineraria dell’Arabia, nell’area settentrionale sinaitica, sono stati scoperti piccoli serpenti di rame, metallo che là abbondava, i quali probabilmente avevano la funzione di protezione magica da quei rettili velenosi che infestavano la steppa. La narrazione biblica sottolinea che la salvezza dalla morte per avvelenamento avveniva solo se si "guardava" il serpente innalzato, cioè se si aveva uno sguardo di fede nei confronti di quel "simbolo di salvezza". Per noi oggi dove la morte sopraggiunge per il morso velenoso della realtà che ci colpisce a maggiorazione acquista senso volgere lo sguardo a colui che è innalzato.

lunedì 7 aprile 2025

Una storia che si ripete

Dn 13,1-9.15-17.19-30.33-62 e Gv 8,12-20

29° giorno di Quaresima: nel crocevia profondamente umano tra «innocenza e peccato, corruzione e legge», Dio chiede di guardare gli altri sempre con misericordia, senza ergersi a giudici del loro cuore. Una accusa infamante, una menzogna un giudizio ingiusto. Ciò che rappresenta il vero peccato è "distogliere gli occhi dal guardare il cielo" ...  Accecati dalle passioni, perdiamo di vista i giusti giudizi che devono guidare le nostre azioni, a quel punto tutto può essere visto con uno sguardo inquinato, come con un filtro che offusca e inganna. Quando i nostri occhi non guardano verso il Cielo, quando non ci facciamo ispirare dallo Spirito e seguiamo invece desideri che non ci portano alla felicità, è allora che i nostri giudizi non possono essere autentici né giusti.


domenica 6 aprile 2025

Uno sguardo nuovo ...

Is 43,16-21 Sal 125 Fil 3,8-14 Gv 8,1-11

Le cose nuove di Dio
Mercoledì sera, Davide Fabbri, all'incontro sulle letture domenicali citava questa frase della prima lettura, tratta da Isaia: "Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova..."
Effettivamente credo che sia la chiave di lettura della liturgia di oggi, come anche il modo in cui Dio opera ed agisce sempre nella nostra vicenda umana. Non c'è limite e fragilità che impedisca a Dio di realizzare il suo amore in noi, un amore che non solo è novità,  ma che ci rende nuovi ... "ecco faccio una cosa nuova".
Come vi diceva Mons. Castellucci, il 22 marzo scorso, la speranza cristiana non è illusione, ecco oggi credo che la speranza cristiana sia riconoscere il nuovo che Dio fa ogni giorno della nostra vita e in ogni istante di tempo di questo nostro mondo.
La speranza cristiana non è una illusione, non è neppure  guardare il bicchiere mezzo pieno ... La speranza cristiana è invece fondata su un fatto a cui aderisce, cioè che Cristo è morto ed è risorto. Questo è il nucleo di tutta la speranza cristiana. Cristo è morto ed è risorto, non rifiuta la morte, la speranza cristiana entra nella morte, non fa finta che non esistano i problemi, le sofferenze, i lutti. Li raccoglie, anzi, in un certo senso li accoglie come realtà, però guarda al futuro sulla base di una esperienza a cui aderisce. Da quando Cristo è risorto dalla morte la morte non è più la parola ultima. Occorre dunque prendere atto realisticamente dei problemi, per così dire entrare nel sepolcro sapendo che il sepolcro non si chiude definitivamente, che si apre ad una luce nuova. Ecco questa luce nuova è la cosa nuova che sempre Dio fa!

Gesù scrive una storia nuova
Guardiamo Gesù, quel suo scrivere per terra è come imprimere nella realtà quella novità che sta compiendo. Rispetto alla donna è rispetto ai suoi accusatori.
Gesù  scrive per terra con il suo dito ... immagine del dito di Dio che scrive sulla tavole di pietra la legge che consegnerà a Mosè per il popolo. Gesù scrive per terra due volte, come per due volte Dio scrive la legge ...
Gesù scrive due volte ... come allusione per coloro che avrebbero capito che Dio stesso scrivendo due volte ha usato una misericordia nuova per Israele... due volte ... una misericordia nuova che ora verso la ragazza adultera viene negata ...
Una misericordia nuova e gratuita che esprime la bellezza del perdono, che non ha bisogno di vendetta o di pena da scontare, ma che non è neppure buonismo estremo e sdolcinato.

La modalità attraverso cui si agisce la misericordia.
Gesù non nega il peccato della donna, e nemmeno lo minimizza. Gesù non sminuisce la sua responsabilità, ma nemmeno la schiaccia sotto il peso della sua colpa.
Gesù le parla, apre un dialogo con la donna e la sua vita ... Gesù le restituisce la dignità di persona ... Gesù la chiama a responsabilità e a giudicare se stessa per ciò che ha commesso ... Infine, Gesù la rimette in cammino e gli conferma il suo amore per lei ...  le offre una seconda possibilità. Ma non la offre solo a lei! La offre anche ai farisei e anziani perché possono così iniziare da lì un cammino nuovo: anche loro si mettono in movimento. Abbiamo tutti bisogno di una seconda possibilità, facciamo esperienza della misericordia di Dio. La cosa nuova è la nuova possibilità offerta ... che è migliore della prima!

sabato 5 aprile 2025

A te mi affido

Ger 11,18-20 e Gv 7,40-53

Geremia non chiede vendetta, ma l’intervento di Dio, a cui il profeta affida la sua causa. Un ammonimento anche per noi, che spesso vorremmo fosse applicata una giustizia immediata, da parte di Dio, che però usi il nostro metro. Comunque ci colpisce profondamente nella vita del profeta l’incessante domanda che Geremia sembra rivolgere a Dio: “Perché mi hai fatto questo?”
Geremia ci insegna che, nonostante tutto, solo all’interno della relazione con Dio possiamo trovare le risposte che cerchiamo, se osiamo guardare, senza scandalizzarci, al Suo disegno di salvezza, testimoniandone la certa riuscita con perseveranza, pazienza e letizia. 

venerdì 4 aprile 2025

Il giusto suo servo ...

Sap 2,1.12-22 e Gv 7,1-2.10.25-30

27° giorno di Quaresima: chi è giusto e servo del Signire? Il giusto è colui che vive con Sapienza, e la mette in pratica. È colui che col suo esempio testimonia le sue scelte di vita, fa vergognare gli empi, smaschera le loro bassezze, tanto da portarli a progettare la sua morte, la sua rovina. Il giusto, nonostante tutto, non si conforma alle tenenze del mondo e ricerca con insistenza la verità. Le parole del libro della Sapienza ribadiscono un'esperienza fatta sin dagli inizi dei tempi e che continua anche oggi: vivere per la verità, la giustizia, la misericordia e la pace non garantiscono di vivere in pace, amati e rispettati da tutti. Signore aiutaci a non temere chi attenta alla nostra vita e ottienici di vivere nella tua luce, secondo la tua giustizia e in te che sei via, verità e vita.

giovedì 3 aprile 2025

Non conservare la tua rabbia

Es 32,7-14 e Gv 5,31-47

26° giorno di Quaresima: un faccia a faccia tra Dio e Mosè. Ilprobema è reale, il popolo di Israele si è fatto un vitello d’oro per adorarlo, di conseguenza il Signore manifesta il suo sdegno la sua rabbia e giunge a una conclusione: questo popolo è un popolo dalla dura cervice per cui, la mia ira si accenderà contro di loro e li distruggerà. Di Mosè invece farà una grande nazione. Ma Mosè amava il Signore e parlava faccia a faccia, come un uomo con il suo amico. Questa espressione contiene la libertà e il coraggio di Mosè di fronte a Dio come anche la forza della sua preghiera di intercessione. Ci vuole coraggio per dire in faccia a Dio le cose, rinfacciandogli le sue pomesse. Nel dialogo con Dio, occorre fare memoria come anche appellarsi  alle promesse che lui ci ha fatto. Questo non è semplicemente rivendicazione ma anche richiamo alla nostra libertà e responsabilità.

mercoledì 2 aprile 2025

Consolazione della memoria

Is 49,8-15 e Gv 5,17-30

25° giorno di Quaresima: Dio non ci abbandona. Sono la sintesi della parole di Isaia, non si è dimentica di noi, come una madre non può dimenticarsi dei suoi figli, anche nella fatica dei giorni tristi, come il tempo dell'esilio. Dio non ci abbandona, ma nella drammaticità si ravviva il ricordo, nel quale è racchiuso il suo amore, infatti nella memoria ha la sua dimora. Se non avessimo memoria delle persone che amiamo e che sono a noi care, come potremmo affermare di amarle davvero? I ricordi ci aiutano a mantenere vivi e reali i legami passati e quelli presenti. La vita è continua memoria che colma ogni frattura e la vita eterna è proiezione per sempre della memoria, senza lacune o crepe, cone se fosse una casa incorruttibile dove ci ritroveremo tutti a condividere i nostri ricordi, i nostri cuori, il nostro amore.

martedì 1 aprile 2025

Acqua buona!

Ez 47,1-9.12 e Gv 5,1-16

24° giorno di Quaresima: ... dal Tempio scorre verso oriente un rivolo d’acqua. Non è il Tempio costruito sulla roccia che porta beneficio al popolo, non le sue mura che ora sono da abbandonare - siamo nel tempo dell'esilio babilonese -, ma proprio nel contesto di questa storia drammatica lo Spirito efficace di Dio si manifesta ancora una volta come nel deserto assetato, come acqua viva e dolce: un fiume sempre più grande che punta verso l’Arabà, la valle che sfocia sul Mar Morto, e ovunque giungerà tutto rivive. Un fiume che porta nuovo equilibrio e nuova linfa a una terra martoriata dall’aridità e dal sale. Sta a noi riconoscere la sorgente e immergerci nelle sue acque.