mercoledì 30 ottobre 2024

Lacrime di vita

Ef 6,10-20 e Lc 13,31-35

Gerusalemme in Luca è il luogo del compimento; in tutti i Vangeli Gesù sale a Gerusalemme, il suo cammino si conclude nella citta santa. Gerusalemme rappresenta il centro del mondo, il centro della storia e del tempo, come anche della salveza. Questa visione si scontra con il destino di passione e morte del Signore, ma è proprio in tutto questo che si rivela il compimento che è la risurrezione. Queste parole di Gesú trovano eco sul monte degli ulivi, al "Dominus Flevit" dove il Signore ha pianto su Gerusalemme ...
Oggi quelle parole risuonano su questo nostro mondo globale per ricordarci che le la crime del Signore annunciano sempre la risurrezione. 

Si salvano i primi o gli ultimi

Ef 6,1-9 e Lc 13,22-30

"Signore sono pochi quelli che si salvano?"
"Si salvano tutti, tranquillo", o perlomeno "Moltissimi vedrai che si salvano…"
Beh ecco questa sarebbe stata una risposta rassicurante che ci andrebbe bene. Gesù risponde: "Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno!". È una risposta che include ed ammette anche l'esclusione. La salvezza ci vuole coinvolgere in una assunzione di responsabilità circa il nostro modo di vivere e di avere fede. Occorre entrare nella logica che ribalta ciò che è promo e ultimo, cioè le nostre categorie di giudizio piene di ipocrisia.

martedì 29 ottobre 2024

Un regno utile

Ef 5,21-23 e Lc 13,18-23

Il granello di senape è immagine del Regno di Dio: una realtà umanamente piccola e apparentemente irrilevante. Per entrare a farne parte bisogna essere poveri nel cuore; non confidare nelle proprie capacità, ma nella potenza dell’amore di Dio; non agire per essere importanti agli occhi del mondo, ma preziosi agli occhi di Dio, che predilige i semplici e gli umili. Quando cerchiamo di vivere così, in noi irrompe la forza di Cristo e noi stesi diventiamo una scintilla di speranza e di verità, il fermento di un mondo nuovo e di una storia trasformata. Essere parte del regno ci apre alla fiducia nonostante i drammi, le ingiustizie, le sofferenze che incontriamo.

lunedì 28 ottobre 2024

Cerca proprio me

Ef 2,19-22 e Lc 6,12-19

Gesù prega, Gesù chiama, Gesù sceglie, Gesù invia i discepoli, Gesù guarisce la folla. Questa nostra Chiesa è edificata sul fondamento degli Apostoli; ed è ciò che nasce come conseguenza di tutto cio che fa, e dice il maestro. Anche oggi la Chiesa è la conseguenza della chiamata che il Signore fa a ciascuno. Una chiamata personale che non resta solitaria, ma ci rende gruppo, comunità, ci riunisce insieme per seguirlo. Ciascuno in un modo particolare, con un incarico specifico e speciale. Il Signore rinnova la sua chiamata proprio lì, nella nostra poca fede, perché il Signore non ci abbandona e ma vuole proprio me in questo essere nel mondo con lui.

domenica 27 ottobre 2024

Conseguenze del vederci bene

Ger 31,7-9; Sal 125; Eb 5,1-6; Mc 10,46-52

Siamo ormai alle porte di Gerusalemme, ovvero nel cammino (sulla strada) che porta Gesù a Gerusalemme, l’evangelista ci presenta un cieco e vuole creare un legame tra Bartimeo e gli altri personaggi, Bartimeo, infatti, è la figura del discepolo, di colui che segue Gesù nel suo cammino verso Gerusalemme.

Ecco questo è il senso di questa pagina di vangelo: ci fornisce le coordinate del nostro cammino, della nostra sequela.

Bartimeo è una persona chiamata, (il verbo chiamare ricorre tre volte) e la sua chiamata dice qualcosa sulla vita dei discepoli, che non sono persone perfette, diverse, migliori, ma bisognose, come tutte, di salvezza, di luce. Gesù chiama persone fragili e, chiamandole, le può guarire nel mentre lo seguono nel compiere la volontà del padre.

Bartimeo è il discepolo che lascia tutto ciò che ha, proprio come avevano fatto i primi chiamati. Non per uno sforzo di volontà, ma perché ha trovato il tesoro, qualcosa di più grande e di più importante della propria sicurezza di vita.

Infine, ultimo Bartimeo, segue Gesù proprio come i discepoli sono chiamati a seguirlo.

Bartimeo però ci dice che seguire il Signore Gesù non significa solo andargli dietro. Seguirlo significa imparare a guardare la vita, le situazioni, con il suo stesso sguardo. Per questo l’ultimo miracolo, il miracolo capace di creare un discepolo, è una guarigione dalla cecità, perché il discepolo è colui che piano piano impara a guardare le cose dal punto di vista stesso di Dio.

Come Bartimeo anche noi possiamo pensare di vivere alcune esperienze in relazione a Gesù:

- dal grido disperato o rabbioso alla preghiera intima e confidente;

- dall’essere seduto e passivo all’essere in cammino e missionario;

- dall’essere cieco nel tuo buio all’essere vedente la luce che è cristo;

- dall’essere mendicante che dipende ed è limitato all’essere una persona libera;

Perché ogni discepolo, dall’incontro con Gesù, esce trasformato; immedesimarsi in un processo di trasformazione è il fine della nostra esperienza di fede, dove riconosciamo cosa Gesù è capace di fare per ciascuno uno di noi.

 

Vedere nella fede

Signore Gesù, insegnaci a credere.

Insegnaci a coltivare una fede

fatta di fiducia e di affidamento,

ma anche capace di osare, di scattare a ogni tua parola.

Apri i nostri occhi, spalanca il nostro cuore

e aiutaci a credere.

Tu, Figlio di Dio e nostro fratello,

sulla tua parola, insegnaci ad alzarci,

a scattare, a non restare nel buio,

per lasciarci raggiungere dalla tua luce. Amen.

sabato 26 ottobre 2024

Pazienza

Ef 4,7-16 e Lc 13,1-9

Dio é diverso da come lo raccontiamo e da come ce lo hanno raccontato. Un tale - della paeabola -, ha piantato il fico da tre anni e vede che continua a non portare frutti e chiede di tagliarlo. Gesù - il vignaiolo - vede ancora una possibilità e si mette a zappare e a concimare le radici del fico sterile. Così è il Dio padre per Gesù: un Dio diverso. La parola che meglio lo rappresenta è la parola pazienza. Una parola che per noi esprime un tempo di attesa ma visto che Dio è eterno, la pazienza è altro. Pazienza é il suo amare ciascuno, perché ama e sa che nessuno è perduto, se gli viene data la possibilità di reagire all'amore e crescere. Lasciamoci zappettare intorno, e concimare dalla Parola che nutre le nostre radici, poi vedremo.

venerdì 25 ottobre 2024

Urgenza di discernere

Ef 4,1-6 e Lc 12,54-59

Ma perchè non sappiamo leggere il tempo in cui viviamo? E neppure i segni dei tempi? Ci sono dei segni, nella realta in cui viviamo che ci portano - se siamo discepoli - a fare delle scelte, ad avere un pensiero, a capire dove andiamo. Dobbiamo imparare a vedere le emergenze e soprattutto a riconoscerle come tali, perché in tali emergenze impariamo ad esercitare un’operazione di grande intelligenza: discernimento a cui ci chiama Gesù.

giovedì 24 ottobre 2024

Divampi il fuoco

Ef 3,14-21 e Lc 12,49-53

Questi pochi versetti del Vangelo di Luca non vanno letti come se fosse uno dei soliti brani e discorsi di Gesù. Si tratta pittosto di un condensato del suo pensiero e della sua passione profetica. Egli infatti dice di essere venuto a “gettare- spargere- lanciare” fuoco sulla terra e di desiderare ardentemente che questo fuoco divampi.
Questo Gesù va compreso dentro la sua storia di credente nel Dio che liberaze che salva. Dentro il suo cuore troviamo il desiderio di compiere fino infondo la volontà del Padre, un desiderio di accendere il fuoco e la passione per Dio e per il Suo regno.

mercoledì 23 ottobre 2024

Vigilanza non sorveglianza

Ef 3,2-12 e Lc 12,39-48

Cosa intendiamo per vigilanza? La vgilanza, diceva papa Benedetto XVI, "significa soprattutto apertura al bene, alla verità, a Dio, in mezzo a un mondo spesso inspiegabile in mezzo al potere del male. Significa che l’uomo cerchi con tutte le forze e con grande sobrietà di fare la cosa giusta, non vivendo secondo i propri desideri, ma secondo l’orientamento della fede". È questa vigilanza che impedisce di chiuderci in noi stessi, nelle nostre cose, spesso legate al solo momento presente; ci apre invece lo sguardo al di là del momentaneo e ci conduce a considerare la visione di Dio, per ricevere da Lui il criterio e la capacità di agire in modo giusto. La fede risulta lo spazio privilegiato della vigilanza.

martedì 22 ottobre 2024

Contenitore e contenuto

Ef 2,12-22 e Lc 12,35-38

Ciò che oggi caratterizza la vita di troppi battezzati è un senso religioso privo di vigilanza. Tutto ciò che esprime la religiosità è un contenitore visibile ed esteriore, che da una parte richiama una nostalgia frutto dell'indottrinamento e del retaggio culturale e dall'altra esprime comunque una attesa di qualcosa che non si sa spiegare ... La vigilanza, e l'attesa sono la cura del contenuto, cioè di ciò che dà senso al contenitore religioso. La vigilanza fissa lo sguardo sull'essenziale e resta in uno stato di tensione attiva. Questa condizione è opposta alla superficialità ed alla distrazione, che sono il presupposto della nostra indifferent-culture. Ecco che allora è facile capire che il contenuto è il padrone che torna nella notte ... e il contenitore é tutto il resto.


lunedì 21 ottobre 2024

La vera gioia

Ef 2,1-10 e Lc 12,13-21

Gesù nel vangelo ci ammonisce a tenerci lontano da ogni cupidigia, cioè dalla tentazione di riempirci di cose o di affetti gratificanti. Perché non solo non troverai la gioia ma perderai la vita stessa. Dice Gesù, la vita non dipende da ciò che accumuli. Colui infatti la cui gioia dipende da determinate condizioni non ha in sè la gioia, ma la sua gioia è nelle condizioni, è condizionata da esse. La gioia per essere tale deve essere libera, non necessitata, non condizionata. E’ puro dono, la sua causa affonda nel mistero di Dio. Per questo non può dipendere dai beni materiali. Il più grande inganno è credere che se appaghi i tuoi bisogni allora sarai felice e avrai la gioia in te.

domenica 20 ottobre 2024

Servo per amore

Isaia 53,10-11; Sal 32; Eb 4,14-16; Mc 10,35-45

 
Come definire Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, se non due discepoli che stanno prendendo una grossa cantonata. Non sappiamo neppure quanto fossero coscienti della loro richiesta, e delle ricadute.
Da un lato se la loro preoccupazione era rispetto a un regno di questo mondo, restano spiazzati dalle parole di Gesù che in modo sorprendente da concretezza a ciò che vivrà nella passione.
Dall'altro se il regno è quello del cielo, quello futuro, ancora peggio, la risposta di Gesù ribalta ogni aspettativa e ogni ordine di grandezza, il primo l'ultimo è lui.
Forse Giacomo e Giovanni erano completamente fuori strada oppure erano talmente consapevoli del regno di Dio al punto di preoccuparsi del futuro, di quella eternità (che magari chiamiamo paradiso) di cui speravano di farne parte.
Ma l’invito che Gesù fa è di spostare ogni nostra preoccupazione: dalla gloria di un giorno futuro al servizio di oggi, dall’essere primi in paradiso al servire gli ultimi oggi.
Ma perché questi pensieri?
Forse perché il il gruppo sta andando a Gerusalemme e la situazione, il clima si sta scaldando, i rapporti con i sacerdoti, scribi e farisei si erano inaspriti; la gente che lo seguiva ora a volte non c'è più ... la visuale diventa più complessa.
Marco utilizza una rilettura di ciò che accadrà nella passione e lo immerge, anticipando il contenuto in questo salire a Gerusalemme. Certamente il senso di provvisorie è transizione, come anche la drammaticità del momento ritorna per la terza volta nel parlare di Gesù. È in questo contesto che possiamo collocare le singole esperienze umane, sentimenti e reazioni, come anche lo sguardo nuovo che Gesù vuole insegnare, allora ma anche oggi.
Cosa insegna Gesù?
È evidente, esprimere con le scelte della vita la propria vocazione a seguire il maestro nella via che egli stesso ha tracciata: il servire; farsi diacono:
1) essenziale è una vita che si dona, il donare da senso alla vita;
2) non il potere per il potere, ma l'obbedienza, cioè fare la volontà del Padre;
3) essere servizio tiene legati strettamente a Gesù, ci fa prendere la sua forma.
Il servire è lo stile nuovo che deve esprimere la Chiesa è la vita delle Comunità cristiane.
Ecco perché nella Chiesa il servizio è espressione di amore e cura delle relazioni e non fa affidamento a un sistema a una istituzione, ecco perché non può esistere una Chiesa clericale o Tradizionalista, vanitosa (pizzi e merletti) e ostentativa (manifestazioni di forza). La gerarchia nella Chiesa è vera se è servizio.
Ed ecco perché la croce non ci salva in quanto si soffre, ma in forza dell'amore. La croce è immagine di quanto Gesù ama e ci insegna ad amare.
Per cui il servizio che rende come Cristo, non è quello di chi si annulla semplicemente per l’altro, ma quello che sceglie liberamente di consegnarsi all’altro per il suo amore e in questo realizza al massimo sé stesso.
Solo in questa condizione diventiamo immagine di Gesù, per cui in noi rispecchia il servitore il primo e ultimo. Chi vuole può ora pregare con queste parole:

Signore Gesù, fratello e Signore,
vogliamo imparare a servire!
Per noi non è facile.
Per noi non è sempre una priorità.
Se è evitabile lo preferiamo.
Ma tu, giorno dopo giorno,
insegnaci a bere il tuo calice,
anche quando è difficile.
Facci assaporare la vita
che sgorga dal dono gratuito.
Trasforma il nostro cuore
perché i nostri occhi vedano
e riconoscano l’altro.
Liberaci da noi stessi
perché possiamo farci servizio.
Amen.

sabato 19 ottobre 2024

Non precetti, ma amicizia

Ef 1,15-23 e Lc 12,8-12

Non è per nulla facile comprendere queste parole del Signore, a me verrebbe quasi da pensare che le abbia dette apposta per gettarci in confusione, per costringerci allo scoperto senza nessuna certezza di possederlo di manipolarlo. Mi azzardo a comprendere un senso di queste parole a partire da una amicizia con lui che chiede di non essere tradita, abbandonata, scartata. Non vergognarsi di Lui, non sparlare di lui, non bestemmiarlo, non sono semplici precetti da osservare, ma il segno di unaffetto a cui Gesù fa sempre riferimento nella relazioni personali.

venerdì 18 ottobre 2024

Missionari

2Tm 4,10-17 e Lc 10,1-9

La messe è molta, ma gli operai pochi, e a seguire l’invito a pregare; quasi a rassicurarci che il primo missionario è lo stesso Signore della messe e che i ‘missionari’ sono operai, figli amati e non semplici operai. Spesso si pensa che gli operai sono i vescovi, i preti, i ‘consacrati’, ma è importante sentire che la chiamata di Gesù è rivolta a tutti: la vocazione di ogni cristiano ad essere operai nella messe. Certamente si tratta di una missione difficile. Richiede mitezza, mansuetudine, pazienza in mezzo a superbie, egoismi, violenze fisiche e morali, cioè una missione in un mare di ostilità. Ecco perché è importante quel pregate, perché mandi operai, cioè cristiani e discepoli di Gesù, missionari al seguito dell’Agnello fatto fuori dai lupi violenti e potenti.

giovedì 17 ottobre 2024

Com’è difficile e facile il perdono

Ed 1,1-10 e Lc 11,47-54

Litigano tra loro, lo mettono alla prova, gli fanno trappole per vedere se cade in fallo in qualche sua parola; siamo di fronte alla resistenza ad essere salvati. Siamo di fronte alla chiusura al modo di Dio di entrare nella vita attraverso la misericordia e il perdono. Questo è il dramma della resistenza alla salvezza, non credere nel perdono. Anche noi, ognuno di noi ha questo dramma dentro. Ma io come voglio io essere salvato? Al modo mio? O al modo di Dio, che sempre ci apre le porte a quel mistero che è la misericordia e il perdono. 


mercoledì 16 ottobre 2024

Quando si farebbe a meno della legge

Gal 5,18-25 e Lc 11,42-46

Regole, regole e ancora regole ... in un ambiente in cui la gerarchia sacerdotale segnava la differenza nel concedere oppure negare ogni possibilità di replica,(negare,solitamente), non si dava spazio alle motivazioni dei comandamenti quanto piuttosto a punire i trasgressori. Fatto sta che in tutta questa storia manca la giustizia e l’amore. E quegli stessi maestri che pensano di essere rispettati, lodati e applauditi dal popolo, in realtà sono dei sepolcri imbiancati, dei lastricati bianchi su cui la gente passa sopra e neppure se ne accorge, irrilevanti.

martedì 15 ottobre 2024

Come farisei

Gal 5,1-6 e Lc 11,37-41

Il vero problema dei farisei era il culto della perfezione, quel desiderio estremo di purezza, quell’aspirazione alla perfezione che non tiene conto delle complessità della vita reale. Obiettivo finale? Cancellare ogni sorta di imperfezione. Ma in realtà questo modo di vivere è un idolatrare la perfezione che porta con sé due conseguenze diametralmente opposte: da una parte vivi la tua impurità come  frustrazione, dall’altra soffochi la tua umanità sotto il peso della legge. Ecco, se vogliamo essere farisei anche noi sappiamo cosa ci attende. Soluzione darsi in elemosina ...

lunedì 14 ottobre 2024

Vedere i segni

Gal 4,22-24.26-27.31;5,1 e Lc 11,29-35

Cogliere i segni, capirli non è da tutti, non è per chi come i gretti farisei, da una parte pretendono un segno, ma dall'altro sono incapaci di vederli. Per cogliere i segni devi essere semplice, innocente e puro di cuore. Allora non hai bisogno di chiedere segni, perchè il segno è quello che ti accade e che riconosci fra le tue mani. Pretendere un segno equivale a non vederlo. La pretesa non rientra nella meraviglia e tantomeno nella fede. Quindi esclude il riconoscimento di un segno. Per questo Gesù non gli dà nessun segno: tanto non erano capaci di vederlo.

domenica 13 ottobre 2024

Possediamo di tutto ... "ma andiamo tristi" ...

Sap 7,7-11; Sa 89; Eb 4,12-13; Mc 10,17-30

Anche oggi che possediamo di tutto e ci sforziamo in ogni modo di correre oltre ogni nostra possibilità ... ci accorgiamo che non raggiungiamo il fine della nostra vita: essere felici ... dare alla vita un senso vero ed eterno. Per cui siamo esistenzialmente tristi, tendiamo sempre al lato grigio della vita e nulla sembra coinvolgerci al punto di darci la gioia.

Quest’uomo ricco, aveva fatto tutti i compiti come un bravo scolaretto, aveva obbedito alle leggi e si era costruita un'immagine di uomo giusto e corretto, la sua coscienza era a posto, perfettamente a posto, insomma proprio un bravo ragazzo!

Ma una domanda, anche in lui, anche nella sua autosufficienza non trova risposta, non trova soluzione: come posso vivere per sempre? (... maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?)

Questa domanda, quando la si esprime ci lascia sgomenti, perché dice che io da solo non posso darmi una vita la cui qualità sia la felicità e la gioia dell'eternità.

Quest'uomo continua a vivere la sua storia personale nella tristezza. Dice papa Francesco: esiste una tristezza amica e una tristezza non buona.

La tristezza amica è quella che fa parte del cammino di conversione del cristiano e che la grazia di Dio trasforma in gioia; ma vi è anche quella che si insinua nell’anima e che la prostra o la conduce nell'abbattimento o nella durezza e nella rigidità. Questa seconda tristezza viene dal "Maligno". Quando il mostro cuore si indurisce, si intiepidisce e non ha più lo slancio dei desideri, dei sogni, non genera più speranza ... il cuore diviene solo spazio di delusione di fronte anche all'evidenza di ciò che potrebbe ridare la gioia o il gusto della felicità ... per cui se ne andò triste, cioè deluso anche dalle parole del Signore. Questa tristezza porta all'egoismo, al chiudersi in se stessi, a rincorrere giustificazioni ai nostri atteggiamenti rancorosi o pretestuosi; maturato questo, è come succhiare una caramella amara, cattiva ... il sapore in bocca sarà sempre cattivo, amaro.

Semplicemente c'è bisogno d'altro!

Dobbiamo stare attenti a questa tristezza e pensare che Gesù ci porta la gioia della risurrezione. Ma cosa devo fare quando sono triste? Fermarti e vedere, fare discernimento sulla mia tristezza ... perché la tristezza può essere una cosa molto brutta che ci porta al pessimismo, ci porta a un egoismo che difficilmente guarisce.

Come vincere la tristezza:

La tristezza si vince quando la nostra vita scopre le relazioni buone capaci di generare amore, quando scopri che il prossimo è la chiave della vita eterna, le relazioni sono la chiave dell'eternità. Mi ricordo di un ragazzo che aveva un poco lo sguardo triste, non si sentiva realizzato, poi sopraggiungono anche dei limiti fisici ... grande turbamento e infelicità ... fintanto che non ha scoperto la sua gioia nel vivere accanto a chi è escluso, e ai margini del mondo. Quelle relazioni gli danno la gioia della vita. Gesù è risorto anche oggi, per ciascuno di noi, e lui è il senso della vita.


sabato 12 ottobre 2024

Un orecchio tutto ascolto

Gal 3,22-29 e Lc 11,27-28

Una frase sola, ma che tesse da sola una lode senza paragoni:"Beato il grembo, il ventre che ti portò e le mammelle che succhiasti". Ma conquiste parole sembra quasi andare a recuperare quelle di Elisabetta che si concludono con:"...  come mai viene a me, la mamma del mio Signore? Dice: beata te che hai creduto alla parola.
La vera maternità è ascoltare, che è la forma fondamentale di accogliere. Normalmente non ascoltiamo mai gli altri, non li accogliamo. Quando uno parla penso subito male: cosa rispondergli, cosa contrapporgli. Non lo lasci entrare, non ti scalfisce!

venerdì 11 ottobre 2024

Il regno e la comunione

Gal 3,7-14 e Lc 11,15-26

La venuta del regno di Dio si rende evidente nella comunione, nella unità ecco perché, come dice papa Francesco, "le divisioni nella Chiesa non lasciano che il Regno di Dio cresca; non lasciano che il Signore si faccia vedere bene, come è Lui. Le divisioni fanno sì che si veda questa parte, quest’altra contro di questa, contro di… Sempre contro!"
Il diavolo va oltre, la semplice divisione nella comunità cristiana, va proprio alla radice dell’unità cristiana, cioè alla celebrazione eucaristica, che è il segnodell'unità. Quando una chiesa la domenica non celebra piu l'eucaristia perchè i battezzati fanno altro, significa che quella comunità non esiste più.

giovedì 10 ottobre 2024

Chiedete, cercate e bussate

Gal 3,1-5 e Lc 11,5-13

Quella di richiesta è certamente la preghiera più diffusa fra i credenti, soprattutto tra coloro che vivono una fede semplice che spesso definiamo piccola e povera.
Ma Gesù è chiaro e sembra non scandalizzarsi di questa pratica, anzi, sprona dicendoci: non stancatevi di chiedere. Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Si chiede, si cerca e si bussa. E chi è dentro, apre? Cioè Dio, risponde alle nostre domande? Secondo la dottrina cristiana, Dio esaudisce la preghiera di richiesta tranne il caso in cui si chiedano cose cattive, chiedere il male, dice Sant’Agostino. Dio esaudisce nella sua volontà. Ma allora a cosa serve la preghiera di domanda? Prima di tutto, dice Tommaso, a farci prendere consapevolezza.


mercoledì 9 ottobre 2024

È necessario pregare? Perché è a cosa serve pregare?

Gal 2,1-2.7-14 e Lc 11,1-4

Oggi giorno nessuno più prega ... ma neanche i discepoli erano degli assidui alla preghiera. Ciò che li muove a chiedere di essere introdotti nella preghiera è vedere Gesù che prega. Oggi non si vede quasi mai nessuno nelle nostre chiese a pregare, nessuno prega in famiglia ..., non può essere una ostentazione farisaica, ma dobbiamo riconoscere che  è venuta meno la testimonianza.
Il nostro quotidianosi popola anche di testimonianza e di momenti di preghiera; chi ci vede non potrà non farsi delle donande. Poi sicuramente si possono insegnare preghiere ... ma non si può insegnare una relazione intima e reale con Dio. Il padre nostro non è una preghiera da recitare, ma una esperienza di vita.

martedì 8 ottobre 2024

Quando il fare è buono

Gal 1,13-24 e Lc 10,38-42

L'accoglienza ha sfaccettature, possibilità di espressione, ma cio che devia il nostro pensiero è la traduzione in italiano che sposta l'accento sulla parola "migliore"; in realtà sarebbe meglio mettere "la parte buona". Diversamente concludiamo che Maria è meglio, anzi migliore di Marta. Ma la giusta parola cambia ogni prospettiva; Gesù non rimprovera Marta perché perde tempo a cucinare e non loda Maria perché fa meglio di Marta. Molto semplicemente Gesù rimprovera quello stile di Marta, il suo stare serena al suo posto, il suo fare le sue cose pensando ad altro. Tutto qui! Poi quello che fa è lodevole quanto quello che fa Maria. Non c'è contrapposizione ...

lunedì 7 ottobre 2024

Amare per essere felici

Gal 1,6-12 e Lc 10,25-37

Ieri sera un giovanissimo all’incontro del gruppo nella preghiera ha detto che se ci amiamo gli uni gli altri "siamo più felici"... e non ha ascoltato la mia omelia domenicale! Ma forse solamente chi è giovane ha lo sguardo aperto al futuro senza preclusioni e limitazioni. Questo Vangelo di oggi possiamo riassumerlo nella domanda: "Cosa dobbiamo fare per essere felici?". Con molta essenzialità la risposta è: amare dona la vita eterna, cioè amare dona la felicità. Da qui un’altra domanda: Come si ama? E soprattutto, chi si ama?. Gesù nella pratica dell’amore è chiaro: occorre amare chi viaggia sulla strada della tua vita. Il prossimo, cioè chi è nelle tue prossimità. E’ lui da amare.

domenica 6 ottobre 2024

Fin dal principio

Gen 2,18-24 Sal 127 Eb 2,9-11 Mc 10,2-16  

Ci sono pagine della Bibbia che conosciamo fin da bambini, ma in realtà non ne sappiamo nulla, anzi il più delle volte le usiamo a proposito e a sproposito per difendere convinzioni e approcci all’esistenza. In questo senso la pagina evangelica del ripudio della propria moglie è emblematica; come anche la creazione della donna dalla costola del primo uomo. Pagine trasformate in bandiere ideologiche propri degli stessi contesti storico-culturali, li abbiamo trasformati in bandiere, in proclami, in difesa di posizioni antropologiche che di divino avevano e hanno ben poco. Oggi Marco, rifacendosi a Gesù ci spinge ad andare oltre, oltre la stessa legge di Mosè, pur se sacra. Oggi torniamo alla creazione ed ecco che si apre la meraviglia della creazione del femminile.
Genesi racconta al credente come Dio ha posto l’uno accanto all’altra l’uomo e la donna; e come la creazione del femminile è accaduta da un fianco. Non sopra o sotto, ma da un fianco. Perché, seppur strutturalmente diversi, la donna e l’uomo erano l’uno a fianco dell’altra, capaci non di possedere ma di unire, non di dominare ma di custodire, non di schiacciare ma di generare ... generare dei figli di Dio, dei piccoli del regno. Dio ha unito creando, ha plasmato l’essere umano a sua immagine e somiglianza, gli ha donato il suo stesso spirito.
Questa condizione dall'origine permette di guardare alla legge come spazio di pienezza e di rivelazione del mistero di Dio e non come la Gabbia che ci imprigiona rigidamente nella vita.

Assurdità delle Leggi a priori
Anche per molti cristiani e per un certo modo distorto di vivere la fede tutto il relazionarsi con Dio sta nel districarsi tra ciò che è permesso e ciò che è vietato, tra il lecito e l'illecito: "i farisei chiedono se il ripudio è lecito; gli stessi farisei affermano che Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio con cui separarsi dalla moglie. A questi interessa solo sapere cosa si può fare e cosa non si può fare, cosa è permesso dalla Legge e cosa non lo è. Non pensano di poter esprimere un discernimento sulla vita, non credono di esercitare la loro libertà da figli, di usufruire della coscienza, davanti a Dio. Non pensano neppure che è nell’intimo del cuore che è dato di conoscere l’unica legge che Dio ha dato all’uomo, quella dell’amore.

Una legge di vita.
In queste parole del vangelo c'è quindi un modo nuovo e diverso di pensare la propria vita, la propria fede, la relazione con Dio e con gli altri. La vita di fede per quei farisei consiste nell’osservare le norme, nello stare dentro a dei limiti. Per cui se sei un obbediente della legge, puoi sentirti a posto, con Dio e con tutti. Ma la legge e questo stile di vita distaccato dall'umano indurisce il cuore, ci rende egoisti e impermeabili alla misericordia e all'amorevolezza. E se il nostro cuore diventasse un pezzo di pietra nel petto incapace di commuoversi e di stupirsi davanti alla meraviglia del creato e al mistero dell’altro? Sarebbe la nostra rovina.
Le leggi devono permettere di custodire e coltivare il rispetto e la difesa della dignità, il tremore dinanzi alla diversità, l’attenzione e la cura verso chi è nostro compagno di cammino. Dio nell'atto della creazione tutto riconduce alla possibilità di corrispondere all'amore. Un umano che non ama è incompiuto. Gesù ci porta stare nella legge per andare alla sua pienezza, verso ciò per cui ciascuno vive, ci conduce al cuore della vocazione personale ad andare alla propria chiamata, l’altissima dignità insita nell'atto creatore di Dio. Criterio di discernimento è la vocazione di ciascuno, ciò che dentro di noi dice chi siamo.

Essere come bambini.
Non è un nostalgico attaccamento a dei ricordi fanciulleschi o ad atteggiamenti pueri, essere piccoli, essere bambini è condizione di chi davanti a sé pone ogni possibile cambiamento, cioè la conversione e ogni reale possibilità cioè lo stupore di fronte alla realtà che ci pervade. Essere piccoli per essere bambini è avere il coraggio di rimettersi sempre in gioco anche dopo l'ultimo litigio. Poi sorprendentemente i piccoli, i bambini, i figli sono il frutto dell'amore e come tali hanno il diritto di chi è erede ... eredi del regno di Dio.

sabato 5 ottobre 2024

Settantadue bambini

Gb 42,1-3.5-6.12-16 e Lc 10,17-24

Tutta la nostra vita cristiana deve essere un farci piccoli, una continua conversione dal grande al piccolo. In realtà basterebbe poco, ma tutti i "grandi" si sono dimenticati di cosa significa essere piccoli. Ogni adulto per accogliere il mistero di Dio deve tornare a sé stesso e recuperare con meraviglia e stupore il suo essere stato bambino. Farsi piccoli non necessariamente é identificarsi con un bambino, ma l'essere come un bambino porta con sé tutte quelle condizioni che corrispondono all'essere piccoli che credono al Vangelo,  e fanno della loro fede il criterio della vita. Ciò che vede Gesù nei settantadue è essere come bambini, vittoriosi sul male.

venerdì 4 ottobre 2024

Il vantaggio della piccolezza

Gal 6,14-18 e Mt 11,25-30

Da dove deve parte il nostro cammino incontro a Cristo? Deve partire dallo sguardo di Gesù sulla croce. Lasciarsi guardare da Lui nel momento in cui dona la vita per noi e ci attira a Lui. Questa esperienza di Gesù è parte della piccolezza che egli stesso propone a chi vuole seguirlo.  Possiamo entrare in questo spazio di fiducia e abbandono se anche noi viviamo con umiltà e ci riconosciamo piccoli, quei piccoli ai quali, proprio perché “piccoli”, il Padre ha deciso di rivelare i misteri del Regno. Questa condizione di "piccolezza" è lo spazio in cui il Padre, Dio,  proprio perché ci vuole bene e vuole il nostro bene si rivela a noi: egli ci si fa conoscere attraverso la nostra piccolezza.




giovedì 3 ottobre 2024

La vera missione

Gb 19,21-27 e Lc 10,1-12

Essere cristiani significa essere missionari. Non è un opzionale ma una condizione connaturale della fede in Cristo. Quando pensiamo alla missione la leggiamo immeduiatamente al distacco ... all'andare altrove ...,  e questo ci mette subito in difficoltà perché siamo dei nidificatori, degli insicuri bisognosi di solidi approdi.
Ma la  missione è prima di tutto uscire da noi stessi per andar incontro all’altro. La particolarità è nel modo in cui Gesù ci invia: "Ecco vi mando come agnelli in mezzo ai lupi". Non conquistatori di proseliti e neppure una potenza sovverchiante in mezzo adaltre potenze ... ma agnelli ..., cioè aperti all'altro nella semplicità di ciò  che si è.


mercoledì 2 ottobre 2024

Ci vuole un Angelo

Es 23,20-23 e Mt 18,1-5.10

Il mondo contemporaneo secolarizzato fatica sempre più a credere negli angeli. Roba da bambini? Ma siamo proprio sicuri che ci siamo solo noi in questo universo sconfinato? Forse ci vuole proprio un cuore e una mente da bambino per capire che oggi noi adulti dovremmo ringraziare gli angeli che sono ancora in grado di proteggerci e di custodirci. Forse i bambini di oggi sono coloro che stanno vivendo sulle loro spalle la fragilità e l’insicurezza di questa nostra storia,e per questo possono vedere gli angeli. Non solo i bambini hanno bisogno di protezione, ma paradossalmente solo loro hanno il cuore per cercare la loro protezione e accoglierla.

martedì 1 ottobre 2024

Il prezzo della elezione

Gb 3,1-3.11-17.20-23 e Lc 9,51-56

Quando ci sentiamo un gruppo eletto, o addirittura migliori perché cristiani, in realtà siamo già fuori dalla proposta del vangelo. L'elezione non è mai una esclusione, ma è una vocazione di servizio, che ti riporta a stare di fronte alla diversità e alla complessità del mondo. Nel Vangelo di oggi, Giacomo e Giovanni dimostrano come esiste sempre la tentazione di essere degli eletti, ma di fronte a questa tentazione Gesù li ha educati pian piano alla misericordia, unica possibilità per restare con i piedi per terra in un cammino di fratellanza.